sabato 30 aprile 2011

PERCHE' GLI ANIMALI SONO AGGRESSIVI ?

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giovedì 28 aprile 2011

Candidata la figlia di un boss di Forcella: non sono lady camorra, scelsi un'altra via - Corriere del Mezzogiorno

Candidata la figlia di un boss di Forcella: non sono lady camorra, scelsi un'altra via - Corriere del Mezzogiorno

"La fidanzata? Ero io" - GQItalia.it

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PRENDERE PER IL CULO IL POPOLO

IL POPOLO E' SOVRANO? SABOTIAMO I REFERENDUM POPOLARI !

Il Governo italiano non ha abbandonato l'idea del nucleare. Abbiamo intervistato Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia.

Berlusconi è uscito allo scoperto. La moratoria sul nucleare è un bluff. Il governo non ha abbandonato l'idea dell'atomo. Che ne pensa?

Berlusconi ha il pregio di essere sincero, di questo bisogna dargli atto, quindi la legge che è stata fatta approvare per abrogare le norme sottoposte al referendum, sono un trucco per evitare che i cittadini si esprimano.
Che il nucleare sia il futuro lo può pensare solo una persona che ha la testa rivolta al passato. Se noi guardiamo l'andamento del nucleare negli ultimi 10 anni, vediamo che il peso di questa fonte nella produzione di elettricità - ricordiamo che l'elettricità è solo una parte dei consumi energetici - è sceso dal 17,5% del 1999 a circa il 13 del 2009.
La cosa che poi è importante da far sapere è che nonostante tutta questa propaganda sul supposto rinascimento nucleare, la realtà è un po' diversa, questi reattori di terza generazione avanzata, in particolare l'Epr francese e l'Apmeal americano o nippo-americano, faticano non poco a vedere la luce e presentano problemi non risolti.
In particolare l'Epr francese, per ammissione dei progettisti che lo propongono, è un prototipo neanche completo, non ha ultimato neanche le procedure di sicurezza, i costi viaggiano a circa il doppio di quello che era promesso. Dunque la situazione nel mondo è questa: poiché non si riescono a fare questi reattori e l'industria nucleare ha questa difficoltà, in tutti i paesi, dagli Stati Uniti alla Germania fino alla Russia e anche in altri paesi, si cerca di estendere la vita utile dei reattori esistenti: ricordiamo che il reattore 1 di Fukushima aveva ottenuto l'estensione della licenza proprio a febbraio, quando aveva compiuto 40 anni.
Che significa? Significa che dopo l'incidente in Giappone questa strategia, come vediamo dal dibattito tedesco è molto meno accettabile. E' molto meno facile per l'industria nucleare ottenere dai governi, dalle autorità e dal pubblico il consenso per portare avanti la vita utile dei reattori oltre quella che era prevista.
Ciò significa che per mantenere il parco nucleare attualmente esistente, bisognerebbe vedere un nuovo reattore da qui al 2015 ogni 3 mesi. E tra il 2015 e il 2025 per poter mantenere la potenza costante, il numero di reattori costanti, bisognerebbe averne uno ogni 19 giorni.
Siccome questa prospettiva è assolutamente impossibile, nessuno, neanche i più fanatici del nucleare pensano che questo sia possibile. Noi come conseguenza di Fukushima assisteremo a un declino assai rapido, più rapido di quello che era previsto dell'industria nucleare. Se guardiamo il grafico degli allacciamenti di nuovi reattori anno per anno, dagli anni 60 a oggi, vediamo che il picco lo si raggiunge tra il 1985/1986; dopo Chernobyl c'è un crollo, quindi è un grafico che se uno lo guarda indipendentemente dal fatto che sia il nucleare o qualunque altro oggetto, si capisce che il mercato della tecnologia nucleare è in declino da tanti anni. Se non fosse così, del resto, George Bush, che è stato uno dei Presidenti più liberisti della storia degli Stati Uniti, non avrebbe cercato di introdurre forti incentivi nel 2005 e nel 2007 proprio per convincere le imprese a tornare a investire su nuovi impianti nucleari. Ricordiamo che Bush è eletto nel 2001, nel 2002 lancia questo programma, ma dal 2002 al 2010 negli Stati Uniti non è stato costruito nessun nuovo reattore, nel frattempo l'energia eolica ha avuto un aumento di 37 mila megawatt che in termini energetici corrisponde all'aver costruito una centrale da mille megawatt all'anno per 10 anni.

L'ultima speranza rimane, allora, il referendum. Ammesso che si voti e che la gente voti "sì"

Questa è la nostra speranza, non sono un esperto di materia costituzionale, quindi non so prevedere quale sarà il comportamento della Consulta, perché noi siamo in questa situazione un po' paradossale che probabilmente non ha nessun precedente. Se si fa un referendum abrogativo e la materia viene abrogata, poi per 5 anni non si può più rilegiferare in quella direzione. Qui siamo di fronte a un trucco che sostanzialmente tende a provocare degli effetti giuridici diversi, perché la Corte costituzionale come dice Rodotà, come dicono altri costituzionalisti, può accettare di sospendere o di abolire, o di far saltare il referendum perché il Parlamento ha legiferato nella direzione richiesta da chi ha proposto quel referendum. Si potrebbe verificare che abolisco questa legge per non avere il voto, dopodiché ne ripresento una simile l'anno prossimo e quindi i referendari devono ricominciare tutto da capo perché magari nel frattempo gli articoli delle leggi sono stati cambiati e quindi le firme raccolte non valgono più. Quindi siamo veramente di fronte al tentativo di affossare un istituto come quello del referendum che alla fine è uno dei pochi istituti di democrazia diretta che abbiamo in Italia.

Berlusconi è tornato alla carica sul nucleare proprio nel giorno dell'incontro con Sarkozy. Una strana coincidenza, considerato che il nucleare italiano è business francese. O no?

Può darsi, però quello che va ricordato è questo: prima di Fukushima l'unico progetto che addirittura avrebbe ricevuto anche dei sostanziosi sostegni pubblici negli Stati Uniti, di un reattore francese Epr è stato cancellato. Il costo discusso negli Stati Uniti era di circa 7 miliardi di Euro, su questo c'era un 80% di copertura pubblica per le banche, quindi le banche erano coperte per l'80% di questa cifra. Il resto doveva essere messo dall'impresa. Ma l'impresa ha rotto con i francesi dell'Edf e quindi a ottobre dell'anno scorso l'unico progetto, che era nella short list per arrivare a questi famosi incentivi e sostegni pubblici inseriti da Bush e oggi spesi da Obama era saltato e questa cosa che è comparsa sul Washington Post in Italia ha avuto qualche trafiletto qua e là. E' bizzarro perché è una tecnologia in cui noi abbiamo un memorabile understanding, un accordo tra Enel e Edf per farne 4 in Italia. Il partner americano dei francesi cancella il primo progetto Epr negli Stati Uniti, lo cancella mentre discute un prezzo che è superiore a quello che discutiamo noi, nonostante il governo americano sia pronto a dargli una copertura finanziaria per le banche. E questo cosa significa? Significa che l'Epr, Europian Pressurized Reactor, forse sarebbe meglio significasse "Era per ridere". Ma questo era già avvenuto prima di Fukushima, quindi oggi noi siamo nella condizione di dire: scusate ma perché in un paese che vuole prendere quella tecnologia, il partner americano non accetta neanche i soldi del governo per farla e noi dovremmo farla? In un paese normale questo avrebbe aperto un dibattito invece là non c'è stato, questo significa che c'è una lobby molto precisa in Confindustria, di cui la Marcegaglia è portavoce che è una lobby dei grandi consumatori di energia e anche dei produttori di cemento e acciaio che sono quelli interessati alla costruzione di questi impianti, che hanno spinto in una direzione e che non ha poi avuto esito altrove, quindi al di là poi del fatto se l'Epr resisterebbe a un terremoto etc. che è tutto un problema più tecnico. Credo che Berlusconi segua una linea che non guarda al futuro, perché chi dice quelle cose ha la testa rivolta al passato. Il nucleare è tutt'ora basato sulla fisica della fissione che è stata sviluppata negli anni 60 e 70 e che è figlia nel nucleare bellico dei reattori che servivano alla marina militare americana per i sommergibili e per le portaerei. Non siamo di fronte a una tecnologia nuova, siamo di fronte alla rivisitazione della tecnologia vecchia e che ripeto nella sua ultima versione trova crescenti difficoltà e in Francia e in Finlandia, negli Stati Uniti è stata cancellata e noi vorremmo farla qui in Italia.
Sul nucleare Berlusconi non vuole far votare gli italiani, quindi qui poi si pone un problema più generale: chi decide se questo rischio del nucleare è accettabile oppure no? Lo vogliamo delegare al governo? Lo vogliamo delegare all'autorità di sicurezza nucleare capeggiata da Veronesi che dormirebbe con le scorie in camera da letto? Credo che quello che va detto agli italiani è che questa è una situazione inaccettabile.
Bisogna scegliere cosa si vuole fare, non ci si venga a raccontare che il nucleare costa di meno perché questa è una balla, in nucleare comincia a costare di meno solo dopo 20 anni, ma il vantaggio va a chi l'ha costruito, non certamente ai cittadini!
Berlusconi, centrali, Confindustria, costi, Francia, Fukushima, Giuseppe Onufrio, Italia, nucleare, referendum, Sarkozy, Stati Uniti, tecnologia

martedì 19 aprile 2011

UN'ICONA PER SETTIMO T.

LA GRECIA E' FALLITA

La Grecia è fallita anche se non lo sa
E ora l’Europa inizia a temere il crack ellenico Il governo ellenico smentisce le voci di default tecnico sui titoli di Stato ma il mercato sembra dare ragione alle indiscrezioni in senso contrario. Il rischio è che il Paese collassi, trascinando nel baratro il resto del Continente. I Piani di salvataggio non funzionano. E dalla Finlandia spira un nuovo vento di ripensamento La Grecia è fallita anche se ancora non lo sa. O, per meglio dire, fa elegantemente finta di non saperlo. Atene nega qualsiasi ipotesi di ristrutturazione del debito prefigurando manovre fiscali e piani di sostegno. Ma ora i mercati hanno sfiduciato il Paese e l’Europa attende solo quel verdetto finale che tutti, da qualche tempo, danno oramai per scontato. Da Berlino a Parigi, passando per Bruxelles e Madrid, tutti si preparano al peggio, consapevoli di una reazione a catena che dalla penisola ellenica rischia di gettare nel panico l’intero continente e la sua moneta unica. Per la quale, mai come oggi, il futuro era apparso così tetro.

“La ristrutturazione del debito non è necessaria e né auspicabile” ha spiegato ieri il governatore della banca centrale di Atene George Provopoulos cercando in tutti i modi di mettere a tacere le sempre più inquietanti voci di default tecnico. Ieri, citando una fonte anonima del Fondo monetario internazionale, il giornale locale Eleftherotypia aveva affermato il contrario. Il ministro delle finanze George Papacostantinou, aveva scritto, avrebbe infatti già avanzato una richiesta di nulla osta per il taglio dei rendimenti sulle obbligazioni sovrane. In pratica l’annullamento delle condizioni contrattuali sui titoli di fronte all’impossibilità di onorare l’impegno restituendo il debito. In parole povere la bancarotta nazionale. Provopoulos, come detto, ha smentito tutto. Ma è possibile credergli senza riserve? Secondo gli investitori, evidentemente no.

I tassi di interesse sui bond decennali greci hanno sfiorato oggi quota 14% evidenziando l’ennesimo record nello spread con il bund tedesco. Quelli a due anni viaggiano ormai sul 17% sottolineando così un maggiore rischio di breve periodo. Il costo di assicurazione dei crediti misurato sui Cds (credit default swaps, i derivati che garantiscono un rimborso in caso di fallimento) vale ormai 1.220 punti base, come a dire che per garantire un credito da 10 milioni di euro con Atene occorre sborsarne 1,22. Qualche giorno fa, gli analisti di Markit, insieme a Cma il principale monitor mondiale sui derivati scambiati fuori dalle borse, attribuiva alla Grecia 65 probabilità su cento di fallire entro i prossimi cinque anni. Un dato che non ha eguali al mondo. Provopoulos ammette senza riserve che nel corso di quest’anno il Pil nazionale si contrarrà ancora del 3% peggiorando quindi il rapporto con quel debito da 325 miliardi su cui pesano gli interessi (4,2% annuo) pagati sul finanziamento di emergenza Ue. Si stima che entro il 2013 il debito ellenico possa arrivare ad equivalere al 160% del prodotto nazionale. Oltre due volte e mezzo rispetto al limite massimo del Patto di stabilità.

Il deterioramento dei dati misurato oggi lancia un segnale chiarissimo: la Grecia non ce la può fare nemmeno con l’aiuto del Continente. Ne sono convinti gli analisti, ma anche i Paesi “virtuosi”, con i conti a posto e la legittima voglia di non scaricare sui propri contribuenti il costo di un salvataggio rivelatosi ad oggi perfettamente inutile. Il trionfo elettorale degli euroscettici alle elezioni finlandesi di domenica apre ora un’autentica grana in sede Ue. Helsinki potrebbe boicottare il piano salva Portogallo creando ulteriore tensione sui mercati. Il punto, però, è che nonostante la logica di fondo, il fallimento tecnico di Atene (e poi forse di Dublino, che già è pronta a imporlo sul debito delle banche private, e Lisbona) aprirebbe la strada a conseguenze molto gravi. Vediamo nel dettaglio.

Se la Grecia si dichiarasse insolvente ne farebbero le spese i titolari delle sue obbligazioni, ovvero i Paesi più esposti (Francia e Germania), la Banca centrale europea, e le banche private greche che, guarda caso, sono piene zeppe di titoli di Stato. Il rischio è che il sistema del credito greco crolli generando tensioni sociali inimmaginabili e riproducendo per le strade di Atene le scene già viste un decennio fa a Buenos Aires. Un ulteriore contraccolpo per tedeschi e francesi esposti non solo sui bond sovrani ma anche sui titoli emessi dagli istituti privati ellenici. Di fronte al tracollo, la percezione del rischio contagio peggiorerebbe la situazione delle altre periferie europee sollecitando gli speculatori. Nel mirino degli hedge finirebbe soprattutto la moneta unica in un vortice di deprezzamento forse mai visto.

Oggi l’euro ha toccato i minimi degli ultimi dieci giorni con il dollaro e delle ultime due settimane con lo yen. Ma in caso di forte speculazione la discesa potrebbe accelerarsi. Come se non bastasse la spinta inflazionistica dovrebbe indurre la Bce a proseguire lungo la linea tracciata due settimane fa alzando di mezzo punto il costo del denaro entro la fine del 2011, con ovvie ricadute negative sui prestiti concessi nei mercati nazionali sul fronte dei mutui e non solo. Per i Paesi a forte indebitamento privato sarebbe un problema notevole. E siccome a patire le peggiori conseguenze sarebbe in primo luogo la Spagna, ovvero quella tessera del domino di cui nessuno potrebbe sopportare la caduta, ecco spiegato per quale motivo, già oggi, l’inquietudine in sede europea tocchi preventivamente i livelli di guardia.

E’ prematuro parlare di apocalisse, ma i timori di un forte peggioramento sono più che giustificati. E per l’Europa, chiamata a sopravvivere alla tempesta, si apre ora il difficile capitolo del ripensamento della propria politica anti crisi. Un atto dovuto nella speranza che la tragedia greca non si trasformi in seguito in una tormentata tragedia continentale.

lunedì 18 aprile 2011

ARROGANZA DEL POTERE E SOVRANITA' POPOLARE


28 febbraio 2011: SEMPRE PIU’CONVINTI DELLE NOSTRE RAGIONI

E’ sempre più chiaro che chi vorrebbe il TAV sostituisce, magari perfino nel suo inconscio, il bene comune che è la verità, con l’interesse privato infatti:

1) tutti i dati ufficiali indicano che l’opera non serve. Video.

2) è appurato che i costi del TAV sono al momento sconosciuti ed insostenibili per la collettività.

3) Non si è ancora piantato un chiodo ma i vertici di LTF sono già stati condannati per corruzione.
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27 febbraio 2011: NON SOLO TAV

Pur occupandosi prevalentemente della Torino-Lyon la redazione di Ambientevalsusa sente la necessità di condividere con Voi (che potete diffondere ulteriormente) alcuni documenti e filmati su argomenti non meno importanti del TAV, anzi a ben vedere argomenti che sono un tutt’uno con la questione che da 11 anni seguiamo su questo sito: Acqua pubblica, Nucleare, Giustizia, Energia.
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25 febbraio 2011 LA COMUNITA’ PENSANTE

Si sta allargando sempre più, e nuove persone di ogni ceto sociale vi aderiscono. La politica dei partiti è sempre più lontana, quella delle cose reali vicina e partecipata.
Nel nostro piccolo proviamo a contribuire col contributo idi tanti amici che ci scrivono e che ci danno una mano,ma il lavoro da fare è davvero molto, e sia chiaro, forse servirà solo per ridurre i danni. Perciò ti chiediamo di aiutarci a diffondere queste notizie per ricercare un confronto sereno, non urlato, con tutti, basato su dati reali, sulla partecipazione dei cittadini alle scelte del mondo nel quale vivono.


26 febbraio 2011: LA PROPAGANDA TAV.

Devono ancora scavare il cunicolo geognostico per capire se “la talpa” è utilizzabile e per capire cosa c’è nelle montagne e dunque se l’opera è fattibile, ma i politici parlano come se fosse tutto facile…
Consci del fatto che salute, ambiente, ordine pubblico sono elementi essenziale del vivere civile e che nessuna opera deve metterli a rischio, riteniamo doveroso mettere a disposizione di tutti i nostri amici lettori le ultime dichiarazioni pro Lyon-Turin dei politici. Non sfugga peraltro che ingenti risorse, pare 500.000 Euro verranno spesi dalla regione per “convincere tutti sulla bontà dell’opera”, o almeno per provarci. Soldi buttati.
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REFERENDUM DI GIUGNO 2011

REFERENDUM GIUGNO 2011, QUESTO SCONOSCIUTO / Solo il 7% degli italiani conosce i quesiti. Ultime notizie referendum - Roma - Domenica 12 e lunedì 13 giugno il popolo italiano sarà chiamato a votare sul referendum che riguarderà tre temi:

1 - LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
2 - IL NUCLEARE
3 - IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO

Il referendum abrogativo, in quanto tale, richiede all'elettore di esprimere la propria preferenza sull'eventualità di abrogare una determinata legge.

E' uno strumento importantissimo attraverso cui il corpo elettorale viene consultato direttamente su temi specifici; è uno strumento di democrazia diretta perchè da la possibilità agli elettori di fornire il proprio parere, o la propria decisione, in merito ad un particolare tema di riforma. Le tematiche in questione sono estremamente importanti, segnano un vero e proprio spartiacque politico ed economico nella società attuale, e richiedono pertanto la massima partecipazione al voto. E' bene, dunque, ricordare su quali leggi si dovrà intervenire.
Secondo quanto evidenziato in un recente sondaggio di Ipr Marketing per Repubblica, a meno di tre mesi dalla chiamata alle urne, solo tre italiani su quattro sanno che ci sarà un referendum a giugno. Ma la cosa ancora più eclatante è che solo il 7% di quest'ultimi conosce i quesiti.


I quesiti in discussione sono quattro: due riguardano la privatizzazione dell'acqua (modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica; e determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito)

Uno riguarda una abrogazione parziale di norma circa le nuove centrali per la produzione di energia nucleare.

Anche l'ultimo riguarda l'abrogazione parziale di norme, nella fattispecie la legge 7 aprile 2010, n. 51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale. (Fonti: Ministero dell'interno - http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/elezioni/00820_2011_04_05_referendum.html)


I primi due quesiti riguardano l’abrogazione di alcune norme - decise dal Governo - riguardanti la gestione privata dell’acqua. Se vince il Si, la norma viene abrogata e tutto resterebbe così com'è; al contrario se dovesse vincere il NO si corre il rischio di vedere “privatizzata” la gestione di un bene primario, che è l'acqua, con tutti i rischi che ciò comporta in termini di costi e qualità del servizio idrico.

Il terzo quesito prevede la cancellazione di numerose norme contenute in una serie di provvedimenti che il Governo Berlusconi ha predisposto per il rilancio del nucleare italiano. Come tempestivamente ricordatoci dai nostri ministri è importante "non farsi coinvolgere emotivamente dagli eventi catastrofici che si sono susseguiti in Giappone", ma è evidente come questa immane sciagura abbia riportato all'attenzione dei popoli i rischi che le centrali nucleari - sebbene all'avanguardia - comportano, senza contare l'annoso problema dello smaltimento delle scorie nucleari. Se vince il Si le centrali nucleari NON verranno costruite, se invece vince il NO il Governo ha il via libera nella costruizione di centrali nucleari.

Il quarto quesito riguarda l’eliminazione della legge n.51 del 2010 riguardante il legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale. Se vince il SI, la legge viene abrogata e il diritto attualmente esercitabile di NON comparire in un'udienza penale decade. Se vince il NO la legge rimane quale e tale.

Se non viene raggiunto il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, il referendum abrogativo non sarà valido. In questo modo decade la volontà popolare e le leggi proseguirenno per il loro iter consueto.

Referendum: ragioni del rilancio del nucleare, l'importanza di ESSERE informati, il futuro dei nostri figli dipenderà dall'esito di questo referendum. Dobbiamo responsabilizzarci. Beppe Grillo è un fiume in piena.

AMBIENTE VALSUSA


CONTO ALLA ROVESCIA: (COUNTDOWN per la Torino-Lyon e non solo).

Siamo agli sgoccioli, poche settimane e dovrebbero iniziare a scavare alla Maddalena, Chiomonte.
Un buco di 7 km, utile per “testare la trivella” e capire quali sorprese ci riservano le montagne valsusine, capire se la galleria del TAV si può fare, se il calore e l’acqua della montagna lo permettono. Questa la teoria.
Tutti i valsusini e gli italiani informati però sanno bene che la teoria è ben diversa dalla realtà. E’ ormai fin troppo chiaro che una nuova ferrovia non serve, che sarebbe insostenibile per la nostra economia, che dietro a questa opera, come a tutte le “grandi opere” ci sono interessi per nulla collettivi ma la necessità di attingere ai contributi europei e l’incapacità di progettare un futuro sostenibile per il nostro paese e per i nostri figli.
TAV, Ponte sullo stretto, nuove basi militari, inceneritori di rifiuti, centrali atomiche sono tutti risultati fotocopia di questa incapacità di guardare al futuro in modo costruttivo, nel rispetto dei cittadini e delle loro reali esigenze. Capita così che le grandi opere vengano utilizzate a livello di propaganda facendo credere che siano la soluzione ai problemi.


Non ci si deve però stupire troppo di una simile situazione se sono i pubblicitari a governare, gente che prima promette, e quando si tratta di mantenere le promesse cambia discorso e comincia a raccontare barzellette sempre più stupide. E diciamocelo: il meccanismo funziona! Molte persone ridono alle barzellette e accendono la Tv per sentire la prossima... La forbice tra conoscenza e creduloneria pare allargarsi. Da una parte gente sempre più informata e cosciente della realtà, dall’altro persone che per interesse o incapacità hanno dimenticato le promesse del loro capo spirituale e ridono alle sue barzellette. La politica come una religione, una religione che costa sempre di più, ed ecco che anche da “sinistra” qualcuno propone di aumentare i rimborsi elettorali.
Diciamocelo chiaro, è qui che casca l’asino. Il TAV alla fine rischia di diventare, se non lo è già, l’ennesimo classico, antiquato modo per finanziare la politica. Per questo tutti i grandi partiti lo vogliono? Molto probabile. Forse è anche per questo motivo che le procedure autorizzative hanno dei buchi enormi, con revisioni infinite dei progetti, assoluta mancanza di una qualsiasi valutazione dei rapporti tra costi finali e benefici presunti. Ma forse tutto è semplicemente studiato per mettere le mani sul contributo europeo,e certo tutto ciò stride leggermente con le dichiarazioni del governo di voler uscire dalla UE in conseguenza della bocciatura europea sulla linea adottata dall’Italia sui rifugiati nordafricani.


La nostra riflessione finisce qui... inutile continuare. Crediamo invece molto utile fornire ai nostri lettori una serie di notizie che possono confermare le nostre analisi sulla questione Torino Lyon, attività che svolgiamo ormai da 11 anni.

Dateci una mano DIFFONDENDO I NOSTRI MESSAGGI!
Cerchiamo di informare al meglio i nostri amici e gli iscritti della mailing. e come noi fanno tanti altri amici e diversi siti internet. In particolare tutti stiamo esaminando i progetti e predisponendo le osservazioni e le azioni legali necessarie. Il sito Ambientevalsusa è gestito a livello volontario e senza scopo di lucro da 11 anni. Un particolare ringraziamento ci sentiamo di esprimere agli esperti di Pro Natura Torino e del WWF per l’enorme mole di lavoro svolto. SOSTENIAMOLI con il con il 5xMille COME FARE?
Cerca nel modulo Modello Unico, 730, CUD lo spazio: “Scelta per la destinazione del 5X1000”.
Metti la tua firma nel riquadro “Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, ecc.”
Sotto la firma, nello spazio “codice fiscale del beneficiario” inserisci il codice fiscale di


Pro Natura Torino 8 0 0 9 0 1 5 0 0 1 4 oppure quello del WWF nazionale 8 0 0 7 8 4 3 0 5 8 6

Testo delibera CIPE 86 2010: Cunicolo esplorativo della Maddalena. Approvazione progetto definitivo e finanziamento.

Necci: il TAV e qualche mistero. La stessa storia nel video di Ferdinando Imposimato.

Ecco il tracciato finale Sei cantieri fra Valsusa e Settimo.

5 aprile 2011: Lettera aperta del Movimento No TAv agli imprenditori valsusini.

23 marzo 2011: Il centrodestra scivola sul TAV. Basta la buccia di banana del Movimento 5 stelle...

23 marzo 2011: Osservazioni della Comunità Montana Valle Susa e Sangone alla documentazione progettuale integrativa richiesta dalla Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS trasmessa da LTF S.p.A in data 24 gennaio 2011.

22 marzo 2011: Militarizzare i futuri cantieri?


18 marzo 2011: Tav e salute pubblica. Manifesto dei medici ed operatori sanitari. Comunicato stampa della Comunità Montana sui manifesto dei medici

14 marzo 2011: Il comunicato stampa, le osservazioni, la diffida delle associazioni ambientaliste sul progetto LTF tratta intenazionale.

14 marzo 2011: Il tracciato da Sant’Ambrogio a Settimo Torinese

13 marzo 2011: Virano alle terme, fantasie di un moderno Giulio Cesare.

2 marzo 2011: il ricatto dell’Ospedale di Susa.



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I migliori saluti, Scrivi a:

Ambientevalsusa info@ambientevalsusa.it

sabato 16 aprile 2011

LA CANAPA

ORIGINI PARTE 3

ORIGINI DEL MONDO 2 PARTE

ALLE ORIGINI

RADIAZIONI E DECONTAMINAZIONE

Radiazioni e decontaminazione
Marcello Pamio - 7 aprile 2011

Le centrali atomiche sono fabbriche pericolosissime che producono atomi radioattivi - di solito dall’Uranio e dal Torio - e grandi quantità di calore.
Un impianto nucleare, usa il calore generato dalla decomposizione radioattiva per far bollire l’acqua, i cui vapori serviranno a mettere in moto delle turbine e produrre energia elettrica. Si tratta del modo più costoso, rischioso, assurdo e ignorante per produrre energia!
Se l’assorbimento del calore, per un qualsiasi motivo, viene meno, le barre di uranio si surriscaldano e possono esplodere o fondere, esattamente quello che è accaduto a Chernobyl e ultimamente nella centrale di Fukushima in Giappone.

L’immenso spreco di acqua
Una piccola centrale da 1000 MWatt (1 GWatt) ha bisogno di 1.800.000 litri di acqua ogni minuto, cioè 30.000 litri al secondo, circa un terzo della portata del nostro Po, solo per raffreddare i reattori.
Questo è il motivo per cui le centrali vengono costruite vicino a fonti di acqua fresca: mari, laghi e fiumi.
In Francia, il 40% di TUTTA l’acqua consumata in un solo anno viene usata per raffreddare i propri reattori nucleari!

Nonostante lo spreco incredibile di acqua, a livello ufficiale si propaganda esclusivamente il basso costo per kilowatt di energia prodotta dal nucleare, nessuno calcola i costi e i danni irreparabili ed irreversibili all’ambiente e agli esseri umani delle emissioni radioattive. Se infatti si considerassero i danni all’ecosistema e le malattie indotte dalle radiazioni (leucemie, tumori, malformazioni, sterilità, impotenza, ecc.) l’energia nucleare risulterebbe essere antieconomica, antiecologica e antiumana!
A 25 anni di distanza da quel sabato 26 aprile 1986, giorno dell’incidente accaduto alla centrale di Chernobyl in Bielorussia, si continuano ancora oggi a contare i morti, anche se il loro numero rimane un mistero!
L’Onu, irriverentemente, parla di 65 morti e forse 4000 presunti, mentre Greenpeace denuncia almeno 200.000 sicuri e circa 6 milioni di morti nei prossimi decenni. La triste e amara realtà è che oggi stiamo ancora pagandone le conseguenze.

Il terremoto in Giappone
La realtà giapponese è forse anche più grave: un reattore è andato in fusione producendo un inquinamento radioattivo pesantissimo. Le notizie sono frammentarie, e come sempre, non sapremo mai con esattezza l’entità dei danni e soprattutto dei rischi per gli esseri umani.
Certamente il fallout radioattivo, cioè la ricaduta delle particelle radioattive non riguarderà il Sol Levante, ma l’intero pianeta. Grazie alla circolazione di venti che distribuiscono gli inquinanti in tutta l’atmosfera, grazie alle correnti atmosferiche, oceaniche, le circolazioni idriche sotterranee, le alghe, pesci, uccelli, ecc. la radioattivià giungerà nel continente americano prima ed europeo poi.

Nonostante le rassicuranti parole degli esperti, dei testimonial pubblicitari, dei noti oncologi televisivi, dei governi e naturamente dei loro mentori (lobbies dell’energia e del cemento) le centrali atomiche sono pericolosissime.
Ricordiamo Chernobyl e pochi altri, ma secondo il Sipri, l’Istituto svedese per le ricerche pacifiche) dal 1945 fino al 1986 gli incidenti nucleari seri sono stati 160.[1] Secondo il Chemical and Engineering News, fino al 1977 gli incidenti nucleari statunitensi si aggiravano intorno ai 10.000![2]

L’attuale disastro ambientale del Giappone è solo l’ultimo in ordine cronologico e sembrerebbe molto più grave di quello avvenuto 25 anni fa.
La d.ssa Helen Caldicott, ex fisico dell’Università di Harvard e super esperta nucleare, ha descritto il disastro di Fukushima come una “catastrofe assoluta”, parecchie volte peggiore di quella di Chernobyl, anche perché la centrale giapponese contiene 30 volte le radiazioni di quella russa. Continua la d.ssa Caldicott denunciando che “Il mondo ora sta pagando - e pagherà comunque vada la crisi di Fukushima. Un prezzo salato per l’arroganza e l’avidità che hanno alimentato la loro voglia di costruire sempre più reattori. Facendola bere a politici ingenui, spingendo sui media, e portando una gran parte del pubblico a pensare che il nucleare sia una soluzione ‘verde e pulita’ per il problema del riscaldamento globale, l’industria nucleare ha costruito strutture in modo improprio, con poco o nessun riguardo per le norme di sicurezza, e lo hanno fatto spesso con il nulla osta delle autorità di governo”.[3]

Cosa si può fare per ridurre i rischi di eventuali contaminazioni radioattive?
Per proteggersi e difendersi da qualche cosa è importante comprendere e conoscere il nemico.
E’ doveroso a questo punto ricordare che non molto si può fare contro le subdole e penetranti radiazioni nucleari, ma certamente ridurne i danni è assai importante.
Altra cosa estremamente utile è in questo periodo, non farsi prendere dal panico e dalla paura, perché tali emozioni giocano un ruolo deleterio bloccando e paralizzando le coscienze.

Cos’è la radioattività
La radioattività è una violenta espulsione di microscopici ammassi di energia o particelle elettriche da parte di nuclei non stabili che si trasformano in altri emettendo particelle. Le particelle espulse si dicono ionizzanti perché rendono instabili le strutture di altri atomi, in cui si imbattono.
La ionizzazione può interessare l’aria, l’acqua, le pareti di una casa, la macchina e anche un organismo vivente come l’uomo e l’animale.

I radionuclidi
Si dicono radionuclidi o radioisotopi tutti quegli atomi che emettono radiazioni Alfa, Beta e Gamma.
Sono sempre presenti nell’atmosfera intorno alle centrali nucleari o dopo una esplosione atomica.

Ufficialmente si conoscono sedici radionuclidi:
Kripto-88, Stronzio-89-90-91, Yttrio-91, Zirconio-95, Molibdeno-99, Rutenio-103-106, Tellurio-127-129-131-132, Antimonio-127-129, Iodio-129-131-132-133-135, Cesio-134-136-137, Bario-140, Lantanio-140, Cerio-141-144, Nettunio-239, Plutonio-239, Curio-242.

Questi radioisotopi hanno un tempo di dimezzamento[4] molto diverso.
Per esempio lo Iodio-132 ha un tempo di dimezzamento di sole 2,4 ore, mentre il Plutonio-238 di 87,7 anni, per arrivare al Plutonio-239 che si dimezza in circa 24.100 anni.
In quanto ionizzanti sono tutti estremamente pericolosi per la salute umana, ma quelli che più interessano dal punto di vista salutare sono: Iodio 131, Cesio-137 e Stronzio-90.
Proprio i radioisotopi che vengono liberati da disastri nucleari e da esplosioni atomiche.

Radiazioni Alfa
Gli elementi che emettono Raggi Alfa sono: Plutonio-239, Uranio-233, Radio-226, Radon-222 e Polonio-210.
La radiazione Alfa, essendo di carica positiva, quando colpisce un organismo vivente, viene attratta da un organo o un apparato avente carica opposta, cioè negativa.
I danni possono essere semplici infiammazioni, necrosi o ustioni che colpiscono sia le cellule che le terminazioni nervose.
Gli organi più esposti alle radiazioni Alfa sono gli occhi e le orecchie, ma anche il cranio e i nervi cerebrali.
Tali radiazioni per fortuna hanno una penetrazione molto limitata e infatti basta coprire la pelle con indumenti spessi per proteggersi.
Risulta utile fare frequenti docce per lavare la pelle usando saponi all’argilla o alle alghe, mentre internamente la protezione si ottiene con assorbenti fitici e alginici (cereali integrali e alghe e loro estratti), anche l’argilla verde ventilata è un ottimo assorbente.

Radiazioni Beta
Gli elementi che emettono radiazioni Beta sono: Cesio 136-137, Iodio-131, Rutenio-106, Stronzio-89-90, Yttrio-90, Kripto-85, Zinco-65, Cobalto-60, Potassio-42, Fosforo-32, Carbonio-14.
Le radiazioni Beta sono molto più penetranti delle Alfa e quando entrano nell’organismo creano microscopiche ustioni, alterano i campi magnetici biologici, inattivano enzimi e vitamine, infiammano e indeboliscono l’apparato sessuale, fanno cadere i capelli e danno senso di stanchezza.
Quando un raggio Beta colpisce l’organismo è come un fulmine che si scarica sulle pareti delle arterie, sulla pelle, ustionando e lesionando.
Una buona difesa dalle radiazioni Beta, come vedremo alla fine del presente articolo, si ottiene con l’argilla verde ventilata e gli assorbenti alginici (alghe) e acidi fitici (cereali integrali).
Inoltre l’uso alimentare di fermentati, che stimolano tutte le ghiandole ormonali, è molto efficace sia come decontaminante che come ristrutturante nei punti colpiti dalle radiazioni.

Radiazioni Gamma
Gli elementi che emettono raggi Gamma sono: Cesio-137, Iodio-131, Kripto-85, Zinco-65, Cobalto-60, Potassio-40-42.
I raggi Gamma, della stessa natura dei raggi X delle radiografie, non sono corpuscoli ma ammassi di energia radiante: onde elettromagnetiche a piccola lunghezza d’onda e perciò molto penetranti da oltrepassare una lastra di piombo di 22 mm di spessore!
I raggi Gamma attraversano l’organismo umano come la luce attraversa il vetro di una finestra e possono provocare serie alterazioni strutturali dell’equilibrio elettrico cellulare; cedere per esempio energia a un elettrone libero facendolo diventare un pericoloso raggio Beta.
La difesa sta nella presenza continua di alginati, fitati, argilla e minerali come calcio, magnesio, potassio e sodio e in un apparato digerente forte e sano.

Iodio-131
Questo radionuclide è molto preoccupante per la salute per via della sua rapidità di assorbimento e immediata concentrazione nella tiroide. Si deposita inoltre nel fegato e ghiandole sessuali.
La tiroide negli esseri umani ha bisogno di Iodio per sintetizzare gli ormoni tiroidei e assume questo importante minerale dagli alimenti e in misura minore dalla respirazione[5].
Quando la concentrazione dello Iodio, a causa di una nutrizione non corretta, è scarsa, la tiroide diventa particolarmente avida di questo minerale e quindi lo accumula rapidamente appena lo riceve dal sangue.
Se a seguito di un indicente nucleare la concentrazione del radionuclide Iodio-131 nell’aria, terreno, alimenti, aumenta, questo viene assorbito istantaneamente nella tiroide stessa, raggiungendo dosi elevatissime.
Lo Iodio radioattivo nella ghiandola è in grado di provocare seri processi infiammatori e tumorali.
La tiroide accumula Iodio in maniera inversamente proporzionale alla sua massa: tiroidi più piccole, come nei bambini, accumulano maggiormente Iodio-131 rispetto le tiroidi grandi degli adulti![6]
Il periodo di latenza medio fra l’esposizione alle radiazioni e la diagnosi di patologia tiroidea è di circa 4-5 anni. I più frequenti tumori tiroidei infantili causati da un disastro nucleare sono i carcinomi papillari, mentre lo stato pre-tumorale è rappresentato dall’iperplasia micropapillare.[7]
Il tempo di dimezzamento biologico dello Iodio-131 è di 138 giorni, ma il suo dimezzamento fisico (cioè il tempo che l’organismo impiega per eliminarne la metà) è di soli 8 giorni.
La sostanza alimentare che ne viene impregnata in modo maggiore è il latte, mentre se non sono state irradiate, le varie crocifere (cavolo, verza, ecc.) stimolano l’aumento del glutatione che è uno dei migliori “spazzini” biologici dei radicali liberi.

Cibi naturali che contengono Iodio organicato e prontamente assimilabile (mg/100gr di alimento)
Zucca 0,062 mg, anguria 0,040 mg, cetriolo 0,037 mg, spinaci crude 0,036 mg, asparagi 0,030 mg, rape e bietole 0,025 mg, mirtilli 0,020 mg, arachidi 0,020 mg, fragole 0,019 mg, carciofi 0,018 mg, melanzane 0,017 mg, pesche 0,016 mg, banane 0,012 mg, carote e patate 0,012 mg ecc.[8]

Cesio-137
Il Cesio viene assorbito a livello intestinale in modo rapidissimo e la sua struttura chimica è molto simile a quella del Potassio, quindi viene utilizzato dall’organismo per “riempire” le cellule (visto che all’interno delle cellule c’è il Potassio e fuori il Sodio). La conseguenza è che la sua maggiore concentrazione si avrà nel muscolo degli animali, quindi nella carne che si mangia.
Il tempo di dimezzamento del Cesio-137 è di 30 anni, ma il dimezzamento biologico (cioè il tempo che l’organismo impiega per eliminarne la metà) è di 110 giorni.
Importantissimo è aumentare nell’organismo la quantità di Potassio organico in modo tale da complicare la vita al Cesio. Ovviamente se c’è poco Potassio nell’organismo, il Cesio potrà piazzarsi più facilmente dentro le cellule, creando seri problemi di salute.

Stronzio-90
Il Cesio viene scambiato per Potassio, mentre lo Stronzio viene scambiato per Calcio e quindi viene assorbito subìto dal’organismo che lo fissa nelle ossa.
Lo Stronzio-90 ha un tempo di dimezzamento fisico di circa 28 anni e mezzo, ma una volta fissato dalle ossa può rimanere lì per tutta la vita. Lo Stronzio si concentra nel latte degli animali quindi si dovrà porre attenzione alle proteine di derivazione alimentare.
A livello intestinale ne viene assorbito circa il 30%, ma importantissimo evitare anche questo minimo assorbimento.
L’acido alginico delle alghe si fissa allo Stronzio e ne impedisce l’assorbimento, mentre l’acido fitico dei cereali integrali aiutano nella fissazione del radionuclide per cui il loro utilizzo può essere di estrema utilità.

Protezione interna: sistema linfatico e ghiandole
Il sistema linfatico è una rete di canali in cui sono inserite le linfoghiandole (nodi linfatici) che servono da filtri: trattengono o distruggono virus, batteri, impurità, ecc.
La linfa inoltre provvede a nutrire le cellule e a raccogliere le sostanze di rifiuto.
Gli organi e ghiandole maggiormente esposte ai radionuclidi sono: fegato, cistifellea, pancreas, milza, reni, polmoni, ghiandole digestive, tiroide, timo, surreni, ipofisi, ghiandole sessuali.
Le radiazioni Beta e Gamma seccano, ustionano e invecchiano i tessuti colpiti.
Lo Iodio-131 si deposita nella tiroide, fegato e ghiandole sessuali, il Cobalto-60 nel pancreas, il Cromo-51 nelle reni e tiroide, il Plutonio-239 nei polmoni e il Potassio-40 negli organi sessuali.

L’importanza della nutrizione
Un regime alimentare vegetariano o vegano crudista, risulta di fondamentale importanza in questa fase, perché fornisce all’organismo enzimi, vitamine, minerali fibre e antiossidanti che aiutano le cellule e il sistema immunitario a proteggersi e a ridurre i danni dei raggi ionizzanti Alfa, Beta e Gamma.
Fornendo grandi quantità di Calcio, Iodio e Potassio organici, essi potranno intralciare i danni del Cesio, Iodio e Stronzio.

Protezione esterna
Le docce come abbiamo detto prima sono molto importanti per lavare via le tossine dalla pelle.
E’ possibile farsi in casa uno shampoo con prodotti decontaminanti:
- 200 gr di shampoo neutro.
- 1 cucchiaino di argilla verde
- 1 cucchiaino di alghe in polvere

Decontaminare frutta e verdura
Lasciare frutta e verdura in ammollo per almeno un ora in acqua contenente 2 cucchiai di argilla e un cucchiaio di alghe.

Perché le alghe hanno proprietà antiradioattive?
Gli acidi alginici dell’alga assorbono e neutralizzano le radiazioni.
Le alghe più assorbenti sono della specie Fucus, seguite dalle Laminarie e dalle alghe rosse.
Gli alginati, sempre contenuti nelle alghe, sono dei chelanti naturali in grado di assorbire i metalli pesanti radioattivi come il Plutonio-239, Uranio-235, Nettunio-239, Curio-242 e altri meno pesanti come il Piombo, Mercurio, Cobalto e Cadmio.
Gli acidi alginici e l’argilla non sono assimilabili dall’uomo, per cui escono senza intossicare il corpo.
Alla Mc Gill University di Montreal si è scoperto negli anni ’60 che l’aginato di sodio presente nell’alga Kelp può ridurre dal 50% all’80% la quantità di Stronzio radioattivo, assorbito attraverso l’intestino. L’alginato di sodio si lega allo Stronzio radioattivo e assieme vengono espulsi attraverso le feci.

Perché l’argilla ha proprietà antiradioattive?
L’argilla è formata da silicati di alluminio idrati al naturale, cioè con proprietà bioregolatrici e assorbenti.
L’alluminio in natura si trova sotto forma di ossido, e come solfato è un purificatore di acque.
L’argilla non è assimilabile per cui viene espulsa dal corpo con le feci.
L’argilla si prende per un brevissimo periodo, mettendo alla sera un cucchiaino (solo di legno, no plastica e neppure metallo) di argilla verde ventilata. Si mescola vigorosamente. Alla mattina bere solo l’acqua buttando via il fondo depositato.

L’importanza dei fermentati
L’azione dei fermentati è quella di attivare naturalmente e al massimo grado la respirazione cellulare e con ciò di interrompere le reazioni dismetaboliche provocate dalle radiazioni.
Il fermentato è un predigerito crudo, ricchissimo di vitamine, enzimi, ormoni e sali minerali prontamente assimilabili.

Ricordo ancora l'importanza di rimanere tranquilli e soprattutto di evitare panico e paura: simili emozioni bloccano e paralizzano le coscienze, complicando il quadro generale.

[1][1] “La decontaminazione radioattiva”, Mercedes Deotto Salimei
[2] Idem
[3] “Destroyer of Worlds“ relazione della d.ssa Caldicott del 16 marzo 2011, tratto dall’articolo “Continua in Giappone la disinformazione sul disastro nucleare”, Edoardo Capuano, www.ecplanet.com/node/2384
[4] “Tempo di dimezzamento” è il tempo in cui la loro radioattività di dimezza o, detto in altro modo, il tempo che deve trascorrere affinché la metà dei nuclei di un dato radionuclide vada incontro a decadimento.
[5] “Ripercussioni sanitarie in caso di disastro nucleare”, dottor Roberto Gava http://www.informasalus.it/it/articoli/ripercussioni-sanitarie-disastro-nucleare.php
[6] Idem
[7] Idem
[8] “La tiroide e tutto il resto”, Valdo Vaccaro http://valdovaccaro.blogspot.com/2010/04/la-tiroide-e-tutto-il-resto.html


www.disinformazione.it

IN CRESCITA LA CEMSURA IN INTERNET

In crescita la censura in Internet
Avv. Luca Troiano http://geopoliticamente.wordpress.com per www.disinformazione.it - 15 aprile 2011



1. All'inizio del 2010, il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha tenuto un discorso in cui lodava la libertà di Internet, promettendo di fare della tutela della libertà online un caposaldo del made in Usa nel mondo e gli indiretti destinatari del messaggio erano quei Paesi in cui la censura sul web è la norma, in particolare Iran e Cina, sostenendo apertamente lo sviluppo di strumenti idonei ad aggirare i filtri che ostacolano una piena indipendenza dell'informazione.
Ma l'informazione è potere, e le tecnologie del XXI secolo ne hanno incrementato le potenzialità al punto da trasformarla in arma capace di sollevare una rivoluzione. Youtube, Facebook e Twitter sono diventati le nuove armi della mobilitazione di massa; i blogger hanno preso il posto degli imbonitori di piazza, e i social network quello dei vecchi moti carbonari tra le formazioni che invocano una maggiore giustizia sociale.
Ma da una grande libertà derivano grandi responsabilità, e la garanzia di una maggiore libertà di Internet deve cominciare in casa propria. Ora che il genio è uscito dalla bottiglia, a preoccuparsi delle conseguenze che questa risorse fuori controllo può generare non sono più soltanto i regimi autoritari, bensì anche quelli liberali. A cominciare proprio dagli Stati Uniti.

2. In Medio Oriente, la censura online è la norma, secondo un livello che varia dall'oscuramento di una manciata di siti (come in Marocco, per quanto riguarda il Sahara occidentale), a delle vere e proprie proscrizioni di interi settori dell'informazione (come in Arabia Saudita, Yemen e Siria, dove è vietato l'accesso a qualunque sito di politica o di contenuto sociale).
È curioso che la stragrande maggioranza dei software che permettono di filtrare i contenuti sul web sono prodotti negli Stati Uniti e in Canada.
Secondo un rapporto di OpenNet Iniziative dello scorso mese, strumenti come Websense, SmartFilter, e Netsweeper - così come altri prodotti da Intel e Cisco, tra i preferiti dal governo cinese - rendano più agevole la censura da parte dei governi. In Yemen, ad esempio, fino a poco tempo fa si usava Websense, ora sostituito da Netsweeper, di fabbricazione canadese. In Tunisia, Ben Alì si affidava a SmartFilter, la cui indubbia efficacia aveva portato il Paese, secondo le stime dell'organizzazione Freedom House, al penultimo posto del mondo (in condominio con Cuba) per quanto riguarda la libertà in internet.

L'efficacia di tali programmi è presto spiegata: piuttosto che bloccare gli indirizzi url individualmente, essi permettono di bandire da una rete nazionale intere categorie (come la pornografia o la droga, ma anche la politica e i diritti sociali), bloccando migliaia di siti in un colpo solo, tra cui anche molti del tutto innocui (come i siti sul cinema o sullo sport). Con la conseguenza di provocare dei blocchi di massa (overblocking).
Un esempio? Lo stesso sito OpenNet Initiative era stato bloccato da Websense nello Yemen, sebbene il filtro fosse impostato per “catturare” i siti pornografici. Questo non perché il sito associazione avesse contenuti scabrosi, quanto piuttosto a causa della quantità di spam contenente link diretti a siti porno.
Ancora. Nel 2006, il popolare blog BoingBoing è stato oscurato in Qatar e Arabia Saudita, in entrambi i casi ad opera di SmartFilter. Il motivo? Il sito ospitava delle foto del David di Donatello, le quali erano state incluse nella lista di “nudo", dunque da censurare.
In pratica, questo significa che basterebbe un commento o un link un po' “spinto”, ad esempio, sul sito di un'industria di giocattoli, o la foto di una statua su quello di una galleria d'arte, per provocare la censura dei relativi url in più di un Paese.

3. È interessante esaminare il caso dell'Egitto.
Nei giorni concitati della rivolta in piazza Tahrir, il governo ha oscurato l'accesso alla rete per quasi una settimana. Nel giro di 24 ore il governo egiziano è riuscito a tagliare il 97% del traffico telematico. Come? Ordinando ai quattro principali Isp (Internet services provider) di escludere dall’accesso internazionale i propri clienti. La mossa è stata possibile perché di fatto l'accesso alla rete nel Paese è un oligopolio in mano, appunto, a quattro sole aziende. La disattivazione di tutti i provider del paese non deve essere stato un processo automatico, ma semplicemente un meccanismo manuale: ogni gestore è stato contattato dal governo e costretto ad adeguarsi. Curiosamente, solo il provider Noor Group è rimasto online con alcuni dei suoi routing, probabilmente perché è quello sui cui canali opera la borsa egiziana. L'Egitto in sostanza ha organizzato la sua rete nazionale in maniera tale che questa possa essere scollegata in breve tempo, scongiurando qualsiasi fuga di informazione all'esterno.
Ma la censura ha un suo prezzo. Cinque giorni di isolamento telematico sono costati al Paese quasi 90 miliardi di dollari. Inoltre, buona parte del traffico tra Europa e Asia passa proprio attraverso la rete egiziana, col rischio di aver causato ripercussioni non indifferenti anche per molti Isp dei Paesi vicini.

Notava Fabio Ghioni, tra i maggiori esperti mondiali in sicurezza informatica: “Il blackout totale di Internet in Egitto non ha precedenti nella storia della rete. Ma ha creato un precedente”.
Quando l'Egitto censurò Internet a fine gennaio, il vicepresidente americano Joe Biden che in ogni caso il presidente Mubarak "non era un dittatore". Salvo poi rimangiarsi la parola quando l'America decise di scaricare l'imbarazzante (ex) alleato. Ora però, proprio gli Usa potrebbero avvalersi del precedente all'ombra delle Piramidi per tentare un'azione analoga in caso di “necessità” – con tutto il carico di ambiguità che si annida in questo concetto.

4. Torniamo sul discorso della Clinton. Il Segretario di Stato Usa aveva affermato che le aziende di servizi informatici americane avrebbero dovuto fare della libertà sul web una “questione di principio”. Lo scorso 15 febbraio, il Segretario di Stato è intervenuta nuovamente sull'argomento, annunciando che il Dipartimento di Stato intende finanziare programmi per contrastare la censura, attraverso lo sviluppo di tecnologie idonee ad aggirare i filtri governativi nonché la formazione degli attivisti dei diritti umani in modo che sappiano come sottrarsi ai controlli delle autorità su telefonini e corrispondenze personali in caso di arresto.
Chiaro l'intento di eludere la rigida censura di Pechino, Mosca e Teheran.L'America sembra aver intuito da tempo le potenzialità sociali delle nuove tecnologie. Già nel luglio 2010, l 'attivista mauritano Nasser Weddady scriveva: "Al momento, mi sembra che i politici di Washington abbiano bisogno degli attivisti in Medio Oriente attivisti molto più di quanto gli attivisti attivisti abbiano bisogno dei politici". In altre parole, il web arriva laddove hanno fallito tante altre misure, non ultime le sanzioni economiche ai regimi autoritari, il cui scopo occulto è proprio quello di stremare la popolazione affinché sia spinta a rovesciare il potere dall'interno.

Ma la realtà pare evidenziare alcune contraddizioni nella posizione ufficiale americana. Vesperti hanno notato una certa incoerenza tra le parole della Clinton e le azioni del governo solo nell'ultimo anno.
A parte Websense, il quale stabilisce che l'uso del software da parte dei governi è vietato, se non per filtrare contenuti pornografici illegali (ma abbiamo visto con quali inconvenienti), nessuna delle società sopramenzionate sono volte a proibire l'uso dei propri software da parte dei governi stranieri, o per bloccare i contenuti politici. E l'amministrazione Usa non ha finora assunto alcuna iniziativa volta a limitare l'esportazione di software di filtraggio. Se l'obiettivo del programma di libertà di internet è quello di "esportare la libertà sul web", Washington dovrebbe prima preoccuparsi dobbiamo interrompere le esportazioni censura netta.

Nel luglio 2010, l 'analista Rami Khouri scriveva sul New York Times: "Nutrire sia il carceriere e il prigioniero non è una politica sostenibile per Hillary Clinton. Non sarei sorpreso se qualche giovane arabo le inviasse un tweet dicendo 'sei con noi o con lo stato di polizia?" per tutte la vicenda Wikileaks: la decisione di portali come Amazon e PayPal di non prestare più i propri servizi al sito di Assange è stata spontanea o “spontanea”? Sul capo di Assange, peraltro, pende ancora la spada di Damocle rappresentata dalla richiesta di estradizione negli Usa.
Di più. Se da un parte il governo chiude entrambi gli occhi sulle esportazioni di programmi di filtro in Paesi non liberali, dall'altra punisce tali regimi con una serie di sanzioni, per così dire, “informatiche”. Ad esempio, ai cittadini siriani non è consentito scaricare Google Earth o Chrome. Non possono partecipare al Google Summer of Code, né possono acquistare copie ufficiali dei prodotti Microsoft. Anche altre aziende non consentono esportazioni in Siria senza una speciale licenza. Anche se alcune di queste misure restrittive sono state recentemente allentate (in particolare verso l'Iran e il Sudan) la loro presenza danneggia quanti cercano nel web una opportunità di appello per incoraggiare nuove riforme sociali.
Si aggiunga, per quanto riguarda la situazione interna, che un recente tentativo di chiudere dieci siti si pornografia infantile da parte del Department of Homeland Security ha provocato l'oscuramento di oltre 84.000 siti, al pari dei casi di overblocking nei Paesi mediorientali.

5. Il fatto che Websense e SmartFilter siano di fabbricazione statunitense, così come lo è Icann, l'ente internazionale che assegna i domini sulla rete, è un particolare tutt'altro che rassicurante.
Torniamo indietro di alcuni mesi.
All'inizio di quest'anno gli Stati Uniti hanno dato avvio ad una sorta di resa dei conti con gran parte del mondo per quanto riguarda la gestione di Internet. L'America mantiene il controllo del sistema, ma parlare di governance su un bacino di utenza che sfiora il miliardo di persone è un ossimoro.

Il 25 gennaio i repubblicani hanno riproposto una norma, già discussa la scorsa estate, che conferirebbe al presidente la facoltà di isolare parte dell’infrastruttura telematica nazionale in caso di cyber-attacchi (il cosiddetto kill-switch). In pratica, che gli consenta di oscurare il web.
Tralasciando gli immensi costi in teoria e l'effettiva realizzabilità in pratica (negli Usa i provider sono migliaia, e più concorrenza c’è, più è difficile per un governo isolare i propri cittadini da internet) che un tale evento comporterebbe, è da notare che in tutto l'Occidente gli Stati Uniti sono l'unico Paese in cui una tale idea è balenata nella mente dei governanti. In Germania, Australia e Austria i rispettivi governi hanno fatto sapere che mai si avvarrebbero di poteri simili. In Estonia e in Francia l’accesso ad internet fa parte dei diritti dell’uomo. Dallo scorso anno la Finlandia garantisce per legge ad ogni cittadino l’accesso alla banda larga. Come si concilia tutto ciò con i proclami sulla libertà del web?

Allarghiamo il campo.
Lo stesso concetto di “dominio” rivela la sua natura ambivalente. Se dal punto di vista tecnico esso non è che un indirizzo, il termine è anche sinonimo di potere, controllo, autorità. Una doppiezza dimostrata dal fatto che il possesso di un dominio ha parecchie ripercussioni economiche e legali. Registrare un name piuttosto che un altro può segnare la linea di confine tra avere successo o fallire.

Il caso di Icann è emblematico delle antinomie che emergono in un sistema di interesse pubblico ma gestito da pochi, grandi enti privati. Nato nel 1998 come ente no-profit con il fine di sostenere i numerosi incarichi di gestione relativi alla rete Internet e che in precedenza erano demandati ad altri organismi (come lo IANA), fin dagli albori è stato guidato da un consiglio di amministrazione formalmente sotto contratto con il governo americano. Le norme che prevedevano un meccanismo di rappresentatività elettiva, teoricamente volte ad includere la presenza di personalità in vece di tutti i continenti, non hanno fatto che ribadire la preponderanza degli Stati Uniti (e qui in Europa della Germania). Dall'agorà universale si è passati ad una burocrazia oligarchica che ha mantenuto lo status quo nell'evidente interesse del governo americano, come dimostrato dalla richiesta (respinta) avanzata lo scorso 2 marzo dal Dipartimento del Commercio Usa di istituire il diritto di veto sui domini di primo livello "scomodi".
Usa, Cina e Russia sono coinvolte nelle maggiori questioni di politica internazionale, alle quali la gestione di Internet non è certo estranea. Perciò una società dalle funzioni così pregnanti come Icann non poteva lasciare indifferenti Pechino e Mosca, che ora premono per dire la loro sulla gestione dell'ente. I due Paesi, che insieme raggiungono quasi i 500 milioni di utenti Internet, chiedono a gran voce che la gestione della rete passi all'Organizzazione delle Nazioni Unite, o almeno sotto la sua supervisione. Cosa che ha fatto sobbalzare Washington, la quale avrebbe evidentemente da perderci.

6. La concentrazione dell'ente gestore dei domini e delle principali aziende di software (compresi quelli di filtraggio) in capo ad un solo Paese lascia seri dubbi sull'effettiva sussistenza delle garanzie di libertà pur ufficialmente auspicate. Un Paese che da un lato si vuole favorire l'aggiramento dei filtri di regime, ma dall'altro consente la diffusione di tali filtri, prende esempio dagli stessi regimi per programmare possibili interruzioni sul web, e si tiene stretto il monopolio nella gestione della rete globale.
Per l'amministrazione Obama il web è una frontiera in costante fermento. Prostrata dalla crisi economica, alle prese con due guerre dispendiose e inconcludenti, in affanno nella concorrenza con le potenze emergenti, l'America non può permettersi di allentare la presa sul controllo della rete. L'Icann decide cosa va in rete e cosa no, e se la composizione del suo direttorio dovesse essere stravolta da un'eventuale riforma che ridurrebbe il peso degli Usa aumentando quello di altri Paesi le conseguenze a lungo termine potrebbero essere notevoli. Vedersi superare anche nel mondo virtuale, in questo momento storico, significherebbe perdere buona parte della propria influenza nelle dinamiche geopolitiche del nuovo millennio.
E nessuno più dell'Icann può garantire che tale influenza rimanga inalterata.

Luca Troiano


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martedì 12 aprile 2011

I VERI MOTIVI DELLA GUERRA ALLA LIBIA

heddafi, Finmeccanica, petrolio, acqua e Dinaro...
Marcello Pamio - 30 marzo 2011

Gheddafi e la Francia
Per circa 3 anni il presidente sionista francese, Nicolas Sarkozy, si è occupato personalmente, assieme al suo staff, di due colossali affari con la Libia: la vendita di una intera flotta aerea da combattimento e un mega investimento per costruire centrali atomiche a Tripoli e dintorni. Tutto ovviamente di marca francese! Stiamo parlando di affari da centinaia di miliardi di euro.
Questi contratti nessuno di noi ovviamente li ha visti, né tantomeno Sarkò.
Di volta in volta infatti il dittatore libico ha sostituito le aziende francesi con aziende russe e anche italiane, facendo schiumare dalla rabbia il presidente francese.
Ecco perché a fine novembre scorso, il presidente francese inizia una controffensiva mediatica verso Gheddafi.
Casualmente, proprio in quei giorni, arriva a Parigi con tutta la famiglia, uno degli uomini più vicini al colonnello libico, Nouri Mesmari, capo del protocollo di Gheddafi.
Mesmari chiedendo asilo politico per sé e la famiglia è diventato, da allora, il più prezioso collaboratore di Sarkò, svelando segreti militari ed economici della Libia…
A guerra iniziata, sempre casualmente, il primo obiettivo dei caccia francesi è stata la flotta aerea libica, composta da 20 aerei tutti russi (Mig21-23 e Sukhol22), come pure da 40 elicotteri, sempre di produzione russa...

Gheddafi e l’oro
Dopo che la Cina ha annunciato il conio dello Yuan d’oro si sono alzate strane voci sul sistema aureo del Medio Oriente.
Non a caso il principale iniziatore e fautore del pagamento senza dollari né euro è stato proprio Gheddafi, il quale ha fatto appello al mondo arabo per adottare una valuta unica: il dinaro d’oro!
Il colonnello libico ha anche proposto di creare uno Sato Africano Unito che conti 200 milioni di persone!
Questo ovviamente non s’ha da fare e infatti secondo il sionista Sarkò: “i libici hanno attaccato la sicurezza finanziaria del genere umano”!
Gheddafi in pratica ha deciso di ripetere i tentativi del generale francese De Gaulle, di abbandonare l’uso della carta igienica americana, chiamata dollaro, e tornare all’oro.
Verso la metà degli anni 60 infatti il generale De Gaulle con l’aiuto di un influente monetarista francese, Jacques Rueff, denunciò la pericolosa egemonia del dollaro, proponendo per questo il ritorno all’oro come mezzo di regolazione delle transizioni internazionali (abbandonò anche la NATO).
Molto probabilmente Gheddafi stava attaccando il principale potere della moderna democrazia sionista: il sistema bancario internazionale!

Gheddafi e l’oro nero
Secondo le ultime ricerche, la Libia risulta avere un capitale incalcolabile di greggio e gas.
Non solo, il petrolio che possiede è di ottima qualità perché raffinarlo costa pochissimo, cosa questa rarissima in natura. Stiamo parlando di circa 44 miliardi di barili.[1]
Inoltre la Libia, a differenza degli altri paesi africani non è indebitata con la Banca Mondiale o con il Fondo Monetario Internazionale, quindi Gheddafi può dettare le condizioni e non subirle.
Il petrolio della Libia finirà nelle mani dell’inglese British Petroleum (che dopo il disastro ambientale non naviga in buone acque), della francese Total e dell’americana Chevron.
L’italiana ENI è fuori! L’Eni infatti perde le concessioni a favore della BP, Chevron e Total.

Gheddafi e l’oro blu
La Libia, oltre all’oro nero e al gas è ricchissima di acqua, l’oro blu.
Sotto i piedi di Gheddafi, sembra esservi un mare grande quanto la Germania, una riserva blu grande almeno 35.000 chilometri cubi.[2]

Gheddafi & Unicredit
La Central Bank of Libya, ha in portafoglio il 4,99% delle azioni dell’Unicredit e insieme alla Libyan Investment Authority – che detiene il 2,59% di Finmeccanica di cui è il secondo azionista - ha raggiunto il 7,58% del capitale di Unicredit[3].
Per tanto oggi, la Libia è il primo azionista di Unicredit![4]

Gheddafi & Finmeccanica
Non tutti sono al corrente che Finmeccanica è una delle principali aziende mondiali che si aggiudica ogni anno miliardi in commesse con i vari governi occidentali.
Nel 2007 il Pentagono, sede della Difesa statunitense, ha commissionato a Finmeccanica la fornitura del valore di 6 miliardi di dollari per la costruzione di 145 velivoli per l’esercito e l’aeronautica.[5] Nel quinquennio 2011-2016 sempre Finmeccanica si è aggiudicata un contratto del valore di circa 570 milioni di sterline con il Ministero della Difesa Britannico.[6]
Dal 2008, dopo l’acquisizione dell’americana Drs, Finmeccanica è uno dei principali fornitori del Pentagono[7] e dal 2009 Gheddafi è entrato nel gioco acquistando le azioni di Finmeccanica.
Gli Stati Uniti d’America sono molto preoccupati per questa pesantissima ingerenza libica nei loro sporchi affari economici e guerrafondai!

Conclusione
Dopo tutto questo, viene da sé, che il colonnello non poteva rimanere nel suo trono d’orato per molto tempo ancora.
A questo punto è importante non farsi confondere le idee dalla propaganda vergognosa del Regime mediatico: in Libia non c’entrano nulla le sommosse popolari, i movimenti o le rivolte.
La Libia NON è la Tunisia, NON è il Marocco o l’Egitto!
L’intervento criminale guerrafondaio di Francia, Inghilterra Usa e Italia era in programma da tempo e non dopo le recenti sommosse radiocomandate.
I motivi sono assai diversi, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: interessi economici!
Da una parte Gheddafi ha commesso il grosso errore di ficcare il naso negli affari sporchi anglostatunitensi mediante Finmeccanica, dall’altra il colonnello nel corso degli ultimi anni si è fatto alcuni potenti nemici tra cui Israele, Usa, Francia e Inghilterra.

Non si può scardinare il sistema monetario internazionale senza pagarne conseguenze pesantissime.
Ultimo ma non per importanza, la Libia possiede allettanti e ricchi giacimenti (petrolio di ottima qualità, gas, acqua dolce e perfino uranio nel sahara libico). Tutto questo, per gli squali e gli avvoltoi mascherati da banchieri internazionali, è grasso che cola.
Ricordiamo che i banchieri internazionale sono gli unici che guadagnano miliardi di dollari da guerre, carestie, disastri naturali e artificiali, attentati, terremoti.

Per approfondimenti:

“La Libia viene bombardata perché Gheddafi vuole introdurre il Dinaro d’oro?” http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8108
“Ma quale Gheddafi, Sarkò ha dichiarato guerra all’Italia”, Franco Bechis, fbechis.blogspot.com

[1] “Breve analisi sulle motivazioni della guerra e il probabile dopo Gheddafi”, http://www.agoravox.it/Breve-analisi-sulle-motivazioni.html
[2] “Libia, acqua dolce sotterranea grande come la Germania”, Paolo della Sala, “Il Secolo XIX” del 25 marzo 2011
[3] “Unicredit, Finmeccanica, i capitali libici e le armi italiane” di Giorgio Beretta, Unimondo
[4] “Gheddafi entra in Finmeccanica”, “La Repubblica”, 22 gennaio 2011
[5] “Finmeccanica: commessa dal Pentagono per 6 miliardi di dollari”, www.corrispondenti.net/index.php?id=18983
[6] “Finmeccanica si aggiudica commessa da 570 milioni di sterline”, http://www.investireoggi.it/news/finmeccanica-si-aggiudica-commessa-da-570-mln-di-sterline/
[7] “Gheddafi entra in Finmeccanica i libici al 2%, gli USA in allarme” http://www.dirittiglobali.it


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