sabato 30 maggio 2015

giovedì 28 maggio 2015

CIA, BILDERBERG, BR, BRITANNIA …E RENZI : ECCO A VOI LA VERA STORIA ITALIANA

CIA, BILDERBERG, BR, BRITANNIA …E RENZI : ECCO A VOI LA VERA STORIA ITALIANA


Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno”della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germania e Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altre banche centrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anno dopo, quando crolla il Muro di Berlino. La Germania si gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi, l’Italia.
prodi
A Roma non mancano complici: pur di togliere il potere sovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa “tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
E’ la drammatica ricostruzione di Nino Galloni, già docente universitario, manager pubblico e alto dirigente di Stato. All’epoca, nel fatidico 1989, Galloni era consulente del governo su invito dell’eterno Giulio Andreotti, il primo statista europeo che ebbe la prontezza di affermare di temere la riunificazione tedesca. Non era “provincialismo storico”: Andreotti era al corrente del piano contro l’Italia e tentò di opporvisi, finche potè. Poi a Roma arrivò una telefonata del cancelliere Helmut Kohl, che si lamentò col ministro Guido Carli: qualcuno “remava contro” il piano franco-tedesco. Galloni si era appena scontrato con Mario Monti alla Bocconi e il suo gruppo aveva ricevuto pressioni daBankitalia, dalla Fondazione Agnelli (facenti anche loro parte del gruppo Bilderberg) e da Confindustria. La telefonata di Kohl fu decisiva per indurre il governo a metterlo fuori gioco. «Ottenni dal ministro la verità», racconta l’ex super-consulente, ridottosi a comunicare con l’aiuto di pezzi di carta perché il ministro «temeva ci fossero dei microfoni». Sul “pizzino”, scrisse la domanda decisiva: “Ci sono state pressioni anche dalla Germania sul ministro Carli perché io smetta di fare quello che stiamo facendo?”. Eccome: «Lui mi fece di sì con la testa».
Questa, riassume Galloni, è l’origine della “inspiegabile” tragedia nazionale nella quale stiamo sprofondando. I super-poteri egemonici, prima atlantici e poi europei, hanno sempre temuto l’Italia. Lo dimostrano due episodi chiave. Il primo è l’omicidio di Enrico Mattei, stratega del boom industriale italiano grazie alla leva energetica propiziata dalla sua politica filo-araba, in competizione con le “Sette Sorelle”. E il secondo è l’eliminazione di Aldo Moro, l’uomo del compromesso storico col Pci di Berlinguer assassinato dalle “seconde Br”: non più l’organizzazione eversiva fondata da Renato Curcio ma leBr di Mario Moretti, «fortemente collegate con i servizi, con deviazioni dei servizi, con i servizi americani e israeliani». Il leader della Dc era nel mirino di killer molto più potenti dei neo-brigatisti: «Kissinger gliel’aveva giurata, aveva minacciato Moro di morte poco tempo prima» (Kissinger è anche l’assassino di Salvador Allende).
Tragico preambolo, la strana uccisione di Pier Paolo Pasolini, che nel romanzo “Petrolio” aveva denunciato i mandanti dell’omicidio Mattei, a lungo presentato come incidente aereo. Recenti inchieste collegano alla morte del fondatore dell’Eni quella del giornalista siciliano Mauro De Mauro. Probabilmente, De Mauro aveva scoperto una pista “francese”: agenti dell’ex Oas inquadrati dalla Cia nell’organizzazione terroristica “Stay Behind” (in Italia, “Gladio”) avrebbero sabotato l’aereo di Mattei con l’aiuto di manovalanza mafiosa. Poi, su tutto, a congelare la democrazia italiana avrebbe provveduto la strategia della tensione, quella delle stragi nelle piazze.
Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico: Ciampi, Andreatta e De Mita, secondo Galloni, lavorano per cedere la sovranità nazionale pur di sottrarre potere alla classe politica più corrotta d’Europa. Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese è in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico. Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipita: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati) il debito pubblico esploderà fino a superare il Pil. Non è un “problema”, ma esattamente l’obiettivo voluto: mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione. Degli investimenti pubblici da colpire, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».
Al piano anti-italiano partecipa anche la grande industria privata, a partire dalla Fiat, che di colpo smette di investire nella produzione e preferisce comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquista più, i tassi sono saliti e la finanza pubblica si trasforma in un ghiottissimo business privato. L’industria passa in secondo piano e – da lì in poi – dovrà costare il meno possibile. «In quegli anni la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione» (il piano lo stà ultimando Renzi con il suo Job Acts). Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo e quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione».
Alla caduta del Muro, il potenziale italiano è già duramente compromesso dal sabotaggio della finanza pubblica, ma non tutto è perduto: il nostro paese – “promosso” nel club del G7 – era ancora in una posizione di dominio nel panorama manifatturiero internazionale. Eravamo ancora «qualcosa di grosso dal punto di vista industriale e manifatturiero», ricorda Galloni: «Bastavano alcuni interventi, bisognava riprendere degli investimenti pubblici». E invece, si corre nella direzione opposta: con le grandi privatizzazioni strategiche, negli anni ’90 «quasi scompare la nostra industria a partecipazione statale», il “motore” di sviluppo tanto temuto da tedeschi e francesi.Deindustrializzazione: «Significa che non si fanno più politiche industriali». Galloni cita Pierluigi Bersani: quando era ministro dell’industria «teorizzò che le strategie industriali non servivano». Si avvicinava la fine dell’Iri, gestita da Prodi in collaborazione col solito Andreatta e Giuliano Amato. Lo smembramento di un colosso mondiale: Finsider-Ilva, Finmeccanica, Fincantieri, Italstat, Stet e Telecom, Alfa Romeo, Alitalia, Sme (alimentare), nonché la BancaCommerciale Italiana, il Banco di Roma, il Credito Italiano.
Le banche, altro passaggio decisivo: con la fine del “Glass-Steagall Act” nasce la “banca universale”, cioè si consente alle banche di occuparsi di meno del credito all’economia reale, e le si autorizza a concentrarsi sulle attività finanziarie peculative. Denaro ricavato da denaro, con scommesse a rischio sulla perdita. E’ il preludio al disastro planetario di oggi. In confronto, dice Galloni, i debiti pubblici sono bruscolini: nel caso delle perdite delle banche stiamo parlando di tre-quattromila trilioni. Un trilione sono mille miliardi: «Grandezze stratosferiche», pari a 6 volte il Pil mondiale. «Sono cose spaventose». La frana è cominciata nel 2001, con il crollo della new-economy digitale e la fuga della finanza che l’aveva sostenuta, puntando sul boom dell’e-commerce. Per sostenere gli investitori, le banche allora si tuffano nel mercato-truffa dei derivati: raccolgono denaro per garantire i rendimenti, ma senza copertura per gli ultimi sottoscrittori della “catena di Sant’Antonio”, tenuti buoni con la storiella della “fiducia” nell’imminente “ripresa”, sempre data per certa, ogni tre mesi, da «centri studi, economisti, osservatori, studiosi e ricercatori, tutti sui loro libri paga».
Quindi, aggiunge Galloni, siamo andati avanti per anni con queste operazioni di derivazione e con l’emissione di altri titoli tossici. Finché nel 2007 si è scoperto che il sistema bancario era saltato: nessuna banca prestava liquidità all’altra, sapendo che l’altra faceva le stesse cose, cioè speculazioni in perdita. Per la prima volta, spiega Galloni, la massa dei valori persi dalle banche sui mercati finanziari superava la somma che l’economia reale – famiglie e imprese, più la stessa mafia – riusciva ad immettere nel sistema bancario. «Di qui la crisi di liquidità, che deriva da questo: le perdite superavano i depositi e i conti correnti». Come sappiamo, la falla è stata provvisoriamente tamponata dalla Fed, che dal 2008 al 2011 ha trasferito nelle banche – americane ed europee – qualcosa come 17.000 miliardi di dollari, cioè «più del Pil americano e più di tutto il debito pubblico americano».
Va nella stessa direzione – liquidità per le sole banche, non per gli Stati – il “quantitative easing” della Bce di Draghi, che ovviamente non risolve la crisi economica perché «chi è ai vertici delle banche, e lo abbiamo visto anche al Monte dei Paschi, guadagna sulle perdite». Il profitto non deriva dalle performance economiche, come sarebbe logico, ma dal numero delle operazioni finanziarie speculative: «Questa gente si porta a casa i 50, i 60 milioni di dollari e di euro, scompare nei paradisi fiscali e poi le banche possono andare a ramengo». Non falliscono solo perché poi le banche centrali, controllate dalle stesse banche-canaglia, le riforniscono di nuova liquidità. A monte: a soffrire è l’intero sistema-Italia, da quando – nel lontano 1981 – la finanzia pubblica è stata “disabilitata” col divorzio tra Tesoro e Bankitalia. Un percorso suicida, completato in modo disastroso dalla tragedia finale dell’ingresso nell’Eurozona, che toglie allo Stato la moneta ma anche il potere sovrano della spesa pubblica, attraverso dispositivi come il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio.
Per l’Europa “lacrime e sangue”, il risanamento dei conti pubblici viene prima dello sviluppo. «Questa strada si sa che è impossibile, perché tu non puoi fare il pareggio di bilancio o perseguire obiettivi ancora più ambiziosi se non c’è la ripresa». E in piena recessione, ridurre la spesa pubblica significa solo arrivare alla depressione irreversibile. Vie d’uscita? Archiviare subito gli specialisti del disastro – da Angela Merkel a Mario Monti – ribaltando la politica europea: bisogna tornare alla sovranità monetaria, dice Galloni, e cancellare il debito pubblico come problema. Basta puntare sulla ricchezza nazionale, che vale 10 volte il Pil. Non è vero che non riusciremmo a ripagarlo, il debito. Il problema è che il debito, semplicemente, non va ripagato: «L’importante è ridurre i tassi di interesse», che devono essere «più bassi dei tassi di crescita». A quel punto, il debito non è più un problema: «Questo è il modo sano di affrontare il tema del debito pubblico». A meno che, ovviamente, non si proceda come in Grecia, dove «per 300 miseri miliardi di euro» se ne sono persi 3.000 nelle Borse europee, gettando sul lastrico il popolo greco.
Domanda: «Questa gente si rende conto che agisce non solo contro la Grecia ma anche contro gli altri popoli e paesi europei? Chi comanda effettivamente in questa Europa se ne rende conto?». Oppure, conclude Galloni, vogliono davvero «raggiungere una sorta di asservimento dei popoli, di perdita ulteriore di sovranità degli Stati» per obiettivi inconfessabili, come avvenuto in Italia: privatizzazioni a prezzi stracciati, depredazione del patrimonio nazionale, conquista di guadagni senza lavoro. Un piano criminale: il grande complotto dell’élite mondiale. «Bilderberg, Britannia, il Gruppo dei 30, dei 10, gli “Illuminati di Baviera”: sono tutte cose vere», ammette l’ex consulente di Andreotti. «Gente che si riunisce, come certi club massonici, e decide delle cose». Ma il problema vero è che «non trovano resistenza da parte degli Stati». L’obiettivo è sempre lo stesso: «Togliere di mezzo gli Stati nazionali allo scopo di poter aumentare il potere di tutto ciò che è sovranazionale, multinazionale e internazionale». Gli Stati sono stati indeboliti e poi addirittura infiltrati, con la penetrazione nei governi da parte dei super-lobbysti, dal Bilderberg agli “Illuminati”. «Negli Usa c’era la “Confraternita dei Teschi”, di cui facevano parte i Bush, padre e figlio, che sono diventati presidenti degli Stati Uniti: è chiaro che, dopo, questa gente risponde a questi gruppi che li hanno agevolati nella loro ascesa».
Non abbiamo amici. L’America avrebbe inutilmente cercato nell’Italia una sponda forte dopo la caduta del Muro, prima di dare via libera (con Clinton) allo strapotere di Wall Street. Dall’omicidio di Kennedy, secondo Galloni, gli Usa «sono sempre più risultati preda dei britannici», che hanno interesse «ad aumentare i conflitti, il disordine», mentre la componente “ambientalista”, più vicina alla Corona, punta «a una riduzione drastica della popolazione del pianeta» e quindi ostacola lo sviluppo, di cui l’Italia è stata una straordinaria protagonista. L’odiata Germania? Non diventerà mai leader, aggiunge Galloni, se non accetterà di importare più di quanto esporta. Unico futuro possibile: la Cina, ora che Pechino ha ribaltato il suo orizzonte, preferendo il mercato interno a quello dell’export. L’Italia potrebbe cedere ai cinesi interi settori della propria manifattura, puntando ad affermare il made in Italy d’eccellenza in quel mercato, 60 volte più grande. Armi strategiche potenziali: il settore della green economy e quello della trasformazione dei rifiuti, grazie a brevetti di peso mondiale come quelli detenuti da Ansaldo e Italgas.
Prima, però, bisogna mandare a casa i sicari dell’Italia – da Monti alla Merkel – e rivoluzionare l’Europa, tornando alla necessaria sovranità monetaria. Senza dimenticare che le controriforme suicide di stampo neoliberista che hanno azzoppato il paese sono state subite in silenzio anche dalle organizzazioni sindacali. Meno moneta circolante e salari più bassi per contenere l’inflazione? Falso: gli Usa hanno appena creato trilioni di dollari dal nulla, senza generare spinte inflattive. Eppure, anche i sindacati sono stati attratti «in un’area di consenso per quelle riforme sbagliate che si sono fatte a partire dal 1981». Passo fondamentale, da attuare subito: una riforma della finanza, pubblica e privata, che torni a sostenere l’economia. Stop al dominio antidemocratico di Bruxelles, funzionale solo alle multinazionali globalizzate. Attenzione: la scelta della Cina di puntare sul mercato interno può essere l’inizio della fine della globalizzazione, che è «il sistema che premia il produttore peggiore, quello che paga di meno il lavoro, quello che fa lavorare i bambini, quello che non rispetta l’ambiente né la salute». E naturalmente, prima di tutto serve il ritorno in campo, immediato, della vittima numero uno: lo Stato democratico sovrano. Imperativo categorico: sovranità finanziaria per sostenere la spesa pubblica, senza la quale il paese muore. «A me interessa che ci siano spese in disavanzo – insiste Galloni – perché se c’è crisi, se c’è disoccupazione, puntare al pareggio di bilancio è un crimine».FONTE

La causa primaria del Cancro

La causa primaria del Cancro fu scoperta nel 1931 da uno scienziato premio nobel


 Otto Heinrich WarburgUna notizia che ha dell’incredibile: la causa principale del cancro è stata ufficialmente scoperta decenni fa da uno scienziato premio nobel per la medicina nel 1931.
E da allora nulla è stato fatto in base a tale conseguimento, se non continuare a raccogliere in tutto il mondo soldi per la ricerca, quando la causa primaria del cancro era già conosciuta.
Pochissime persone in tutto il mondo lo sanno, perché questo fatto è nascosto dall’industria farmaceutica e alimentare.
Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro.
Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel.
Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico.
Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido (nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule).
L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido.
Egli ha detto: “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: Se una persona ha uno, ha anche l’altro”.
Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quindi automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo.
Egli ha anche detto: “Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno”.
Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno.
Egli ha dichiarato: “Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro”.
“Tutte le cellule normali hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza di esso”. (Una regola senza eccezioni).
Ph e salute“I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.”
Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori”, Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno).
Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno.
Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno.
Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.
In sintesi:
  • Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento. Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.
Importante:
Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. In altre parole … tutto dipende unicamente da ciò che si mangia.
Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro.
È importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule..per funzionare correttamente dovrebbe essere di un ph leggermente alcalino (poco di sopra al 7).
In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45.
Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma.
Gli alimenti che acidificano il corpo:
  • Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti. (È il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido)
  • Carne. (Tutti i tipi)
  • Prodotti di origine animale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc)
  • Il sale raffinato.
  • Farina raffinata e tutti i suoi derivati. (Pasta, torte, biscotti, ecc)
  • Pane. (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti)
  • Margarina.
  • Caffeina. (Caffè, tè nero, cioccolato)
  • Alcool.
  • Tabacco. (Sigarette)
  • Antibiotici e medicina in generale.
  • Qualsiasi cibo cotto. (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”)
  • Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.
Il sangue si ‘autoregola’ costantemente per non cadere in acidosi metabolica garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (per lo più raffinati) acidificano il sangue e ammorbano il corpo.
Dobbiamo tener conto che CON il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno”, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.
Gli alimenti alcalinizzanti:
* Tutte le verdure crude. (Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.”. Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio). Le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no.
* I Frutti, stessa cosa. Ad esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti – non fatevi ingannare dal sapore acidulo)
* I frutti producono abbastanza ossigeno.
* Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini.
* I cereali integrali: l’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti.
Il miele è altamente alcalinizzante.
* La clorofilla la pianta è fortemente alcalina.
(Da qualsiasi pianta) (in particolare aloe vera, noto anche come aloe)
* L’acqua è importante per la produzione di ossigeno. “La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative.” Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj.
* L’esercizio ossigena tutto il corpo. “Uno stile di vita sedentario usura il corpo.”
L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti.
Non abusare del sale o evitarlo il più possibile.
Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando tutti i prodotti più nocivi.
Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile.”
Inutile dire altro, non è vero?
Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: “Tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo.”
Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido.
In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro.
Mencken ha scritto: “La lotta della vita è contro la ritenzione di acido”.“Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi”.
Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire” (alcaline o Die):
” In realtà, non importa i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale: Molte scorie acide nel corpo”
Dr. Robert O. Young ha detto:
“L’eccesso di acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano.”
E la chemioterapia ?
La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ricorre alle riserve alcaline del corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli.
Per questo motivo osserviamo tali alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli. Per il corpo non vuol dire nulla stare senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte.
Niente di tutto questo è descritto o raccontato perché, per tutte le indicazioni, l’industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunerative che esistano..Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste industrie non vogliono che questo sia pubblicato.
Tutto indica che l’industria farmaceutica e l’industria alimentare sono un’unica entità e che ci sia una cospirazione in cui si aiuta l’altro al profitto.
Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’industria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura, tanto quanto ne produce l’industria alimentare.
Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: “… Poteva capitare a chiunque …”
No, non poteva!
“Che il cibo sia la tua medicina, la medicina sia il tuo cibo”.
Ippocrate (il padre della medicina )
Fonte: pmbeautyline.wordpress.com

Molti dati delle ricerche sono falsi!

Editore capo di Lancet, massima rivista medica: molti dati delle ricerche sono falsi!


In questi ultimi anni molti professionisti si sono fatti avanti per condividere una verità che, per molte persone, si rivela difficile da ingoiare. Una di queste autorità è il dottor Richard Horton, attuale caporedattore del Lancet – una delle riviste mediche (peer-reviewed) più rispettate al mondo.
Il Dr Horton ha recentemente dichiarato che moltissime delle ricerche pubblicate sono, nella migliore delle ipotesi, inaffidabili, se non completamente false.
“Il caso contro la scienza è molto semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, potrebbe essere semplicemente falsa. Le problematiche sono molteplici: studi con campioni di piccole dimensioni, effetti molto piccoli, analisi esplorative non valide e palesi conflitti di interesse, insieme a un’ossessione per il perseguimento di tendenze (mode) di dubbia importanza. La scienza ha preso una piega verso il buio.” (fonte) 
Ciò è inquietante, tenuto conto del fatto che tutti questi studi (sponsorizzati dall’industria farmaceutica) sono usati per sviluppare farmaci/vaccini che in teoria dovrebbero aiutare le persone, per addestrare il personale medico, per educare gli studenti di medicina, ecc.
È comune per molti rifiutare un sacco di ottimo lavoro di esperti e ricercatori presso varie istituzioni in tutto il mondo, perchè non è “peer-reviewed”, e non viene pubblicato in una rivista medica “credibile”. Ma come possiamo vedere, “peer-reviewed” in realtà non significa più gran che. Le riviste mediche “Credibili” stanno sempre più perdendo credibilità agli occhi degli esperti, e perfino dei collaboratori delle riviste stesse, come il Dr Horton, che è arrivato, in un certo senso, a “chiamarsi fuori”, affermando che i redattori delle riviste aiutano ed incoraggiano i peggiori comportamenti, che la quantità di ricerca spazzatura è allarmante, che dati sono scolpiti ad hoc per montare teorie di comodo
Egli continua, osservando che importanti conferme vengono spesso rifiutate e che si fa molto poco per correggere le cattive pratiche. Quel che è peggio, è che molto di ciò che accade potrebbe anche essere considerato reato.
La dottoressa Marcia Angell, medico e da molto tempo direttore del New England Medical Journal (NEMJ), un’altra delle più prestigiose riviste mediche del mondo, dice molto chiaramente:
“Semplicemente, non è più possibile credere a gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio di medici “fidati” o linee guida mediche autorevoli. Questa conclusione, a cui sono giunta lentamente e con riluttanza in due decenni come redattore del New England Journal of Medicine, non mi da alcun piacere.”(fonte)
Una dichiarazione veramente notevole, che viene da una persona che in pratica fa lo stesso lavoro del Dr Horton.
Ci sono molte prove a sostegno di tali affermazioni. Ad esmpio i documenti ottenuti da Lucija Tomljenovic, PhD, del gruppo di ricerca dinamica neurale nel dipartimento di oftalmologia e scienze della vista presso la University of British Columbia, che rivelano come le autorità sanitarie, aziende farmaceutiche e produttori di vaccini conoscessero molti dei pericoli associati a vaccini, ma abbiano scelto di naconderli al pubblico. Questa è frode scientifica, e la loro complicità suggerisce che questo modo di fare sia una norma che continua tutt’oggi. (fonte)
Questo è solo uno di molti esempi, che allude ad una delle problematiche che mette in risalto il Dr Horton: l’omissione di dati. 
È veramente un momento bellissimo per essere vivi. Nel corso della storia umana, molti paradigmi sono stati cancellati da improvvise illuminazioni che all’inizio andavano incontro a dure resistenze. Un grande esempio è quando ci siamo resi conto che la terra non è piatta. Oggi, stiamo vedendo accadere cambiamenti di questo tipo in molteplici ambiti, quasi contemporaneamente. Può sembrare opprimente per coloro che stanno prestando attenzione, soprattutto in considerazione del fatto che un sacco di queste idee cozzano con sistemi di credenze. Ci saranno sempre resistenze alle nuove informazioni che non si inseriscono nel quadro attuale, indipendentemente da quanto ragionevole (o fattuale) esse siano.
Articolo di Arjun Walia
Traduzione di Enrico Carotenuto per Coscienzeinrete Magazine
DA saluteolistica.blogspot.it

martedì 26 maggio 2015

PENSIONI D’ORO



www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

_________________________________________________________________________________________ QUALCUNO AIUTI NESSUNO TM Pagina 1 di 7 Q@N TM

PREMESSA:




E’ LA VECCHIA POLITICA, NON LA CONSULTA, CHE NON VUOLE ELIMINARE LE PENSIONI D’ORO. RISVEGLIAMOCI DALL’ANESTESIA AD OGGI SOMMINISTRATACI.


Persuadere dell’impotenza è più proficuo che dissuadere dalla reazione!


Considerando che il disavanzo pensionistico è un tema che interessa l’80,03% dell’intero debito pubblico Italiano e che costituisce la maggior causa del dissesto dell’azienda Italia, suscitano qualche perplessità sia che il suo esame in tv sia avvenuto alle ore 07,14 del mattino del 19 agosto 2013 (trasmissione uno mattina estate) che alcune insufficienti e opinabilmente fuorvianti esposizioni tematiche.




Dovrebbe essere indubbio che il tema delle pensioni d’oro non possa essere affrontato senza dovizia di particolari in quanto si rischierebbe di legalizzarne anche l’opportunità della loro persistenza!


In generale, è sconfortante vedere e sentire con quanta superficialità giuridico cognitiva possano, alcuni operatori dei mass media, fornire notizie che sublimano l’impossibilità di drastico, efficace e risolutivo intervento avverso la metastasi delle pensioni d’oro, figlie di più leggi ordinarie ad castam, di dubbia legittimità costituzionale, promanate in anni di dissennata appropriazione di ogni tipo e specie di risorsa a detrimento, anche con effetti temporizzati, della spesa e del risparmio pubblico e privato.

Anche quanto in parte glissato, quand’anche in ossequio a rigorose logiche delle tempistiche televisive, nella predetta trasmissione "uno mattina estate" andata in onda in solerte orario per dibattere ed informare su un tema che – come detto - pesa solo www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

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all’80,03% dell’intero debito pubblico italiano - era tanto ovvio e prevedibile che gli estensori e studiosi del contenuto della petizione avverso le pensioni d’oro, presentata in parlamento il 03/7/2013 ed assegnata alle Commissioni Lavoro dei rispettivi rami ( il cui testo integrale e tutti gli allegati d’ordine economico, statistico e giuridico sono di pubblico dominio sul sito www.qualcunoaiutinessuno.it ), avevano già provveduto ad argomentarne, in contrapposta tesi, ogni prevedibile banale o azzeccagarbugliesca diversa argomentazione, fornendo tutti gli elementi contabili, statistici e giuridici atti a provare inconfutabilmente a chiunque, e con elementare tecnica da pallottoliere, che la preservazione dei privilegi delle pensioni d’oro NON E’ dovuta alle ostilità della Eccelsa Corte Costituzionale, la qual ultima ha anzi, più volte affermato, il dovere del Governo e del Parlamento di intervenire ragionevolmente sullo squilibrio pensionistico, bensì a ferrea volontà di conservazione, da parte di alcuni, dell’ingiusto privilegio a danno della spesa pubblica e quindi di tutti i cittadini! In sintesi diritti acquisiti contrapposti a doveri imposti.



E’ la vecchia politica che non vuole intervenire sulle pensioni d’oro e non la Corte Costituzionale che ha, motivatamente, censurato la precipua illegittima fonte giuridica.

E’ la vecchia politica che ha scritto la parte della legge concernente la trattenuta del contributo sulle pensioni d’oro fornendole tutti i requisiti del prelievo erariale (ossia dell’imposta o tassa che dir si voglia) anziché di riduzione o perequazione del trattamento, violando gli artt. 3 e 53 della Costituzione.

E’ la vecchia politica che ha correttamente scritto, affrancandola da ogni censura di illegittimità costituzionale, la parte della medesima legge afferente il blocco degli aumenti pensionistici per i "na_babbi" titolari di pensioni fino a circa 1.500,00 euro www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

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mensili ed è sempre stata la stessa vecchia politica che, in meno di un anno, è reintervenuta d’urgenza a ridurre a circa 1.000,00 euro mensili il tetto dell’importo delle pensioni che devono rinunciare agli adeguamenti, ovviamente rispettando scrupolosamente tutti i canoni di legittimità costituzionale.

E’ la vecchia politica che, forse abbagliata ed accecata dal luccichio delle splendide pensioni d’oro, per la seconda volta ha riscritto la citata norma gravida degli stessi requisiti di illegittimità che precedentemente la Corte Costituzionale aveva bocciato: di chi è la colpa quando demagogicamente si chiede l’impossibile o il troppo per non ottenerlo o, come nel caso concreto, si chiede qualcosa in maniera sbagliata per vedersela negare o bocciare?

Di certo non si possono imputare colpe a chi è preposto a censurare atti illegittimi se chi li ripropone non li sterilizza, preventivamente, dagli stessi pregiudizi di cui precedentemente erano stati riconosciuti affetti. Né ci si può, con finzione di ingenuità, arroccare dietro il timore della censura per concedersi un salvacondotto dall’inerzia o addirittura dalla malcelata volontà di ferrea preservazione dello status quo a beneficio di sé e/o dei propri simili privilegiati ed a discapito dei tanti onorati di insopportabili ed irragionevoli doveri di mantenimento degli altrui privilegi, peraltro tanto insistentemente quanto infondatamente contrabbandati per diritti acquisiti, cui fanno da contraltare illegittimi e quasi disumani doveri imposti.

E’ ovvio che se la politica non vuole o non sa legiferare o, peggio ancora, per gettare fumo negli occhi del popolo, dota le leggi, sin dall’origine, di tutti i requisiti e gli elementi di assoluta ed intollerabile incostituzionalità, allora è più che saggio porsi l’interrogativo di chi e/o di quali interessi particolari questi eletti perseguano e/o difendano. Ove la risposta, da sé portasse a concludere, come in ispecie, che gli interessi tutelati sono i propri e/o della casta di appartenenza o di sé prepositiva, allora www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

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ai destinatari degli effetti negativi della sprezzante malagestio non rimane altro democratico rimedio che la legittima rimozione dall’incarico o dal potere con il voto o con le azioni legali a difesa dei propri diritti dai dritti di turno.

Nel corso della puntata s’è detto che la Corte Costituzionale ha bocciato il prelievo di solidarietà per violazione del principio di uguaglianza, art. 3, sottolineando l’esistenza dei diritti acquisiti quale ostacolo interposto dalla Corte Costituzionale, senza precisare che la violazione all’art. 3 della Carta Costituzionale si verificava in relazione all’art. 53, che sancisce l’obbligo di compartecipazione alla spesa pubblica in ragione della propria capacità contributiva e non in relazione all’art. 38 che afferisce alle pensioni. Pertanto, la Corte non ha bocciato il prelievo sulle pensioni d’oro bensì l’applicazione ad una sola categoria di cittadini di UN PRELIEVO PATRIMONIALE (imposta o tassa che dir si voglia) avente caratteristica TRIBUTARIA: E’ il legislatore che ha, scientemente o meno, scritto una norma errata, reiterando – come già detto - nella sostanza analoga disposizione di legge precedentemente dichiarata costituzionalmente illegittima per analoghe argomentazioni! Mai è stata scritta una norma di riduzione o ABROGAZIONE delle pensioni d’oro: SI RIBADISCE, se ce ne fosse ancora bisogno, che il DIRITTO ACQUISITO CONSISTE NELLA PERCEZIONE DELLA PENSIONE E NON NELLA MISURA, la qual ultima così come con legge ordinaria è stata determinata, con analogo precetto normativo può essere revisionata o oggetto di neutralizzazione di ogni aberrante dannoso effetto sulle pubbliche finanze. Del pari, possono essere oggetto di abrogazione o sostanziale modica tutte quelle norme che prevedono corresponsione di importi pensionistici moltiplicanti o decuplicanti quanto spettante o che comunque diano diritto a trattamenti oltre una certa soglia della propria rivalutata riserva matematica, a prescindere dal pregresso sistema retributivo, contributivo o misto, di corresponsione dei "… mezzi adeguati alle esigenze di vita … art. 38 Cost.". www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

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Altra fuorviante imprecisione, tramutatasi in difesa d’ufficio dei percettori delle pensioni d’oro, nonché testimonianza di grave disconoscenza dei numeri, sta nell’affermazione in base alla quale i "sistemi pensionistici che erano molto generosi quando il sistema previdenziale si poteva permettere di farlo".



E’ dal 1974 che il bilancio previdenziale chiude costantemente in rosso fino ad aver raggiunto il citato 80,03% dell’intero debito pubblico.

Anche la legge del 1994 si collocava in un pessimo contesto avendo il debito pubblico raggiunto la cifra di euro 1.069.415.000.000 contro un PIL di euro 878.009.000.000. Nello stesso 1994 il progressivo deficit pensionistico in conto capitale ammontava a euro 38.223.972.000 ed in conto interessi ammontava a euro 71.228.018.000, ossia al 6,66% del debito pubblico ed all’8,11% del PIL di quell’anno.



Dati dettagliati con ogni dovizia sono esposti negli allegati alla precipua petizione, pubblicata sul sito www.qualcunoaiutinessuno.it .

Inoltre, ad adiuvandum di quanto emerso nel corso della puntata, si precisa che con le banche dati fiscali, previdenziali e l’obbligatorio casellario nazionale delle pensioni si potrebbero determinare, con precisione fino ai decimali, importi e tipologie dei redditi di ogni soggetto dotato di codice fiscale, anche se residente all’estero o addirittura defunto! Basta chiedere ai preparati tecnici delle Finanze e dell’INPS per avere un immediato e fedele quadro della situazione. Ma, è ovvio che mai l’atavico politico chiederà al tecnico di rogare gli atti attestanti la propria malagestio.

Per completezza di trattazione si riportano di seguito, decontestualizzati, alcuni brani pronunciati nel corso della trasmissione, attinenti alla presente. www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

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""Sistemi pensionistici che erano molto generosi quando il sistema previdenziale si poteva permettere di farlo. """


"""Da un lato ci sono delle leggi che hanno garantito solo ad alcuni pensionati dei diritti particolari, è il caso scandaloso dei telefonici degli anni 90 e nello stesso tempo però la Corte Costituzionale dice no a quei tagli in nome del principio secondo il quale se si tagliano le pensioni si devono tagliare a tutti; è obiettivamente una cosa che non sta molto in piedi. Peraltro ricordo questo problema non riguarda solo i cosiddetti pensionati d’oro, ma la sperequazione di questo sistema viene da lontano e riguarda, in realtà, le pensioni a tutti i livelli. In quegli anni, negli anni 80, prima dei primi interventi di Amato del 1992, si riconosceva ad esempio alle persone di andare in pensione con meno di venti anni di contributi e anche quello è un peso grosso per lo Stato, non sono tredici miliardi, ma sono quasi dieci."""




"""Quindi sostanzialmente l’idea è quella di far pagare un contributo essenzialmente in misura della quantità del sistema retributivo che si riceve. Naturalmente anche questo potrebbe diventare un elemento di valutazione negativo da parte della Corte Costituzionale (conduttore: è già successo tra l’altro) è già successo, si tratta però di capire se il Parlamento ha la forza; se c’è la volontà politica di farlo la Corte Costituzionale credo che ne terrebbe conto, laddove ci fosse la volontà di costruire un nuovo sistema che permetta in maniera equa di far pagare un po’ di più a tutti perché ha ragione chi ha pagato tanti contributi per avere una pensione alta, ma è altrettanto vero che a quelle stesse persone oggi viene garantita una pensione molto più alta di quelle persone ……"""


"""Nelle prime posizioni ex manager, funzionari pubblici e politici. Per loro tutto nella norma e garantito dalla legge, come quella approvata a tempo di record nel 1994 … www.qualcunoaiutinessuno.it mail@qualcunoaiutinessuno.it _________________________________________________________________________________________

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Norme che agevolavano il passaggio ai fondi dei telefonici dell’INPS, senza alcun tetto, da parte di chi aveva già maturato in un altro fondo la propria pensione; un meccanismo che permetteva di moltiplicare addirittura per 10 l’assegno previdenziale""

"""L’ostacolo da superare sono però i diritti acquisiti. Intanto dopo la bocciatura della Consulta del prelievo di solidarietà sulle sole pensioni d’oro in nome del principio d’uguaglianza l’INPS sta restituendo le trattenute per un rimborso che toccherà gli 80 milioni di euro e c’è già chi grida alla beffa"""


ECCO UN PERFETTO ESEMPIO DI MESSAGGIO SUBLIMINALE CHE, NEL PROSPETTARE L’INSORMONTABILITA’ DI UN INESISTENTE OSTACOLO, LO AVVALORA E LO RAFFORZA, SEPPUR GIURIDICAMENTE INFONDATO.

Q@N

Misteriose rovine sommerse nel Canale di Sicilia


Misteriose rovine sommerse nel Canale di Sicilia
1957, 2010: due occasioni in cui sono state individuate misteriose rovine sommerse sui fondali del Canale di Sicilia, tra l'isola di Linosa ed il Golfo della Sirte.
Il pensiero istintivamente corre alle cittadine sommerse individuate alcune decine di anni fa al largo delle coste israeliane e risalenti al 6000 a. C. circa.
Le ricerche geologiche d'altra parte confermano che vaste aree tra la Tunisia e la Sicilia, oggi in fondo al mare, erano allora all'asciutto e dunque potevano ospitare anche centri abitati. Forse anche il misterioso Lago Tritonide, sede del Regno delle Amazzoni, citato da molti autori antichi e sommerso dal mare, poteva corrispondere ad un lago tunisino ora non più esistente.
Nell'estate del 1957 il capitano Raimondo Bucher, esperto subacqueo effettuò insieme al fratello alcune immersioni presso l'Isola di Linosa.

Secondo il suo resoconto all'agenzia "Italia", riportato poi dal "Corriere della Sera" del 1 settembre dello stesso anno, i due sommozzatori si imbatterono in una vera e propria muraglia sommersa lunga un centinaio di metri e costituita da massi regolarmente squadrati che strapiombavano fino ad una profondità di 55-60 metri.
"L'assoluta assurdità di questa regolare muraglia mi ha un poco meravigliato" dichiarò poi Bucher "e mi sono subito reso conto che quella formazione che mi stava davanti, tanto regolarmente disposta, non poteva essere della medesima natura vulcanica di cui è costituito il restante fondale del luogo".

L'ultimo giorno di immersione il comandante s'imbatté in qualcosa di ancora più curioso: "Una forma grossolanamente umana mi si delineò davanti: ad un'osservazione più attenta potei constatare che si trattava di una specie di idolo di tipo faraonico, molto rozzamente modellato. Tutte queste osservazioni (a parte la presenza di una grande quantità di anfore, le quali però possono essere, e probabilmente sono, i resti di qualche naufragio) mi hanno persuaso "ha continuato il capitano Bucher" di trovarmi in presenza delle vestigia di una civiltà antichissima".

Il capitano avrebbe anche scattato alcune fotografie subacquee di cui per il momento si è persa traccia, non solo di una ma di ben due statue. Ciò che smorza l'istintivo atteggiamento di scetticismo adottato da chiunque prudentemente si sforzi di mantenere i piedi per terra di fronte a resoconti di questo genere è l'eccezionale personalità del protagonista. Raimondo Bucher, classe 1912, ungherese ma di padre italiano, iniziò come pilota aereonautico nell'aviazione italiana per poi cominciare ad interessarsi poco prima della Seconda Guerra Mondiale anche di attività subacquea. E' proprio in questo campo che fornì un gran numero di importanti contributi come inventore di nuovi dispositivi per le immersioni (un aliante subacqueo nel 1955, nuovi tipi di pinne nel 1957, erogatori "ad offerta" di ossigeno nel 1958, ecc.) e di custodie a tenuta stagna per macchine fotografiche e cinematografiche per le riprese in immersione (Arriflex 35 mm, Rectaflex 35 mm, Rolleifex, Hasseblad 500 SW).

Nel 1952 esplorò il percorso sotterraneo del fiume Busento, nel 1956 scoprì la città sommersa di Baia nel Golfo di Napoli, mentre la scoperta e l'esplorazione di relitti sommersi sembravano quasi ordinaria amministrazione fino ad anni recenti: ancora nel 1995, alla rispettabile età di 84 anni, Bucher fece riprese video del relitto della famosa nave dei veleni, la Klearkos a 83 metri di profondità! Non è un caso che sia stato il primo a scendere a grande profondità in assenza di bombole e ad inventare la disciplina sportiva delle immersioni in apnea: nel 1950 scese a -30 metri nel Golfo di Napoli alla presenza di una commissione ufficiale, nel 1952 a -39 metri per poi subito dopo arrivare a -44 come risposta alle insinuazioni di irregolarità da parte di Jaques Ives Cousteau. Un personaggio straordinario non solo nel campo dell'attività subacquea, forse appartenente a tempi in cui tali personalità fuori dal comune erano meno rare di quanto non lo siano oggi, e che si è spento a Roma nel 2008.

E' veramente difficile dunque ritenere senza esitazione che Bucher e suo fratello avessero preso un abbaglio nelle acque di Linosa, e men che meno che si fossero inventati tutto per chissà quale scopo. In effetti i fondali di Linosa contengono anche alcune curiose formazioni sommerse dall'aspetto di muraglioni che da pochi metri di profondità precipitano a picco per diverse decine di metri, anche se vengono considerate di origine naturale. Non mancano neppure i resti di anfore greche e romane, frutto dei frequenti naufragi in quei tempi antichi. Tuttavia al momento non sembra vi siano tracce né di misteriose rovine, né tanto meno di statue o idoli faraonici.

Tutta questa storia dopo gli anni cinquanta sembrava essere stata dimenticata, ma proprio in questi ultimi tempi è tornata alla ribalta in seguito ad un'altra curiosa notizia.

Alla fine di gennaio del 2010 le agenzie di stampa hanno infatti battuto il seguente comunicato:

"Mezzi della Marina libica avrebbero scoperto, sui fondali al centro del Mar Mediterraneo, cospicue tracce d'interesse archeologico, tra cui anche i resti di diversi edifici di tipo urbano. Si tratta forse dei reperti dell'antica capitale di Atlantide?

Nei giorni scorsi, l'agenzia ufficiale di stampa della Jamahiriya ha pubblicato un comunicato dal quale, pur tra mille coperture, trapelava la notizia che resti di costruzioni di importanza notevole sarebbero stati individuati, nei mesi scorsi, a quasi 400 metri di profondità, sopra un fondale piuttosto basso. Il ritrovamento è avvenuto in alto mare, in una località che non viene esattamente rivelata, tra il Canale di Sicilia e le acque del Mediterraneo orientale. Frammenti di sculture, diversi oggetti metallici d'uso comune e la testa di Melqart (eroe semi-divino, assimilabile all'Eracle greco, dal quale discendeva la regalità nell'antico regno), sono stati portati a riva e sono ora allo studio presso i competenti uffici archeologici di Stato della Jamahiriya.

La località del ritrovamento è nota ai pescatori con il nomignolo di Deir ash Sheytan (la dimora di Satana) e anche, in lingua maltese, di Kadal Diawul, a causa delle notevoli perdite che il bassofondo ha sempre provocato alle reti ed ai bottini dei pescatori, poiché spesso le reti si strappano, dopo essersi impigliate in misteriosi oggetti sommersi.

La notizia appare di primaria importanza, perché la localizzazione sembra confermare alcuni studi su Atlantide, compiuti negli anni scorsi da un noto studioso italiano. Lo studioso in questione è Alberto Arecchi che localizza il sito della leggendaria isola platonica appunto nel Canale di Sicilia, mettendola in correlazione anche con le misteriose civiltà del Nord-Africa.
A distanza di quasi un anno le autorità archeologiche libiche non hanno ancora fornito ulteriori notizie in merito a questi ritrovamenti sommersi, che per la verità sulla base di quell'unico comunicato destano non poche perplessità. I frammenti di sculture, gli oggetti metallici di uso comune e la testa di una statua raffigurante il dio fenicio Melqart (che in virtù della sua precisa identificazione si intuisce debba presentarsi ancora in stato di buona conservazione) potrebbero in realtà appartenere ad un'antica nave punica affondata. Ma a destare molti dubbi sarebbero le presunte rovine sommerse ritrovate ad una così grande profondità (400 metri addirittura) e ad una certa distanza dalla costa, si presume nel Golfo della Sirte.

In tempi molto antichi, fino al VII - VI millennio a. C. il livello del Mar Mediterraneo era molto più basso rispetto ad oggi. Secondo le ricerche di esperti come ad es. Tjeerd van Andel, geologo dell'Università di Cambridge, superfici costiere oggi sommerse erano all'asciutto, molte attuali isole erano unite le une alle altre, ed alcune addirittura non lo erano ancora, poiché unite alla terraferma. Era questo il caso ad esempio delle attuali isole Egadi (al largo di Trapani) fuse in una vasta superficie asciutta del Canale di Sicilia a sua volta unita all'isola siciliana. Dall'altro versante anche le isole maltesi erano inglobate in un vasto promontorio unito alla parte meridionale sempre della Sicilia, mentre le coste tunisine erano molto più vicine al litorale siciliano incorporando anche le attuali Isole Pelagie: Pantelleria, Lampedusa, ed ovviamente anche Linosa. Anche la parte occidentale del Golfo della Sirte era in gran parte asciutto.

E' provato che in quei tempi remoti esisteva già la civiltà nelle regioni mediorientali : le rovine ed i numerosi reperti ad esempio della città anatolica di Catal-Uiuk, o di Gerico in Palestina risalenti anche all'VIII millennio a. C. stanno lì a dimostrarlo. Ed esistevano anche centri urbani costieri poi sommersi dall'innalzamento del mare. Al largo della città israeliana di Haifa ad una trentina di metri di profondità sono state infatti scoperte nel secolo scorso i resti di insediamenti grandi e piuttosto sofisticati risalenti al VII millennio a. C. Atlit-Yam, Neve-Yam, Megadim, ed altre ancora si dimostrano essere state cittadine costiere i cui abitanti erano dediti alla pesca oltre che al commercio di prodotti ittici, ed il cui livello di vita doveva essere tutt'altro che povero: le rovine presentano infatti edifici in muratura, magazzini ancora pieni di scorte, piazze lastricate, pozzi per l'acqua e luoghi di culto megalitici.

In teoria dunque anche nelle aree oggi sommerse, ma a quei tempi ancora all'asciutto, del Mediterraneo centrale ed occidentale, potevano esservi insediamenti di ogni dimensione ed importanza, ancora ovviamente tutti da scoprire. Ma è poco probabile che si trovino ad una profondità superiore a 90 - 100 metri, poiché come ci dicono le ricostruzioni geologiche tale è stata la portata dell'innalzamento dei mari in tutto il mondo in seguito allo scioglimento dei ghiacci alla fine dell'ultima era glaciale (e non è certo una misura di poco conto). In particolare le due sponde opposte del Canale di Sicilia,  che doveva apparire più simile ad uno stretto, largo non più di 50 - 100 chilometri, certamente presentavano una geografia costiera ricca di golfi e approdi, favorevoli al sorgere di insediamenti urbani dediti alla pesca ed agli scambi, sia con le altre cittadine, sia con i gruppi di cacciatori/allevatori/coltivatori dell'entroterra. In conseguenza dello scioglimento dei ghiacci e della mutata situazione climatica, in quel remoto periodo anche le precipitazioni risultavano molto più abbondanti dovunque anche negli attuali territori desertici del Sahara. A sud di Tunisi si trovava un lago chiamato Ouargia dai geologi, e veniva alimentato da un fiume che dagli altopiani del Tassili, oggi assolutamente secchi e aridi,  scorreva verso nord lungo un territorio allora molto più umido e fertile. In mezzo alle attuali sabbie ardenti dell'Algeria meridionale e del Mali settentrionale si stendevano grandi laghi azzurri chiamati dai geologi Taouat, Taoudenni, Azouak, ecc. Queste vaste zone umide, e le praterie che sostituivano l'attuale sabbia arida, richiamavano una gran quantità di specie animali cacciate dai numerosi gruppi umani presenti in tutto il Sahara, come testimoniato dai graffiti e dalle pitture rupestri che ci hanno lasciato in molte parti del grande deserto, come ad esempio proprio negli altopiani del Tassili.

Il fiume che nasceva da questi altopiani in pieno Sahara sfociava come si è detto in un grande lago nell'attuale Tunisia, l'Ouargia appunto. Questo poteva in realtà essere il misterioso Tritonide, lago o "palude",  di cui parlano molti scrittori antichi, da Apollonio di Rodi nelle "Argonautiche" a Scilace di Carianda, Erodoto e Diodoro Siculo. Quest'ultimo riporta sorprendenti notizie ricavate a sua volta da un testo perduto del II sec. a. C. di un certo Dioniso Scitobrachione di Alessandria, il quale affermava che il lago in questione era il regno delle Amazzoni della Libia (nel senso di Nord-Africa) molto più antiche e ben distinte (Diodoro ci tiene a sottolinearlo) dalle più famose Amazzoni incontrate dagli Argonati nel Ponto, l'attuale Turchia settentrionale. Il regno nordafricano delle Amazzoni era "un paese ad Occidente agli estremi confini della Terra, governato da donne che avevano uno stile di vita dissimile dal nostro. Infatti era costume di queste donne coltivare con impegno l'esercizio della guerra per conservarsi vergini. Poi passati gli anni dedicati all'attività militare, si univano agli uomini per procreare. Soltanto loro però governavano, comandavano ed esercitavano i pubblici uffici. Gli uomini, come le donne sposate da noi, conducevano una vita casalinga, eseguendo gli ordini delle loro spose e non curandosi né dell'attività militare né del governo del regno. Non appena i bambini nascevano le donne li consegnavano agli uomini affinchè li nutrissero con latte ed altri cibi adatti all'infanzia. Alle bambine bruciavano le mammelle affinchè non crescessero, convinte che fossero di impedimento nei combattimenti. Per questo venivano chiamate "Amazzoni", ovvero senza mammelle. Vivevano su di un'isola la quale per il fatto di trovarsi ad occidente era chiamata Esperia, ed era situata nella palude Tritonide, vicino all'Oceano [il Mar Mediterraneo?] che prende il nome dal fiume Tritone che in esso affluisce. Si dice che questa palude fosse ai confini dell'Etiopia [il Magreb?] vicino ad un monte, presso l'Oceano, chiamato dai Greci Atlante, che sorpassava in altezza tutti gli altri.
L'isola appena citata era ben grande, e piena di alberi da frutto di vario genere, da cui la gente del paese si procurava cibo (Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Libro III). Diodoro continua narrando di come le donne guerriere riuscirono a sottomettere le località vicine tranne una città sacra di nome Mene, vicina ad un grande vulcano attivo che forniva anche Ossidiana ed altri minerali. Poi dopo avere sconfitto anche i Libi e i nomadi dell'interno, fondarono anche una grande città di nome Cherroneso sempre nella loro isola all'interno del Lago Tritonide. Sempre secondo lo storico di Agira tuttavia, isola e città scomparvero successivamente insieme a tutto il lago sommersi dalle acque del Mediterraneo allorché il mare irruppe nel bacino di acqua dolce in seguito ad un forte terremoto. Proprio sul racconto dello storico siciliano, tra l'altro, si basa la ricostruzione del prof. Alberto Arecchi.

Diodoro Siculo si rendeva perfettamente conto che una storia come questa poteva sembrare fantasiosa già ai lettori dei suoi tempi, ma, a parte donne guerriere e città sommerse, i più recenti studi geologici nel Canale di Sicilia sembrano dargli ragione, come abbiamo visto.

Nonostante vi sia chi identifichi il regno delle Amazzoni con le Isole Canarie, se è vero che il Lago Tritonide corrispondeva con l'antico lago tunisino di Ouargia e si trovava nella parte un tempo emersa del Golfo della Sirte, sia terremoti che innalzamento del Mediterraneo provocarono dopo il 6000 a. C. anche il suo inabissamento, lasciando in superficie solo i picchi più alti come le attuali Isole Pelagie, ovvero Lampedusa, Linosa e Pantelleria, quest'ultima all'epoca un vulcano attivo che forniva anche Ossidiana lavorata ed esportata nei millenni successivi in tutto il Mediterraneo Occidentale.

Comunque sia, dalla parte opposta dell'attuale Tunisia, analoghe testimonianze di arte rupestre rinvenute nelle grotte siciliane dimostrano una similare attività di gruppi umani preistorici dell'entroterra dediti alla caccia e alla raccolta/coltivazione di piante commestibili.
Nella Grotta dell'Uzzonella Riserva naturale dello Zingaro (fra Palermo e Trapani) ed in altre vicine, oltre ad interessanti graffiti sono state rinvenute chiare prove dell'arrivo delle nuove tecniche agricole da sud, ovvero dalla prospiciente costa africana, anziché da oriente. Sulle pareti della Grotta del Genovese nell'Isola di Levanzo (Egadi), sono state rinvenute oltre a tre sagome umane impegnate in una danza, anche l'immagine pittorica di un tonno, segno che la pesca veniva praticata nella zona, anche se probabilmente non da chi frequentava abitualmente quelle grotte. Non è escluso infatti che lungo le antiche linee costiere della Sicilia vi fossero numerosi insediamenti, che oggi si trovano in fondo al mare. Quest'ultimo poi finì per invadere inesorabilmente i campi e le eventuali città spinto dallo scioglimento dei ghiacci polari, anche se certamente non solo per questo motivo, come possono dimostrare le rovine sommerse di un'altra città a noi molto più vicina nel tempo.

Un paio di mesi prima dell'annuncio da parte delle autorità libiche del ritrovamento delle rovine sommerse a grandi profondità, la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana all'inizio del dicembre 2009 dava notizia della scoperta di un'antica città romana tardo-imperiale sommersa nei bassi fondali della Cirenaica, nel Golfo di Bomba. Un gruppo di archeologi italiani diretti da Sebastiano Tusa, mentre erano impegnati già da qualche anno in un progetto di ricognizione archeologica lungo le coste libiche (Archeologia Costiera della Libia)  si trovarono improvvisamente di fronte a resti di case, strade, tombe, sommersi ad una profondità di appena tre metri sotto la superficie marina. L'insediamento rimase vittima di un fenomeno geologico noto come bradisismo negativo, caratterizzato da un lento abbassamento della superficie costiera (proprio come ad esempio nel caso di Venezia). Ma segni di impatti violenti in alcuni muri di mattoni che risultano addirittura spostati fanno sospettare che la città prima di essere vinta dalle maree sempre più alte, venne devastata anche dallo tsunami che si abbattè in tutto il Mediterraneo centrale e orientale nel 365 d. C., recando danni anche ad esempio a diversi porti siciliani come Eraclea Minoa nei pressi dell'attuale Sciacca. Responsabile di quella catastrofe fu probabilmente un non meglio identificato terremoto sottomarino, ma qualche geologo avanza anche l'ipotesi di una violenta eruzione subacquea dell'Empedocle, il grande vulcano sommerso scoperto appena da pochi anni nelle profondità del Canale di Sicilia.

Innalzamento dei mari, bradisismi, terremoti, tsunami, contribuirono certamente a rendere estremamente difficile e precaria la vita di quelle antichissime città marittime probabilmente esistenti tra il 9000 ed 6000 a. C. nelle superfici oggi sommerse tra Sicilia e Africa. Senza contare che non passarono certamente indenni di fronte alla tremenda prova costituita dalla "catastrofe delle catastrofi": l'imponente e distruttivo megatsunami scatenato in tutto il Mediterraneo Centrale e Orientale dal crollo nel Mar Jonio del fianco est dell'Etna, proprio intorno al 6000 a. C. Le gigantesche ondate alte anche, secondo i calcoli dei ricercatori, più di 40 metri, si abbatterono anche lungo le coste africane del Golfo della Sirte e di riflesso, secondo quanto stabilito dalle simulazioni al computer, rimbalzarono verso le restanti coste siciliane e tunisine del Canale di Sicilia. Non è troppo fantasioso immaginare che quelle ipotetiche città subissero gravissimi lutti e danni soprattutto alla loro attività economica e commerciale, cadendo in rovina anche prima che l'inesorabile innalzamento del mare li ricoprisse.

In conclusione, c'è più di un motivo dunque per ritenere che il Capitano Bucher più di cinquant'anni fa abbia realmente scoperto una di queste antichissime città sommerse nei fondali di Linosa. E che analogamente anche i sommozzatori libici nel gennaio del 2010 ne abbiano localizzato un'altra nel Golfo della Sirte. Molto probabilmente tuttavia, non saranno le uniche presenti in fondo al Canale di Sicilia.

tratto da:  http://www.antikitera.net/news.asp?ID=9711

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