martedì 5 febbraio 2013

Le promesse di B.

Avessimo messo da parte un euro ogni volta che prometteva di ridurre le tasse, oggi ci pagheremmo l'Imu. La promessa di restituire l'imposta sulla casa agli italiani è soltanto l'ultimo asso nella manica tirato fuori da Silvio Berlusconi. Un asso che fa parte di un mazzo ben variegato, sfoderato e rimischiato annualmente dalla fine degli anni 90 a oggi.

L'ex premier è un maestro nel chiedere o promettere l'abbassamento delle tasse. Sia che governi sia che faccia opposizione. Tasse di tutti i tipi. Sulla casa, sulle imprese, sulle persone. Nel 2000 conquistò ipoveri promettendo addirittura «zero tasse» per loro. 

Promessa non mantenuta, visto che nel 2001 salì al governo e dovette fronteggiare la crisi dell'11 settembre. «Per ora niente tagli alle tasse», si rammaricò.  Superate le difficoltà, ricominciò per 5 anni a promettere. Nel 2004 «Giù le tasse subito». Nel 2005 «Tagli nel 2006». 

Ma nel 2006 il Cavaliere perse le elezioni e dai banchi dell'oppposizione potè fare ben poco. Così riprese la sua battaglia dalle piazze. Ritornato al potere nel 2008, rassicurava deciso gli investitori internazionali: «Non vendete le azioni. Ora giù le tasse». E nel gennaio 2010 prometteva: «Meno tasse subito». 

Quella volta però ci si mise la crisi economica mondiale e nonostante «i ristoranti pieni», fu costretto ad ammettere che «non è il momento», «non ora». Il momento si è ripresentato nel 2012, con Monti a Palazzo Chigi e il Cavaliere in tour elettorale. Con la mano libera di promettere non solo l'abolizione dell'Imu, ma addirittura la sua restituzione. In contanti, si capisce. Perché non si dica che le promesse sono modeste.
() - fonte vanity fayr

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