sabato 23 febbraio 2013

Bersani dicci qualcosa di sinistra.

Elezioni 2013: le "dieci domande" a Pier Luigi Bersani Pubblicato il 23 feb 2013 da Carlo Gubitosa Gentile Pier Luigi Bersani, Le rivolgo alcune domande alla vigilia di un’elezione molto importante. E’ difficile per non dire impossibile che lei mi risponda prima del voto, ma spero che lo faccia comunque, anche in futuro a urne gia’ chiuse, perche’ mi ostino ancora a considerarla il leader di un partito piu’ o meno di sinistra, aperto al dialogo con le forze della societa’ civile e l’informazione indipendente. - TAV. Si rende conto di quanti voti le ha fatto perdere la sua pervicace ostinazione nel mandare avanti la TAV Torino-Lione anche a costo di militarizzare il territorio? Cos’e’ che la fa insistere cosi’ tanto a difendere questa “grande opera” mentre il sud ha strade e ferrovie obsolete e proprio ieri Catania ha dovuto subire un allagamento evitabile per la carenza delle infrastrutture cittadine? - GUERRA. Il suo partito ha espresso in piu’ occasioni voti all’acquisto di cacciabombardieri e al rifinanziamento di missioni militari, e lei stesso in una intervista del 2009 ha giustificato la sponsorizzazione di una “Festa dell’Unita’” da parte dell’azienda armiera Oto Melara del gruppo Finmeccanica, sostenendo che fosse coerente con i valori del PD perche’ a suo dire “essere pacifisti non significa mica essere disarmati“. Tutto cio’ premesso, ammesso e non concesso che esista il “pacifismo armato”, lei crede ancora che il suo partito possa essere un riferimento culturale e politico per chi crede in un “pacifismo disarmato” e nella soluzione dei conflitti con strumenti diversi da quelli militari? - DIRITTI LGBT. Il suo partito, in due anni di governo e in vari anni di dibattito, ancora non ha maturato una posizione chiara in termini delle misure necessarie al riconoscimento dei diritti delle minoranze LGBT. Per non parlare di “matrimonio” tra coppie con orientamenti sessuali diversi da quelli dominanti si e’ parlato di Pacs, di Dico, di Unioni Civili, e Matteo Renzi si e’ spinto fino alla fumosita’ anglofona delle “Civil Partnership”. Crede che questo sia dovuto solo ai tempi fisiologici della dialettica interna o anche all’indebita ingerenza nelle attivita’ del suo partito da parte delle alte gerarchie cattoliche, realizzata attraverso la cosiddetta corrente “teodem”? In quest’ultima ipotesi, quali sono le misure che pensa di dover adottare per preservare l’autonomia del suo partito rispetto all’interferenza da parte di soggetti esterni? - RICCHI E POVERI. I rapporti di Bankitalia segnalano che “in Italia i 10 individui piu’ ricchi posseggono una quantita’ di ricchezza che e’ all’incirca equivalente a quella dei tre milioni di italiani piu’ poveri” (in .pdf la pubblicazione per Banca d’Italia “Ricchezza e diseguaglianza in Italia” di Giovanni D’Alessio). Cio’ nonostante quei dieci individui, in barba al principio di progressivita’ fiscale stabilito dalla nostra Costituzione, sono soggetti alla medesima aliquota IRPEF di chi guadagna 75 mila euro/anno. Il suo partito pero’ non ha mai proposto delle misure finalizzate alla redistribuzione del reddito, non ha mai proposto di aumentare le tasse ai piu’ ricchi (almeno a quei dieci), e perfino durante la campagna elettorale ha preso le distanze dall’ipotesi di una tassa patrimoniale. Puo’ suggerurmi qualcosa di sinistra da dire a quei tre milioni di italiani piu’ poveri per rassicurarli del fatto che il suo partito sta pensando anche alle loro esigenze e a misure redistributive per colmare il divario tra loro e quei dieci ricchissimi e fortunati individui di cui parla Bankitalia? - OCCASIONE MANCATA. Dopo un anno di “macelleria sociale”, segnato dall’appoggio del suo partito alle misure piu’ odiose e recessive del governo Monti e dal conseguente calo di popolarita’ rispetto ai mesi precedenti, non ritiene che sia stato un errore cedere alle pressioni che nel novembre 2011 l’hanno spinta verso un governo tecnico? Col senno di poi, rinuncerebbe ancora all’opportunita’ di andare subito al voto, chiudendo l’era del berlusconismo senza aprire quella del montismo? Non rimpiange di aver perso la possibilita’ di una competizione elettorale dove Monti sarebbe stato un perfetto sconosciuto, Berlusconi sarebbe stato nel punto piu’ basso della sua popolarita’ e Grillo non si sarebbe alimentato del malcontento verso un governo tecnico appoggiato anche da lei? - COSTITUZIONE. Il voto del suo partito ha contribuito alla modifica costituzionale che ha inserito il cosiddetto “obbligo di pareggio di bilancio”, ovvero l’impossibilita’ di utilizzare la spesa a deficit come investimento strategico sul lungo periodo nel futuro del Paese. Questo ha fortemente limitato la spesa pubblica in settori come la scuola, l’universita’, la ricerca scientifica, il welfare e gli enti locali, indispensabili per il rilancio dell’economia nazionale. Pensa che sia stato opportuno introdurre un cambiamento cosi’ drastico nella nostra carta Costituzionale attraverso un governo di nominati non legittimato dal voto popolare, e senza farlo precedere da un dibattito pubblico degno di questo nome? In questo modo negli anni a venire le nostre politiche economiche nazionali avranno le mani legate dalla stessa Costituzione. - FINANZA. Il suo partito ha sostenuto l’inizativa del governo Monti per dirottare 3 miliardi e 900 milioni di euro delle casse dello Stato verso il Monte dei Paschi di Siena, per l’acquisto di prodotti finanziari dal dubbio valore reale (i cosiddetti Monti Bond) che sono stati fatti comprare allo Stato perche’ sul mercato avrebbero trovato difficilmente degli acquirenti, nonostante siano stati presentati come un grande affare ai contribuenti italiani. Come mai la politica non sa trovare le risorse necessarie per sostenere l’economia reale delle PMI che tengono assieme il tessuto sociale e produttivo del paese, mentre i soldi per coprire le perdite accumulate dalle banche nel casino’ della finanza si trovano sempre rapidamente? - GIOVANI E MENO GIOVANI. Nel suo partito si parla spesso di sostegno ai giovani, incentivi all’imprenditoria giovanile, bandi riservati ai giovani. Tutto legittimo, ma vorrei chiederle che cosa ha intenzione di proporre ai disoccupati, i precari e gli esuberi che rientrano nella fascia d’eta’ compresa tra i 40 e i 60 anni, troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per essere appetibile sul mercato del lavoro. - SOLDI ILVA. Gia’ nel 2008, una inchiesta dell’Espresso documentava un contributo di 98 mila euro versato a lei personalmente dal gruppo Riva, proprietario dell’Ilva di Taranto. Come mai non ha ritenuto opportuno in tutti questi anni spiegare ai suoi elettori come mai ha ricevuto quei soldi, e per quali attivita’ sono stati utilizzati? In considerazione del suo reddito cospicuo, pensa che sarebbe possibile dare un segnale di trasparenza e vicinanza ai cittadini di Taranto destinando a iniziative benefiche e di tutela ambientale una somma di denaro equivalente al contributo ricevuto dall’Ilva? - SCUOLA. Secondo l’Istat, solo il 45% della popolazione ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi, e una famiglia su dieci non possiede libri in casa (il documento Istat in .pdf). Non pensa che sia giunto il momento di concentrare le risorse pubbliche sul finanziamento della scuola pubblica, magari attingendo anche dalle spese militari, e al tempo stesso pretendere che la scuola privata funzioni “senza oneri per lo stato” come previsto dalla nostra Costituzione? Annunci Google

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