Mia figlia ha poco più di due anni. Il protocollo vaccinale previsto per lei dalla Asl della mia città è stato rispedito al mittente con questa motivazione sottoscritta da me e mia moglie (laureati entrambi in Scienze Statistiche):
Crediamo che l’opzione vaccinale proposta – di fronte alla quale ci guardiamo bene dall’ostentare certezze in un senso o nell’altro – costituisca la prima, enorme prova di responsabilità nella vita di un genitore. La nostra innata propensione all’approfondimento, nonché un imprinting accademico che da sempre ci orienta a un sano esercizio del dubbio, ci ha portato a valutare questa scelta esclusivamente in termini di propensione al rischio, ponderato con lo stile di vita che presumibilmente caratterizzerà il futuro di nostra figlia. Di conseguenza, la nostra scelta è quella di sottrarci ai rischi impliciti di un protocollo standardizzato e, proprio per questo, privo di qualsiasi valutazione delle specificità di nostra figlia.
Abbiamo soltanto due certezze. La prima è che qui nessuno ne ha alcuna. Non ne hanno i no-vax, che – dopo le pur lodevoli battaglie degli anni Novanta – appaiono oggi incapaci di organizzare un’autorevole e credibile controffensiva culturale, agitando disordinatamente istanze preromantiche senza muovere un dito. Non ne hanno soprattutto i pro-vax, che – rinchiusi e starnazzanti nelle prigioni di comfort in cui sono tenuti segregati da una pergamena appesa al muro o dal servizio di un Tg – sembrano dimenticare che la Legge dello Stato 210/92 prevede esplicitamente l’indennizzo economico per i danni da vaccino (se fossero così innocui, perché esisterebbe questa legge?). Legge di cui, peraltro, ha usufruito per esempio questa famiglia.
La seconda certezza – quella che mi induce per la prima volta a espormi su questo delicatissimo tema – è che una delle due controparti, non potendo argomentare la propria tesi, ha scelto la via più allarmante: quella di usare il tallone di ferro per schiacciare la nostra libertà e costringerci a scegliere solo uno fra due diritti fondamentali, quello all’istruzione e quello alla libertà di cura e, per estensione, alla inviolabilità del nostro corpo.
Non mi interessa sapere chi ha ragione e chi ha torto. Karl Popper diceva: “Io posso avere torto e tu puoi avere ragione, ma per mezzo di uno sforzo comune possiamo avvicinarci alla verità”. M’interessano unicamente la tutela della salute di mia figlia e, se capita, di quel che resta della democrazia in questo malato terminale chiamato Italia. M’interessa sapere che l’antipolio è una vaccinazione obbligatoria nonostante dal 2002 l’Italia sia stata dichiarata polio-free, non da un sabba di streghe, ma dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
M’interessa sapere che l’anti-epatite B è stata resa obbligatoria in Italia nel 1991, proprio negli anni in cui l’allora ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, e il responsabile farmaceutico del Ministero, Duilio Poggiolini, venivano condannati per aver intascato mazzette da casa farmaceutiche tra cui la Glaxo-SmithKline, l’azienda produttrice del vaccino (piccolo dettaglio: l’epatite B si trasmette coi rapporti sessuali, perché imporla ai neonati?). M’interessa sapere che, da parte di qualche addetto ai lavori, continuo a sentir parlare di immunità di gregge anche contro il tetano.
E m’interessa sapere che, dopo anni in cui – solo per rispetto nei confronti di mia figlia – su questo argomento mi sono morso la lingua e legato le dita, all’indomani del decreto della settimana scorsa che considero nazista mi sentirei più irresponsabile a restare in silenzio. Perché con quel decreto si è superato un limite molto delicato e che, se si è intellettualmente onesti (e comunque la si pensi sui vaccini), giustifica ogni aggettivo e ogni reazione..
Vi siete chiesti perché Frau Lorenzin mostra così spavaldamente i muscoli? Vi siete chiesti perché stanno imponendo ai bambini e alle loro famiglie una scelta fra due diritti fondamentali, quello all’istruzione e quello alla libertà di cura? Vi siete chiesti perché in nessun altro paese al mondo esiste un tale accanimento vaccinale? La risposta, che non vi raccontano certo i mezzibusti televisivi, è che dal 2014 gli Usa hanno nominato l’Italia capofila mondiale nelle strategie vaccinali. In una parola, soldi. Anzi, montagne di soldi.
Vedete, io sono culturalmente uscito da questo sistema tre anni fa. Non ho più capi e padroni, né professionali, né spirituali, né politici. Sono tra le poche persone in Italia che (1) non è ricattabile, (2) possiede una qualche conoscenza specialistica e (3) è in possesso di una qualche capacità comunicativa e ha il privilegio di poter scrivere libri e accedere a qualche circuito informativo ancora indipendente. Posso quindi affermare, senza timore di essere radiato da niente, che la disobbedienza civile è un dovere sacro quando lo Stato diventa dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto (Gandhi).
Ora fate pure i vostri conti. Starnazzate da una parte e dall’altra, difendendo i vostri risibili interessi di bottega. Da una parte, continuate a organizzare convegni. Dall’altra, abbassate gli indumenti ai vostri figli e fateli sforacchiare, accarezzandoli con una mano mentre con l’altra messaggiate su Whatsapp. Accapigliatevi. Insultatevi. E soprattutto insultatemi. Sceglietevi i vostri carcerieri preferiti e non dubitate mai di nulla. Al limite mandatemi davanti a un giudice e toglietemi la patria potestà. Perché sarà questo l’unico modo che vi resta – ve lo garantisco – per poter afferrare il braccino di mia figlia e riempire il suo corpo con le vostre porcherie.
Ps. Un’ultima cosa: sono assolutamente convinto che tutte le mamme italiane saranno felicissime di sottoporre i loro figli a un’overdose vaccinale che non si è mai vista – e soprattutto mai testata – in precedenza.