lunedì 24 aprile 2017

Gli industriali contro GranoSalus: togliete dal blog i risultati delle analisi sulla pasta

Gli industriali contro GranoSalus: togliete dal blog i risultati delle analisi sulla pasta


Un’intimazione è arrivata anche a I Nuovi Vespri. Motivo: questo blog ha ripreso l’articolo che illustra le analisi di GranoSalus. La vicenda finirà sui tavoli dei giudici. Intanto Saverio De Bonis, rappresentante dell’associazione che raggruppa produttori di grano duro del Sud Italia e consumatori precisa: “Noi siamo sereni”. Da oggi per il latte e derivati dello stesso latte bisogna indicare l’origine. Speriamo che, a breve, sia così anche per il grano 

Leggiamo sul sito di GranoSalus:
“Siamo venuti a conoscenza del fatto che spesso la pasta contiene contaminanti: glifosate (o glifosato ndr), micotossine come il DON, residui di metalli pesanti, tracce di insetticidi. Ci sono prove documentali evidenti. Ma agli industriali della pasta tutto ciò non è gradito. I nostri consigli non sono graditi. Per loro il diritto all’informazione dei consumatori è un optional e quindi vogliono che i giudici civili rimuovano i nostri articoli perché diffamatori. Il diritto di cronaca e di critica, tutelato da norme costituzionali, deve rispettare tre principi fondamentali, ovvero:
primo: la verità oggettiva del fatto narrato;
secondo: la pertinenza cioè l’interesse pubblico della notizia divulgata;
terzo: la continenza, cioè la correttezza con cui i fatti vengono narrati.
La censura, invece, è altra cosa. Appartiene ai regimi totalitari!”.
Insomma, da quello che leggiamo, gli industriali della pasta si sono rivolti ai giudici perché vogliono che GranoSalus tolga dal proprio sito i risultati delle analisi su otto marche di pasta.
Sono le analisi che il nostro blog ha ripreso (e che potete leggere qui).
Anche a I Nuovi Vespri è arrivata la ‘letterina’ dei grandi industriali della pasta. Anche a questo blog viene chiesto di togliere gli articoli che riprendono i risultati delle analisi su otto marche di pasta pubblicati sul sito di GranoSalus.
“Noi siamo sereni – ci dice Saverio De Bonis, rappresentante di GranoSalus -. Nel nostro Paese esiste il diritto alla salute e la libertà d’informazione. Davanti a questi valori il denaro dovrebbe fare un passo indietro”.
Proprio da stamattina il latte e tutti i suoi derivati (burro, mozzarella, formaggi, yogurt e via continuando dovono indicare, nelle confezioni, l’origine delle materie prime. E’ un primo, importante passo verso la tutela dei consumatori.
L’obbligo arriva a tre mesi dalla pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale nazionale, del decreto firmato dai ministri delle politiche Agricole, Maurizio Martina, e dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in attuazione del regolamento dell’Unione Europea n. 1169/2011.
Un provvedimento uguale a quello da oggi in vigore per il latte lo si attende anche per i derivati del grano. Idea che non piace, ad esempio, al gruppo Barilla, che si è già pronunciato contro (qui l’articolo).
Noi invece siamo convinti che indicare l’origine di un prodotto sia un passaggio fondamentale. E’ giusto sapere da dove arriva il latte, così com’è giusto sapere da dove arriva il grano, nel caso della pasta, da dove arriva il grano duro.
Nel caso dei derivati del grano, poi, dovrebbero essere lo Stato e le Regioni ad effettuare i controlli sui prodotti finiti e a renderli noti ai consumatori.

venerdì 21 aprile 2017

Terrorismo, l'arma dei potenti

Terrorismo, l'arma dei potentidi Noam Chomsky* - da Il Manifesto
"Come mai - si chiede il presidente Bush - siamo così odiati», quando siamo «così buoni"? I leader statunitensi continuano a non curarsi degli effetti a lungo e medio termine della loro politica estera, che li spinge ad usare qualsiasi mezzo per imporre al mondo la propria supremazia. Il finanziamento da parte dell'amministrazione Reagan della contro-rivoluzione anti-sandinista in Nicaragua (57mila vittime), l'aiuto militare alla «lotta contro il terrorismo» condotta dal governo di Ankara contro i kurdi (due-tre milioni di rifugiati, decine di migliaia di vittime, 350 città e villaggi distrutti), il sostegno incondizionato all'occupazione israeliana dei territori palestinesi sono tutti episodi che mostrano come i dirigenti statunitensi non si facciano alcuno scrupolo ad appoggiare pratiche di violenza calcolata e «guerre di bassa intensità» che possono essere equiparate al terrorismo. Ma, come mostra efficacemente la parabola di Osama bin Laden, i loro successi di ieri possono essere scontati successivamente ad un prezzo altissimo. Bin Laden è il prodotto della vittoria statunitense contro i sovietici in Afghanistan: quale sarà il costo del loro nuovo trionfo in questo paese?

di Noam Chomsky*
Dobbiamo partire da due postulati. Primo, che gli avvenimenti dell'11 settembre costituiscono una atrocità spaventosa, probabilmente la maggiore perdita simultanea di vite umane della storia, guerre escluse.
Il secondo postulato è che dovremmo porci l'obiettivo di ridurre il rischio che possano ripetersi tali attentati, siano essi rivolti contro di noi o contro altri. Se non accettate questi due punti di partenza, tutto quello che segue non vi riguarda; se invece li accettate, si pongono molti altri problemi. Cominciamo dalla situazione in Afghanistan. In tale paese vi sarebbero milioni di persone minacciate dalla carestia. Questo era già vero prima degli attentati: sopravvivevano soprattutto grazie all'aiuto internazionale. Ma, il 16 settembre, gli Stati uniti hanno imposto al Pakistan di sospendere i convogli di automezzi che portavano cibo e altri generi di prima necessità alla popolazione afgana. Tale decisione non ha provocato alcuna reazione in Occidente e il ritiro di personale umanitario ha reso ancora più problematica l'assistenza della popolazione. Una settimana dopo l'inizio dei bombardamenti, le Nazioni unite ritenevano che l'avvicinarsi dell'inverno avrebbe reso impossibile l'invio di cibo, già ridotto al lumicino dai raid dell'aviazione americana.
Quando alcune organizzazioni umanitarie civili o religiose e lo stesso portavoce della Fao hanno chiesto una sospensione dei bombardamenti, tale notizia non è stata neppure riferita dal New York Times; il Boston Globe se l'è cavata con appena una riga, ma all'interno di un articolo dedicato a un altro argomento, cioè alla situazione nel Kashmir. Nell'ottobre scorso, la civiltà occidentale si era rassegnata al rischio di veder morire centinaia di migliaia di afgani. Nello stesso momento, il leader di tale civiltà faceva sapere che non si sarebbe degnato di rispondere alle proposte afgane di negoziare sulla questione della consegna di Osama bin Laden, né sulla richiesta di una prova su cui fondare una possibile decisione di estradizione.
Avrebbe accettato soltanto una capitolazione senza condizioni.
Ma torniamo all'11 settembre. Nessun crimine, nulla ha fatto più morti nella storia - o soltanto su tempi molto più lunghi. Peraltro, questa volta le armi hanno puntato su un bersaglio insolito: gli Stati uniti. L'analogia così spesso evocata con Pearl Harbor non è appropriata. Nel 1941 l'aviazione nipponica ha bombardato alcune basi militari in una colonia di cui gli Stati uniti si erano impadroniti in condizioni poco raccomandabili; i giapponesi non avevano attaccato direttamente il territorio americano.
In questi ultimi due secoli, noi americani abbiamo scacciato o sterminato popolazioni di indios - milioni di persone - conquistato la metà del Messico, saccheggiato le regioni dei Caraibi e dell'America centrale, invaso Haiti e le Filippine, uccidendo in quest'ultima occasione anche 100mila filippini. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, abbiamo esteso il nostro dominio sul mondo nella maniera ben nota. Ma quasi sempre eravamo noi ad uccidere e il combattimento avveniva al di fuori del nostro territorio nazionale.
Ma, come si ha modo di constatare quando ci fanno domande, ad esempio, sull'Ira e sul terrorismo, le domande dei giornalisti sono molto diverse, a seconda che riguardino una sponda o l'altra del mare di Irlanda. In generale, il pianeta appare sotto tutt'altra luce a seconda che si impugni da molto tempo la frusta o che si sia abituati a subirne i colpi nel corso dei secoli. Forse è per questo, in fondo, che il resto del mondo, pur dimostrando un orrore senza eccezioni di fronte alla sorte delle vittime dell'11 settembre, non ha reagito come abbiamo reagito noi agli attentati di New York e di Washington.
Per comprendere gli avvenimenti dell'11 settembre, occorre operare una distinzione fra gli esecutori del crimine e l'area diffusa di comprensione di cui ha goduto tale crimine, anche fra i suoi oppositori.
Gli esecutori? Supponendo che si tratti della rete di bin Laden, nessuno conosce la genesi di questo gruppo fondamentalista meglio della Cia e dei suoi accoliti, che ne hanno tanto incoraggiato la nascita. Zbigniew Brzezinski, segretario alla sicurezza nazionale dell'amministrazione Carter, si è addirittura felicitato della «trappola» tesa ai sovietici nel 1978, manovrando gli attacchi dei mujaheddin (organizzati, armati e addestrati dalla Cia) contro il regime di Kabul: una manovra che ha spinto alla fine dell'anno successivo i sovietici ad invadere il territorio afgano. Solo dopo il 1990 e dopo l'installazione di basi americane permanenti in Arabia saudita, su una terra sacra all'Islam, questi combattenti sono diventati nemici degli Stati uniti.
Adesso, se si vuole spiegare l'area diffusa di simpatia di cui godono le reti di bin Laden, anche fra le classi dominanti dei paesi del Sud del mondo, occorre considerare innanzitutto la collera che suscita l'appoggio degli Stati uniti a regimi autoritari o dittatoriali di ogni sorta; occorre ricordarsi della politica americana che ha distrutto la società irachena consolidando nel contempo il regime di Saddam Hussein; occorre non dimenticare l'appoggio costante di Washington all'occupazione israeliana dei territori palestinesi dal 1967 ad oggi. Nel momento in cui gli editoriali del New York Times lasciano intendere che «loro» ci detestano perché noi difendiamo il capitalismo, la democrazia, i diritti umani, la separazione fra stato e chiesa, il Wall Street Journal, meglio informato, dopo aver parlato con banchieri e alti dirigenti non occidentali ci spiega che «ci» detestano perché abbiamo ostacolato la democrazia e lo sviluppo economico - e appoggiato regimi brutali, o addirittura terroristici.
Fra le alte sfere dell'Occidente, la guerra contro il terrorismo è stata equiparata ad una «lotta contro un cancro diffuso dai barbari».
Ma queste parole e questa priorità sono tutt'altro che nuove; ne parlavano già venti anni fa il presidente Ronald Reagan e il suo segretario di stato Alexander Haig. E per combattere i nemici depravati della civiltà, all'epoca il governo americano organizzò una rete terroristica internazionale di dimensioni senza precedenti. E, se tale rete commise atrocità innumerevoli da un capo all'altro del pianeta, il massimo impegno venne dedicato all'America latina.
Il diritto internazionale è debole Un caso, quello del Nicaragua, è incontestabile: e infatti è stato risolto dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aja e dalle Nazioni unite. Chiedetevi pure quante volte questo precedente indiscutibile di un'azione terroristica a cui uno stato di diritto ha voluto rispondere con i mezzi del diritto sia stato richiamato dai commentatori più in voga. Eppure, si trattava di un precedente ancora più estremo degli attentati dell'11 settembre: la guerra dell'amministrazione Reagan contro il Nicaragua ha provocato 57mila vittime, fra cui 29mila morti (gli altri sono feriti o mutilati), e la rovina di un intero paese, forse in maniera irreversibile (si legga alle pagine 16 e 17).
All'epoca, il Nicaragua aveva reagito. Non facendo esplodere bombe a Washington, bensì appellandosi alla Corte internazionale di giustizia.
E la Corte decise, il 27 giugno 1986, dando ragione alle autorità di Managua. Condannò «l'uso illegale della forza» da parte degli Stati uniti (che avevano minato i porti del Nicaragua) e ingiunse a Washington di porre fine al crimine, senza dimenticare di pagare danni e interessi rilevanti. Gli Stati uniti replicarono che non si sarebbero piegati a tale giudizio e che non avrebbero più riconosciuto la giurisdizione della Corte.
Allora il Nicaragua chiese al Consiglio di sicurezza dell'Onu l'adozione di una risoluzione secondo cui tutti gli stati erano tenuti a rispettare il diritto internazionale. Non si citava nessuno stato in particolare, ma il messaggio era evidente. Gli Stati uniti esercitarono il loro diritto di veto contro questa risoluzione. A tutt'oggi sono quindi l'unico stato che sia stato condannato dalla Corte internazionale di giustizia e che nel contempo si sia opposto a una risoluzione che chiedeva il rispetto del diritto internazionale. Dopo di che, il Nicaragua si rivolse all'Assemblea generale dell'Onu. La risoluzione proposta ottenne soltanto tre voti negativi: quelli degli Stati uniti, di Israele e del Salvador. L'anno successivo il Nicaragua richiese di votare sulla stessa risoluzione. Stavolta, soltanto Israele appoggiò la causa dell'amministrazione Reagan. Arrivato a questo punto, il Nicaragua aveva esaurito tutti i mezzi giuridici a sua disposizione, e tutti erano falliti, in un mondo dominato dalla forza. Questo precedente non lascia adito a dubbi. Quante volte se ne è parlato, all'università, sui giornali?
Si tratta di una vicenda per molti aspetti rivelatrice. Innanzitutto rivela che il terrorismo funziona. E anche la violenza. In secondo luogo che ci si sbaglia a considerare il terrorismo uno strumento dei deboli. Come la maggior parte delle armi di morte, il terrorismo è soprattutto l'arma dei potenti; quando si sostiene il contrario, ciò avviene unicamente perché i potenti controllano anche gli apparati ideologici e culturali che consentono di far passare il terrore per qualcosa di diverso. Uno dei mezzi più correnti di cui dispongono per ottenere tale risultato consiste nel far scomparire la memoria degli avvenimenti di disturbo; in tal modo, nessuno se ne ricorda.
Del resto, la potenza della propaganda e delle dottrine americane è talmente grande da imporsi alle sue stesse vittime. Andate in Argentina, e vedrete che dovrete essere voi a rievocare certi fatti. Allora vi diranno: «Ah, sì, ma lo avevamo dimenticato!».
Nicaragua, Haiti e Guatemala sono i tre paesi più poveri dell'America latina. Figurano anche tra i paesi in cui gli Stati uniti sono intervenuti manu militari, il che non è necessariamente una coincidenza fortuita.
Tutto ciò avvenne in un clima ideologico contrassegnato dai proclami entusiasti degli intellettuali occidentali. Qualche anno fa, l'autocompiacimento faceva furore: fine della storia, nuovo ordine mondiale, stato di diritto, ingerenza umanitaria e via dicendo. Era moneta corrente, proprio mentre lasciavamo che si commettessero atrocità innumerevoli.
Anzi, peggio, davamo un nostro contributo attivo. Ma chi ne parlava?
Una delle più grandi conquiste della civiltà occidentale consiste forse nel rendere possibile questo tipo di incongruenza in una società libera. Uno stato totalitario è privo di questo dono.
Che cosa è il terrorismo? Nei manuali militari americani, si definisce terrore l'uso calcolato a fini politici o religiosi della violenza, della minaccia di violenza, dell'intimidazione, della coercizione o della paura. Il problema di una simile definizione è che essa coincide abbastanza precisamente con quello che gli Stati uniti hanno definito guerra di bassa intensità, rivendicando questo genere di attività.
D'altronde, nel dicembre 1987, allorché l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato una risoluzione contro il terrorismo, c'è stata una sola astensione, quella dell'Honduras, e due voti contrari, quelli di Israele e degli Stati uniti. Perché lo hanno fatto? A causa di un paragrafo della risoluzione che precisava che non si intendeva rimettere in discussione il diritto dei popoli a lottare contro un regime colonialista o contro una occupazione militare.
Orbene, all'epoca il Sudafrica era alleato degli Stati uniti. Oltre agli attacchi contro i paesi limitrofi (Namibia, Angola, ecc.) che hanno provocato centinaia di migliaia di morti e causato danni nell'ordine di 60 miliardi di dollari, il regime dell'apartheid di Pretoria doveva affrontare all'interno del paese una forza definita «terrorista»: l'African National Congress (Anc). Quanto a Israele, occupava illegalmente alcuni territori palestinesi fin dal 1967, altri in Libano fin dal 1978, guerreggiando nel sud del Libano contro una forza che Israele stesso e gli Stati uniti tacciavano di «terrorismo»: gli Hezbollah.
Nelle analisi abituali del terrorismo, questo tipo di informazione o di richiamo non è frequente; affinché le analisi e gli articoli dei giornali siano ritenuti rispettabili, conviene in realtà schierarsi dalla parte giusta, ossia dalla parte di chi dispone delle armi più potenti.
Gli inglesi non distruggono Boston Negli anni '90 i peggiori attacchi contro i diritti umani sono stati riscontrati in Colombia. Tale paese è stato il principale destinatario dell'aiuto militare americano, ad eccezione di Israele e dell'Egitto, che costituiscono due casi a sé. Fino al 1999, il primo posto spettava alla Turchia, a cui gli Stati uniti hanno consegnato una quantità crescente di armi fin dal 1984. Perché proprio quell'anno? Non perché questo paese, membro della Nato, dovesse affrontare l'Unione sovietica, già allora in fase di disfacimento, ma affinché potesse portare avanti la guerra terroristica che aveva iniziato contro i kurdi. Nel 1997, l'aiuto militare americano alla Turchia ha superato quello che il paese aveva ottenuto in negli anni dal 1950 al 1983, cioè il periodo della guerra fredda. Risultato delle operazioni militari: da 2 a 3 milioni di rifugiati, decine di migliaia di vittime, 350 città e villaggi distrutti. Man mano che la repressione si intensificava, gli Stati uniti continuavano a fornire quasi l'80% delle armi utilizzate dai militari turchi, accelerando addirittura il ritmo delle consegne.
La tendenza si è ribaltata nel 1999, allorché il terrore militare - naturalmente denominato «controterrorismo» dalle autorità di Ankara - aveva conseguito i suoi obiettivi. Succede quasi sempre così quando il terrore è gestito dai suoi principali utilizzatori, cioè dalle forze al potere.
Nel caso della Turchia, gli Stati uniti hanno trovato un paese tutt'altro che ingrato. Washington le aveva dato gli F-16 per bombardare la sua popolazione e la Turchia li ha utilizzati nel 1999 per bombardare la Serbia. Poi, pochi giorni dopo l'11 settembre, il primo ministro turco Bülent Ecevit ha fatto sapere che il suo paese avrebbe partecipato con entusiasmo alla coalizione americana contro la rete di bin Laden.
In tale occasione, il primo ministro spiegò che la Turchia aveva un debito di gratitudine nei confronti degli Stati uniti, che risaliva alla sua «guerra contro il terrorismo» e all'appoggio incondizionato che era stato assicurato da Washington. Certo, anche altri paesi avevano sostenuto la guerra di Ankara contro i kurdi, ma nessuno con zelo ed efficacia paragonabili a quelli degli Stati uniti. L'appoggio dei turchi ha goduto del silenzio, e forse è più giusto dire del servilismo, degli ambienti colti americani, che non potevano certo ignorare le vicende in corso. Gli Stati uniti dopo tutto sono un paese libero e i rapporti delle organizzazioni umanitarie sulla situazione in Kurdistan erano di dominio pubblico.
All'epoca, quindi, abbiamo deciso di dare il nostro contributo alle atrocità.
La nostra coalizione contro il terrorismo comprende altre reclute di prima scelta. Il Christian Science Monitor, probabilmente uno dei migliori giornali sull'attualità internazionale, ha rivelato che alcuni popoli che non amavano affatto gli Stati uniti cominciavano a rispettarli di più, particolarmente felici di vederli alla testa di una guerra contro il terrorismo. Il giornalista, che peraltro era uno specialista dell'Africa, citava come esempio simbolo di questa svolta il caso dell'Algeria. Eppure, doveva sapere che l'Algeria conduce una guerra terroristica contro il suo stesso popolo. Altri due paesi che hanno abbracciato la causa americana sono la Russia, che porta avanti una guerra terroristica in Cecenia, e la Cina, autrice di una serie di atrocità contro quelli che definisce i secessionisti musulmani.
Sia pure: ma che fare nella situazione attuale? Un radicale estremista come il Papa suggerisce di ricercare i colpevoli del crimine dell'11 settembre per sottoporli a giudizio. Ma gli Stati uniti non desiderano ricorrere alle forme giudiziarie normali, preferiscono non dover addurre alcuna prova, e si oppongono all'esistenza di una giurisdizione internazionale. Anzi, quando Haiti chiede l'estradizione di Emmanuel Constant, giudicato responsabile della morte di migliaia di persone dopo il colpo di stato che ha rovesciato il presidente Jean-Bertrand Aristide il 30 settembre 1991, e presenta prove della sua colpevolezza, la richiesta non sortisce alcun effetto a Washington, e non suscita alcun dibattito.
Per lottare contro il terrorismo è necessario ridurre il livello del terrore, e non aumentarlo. Allorché l'esercito repubblicano irlandese (Ira) commette un attentato a Londra, gli inglesi non distruggono né Boston, città in cui l'Ira conta numerosi sostenitori, né Belfast.
Cercano i colpevoli, e poi li giudicano. Un mezzo per ridurre il livello del terrore consisterebbe nel cessare di contribuirvi noi stessi. Per poi riflettere sugli orientamenti politici che hanno creato un'area diffusa di appoggio, di cui hanno poi approfittato i mandanti dell'attentato. In queste ultime settimane, la presa di coscienza dell'opinione pubblica americana sulle realtà internazionale di ogni sorta, di cui prima solo le élite sospettavano l'esistenza, costituisce forse un passo avanti in questa direzione.
note:

* Professore al Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston.
Questo testo è tratto da una conferenza svoltasi all'Mit il 18 ottobre scorso. Noam Chomsky è autore di numerose libri, fra cui 11 settembre.
Le ragioni di chi?, Marco Tropea editore, 2001.
(Traduzione di R. I.)
 

Mauro Biglino - 15 Aprile 2017


Otto e Mezzo 20 Aprile 2017 (La7): Alessandra Moretti - Alessandro Genna...

martedì 11 aprile 2017

Soros minaccia Grillo

domenica 9 aprile 2017


Soros minaccia Grillo

"Se Grillo non si toglie dalla politica entro un mese, contatterò di persona Napolitano e lo farò calmare. È impensabile che un pagliaccio prenda così tanti voti. È un soggetto scomodo per i miei piani." Queste le sconvolgenti dichiarazioni di George Soros, magnate della finanza capace di far fallire gli altri stati con le sue speculazioni.

Il cinico economista noto alla stampa per la sua mancanza di valori (ha aiutato i nazisti durante la guerra, facendo imprigionare tantissimi ebrei, giustificandosi dicendo che la guerra è guerra e bisogna solo pensare a se stessi e a sopravvivere.....) non ha risparmiato nemmeno critiche alla Raggi, sindaco di Roma: "È preoccupante che i pagliacci siano riusciti a far eleggere qualcuno. Ci penserò io a sistemare le cose"
Parole che non sono rimaste inosservate, specialmente in un momento come questo in cui il movimento cinque stelle è attraversato da una vera e propria bufera di tipo mediatico.
Immediate le reazioni degli utenti Facebook e Twitter che chiaramente si sentono offesi per quanto accaduto. Non è la prima volta che il ricco Soros si lascia andare a frasi del genere. Per lui è importante solo il guadagno, anche a costo di rovinare e compromettere l'economia degli altri Paesi.
George aveva già provato a far fallire la lira e la banca d'Italia, ma la sua speculazione più famosa è sicuramente stata l'aver fatto fallire da solo la banca di Inghilterra. Insomma un individuo che farebbe carte false per guadagnare. Ha infatti accumulato un patrimonio elevatissimo.
Soros aveva già attaccato Beppe Grillo in più occasioni definendo il suo movimento "La più grande disgrazia del XXI secolo" oppure "Un movimento di falliti che non sanno nulla di economia" .
Purtroppo George Soros (Insieme a Draghi, Merkel e Trump) risulta addirittura una delle persone più potenti ed influenti in Europa e nel mondo intero, con un patrimonio a dir poco smisurato.
Forse il fatto che il movimento cinque stelle raccolga così tanti consensi brucia a Soros? Forse il riccone non riesce a credere che un movimento di cittadini sia diventato la forza politica numero uno in Italia?
Ricordiamo le sue dichiarazioni precedenti come "Gli italiani non possono dare fiducia ad un comico", oppure "Grillo mi fa solo ridere, ma come politico non è credibile"
Soros ha poi aggiunto che nel caso la situazione precipitasse e Di Maio andasse al governo sarebbe pronto ad organizzare un colpo di stato, aiutato dalle banche americane. "Sono pronto a fare qualsiasi cosa per evitare che quei pagliacci vadano al governo. Ho già contattato la Merkel che li rimetterà in riga, se non lo farà saranno guai'
Il movimento cinque stelle si è dichiarato indignato per le minaccie di Soros e Di Maio ha concluso: "Nessuno riuscirà a fermarci"
Immediate anche le reazioni di Fico e di Di Battista. Quest'ultimo ha spiegato di essere pronto a ricevere il ricco Soros in persona per chiarire se si tratti di dichiarazioni reali o falsificate dai grandi tg.
Forse è il momento che il governo italiano e l'Europa taglino i ponti con questo personaggio, noto soprattutto per la sua mancanza di tatto e comprensione per gli altri Stati ed interessato solo al proprio portafoglio. Un personaggio con cui molti membri dei governi Gentiloni, Renzi, Letta e Monti hanno avuto a che fare, soprattutto quelli di quest'ultimo.
Speriamo che Soros si scusi ufficialmente con il Movimento cinque stelle.
Per il momento è tutto, ma restiamo in attesa di importanti aggiornamenti in questo momento così delicato.
La redazione di Cittadinoinformati.

lunedì 10 aprile 2017

Zucchero raffinato

Nel 1957 il Dr. William Coda Martin tentò di rispondere alla seguente domanda: Quand'è che un alimento è tale e quando invece è un veleno? La sua definizione di veleno era, dal punto di vista fisico: Qualsiasi sostanza che inibisce l'attività di un catalizzatore che sia una sostanza secondaria, chimica o un enzima che attiva la reazione.
Il Dr. Martin aveva classificato lo zucchero raffinato come veleno poiché esso è stato privato delle sue forze vitali, vitamine e minerali. "Quello che resta consiste di carboidrati puri, raffinati. Il corpo non può utilizzare questi amidi e carboidrati raffinati a meno che le proteine, vitamine e minerali eliminati non siano presenti. La Natura fornisce questi elementi a ciascuna pianta in quantità sufficienti a metabolizzare i carboidrati della pianta in questione. Il metabolismo incompleto dei carboidrati risulta nella formazione di "metabolita tossico" quale l'acido piruvico nonché zuccheri anormali che contengono cinque atomi di carbonio. L'acido piruvico si accumula nel cervello e nel sistema nervoso mentre gli zuccheri anormali fanno altrettanto all'interno dei globuli rossi. Questi metaboliti tossici interferiscono con la respirazione delle cellule le quali non possono ottenere sufficiente ossigeno per sopravvivere e funzionare normalmente."
Lo zucchero raffinato è assai dannoso quando viene ingerito dagli esseri umani perché fornisce soltanto quelle che gli esperti di nutrizione chiamano come calorie "vuote" o "nude"; esso manca dei minerali naturali presenti nella barbabietola e nella canna. Per di più lo zucchero è peggiore di qualsiasi altra cosa in quanto a prosciugare e dissolvere dal corpo preziose vitamine e minerali.
Lo zucchero assunto quotidianamente produce una condizione di continua iperacidità (e secondo una visione orientale questa iperacidità è causa di cancro) e, nel tentativo di rettificare lo squilibrio, vengono richiesti dal profondo dell'organismo sempre più minerali. Infine, onde salvaguardare il sangue, dalle ossa e dai denti viene preso tanto calcio da dare inizio ad un decadimento ed indebolimento generale.
L'eccesso di zucchero alla fine nuoce ad ogni organo del corpo. Inizialmente esso viene immagazzinato nel fegato in forma di glucosio (glicogeno). Poiché la capacità del fegato è limitata, un'assunzione quotidiana di zucchero raffinato ben presto fa sì che il fegato si gonfi come un pallone e, quando esso è pieno sino al limite delle sue possibilità, il glicogeno in eccesso ritorna nel sangue sotto forma di acidi grassi i quali vengono trasportati in tutte le parti dell'organismo ed immagazzinati nelle aree meno attive: il ventre, le natiche, il petto e le cosce. Quando queste aree relativamente innocue sono completamente sature, gli acidi grassi vengono poi distribuiti negli organi attivi come il cuore ed i reni, i quali cominciano a rallentare la loro attività ed i cui tessuti alla fine degenerano e si trasformano in grassi. L'intero organismo viene influenzato da questa loro ridotta capacità e si crea una pressione sanguigna anormale. Il sistema nervoso parasimpatico viene danneggiato e gli organi da esso governati, come il cervelletto, divengono inattivi o si paralizzano. I sistemi circolatorio e linfatico vengono invasi e le caratteristiche dei globuli rossi iniziano a cambiare. Si verifica una sovrabbondanza di globuli bianchi e la generazione di tessuti rallenta, la tolleranza e la capacità immunitaria del nostro organismo diventa più limitata cosicché non siamo in grado di reagire a situazioni relativamente critiche, siano esse freddo, caldo, zanzare o microbi.
Troppo zucchero ci rende sonnolenti e si perde la nostra capacità mnemonica e di fare calcoli.

Proprietà indesiderate:
  • Aumenta l'acidità del sangue (causa di tumori secondo la visione orientale)
  • Impoverisce il corpo di sali minerali (soprattutto calcio dai denti e dalle ossa (vedi osteoporosi))
  • Impegna e intossica il fegato
  • Produce acidi grassi
  • Perdita di memoria
  • Sonnolenza
Piccola estrapolazione da NEXUS NEW TIME ed. italiana n°28 Settembre 2000
 



L'Aspartame fu scoperto per caso nel 1965 quando James Schlatter stava sperimentando una medicina anti-ulcera. Esso viene approvato per gli alimenti disidratati nel 1981 e per le bibite gassate nel 1983. L'Aspartame è di gran lunga la sostanza più dannosa in commercio ad essere aggiunta agli alimenti. E' responsabile per circa il 75% delle reazioni avverse agli additivi alimentari segnalati dall'FDA statunitense. Molte di queste reazioni includono infarti e decessi, come rilevato da un rapporto datato Febbraio 1994 del Dipartimento della Salute. Alcuni dei 90 differenti sintomi documentati elencati nel rapporto come causati dall'Aspartame includono: mal di testa, vertigine, infarti, nausea, intorpidimento, spasmi muscolari, depressione, perdita di capelli, palpitazione, difficoltà respiratorie, difficoltà di parola, attacchi d'ansia, tintinnio auricolare, vertigini, perdita della memoria, dolore alle giunture. Secondo i ricercatori e medici che studiano gli effetti avversi, le seguenti malattie possono essere scatenate o peggiorate dal suo ingerimento: tumori al cervello, sclerosi multipla, epilessia, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, ritardo mentale, linfoma, diabete.
L'Aspartame è costituito per il 40% di acido aspartico; l'acido glutammico è per il 99% monosodico glutammato. L'aspartato e il glutammato funzionano come neurotrasmettitori nel cervello facilitando la trasmissione dell'informazione da neurone a neurone. Troppo aspartato o glutammato nel cervello uccide alcuni neuroni permettendo l'afflusso di troppo calcio nelle cellule. Questo afflusso scatena un aumento eccessivo di radicali liberi che uccidono le cellule.
E' molto grande il rischio per neonati, bambini, donne in gravidanza, anziani e persone con problemi cronici. Perfino la FASEB (Federazione delle Società Americane per la Biologia Sperimentale) che di solito minimizza i problemi e scimmiotta la linea dell'FDA, ha recentemente dichiarato che:"..è prudente evitare l'uso nelle diete di supplementi di acido-glutammico-L alle donne in stato interessante, neonati e bambini.."

Articolo tratto da NEXUS NEW TIME edizione italiana n° 3
 
www.disinformazione.it

domenica 9 aprile 2017

venerdì 7 aprile 2017

Associazione a delinquere per distruggere la Siria

Associazione a delinquere per distruggere la SiriaTratto da www.pressenza.com/it/2016/10/associazione-delinquere-per-distruggere-la-siria
Riprodotto con permesso, da Counterpunch www.counterpunch.org/2016/10/04/overthrowing-the-syrian-government-a-joint-criminal-enterprise/

Le forze armate siriane debbono riprendere la parte di Aleppo occupata dai ribelli.
Avaaz ha il compito di schierare l’opinione pubblica contro questa operazione militare dipingendola come null’altro che uno sforzo congiunto Russo-Siriano per massacrare i civili, soprattutto bambini. La Siria è vittima di una Associazione a Delinquere che da lungo tempo ha pianificato di distruggerla, dopo aver distrutto l’Iraq nel 2003.
Tutti affermano di voler porre fine alla guerra in Siria e riportare la pace in Medio Oriente.
Beh, quasi tutti.
“Questa è una situazione tipo playoff in cui è necessario che entrambe le squadre perdano, o almeno non si vuole che una vinca – si preferisce un pareggio”, ha dichiarato al new York Times nel giugno 2013 Alon Pinkas, ex console generale di Israele a New York. “Entrambi devono sanguinare, perdere sangue fino alla morte: questo è il pensiero strategico qui”.
Efraim Inbar, direttore del Centro Begin-Sadat per gli Studi Strategici, ha sottolineato gli stessi punti nel mese di agosto 2016: “L’Occidente dovrebbe perseguire l’ulteriore indebolimento dello Stato Islamico, ma non la sua distruzione… Permettere che i cattivi uccidano i cattivi suona molto cinico, ma è cosa utile e anche etica da farsi se tiene i cattivi occupati e meno in grado di nuocere ai buoni… Inoltre, l’instabilità e le crisi a volte contengono presagi di un cambiamento positivo… l’amministrazione americana non sembra in grado di riconoscere che l’ISIS può essere uno strumento utile per minare l’ambizioso piano di Teheran di dominio sul Medio Oriente”.
Va bene, non esattamente tutti.
Ma sicuramente il sito umanitario Avaaz vuole porre fine alla guerra e riportare la pace…
O no?
Avaaz sta facendo circolare una petizione che ha raccolto oltre un milione di firme ed ha l’obiettivo di un milione e mezzo. E ‘probabile che ci riescano, con parole come queste: “100 bambini sono stati uccisi ad Aleppo da Venerdì scorso” e “Troppo è troppo!”
Avaaz continua: “Non vi è alcun modo semplice per porre fine a questa guerra, ma c’è solo un modo per evitare questo terrore dal cielo – che le persone in tutto il mondo chiedano una no-fly-zone per proteggere i civili”.
No-fly-zone? Non suona familiare? Quello fu lo stratagemma che servì per distruggere le difese aeree della Libia e aprì quel paese al cambio di regime nel 2011. Fu promosso con zelo da Hillary Clinton, che è anche nota per sostenere la stessa mossa in Siria.
E quando l’Occidente dice “no-fly”, significa che alcuni possono volare e altri no. Con la no-fly-zone in Libia la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno volato quanto volevano, uccidendo numerosi civili, distruggendo infrastrutture e permettendo ai ribelli islamici di occupare parte del paese.
La petizione di Avaaz fa la stessa distinzione. Alcuni dovrebbe volare e altri no.
“Costruiamo un clamoroso appello globale a Obama e altri leader per resistere al terrore di Putin e di Assad. Questa potrebbe essere la nostra ultima, migliore occasione per contribuire a porre fine a questo assassinio di massa di bambini indifesi. Aggiungi il tuo nome”.
Quindi si tratta solo di omicidi di massa di bambini indifesi, e per fermarli dovremmo chiamare il Re dei Droni, Obama, a por fine al “terrore dal cielo”.
Non solo Obama, ma altri leader “buoni”, i membri della NATO: “Al presidente Obama, al Presidente Erdogan, al presidente Hollande, alla Signora Primo Ministro May, e ad altri leader mondiali: Come cittadini in tutto il mondo inorriditi dal massacro di innocenti in Siria, vi chiediamo di far rispettare una no-fly-zone nel nord della Siria, inclusa Aleppo, per fermare il bombardamento dei civili della Siria e garantire che gli aiuti umanitari giungano ai più bisognosi”.
La tempistica di questa petizione è eloquente. Arriva proprio quando il governo siriano sta spingendo per porre fine alla guerra e riconquistare la parte orientale di Aleppo. E’ parte della massiccia campagna di propaganda in corso per conculcare la pubblica opinione circa la guerra siriana su due soli fattori: meno vittime e aiuti umanitari.
In questa prospettiva, i ribelli scompaiono. E scompaiono tutti i loro sostenitori stranieri, il denaro saudita, i fanatici wahhabiti, le reclute ISIS provenienti da tutto il mondo, le armi degli Stati Uniti e il supporto francese. La guerra è solo causata dallo strano capriccio di un “dittatore” che si diverte a bombardare i propri bambini indifesi e a bloccare gli aiuti umanitari. Questa rappresentazione riduce cinque anni di guerra in Siria ad una situazione simile a quanto fu raffigurato in Libia per giustificare la no-fly-zone: nient’altro se non un dittatore malvagio che bombarda il suo popolo.
Per il pubblico che ama trangugiare gli eventi mondiali sotto forma favola, tutto questo si presta a pennello: firmare una petizione al computer e salvare i bambini.
La petizione Avaaz non ha lo scopo di porre fine alla guerra e riportare la pace. Essa mira esplicitamente ad ostacolare l’offensiva del governo siriano per riprendere Aleppo. L’esercito siriano ha subito pesanti perdite in cinque anni di guerra, le sue potenziali reclute di fatto sono state invitate a evitare il pericoloso servizio militare andando in Germania. La Siria ha bisogno dell’aviazione per ridurre le proprie perdite. La petizione Avaaz chiede di paralizzare l’offensiva siriana e quindi si schiera dalla parte dei ribelli.
Aspetta un attimo – ma vuoi dire che vogliono far vincere i ribelli? Non esattamente. Gli unici ribelli in teoria abbastanza forti per vincere sono quelli dell’ISIS. Nessuno vuole davvero questo.
Il fatto evidente è che per porre fine a questa guerra, come per la maggior parte delle guerre, un contendente deve vincere. Quando è chiaro qual è la parte vincente, allora ci possono essere fruttuosi negoziati per cose come l’amnistia. Ma questa guerra non può essere “conclusa con trattative”. Gli Stati Uniti potrebbero sostenere una simile conclusione solo se Washington potesse usare i negoziati per imporre le proprie marionette – pardon, gli “esuli pro-democrazia che vivono in Occidente”. Ma così come stanno le cose, le marionette sarebbero respinte come traditori da parte della maggioranza dei siriani che sostengono il governo, e come apostati da parte dei ribelli. Quindi, nessun contendente deve vincere per porre fine a questa guerra. Il risultato meno peggiore sarebbe che il governo di Assad sconfiggesse i ribelli, al fine di preservare lo stato. Per questo, le forze armate siriane hanno bisogno di riprendere la parte orientale di Aleppo occupata dai ribelli.
Avaaz ha il compito di spingere l’opinione pubblica a opporsi a questa operazione militare, dipingendola come nient’altro che uno sforzo congiunto russo-siriano per uccidere i civili, soprattutto bambini. Per questo, invocano un’operazione militare della NATO per abbattere (che è quello che “no-fly” significa) gli aerei siriani e russi che danno supporto aereo all’offensiva dell’esercito siriano.
Ma neppure tali drastiche misure mirano a porre fine alla guerra. Mirano a indebolire la parte vincente per evitare che vinca. Per prolungare una situazione di stallo. Mirano – per usare l’assurda espressione in uso durante la guerra in Bosnia – a creare un “campo di gioco equo”, come se la guerra fosse un evento sportivo. Mirano a mantenere la guerra in atto fino a quando nulla rimarrà della Siria, e ciò che resta della popolazione siriana riempia i campi profughi in Europa.
Come il New York Times ha riportato da Gerusalemme nel settembre del 2013: “La sinergia tra le posizioni israeliane e americane, anche se non esplicitamente articolata dai leader dei due paesi, potrebbe essere una fonte fondamentale di sostegno per Obama che cerca l’approvazione del Congresso per attacchi chirurgici in Siria”. E ha aggiunto: “le preoccupazioni di Israele per la sua sicurezza nazionale hanno un ampio sostegno bipartisan a Washington, e l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), l’influente lobby pro-Israele a Washington, ha fatto sentire il suo peso martedì scorso a sostegno della strategia di Obama”. (Questo avvenne quando Obama stava progettando di “punire il presidente Bashar al-Assad per l’uso di armi chimiche senza cercare di destituirlo dal potere” – prima che Obama decidesse per l’alternativa di affiancare la Russia nel disarmare l’arsenale chimico siriano, decisione per la quale Obama continua ad essere condannato dalla lobby pro-Israele e dal Partito della Guerra).
L’AIPAC “non ha dichiarato nulla, tuttavia, circa l’esito preferito della guerra civile …”.
Vero. Come il rapporto del 2013 da Gerusalemme continuava: “Poiché si sono offuscate le speranze per la nascita di una forza ribelle secolare moderata che possa creare un cambiamento democratico e anche un dialogo costruttivo con Israele, un terzo approccio ha guadagnato consenso: lasciare che i cattivi brucino se stessi. ‘Il perpetuarsi del conflitto incontra assolutamente l’interesse di Israele’, ha detto Nathan Thrall, un analista con sede a Gerusalemme per l’International Crisis Group”.
La verità è che la Siria è vittima di una Associazione a Delinquere che da lungo tempo ha pianificato di distruggere l’ultimo Stato Arabo indipendente laico nazionalista in Medio Oriente, dopo aver distrutto l’Iraq nel 2003. Mentre viene attribuita alla repressione governativa di “pacifiche proteste” nel 2011, la rivolta armata era stata pianificata per anni ed è stata sostenuta da potenze esterne: Arabia Saudita, Turchia, Stati Uniti e Francia, tra le altre. I motivi francesi rimangono misteriosi, a meno che non siano collegati a quelli di Israele che vede la distruzione della Siria come un mezzo per indebolire il suo rivale nella regione, l’Iran. Anche l’Arabia Saudita vuole indebolire l’Iran, ma per motivi religiosi. La Turchia, ex potenza imperiale nella regione, ha ambizioni territoriali e politiche proprie. Fare a pezzi la Siria può soddisfare tutti.
Questa cospirazione sfacciata e perfettamente aperta per distruggere la Siria è un grave crimine internazionale, e gli Stati di cui sopra sono co-cospiratori. In questa impresa criminale congiunta essi sono uniti a organizzazioni apparentemente “umanitarie” come Avaaz che diffondono propaganda di guerra col pretesto di proteggere i bambini. Questo funziona perché la maggior parte degli americani semplicemente non può credere che il loro governo possa fare cose del genere. Poiché la gente comune ha buone intenzioni e odia vedere bambini uccisi, immagina che per il loro governo sia lo stesso. Questa fede rassicurante è difficile da abbattere. E’ più naturale credere che i criminali siano persone malvagie in un paese di cui in effetti non si capisce niente.
Non vi è alcuna possibilità che questa impresa criminale possa mai suscitare l’attenzione dei procuratori presso la Corte Penale Internazionale che, come la maggior parte delle principali organizzazioni internazionali, è totalmente sotto il controllo degli Stati Uniti. Ad esempio, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari politici, che analizza e contestualizza le questioni politiche per il Segretario Generale Ban Ki Moon, è un diplomatico americano, Jeffrey Feltman, che era un membro chiave del team di Hillary Clinton quando provocò il cambio di regime in Libia. E complici in questa impresa criminale sono tutte le organizzazioni pro-governative “non governative” come Avaaz che spingono l’ipocrisia su nuove distanze sfruttando la compassione per i bambini al fine di giustificare e perpetuare questo grande crimine contro l’umanità e contro la pace nel mondo.
Traduzione di Leopoldo Salmaso

Il punto di Giulietto Chiesa: “L’isteria anti-russa è un piano di guerra”

PTV news 6 Aprile 2017 - Donald Trump proclama di essere flessibile

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Roberto Quaglia: Fake fake news a casaccio dal mondo [7 aprile 2017]


mercoledì 5 aprile 2017

Aleppo: media fanno disinformazione. Occidente trema per legami con terroristi

Aleppo: media fanno disinformazione. Occidente trema per legami con terroristi

Aleppo: media fanno disinformazione. Occidente trema per legami con terroristi
 


Le notizie dei media occidentali sulla Siria sono un imbroglio senza precedenti su scala globale, dichiara il corrispondente in Siria dell'agenzia di stampa cubana "Prensa Latina" Pedro García Hernández

Notizia presa dal sito www.Lantidiplomatico.it visita www.Lantidiplomatico.it


da it.sputniknews.com
  Lo dico come persona che in questo Paese vede tutto con i propri occhi. Vediamo le menzogne non solo nelle pagine dei giornali e sugli schermi televisivi. Sono impegnati nella proliferazione della disinformazione anche i politici occidentali, in particolare il ministero degli Esteri francese, che non cessa di accusare l'esercito governativo siriano di violazioni della tregua.

Ma la verità è che il principale interessato alla pace è proprio il governo di Bashar Assad, che sta compiendo sforzi in questa direzione, basandosi sull'aiuto della Russia, presente nella base aerea di Hmeymim e col Centro per la riconciliazione delle parti siriane in conflitto. Sono i terroristi che si macchiano delle violazioni del cessate il fuoco.

La campagna mediatica scatenata contro il governo siriano e la Russia è la prova più evidente del sostegno ai terroristi degli Stati Uniti e dei suoi alleati, tra cui i Paesi arabi in Medio Oriente. Ora cercano in tutti i modi di salvare i loro referenti ad Aleppo. E' evidente per chi si trova qui e vede la situazione reale.

I timori dei protettori occidentali dei terroristi sono legati al fatto che, in caso di cattura, queste persone possano raccontare un sacco di cose "interessanti" sul ruolo degli Stati Uniti e dei loro alleati nel conflitto. Non possono lasciare che questo accada. Dopo tutto, negare il loro legame con i terroristi sarà impossibile.

Questi combattenti sono ora supportati dall'Occidente. Per loro conto registrano i video che mandano su internet.

Per quanto riguarda i video sugli abitanti spaventati di Aleppo, che sarebbero affranti dalla disperazione per i successi dell'esercito siriano, posso dire che si tratta dell'ennesima menzogna. Ho visto con i miei occhi la vita dei siriani che si trovano nella zona di Aleppo sotto il controllo dell'esercito di Assad. In queste aree viene fatto tutto il possibile per fornire alle persone tutto il necessario. Allo stesso tempo nelle zone controllate dai terroristi sono state create condizioni al limite del sopportabile.

Alla gente sono state requisite le scorte alimentari, mentre le scuole e gli ospedali sono stati trasformati in negozi che distribuiscono armi prodotte negli Stati Uniti.



I tentativi di demonizzare le azioni della Russia in Siria fanno parte di una campagna di disinformazione. La Russia si trova in Siria su richiesta del governo, cosa legittima.

Ma cosa ci fanno gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e la Turchia? Nessuno ha chiesto il loro intervento. Perseguono i propri interessi.

Mi fanno indignare le notizie sulla presunta assistenza umanitaria occidentale ai siriani. Dove sono gli aiuti? L'ONU non ha inviato nessun carico aiuti umanitari in questo Paese, né ad Aleppo né a Damasco né in ogni altro luogo.

Il Pentagono dichiara che gli islamisti potrebbero essersi impossessati dei sistemi di difesa aerea a Palmira: una bugia. Mi trovavo a Palmira prima che finisse ancora sotto il controllo dei terroristi. Non c'erano sistemi di difesa aerea. Lo dico come testimone che con i propri occhi ha assistito alla liberazione di Palmira da parte dell'esercito siriano.

Quindi non escludo che in realtà questi sistemi siano stati forniti ai terroristi. Va notato che i jihadisti hanno già missili che permettono di abbattere velivoli. Ma i media occidentali per qualche motivo non si chiedono da dove siano arrivate queste armi.

Non credo alle lacrime dei media e dei politici occidentali che provano orrore per i bambini uccisi in Siria. Ho visto come un missile lanciato dai terroristi abbia colpito un ospedale in centro a Damasco. Allo stesso modo è stata distrutta una scuola in un quartiere tranquillo. Che hanno detto i media occidentali? Ovviamente nulla, silenzio assoluto.

Dove erano le loro lacrime quando bombardavano l'Iraq e la Libia? Il caos in Siria e nel Medio Oriente è a vantaggio degli Stati Uniti e dai suoi alleati per diversi motivi. Prima di tutto la regione è diventata un mercato redditizio per i produttori di armi. Un fattore altrettanto importante sono le ricche riserve di petrolio della regione.

Per quanto riguarda la recente votazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quando Pechino si è unita al veto di Mosca sulla risoluzione di Aleppo, posso dire solo una cosa: grazie a Dio che nel Consiglio di Sicurezza ci sono Paesi come la Russia e la Cina. In caso contrario la Siria avrebbe avuto lo stesso destino della Libia.
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Fonte: it.sputniknews.com
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