martedì 20 settembre 2022

La Quarta Rivoluzione Industriale: cosa ha pianificato il World Economic Forum di Schwab per noi?

La Quarta Rivoluzione Industriale: cosa ha pianificato il World Economic Forum di Schwab per noi?

La Quarta Rivoluzione Industriale: cosa ha pianificato il World Economic Forum di Schwab per noi? – DISINFORMAZIONE.IT

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La funzione biologica dell’ipertensione

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Le vere ragioni dell’imposizione dei vaccini - Marcello Pamio e Nassim L...

Dalla scomparsa della famiglia naturale alla transumanza della mandria africana. Creazione della super colonia di schiavi… – DISINFORMAZIONE.IT

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Nanoparticelle lipidiche, mRNA, PEG: ASSALTO al concepimento naturale, gestazione e nascita – DISINFORMAZIONE.IT

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In arrivo IDPay: la piattaforma della schiavitù digitale

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Draghi o non Draghi: questo è il dilemma?

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venerdì 2 settembre 2022

MARIO MONTI: «ABBIAMO BISOGNO DELLA CRISI»

TUTTE QUESTE CRISI, QUESTA SITUAZIONE IN ITALIA, IN EUROPA E CONFLITTO COMPRESO, NON SONO UN CASO, SONO VOLUTE ALLO SCOPO DI IMPORRE IL LORO "ORDINE MONDIALE" E TIRANNEGIARE LE PERSONE.

venerdì 15 luglio 2022

Che ne sarà dell'Europa? Giulietto Chiesa e Paolo Becchi, Genova.

PUTIN: Questo è l'inizio di un mondo basato sulla vera sovranità.

Giulietto Chiesa racconta le trame dei "Padroni universali". ogni tanto bisogna guardare indietro.

Salvare più vite possibili

Ornella Mariani di ritorno dal Cremlino, ecco cosa ha visto coi suoi occ...

Il vero motivo delle dimissioni di Draghi: qualcun altro deve terminare ...

Le vere ragioni della crisi del governo - Terremoto

EMANATA STORICA SENTENZA SUI SIERI ▷ HOLZEISEN: "ACCERTATO GIURIDICAMENT...

mercoledì 15 giugno 2022

I Cento Euro Sono una Trappola, Non Abboccate all’Esca.

Sinagra: i Cento Euro Sono una Trappola, Non Abboccate all’Esca. 11 Gennaio 2022 Pubblicato da Marco Tosatti Marco Tosatti Carissimi StilumCuriali, mi sembra utile rilanciare questo articolo apparso su Il Nuovo Arengario, e firmato dal prof. Sinatra, in merito al decreto vessatorio e anticostituzionale sull’obbligo vaccinale e sull’ammenda. Buona lettura e riflessione. §§§ Invitiamo i nostri amici lettori a leggere con attenzione questo articolo del prof. Sinagra, che contiene un’ammonizione molto importante: NON pagare la sanzione di 100 euro prevista per gli ultracinquantenni che non obbediscano al diktat vaccinale. La stessa esiguità della sanzione può facilmente trasformarsi in una trappola dalle conseguenze devastanti. Ricordiamoci che dalla banda che ha in mano il potere a Roma possiamo ormai aspettarci di tutto… PD *** di Augusto Sinagra L’ultimo Decreto legge del bancario Draghi Mario del 7 gennaio è costruito con continui richiami di Decreti legge e leggi tra di loro connesse, precedenti e susseguenti, che più che un gioco malefico di scatole cinesi, evoca gli “ara fara arimannia” delle antiche comunità longobarde del nord Italia. È un qualcosa di impenetrabile anche ad Indiana Jones. Si tratta di un prodotto di incapaci? No, li si vuole proprio così in modo che la gente comune non capisca e non capiscano neppure Avvocati e giudici perché poi intervengono i giudici (quelli compiacenti verso il potere) a dare l’interpretazione e la applicazione più gradita a chi pur illegittimamente detiene il potere governativo. Multa di 100 euro Su un punto però occorre stare attenti come ha già detto il Prof. Massimo Viglione: per gli ultra cinquantenni che continuano a rifiutare queste porcherie assassine dei c.d. vaccini, è prevista una multa di 100 euro (pare “una tantum”). Istintivamente la reazione è: vabbè, paghiamo questa piccola somma ed evitiamo rogne e spese degli Avvocati. Le cose non stanno propriamente così ed è proprio la pochezza della somma che deve far riflettere. Nei loschi ambienti che hanno prodotto questo Decreto legge si è voluta deliberatamente indicare una somma così bassa (e poi, pare, per una volta sola e ciò costituisce ulteriore motivo di sospetto e di preoccupazione) per avere un pagamento generalizzato; pagamento non finalizzato a “fare cassa” quando questo inqualificabile governo ruba e dilapida in altro modo somme miliardarie; lo scopo è quello di introdurre, creare il precedente nonostante che esso sia lesivo di diritti sacrosanti e violativo di ogni principio tributario come formalizzato nella Costituzione. La multa di 100 euro è un precedente Creato il precedente, la prossima multa sarà per esempio di mille euro, poi ancora di più e poi l’ipoteca sulla casa e poi ancora la confisca della casa. E poi chissà cosa ancora. La bieca misura non è rivolta alla tutela indiretta della salute pubblica e individuale del che l’abusivo governo se ne fotte e se n’è sempre strafottuto. La misura non ha finalità sanitarie ma ha finalità di ridurre in povertà il Popolo italiano, in schiavitù economica la Repubblica; frantumare quel che resta della democrazia e dello Stato sociale per realizzare quel che aveva previsto il grande Presidente Bettino Craxi: distruggere l’apparato industriale, umiliare l’Italia e poi svenderla alla finanza internazionale straniera. Dunque, anche per soli cento euro bisogna opporsi al pagamento e se occorre spendere anche di più in spese legali per difenderci dal peggio, dal molto peggio che dovrebbe seguire nella testa malata di questa gente. E non parlo della violazione somma dell’uso da parte dell’Agenzia delle Entrate, incaricata della riscossione, di dati personalissimi concernenti la salute delle persone. Richiamo l’attenzione di chi legge che questo Decreto legge, come tutti i precedenti, è stato firmato dal Signor Sergio Mattarella. Ognuno faccia i suoi commenti. AUGUSTO SINAGRA – Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO §§§

domenica 5 giugno 2022

In diretta da Palermo: Tornare liberi, restare umani

In diretta da Palermo: Tornare liberi, restare umani

Il Film con Mauro Biglino: Creators - The Past. 2020 Trailer ITA 2K 60FPS

-- Referendum /Partiamo dal principio che quest'ordine di regime è contro il popolo.

Urne aperte domenica 12 giugno in tutta Italia in occasione del referendum incentrato su cinque quesiti, tutti attinenti al tema giustizia. Si tratta di un referendum abrogativo: i cittadini chiamati al voto dovranno, dunque, esprimersi sulla volontà o meno di mantenere in vigore le normative in vigore. In caso si voglia abrogare la norma il simbolo da crociare è il SI, No in caso contrario. Affinché il referendum sia efficace dovrà partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e dovrà essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. In caso contrario il referendum sarà nullo. Il primo quesito riguarda l'abolizione della cosiddetta Legge Severino (Testo unico del 2012 in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo): il testo prevede l'impossibilità a ricoprire cariche pubbliche (sindaci ecc.) per chi è stato condannato in via definitiva per corruzione o altri reati gravi. Per i promotori del referendum si tratta di un regolamento che innesca meccanismi di esclusione anche per chi non è stato condannato in via definitiva. L'abrogazione comporterebbe tuttavia la cancellazione dell'intero testo Il secondo quesito riguarda, invece, l’eliminazione o meno dell’istituto della “reiterazione del reato” dall’insieme delle misure cautelari che consentono l’arresto della persona anche per reati non gravi (fattispecie contenuta nell'ultima parte dell'articolo 274 del codice di procedura penale) Il terzo quesito riguarda la carriera dei magistrati (passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa). L'attuale normativa consente ai magistrati di passare (per 4 volte al massimo) da Pubblico Ministero (colui che avvia le indagini e rappresenta la pubblica accusa) a giudice super partes che emette la sentenza. Il cardine della proposta è definire la separazione delle carriere in magistratura: imporre, quindi, una scelta definitiva ai magistrati sin dall'inizio della carriera. Il quarto quesito riguarda la valutazione sull'operato dei magistrati e in particolare le competenze dei membri “laici” del Consiglio direttivo della Cassazione. Ad oggi, i membri “laici” (giuristi ed avvocati”) è esclusa dalle valutazioni di merito. Il quinto quesito riguarda le nomine dei membri togati del Consiglio superiore della magistratura (l’organo di governo della magistratura italiana). La norma che i fautori del referendum vorrebbero abrigare riguarda l'obbligo di raccogliere 25 firme di colleghi da parte di magistrati che vogliano candidarsi a ricoprire il ruolo di membro “togato” del CSM. La tornata referendaria si svolgerà nella sola giornata di domenica 12 giugno. In alcuni seggi si voterà contestualmente per le Amministrative I seggi saranno aperti dalle ore 7 alle ore 23 e lo scrutinio delle schede inizierà lunedì 13, dalle 14 in poi.

venerdì 3 giugno 2022

Sentenza della Corte Costituzionale e scenario autunnale.

1917, la Rivoluzione Russa

FocusJunior.it > Scuola > Storia > 1917, la Rivoluzione Russa: fatti e date dell’evento che cambiò la Russia e il mondo intero 1917, LA RIVOLUZIONE RUSSA: FATTI E DATE DELL’EVENTO CHE CAMBIÒ LA RUSSIA E IL MONDO INTERO Stampa Nel 1917, esattamente cent'anni fa, scoppiò la Rivoluzione che rovesciò lo zar e avviò il processo di nascita dell'Unione Sovietica, la super-potenza comunista che sarà protagonista di tutto il Novecento. Scopri tutto con Focus Junior! Il 1917 fu un anno di svolta per l'intera storia mondiale. In quell'anno infatti, con la Grande Guerra che impazzava nel cuore dell'Europa, si verificarono due eventi che avrebbero cambiato il destino della politica internazionale per tutto il XX secolo. Il primo fu l'ingresso nel conflitto da parte degli Stati Uniti i quali, schieratisi al fianco di Inghilterra, Francia e Italia, prepararono il terreno per diventare la nuova guida del mondo occidentale. Il secondo invece avvenne molto più a est e sancì la nascita della super-potenza che avrebbe conteso proprio agli USA il ruolo di leader mondiale. Stiamo parlando ovviamente della Rivoluzione Russa! LE PREMESSE Nel 1917 la Russia era un Paese arretrato e sull'orlo del collasso. Governata per secoli da dinastie di zar, i sovrani russi dai poteri pressoché assoluti, la Russia era rimasta una monarchia dai tratti medievali, con sistemi amministrativi e giudiziari antiquati, un'industria quasi assente, un Parlamento (chiamato Duma) privo di poteri effettivi e una popolazione numerosa ma povera e legata quasi esclusivamente all'attività agricola. La partecipazione alla Prima Guerra Mondiale non fece che peggiorare la situazione poiché oltre alla fame e agli sforzi per sostentare il numeroso (ma molto male addestrato) esercito, la Russia continuava a macinare pesanti sconfitte. Quando uscirà dal conflitto mondiale, infatti, il Paese avrà pagato il prezzo della guerra con oltre tre milioni e mezzo di morti, tra militari e popolazione civile! Naturalmente tutto questo esasperò la maggior parte del popolo. Già nel 1905 i cittadini di San Pietroburgo si erano recati in massa davanti ai cancelli del Palazzo d'Inverno, dimora dello zar Nicola II, per reclamare un miglioramento delle condizioni lavorative, ma tutto venne represso nel sangue. Questa volta, però, la miccia dell'insoddisfazione era pronta a scatenare la rivoluzione! LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO Fiaccati daIla mancanza di cibo e dei più elementari beni di prima necessità, i lavoratori delle fabbriche cominciarono il 23 febbraio uno sciopero generale nella capitale. Protagonisti dell'agitazione popolare erano i Soviet, comitati politicizzati di operai e lavoratori che orchestrarono le proteste Lo zar Nicola II ordinò subito di reprimere queste manifestazioni, ma nel giro di poche ore quasi tutte le forze militari si unirono ai protestanti, distribuendo armi e liberando prigionieri. In pochi giorni la rivolta si estese a tutto l'Impero. Con lo zar reso impotente, la Duma si riunì per formare un nuovo governo provvisorio e deporre definitivamente Nicola, che venne arrestato insieme a tutta la sua famiglia. Il nuovo governo che si venne a creare era l'espressione della borghesia moderata del paese e fu affidato al principe L'Vov , ma fin da subito dovette questi dovette vedersela con i rappresentanti dei Soviet rivoluzionari. Questi erano a loro volta divisi in menscevichi, che volevano miglioramenti per il popolo attraverso riforme democratiche, e bolscevichi, che chiedevano una rivoluzione totale. LENIN E I BOLSCEVICHI All'inizio i menscevichi erano lo schieramento di maggior peso, poiché le loro posizioni moderate erano ben accolte anche dalla classe dirigente russa. Le cose però cambiarono con il ritorno in patria di Vladimir Il'ič Ul'janov, detto Lenin. Lenin era un carismatico intellettuale che aveva fatto proprie le idee di Karl Marx e che dunque professava l'avvento di un nuovo ordine comunista, in cui tutto il potere sarebbe andato al popolo e a i lavoratori, e non più a pochi ricchi e nobili. Esiliato per le sue idee sovversive, Lenin era un punto di riferimento per coloro che lottavano per maggiori riforme sociali, specialmente i bolscevichi, i quali infatti prepararono il suo ritorno non appena la situazione divenne propizia. Fu un segnale decisivo. Lenin tornò quindi in Russia nell'aprile 1917 e subito diffuse dieci linee guida (che passeranno alla storia come "Tesi di Aprile") su cui basare l'operato politico. Secondo queste tesi, il proletariato (ossia i lavoratori delle fabbriche) dovevano abbattere il governo provvisorio, ancora in mano ai borghesi "parassiti", dare tutto il potere ai Soviet e porre fine alla guerra con la Germania. I contadini invece dovevano occupare le terre dei grandi proprietari terrieri. In questo decalogo Lenin introdusse anche l'aggettivo "comunista" per definire il nuovo partito che si sarebbe venuto a creare. La rivoluzione entrava nel vivo! UNA NUOVA FASE Nonostante l'ingrossarsi della forza delle ali più estremiste, il governo provvisorio, che era passato nelle mani dell'ex ministro Kerenskij, continuava a inviare truppe al fronte con la Germania. Il luglio 1917 però fu l'occasione per nuovi tumulti, con contadini, operai e soldati che chiedevano a gran voce l'uscita dalla Grande Guerra. Sedato il focolaio di rivolta, il governo provvisorio esiliò nuovamente Lenin, ormai troppo pericoloso. In agosto però ci fu un tentativo di colpo di Stato da parte del generale Kornilov, che voleva far tornare i conservatori al potere e isolare i bolscevichi. Il colpo di mano fallì, ma la debolezza di Kerenskij ormai era evidente e i bolscevichi apparivano sempre più forti. LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE Lenin fiutò l'occasione e tornato clandestinamente a Pietrogrado, preparò la sua scalata al potere. Una volta convinti anche i più dubbiosi all'azione, Lenin ed i suoi fedeli organizzarono i Soviet bolscevichi e il 24 ottobre 1917 scoppiò una nuova rivolta. I bolscevichi occuparono in poche ore i punti strategici del potere e Kerenskij fu costretto alla fuga. Il giorno successivo il tumulto divampò a Mosca e in tutte le altre grandi città russe. Lenin costituì quindi un nuovo governo rivoluzionario Bolscevico e cominciò a porre le basi del nuovo ordine nazionalizzando le banche, le fabbriche e le proprietà agricole (che quindi divennero proprietà dello Stato). Parallelamente vennero arrestati tutti gli oppositori del nuovo regime e si diede inizio ad una serie di colloqui diplomatici per porre fine alla guerra. La pace con la Germania venne raggiunta con il Trattato di Brest-Litovsk, con il quale però la Russia perdeva Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania. Ciò scateno una reazione contro i bolscevichi e nel 1918 si arrivò anche ad una guerra civile dalla quale però il governo bolscevico uscì intatto. Un nuovo ordine era nato e la Russia, che dal 1922 si chiamerà Unione Sovietica, sarebbe cambiata per sempre. FONTI: Focus; Treccani; La Conoscenza Storica; Storia dell'Unione Sovietica di Niccolò De Rosa08 marzo 2021 storia comunismo

La Battaglia di Algeri

La Battaglia di Algeri si oppose nel 1957 per Algeri ( dipartimento di Algeri o di zona autonoma di Algeri ), durante la guerra d'Algeria , il 10 ° Divisione Paracadutisti del esercito francese -independence Algeria s' Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). A seguito dei numerosi attacchi perpetrati contro la popolazione dall'FLN, il potere civile delega poi tutti i poteri al generale Massu per smantellare l'organizzazione dell'FLN e porre così fine agli attacchi, da gennaio aOttobre 1957. Dal 1956 la violenza è accentuata in Algeria e ad Algeri in particolare, Robert Lacoste , ministro residente e governatore generale dell'Algeria, utilizza i poteri speciali adottati dall'Assemblea nazionale inMarzo 1956. Ordinò generale Jacques Massu , comandante del 10 ° paracadute Divisione , per pacificare Algeri. Il8 gennaio 1957, Massu entra in città con 8.000 paracadutisti e proclama la legge marziale . L'FLN ha risposto con attacchi e uno sciopero generale che ha avuto inizio28 gennaio. In reazione, l'esercito divide la città in settori e circonda i quartieri musulmani. Attua una severa repressione ed esegue arresti di massa, internando i detenuti in centri dove si ricorre alla tortura per ottenere informazioni. Questa strategia consente efficacemente di smantellare l'organizzazione della Zona Autonoma di Algeri , costringendo i suoi leader a lasciare Algeri e portando all'arresto di alcuni membri chiave, Larbi Ben M'hidi e Yacef Saâdi , nonché all'eliminazione di Ali il Pointe . La battaglia è vinta dall'esercito francese che ha debellato gli attacchi e dai guerriglieri urbani del FLN, l'ordine viene ripristinato, ma provoca una crisi morale perché i metodi utilizzati non sono accettati da tutti. Il28 marzo, Il generale Jacques Pâris de Bollardière , contrario alla tortura, chiede di essere sollevato dai suoi doveri. Intellettuali e funzionari, così come alcuni riservisti in servizio in Algeria, hanno seguito l'esempio. Il12 settembre 1957, Paul Teitgen , ex resistente, cattolico, segretario generale della polizia di Algeri, si dimette per protestare contro i metodi del generale Massu. Nonostante la censura, i francesi scoprono gli aspetti meno noti di questo episodio della guerra algerina, mentre in Algeria aiuta a unire parte della popolazione indigena attorno all'FLN. I francesi in Algeria , che subirono per tre mesi gli attacchi del FLN, non dimenticano il generale Massu che vinse la "battaglia di Algeri", e lo sostengono durante la crisi del maggio 1958 , chiamata anche colpo di stato d'Algeri , quando creò il Comitato di Pubblica Sicurezza , poi una seconda volta quando, dopo aver criticato la politica algerina del generale de Gaulle, fu trasferito nella Francia metropolitana, che provocò la settimana delle barricate . La “Battaglia di Algeri” è uno degli episodi più sanguinosi della guerra algerina che si concluse nel 1962 con la proclamazione dell'indipendenza algerina. La Kasbah di Algeri "la macchia urbana", luogo favorevole alla totale segretezza dei vertici dell'FLN, è la sede del quartier generale della Zona Autonoma di Algeri . Sommario 1 storia 1.1 L'uso dell'espressione: "battaglia di Algeri" 1.2 Principali leader militari 1.3 Responsabili principali del FLN 1.3.1 Ragazze della "rete di bombe" reclutate dall'FLN 1.4 Contesto 1.5 Attacchi 1.6 Massu riceve pieni poteri 2 Procedura 2.1 Trigger 2.2 Ricerca nella Kasbah di Algeri 2.3 Uso della tortura 2.4 Infiltrazione di reti FLN 3 Revisione 3.1 Tattiche 3.2 Politica 3.3 Umano 4 Bibliografia 4.1 Testimonianze 4.2 Opere storiche 5 Nella cultura 6 Note e riferimenti 7 Vedi anche 7.1 Articoli correlati 7.2 Collegamenti esterni Storia Uso dell'espressione: "Battaglia di Algeri" Gli strumenti essenziali degli scontri di battaglia furono, da un lato, gli attentati e, dall'altro, gli arresti e gli interrogatori. Per questi motivi, alcuni storici ritengono preferibile parlare di una gigantesca operazione di polizia, altri di una battaglia di intelligence, senza sottovalutare la violenza di questo episodio, che ha provocato disagi, fisici e psicologici per le popolazioni urbane., Forse meno profondi di quelli. delle popolazioni rurali. Il generale Massu , nella sua opera La vera battaglia di Algeri , dice di aver preso in prestito l'espressione "battaglia di Algeri" da Yacef Saâdi , che nel 1962 aveva pubblicato i suoi Souvenirs de la battle d'Alger . Quest'ultimo, invece, osserva che il generale lo aveva già utilizzato in una lettera del 13 giugno 1957, riprodotta da quest'ultimo nel suo libro. Ma già troviamo questa espressione in una direttiva di Robert Lacoste del 3 aprile 1957, in cui si congratulava con se stesso per la vittoria nella “battaglia di Algeri”. Secondo Saadi, l'inventore della formula sarebbe un giornalista di "Radio Alger", Jacques Le Prévost , che descrive come un "formidabile polemista", attaccato a presentare in modo "tendenzioso" la causa del FLN, e contro il quale, come avvertimento, il 14 gennaio 1957 sarebbe stata collocata una bomba negli studi della stazione. Scegliendo un termine volutamente esagerato, le autorità francesi avrebbero voluto giustificare i propri eccessi nella repressione. In ogni caso, il termine si è imposto molto rapidamente. Algeri : principali attacchi dell'FLN, attacchi antiterrorismo degli ultras dell'Algeria francese e operazioni repressive dell'esercito francese prima e durante la battaglia di Algeri. Principali leader militari Insignia del 10 ° Airborne Division Distintivo berretto paracadutisti. Distintivo del reggimento del 1 ° REP Distintivo di reggimento del 3 ° RPC Jacques Massu Marcel bigeard Roger trinquier Paul Aussaresses Generale Jacques Massu : Controllo il 10 ° Parachute Divisione e riceve i pieni poteri ad Algeri. Dirige le operazioni della battaglia di Algeri. Il colonnello Marcel Bigeard : il suo reggimento, il 3 ° reggimento di paracadutisti coloniali o 3 e CPP, ha partecipato alla battaglia di Algeri nel 10 ° Airborne Division Colonnello Yves Godard : nominato dal generale Massu capo di stato maggiore, capo del settore “Algeri Sahel”, che gli delega tutti i poteri di polizia. Ha creato con il capitano Léger il gruppo di intelligence e operazioni . Ha guidato la seconda fase della battaglia di Algeri (giugno-ottobre). Colonnello Roger Trinquier : dirige la prima fase della battaglia di Algeri (gennaio-giugno) e crea il " Dispositivo di protezione urbana " (DPU) responsabile del controllo della popolazione Il tenente colonnello Pierre Jeanpierre : controlla il 1 ° Parachute Regiment Esteri ( 1 st REP) per i tempi duri della seconda fase della battaglia di Algeri, ferito da Saadi Yacef lo stesso giorno del suo arresto nella Casbah, 24 Settembre, 1957 Capitano Paul-Alain Léger : assistente del colonnello Godard durante la seconda fase della Battaglia di Algeri (giugno-ottobre) e si infiltra nelle reti della Zona Autonoma di Algeri con il famoso processo “ Bleuite ”. Comandante Paul Aussaresses : collegamento con la polizia al generale Massu, sovrintende al lavoro dei reggimenti di sala operatoria del 10 ° DP gennaio-giugno Generale Jacques Pâris de Bollardière : comanda un settore a Mitidja e, in disaccordo con Massu, chiede il suo sollievo nel marzo 1957 Principali leader dell'FLN Abane Ramdane Krim Belkacem Larbi Ben M'hidi Benyoucef Benkhedda Yacef Saâdi Ali la Pointe Abane Ramdane : manager politico e finanziario e membro del CCE durante la prima fase della battaglia di Algeri Krim Belkacem : ufficiale di collegamento, capo di stato maggiore, stratega della lotta armata e membro del CCE durante la prima fase della battaglia di Algeri Larbi Ben M'hidi , alias Si Hakim : responsabile dell'azione armata ad Algeri e membro del CCE Benyoucef Benkhedda , leader politico e membro del CCE durante la prima fase della battaglia di Algeri Yacef Saâdi , alias Si Djaâfar, Réda Lee : assistente di Ben M'Hidi, capo della rete degli artificieri, capo della Zona Autonoma di Algeri e figura emblematica della seconda fase della Battaglia di Algeri. Ali la Pointe : assistente di Yacef Saâdi Chérif Debih: ha detto Si Mourad , commissario politico della Zona Autonoma di Algeri e responsabile della “ rete di bombe ” al comando di Yacef Saadi. Verrà ucciso con il suo compagno Ramel durante una vera e propria battaglia campale con i paracadutisti nella Casbah, nel settembre 1957. Haffaf Arezki alias Houd : responsabile dei collegamenti dei servizi segreti della Zona Autonoma di Algeri. Articolo principale: zona autonoma di Algeri . Ragazze della "rete delle bombe" reclutate dall'FLN Zohra Drif Hassiba Ben Bouali Raymonde Peschard Contesto Ragazze della "rete di bombe" di Yacef Saâdi , da sinistra a destra: Samia Lakhdari, Zohra Drif , Djamila Bouhired e Hassiba Ben Bouali Il Milk-Bar di Algeri nel 2011, dove avvenne lo spettacolare attentato del 30 settembre 1956, risulta: 4 morti e 55 feriti, perpetrati dall'attentatore Zohra Drif della rete bomba di Yacef Saâdi . Nel marzo 1955 Rabah Bitat , il leader dell'FLN ad Algeri, una città di 585.000 abitanti, fu arrestato e fu Abane Ramdane , recentemente rilasciato dal carcere, paracadutato dalla Cabilia , a farsi carico della leadership politica di Algeri. Ramdane riesce in poco tempo a raccogliere e ristabilire l'FLN in città creando la Zona Autonoma di Algeri (ZAA). Abane, secondo il suo biografo Khalfa Mameri, desidera mettere in atto una strategia di "deliberata accelerazione della repressione", per unificare il popolo algerino attorno all'FLN. Dopo l'esecuzione di due condannati a morte il 19 marzo 1956, distribuì un minaccioso volantino: "Per ogni macchia ghigliottinata, un centinaio di francesi saranno massacrati indistintamente". E dal 20 al 22 giugno, 49 persone sono state uccise o ferite nelle strade in 72 attacchi. Nel 1956, mentre la "questione algerina" doveva essere discussa all'ONU , Abane Ramdane e Larbi Ben M'Hidi, alla fine del congresso di Soummam , decisero di dare al conflitto un pubblico più ampio, di intensificarsi e di concentrare le operazioni. su Algeri. Allo stesso tempo, nell'estate del 1956 ebbero luogo negoziati segreti a Belgrado e Roma. Il 19 luglio 1956, il commando FLN di Boudhries che aveva mitragliato i civili, fu commesso un attacco a Bab El Oued , distretto europeo di Algeri. uccidendone uno e ferendone tre. Per rappresaglia, i militanti più radicali dell'Algeria francese si organizzano in piccoli gruppi paramilitari , sotto la direzione di André Achiary , ex ufficiale della SDECE che era sottoprefetto a Constantinois all'epoca del massacro di Sétif (1945) . Con i membri dell'Organizzazione della Resistenza dell'Algeria francese , creata da Robert Martel , Achiary organizzò l' attacco in rue de Thèbes , nella Kasbah di Algeri, la notte del 10 agosto 1956, che fece 16 morti e 57 feriti, e segna un punto di svolta nella guerra algerina. Patrick Rotman sottolinea così, in L'Ennemi intime (2002), che "ad Algeri l'antiterrorismo ha preceduto il terrorismo", ma la guerra algerina è iniziata più di 2 anni fa. Lo storico Guy Pervillé osserva che questa interpretazione dimentica che gli attacchi antiterrorismo dell'estate hanno risposto all'ondata di attacchi iniziata alla fine di giugno 1956. Yacef Saâdi , che era allora il capo militare dell'FLN della Zona Autonoma di Algeri , ha poi dichiarato alla giornalista Marie-Monique Robin : “Fino al massacro di rue de Thebes, abbiamo effettuato attacchi ad Algeri solo in risposta ad arresti di massa o esecuzioni. Ma lì non avevamo più scelta: pazzi di rabbia, gli abitanti della Casbah iniziarono a marciare sulla città europea per vendicare i loro morti. Ho avuto molte difficoltà a fermarli, ad arringarli dalle terrazze, per evitare un bagno di sangue. Ho promesso loro che l'FLN li avrebbe vendicati. " I negoziati di pace vengono interrotti e il governo di Guy Mollet ( SFIO ) pone quindi fine alla politica dei negoziati. Larbi Ben M'hidi decide di estendere le azioni terroristiche alla città europea, per raggiungere gli strati urbani, in particolare la borghesia araba, e per fare di Algeri una cassa di risonanza per raggiungere l'opinione pubblica metropolitana e internazionale. Dopo che gli ufficiali dell'FLN furono inviati alla ghigliottina , quest'ultima diede le seguenti istruzioni: “Abbatti qualsiasi europeo di età compresa tra i diciotto ei cinquantaquattro anni. Niente donne, niente bambini, niente anziani. " Attacchi Yacef Saadi crea il Bomb Network, e sono le donne che sono responsabili della loro installazione. Annie Steiner , francese algerina è una di loro. Arrestata il 15 ottobre 1956, è stata condannata a 5 anni di reclusione penale, ma rilasciata nel 1961, ha optato per l'indipendenza per nazionalità algerina. Il 30 settembre 1956, due bombe esplosero nel Milk Bar (gestito da Emile Bakouche) e nella Caffetteria, uccidendo 4 persone e ferendone 52 (tra cui Danielle Michel-Chich ): “la battaglia di Algeri iniziò, e con essa fu le ultime speranze di una soluzione politica stanno svanendo, cosa che né i Pieds-Noirs né l'esercito vogliono ”( Robin , 2004). I capi della delegazione esterna dell'FLN, Hocine Aït Ahmed , Ahmed Ben Bella , Mohamed Boudiaf , Mohamed Khider e Mostefa Lacheraf , furono arrestati il ​​22 ottobre 1956, in occasione del dirottamento del DC-3 F-OABV ad Algeri , che ha portato la delegazione da Rabat a Tunisi a partecipare a una conferenza che riuniva i leader storici dell'FLN, il sultano del Marocco e il presidente Habib Bourguiba per cercare di trovare una soluzione negoziata al conflitto. A dicembre, dopo il fallimento della spedizione di Suez , crudelmente sentito dall'esercito, il generale Raoul Salan , seguace della teoria della guerra controrivoluzionaria , è stato nominato comandante in capo dell'esercito in Algeria. Ex presidente dell'Associazione dei combattenti dell'Unione francese (ACUF), Salan si circondò di veterani della guerra in Indocina , tra cui i generali Dulac, Goussault, Allard e il tenente colonnello Trinquier , che scrisse La Guerre moderne (1961). Massu riceve pieni poteri Il 4 gennaio 1957, il Presidente del Consiglio Guy Mollet decide di affidare al generale Massu pieni poteri civili e militari, durante una riunione a Matignon dove è presente il Governatore Generale dell'Algeria (funzione ribattezzata "Resident General") Robert Lacoste , il Il ministro degli Affari esteri Christian Pineau , il ministro delle Finanze Paul Ramadier , il ministro della Difesa Maurice Bourgès-Maunoury , fervente seguace della dottrina della " guerra controrivoluzionaria " del colonnello Lacheroy , e due dei suoi segretari di Stato Max Lejeune ( Earth) e Louis Laforêt (Air). François Mitterrand, custode dei sigilli, è incaricato dal Consiglio dei ministri di difendere il disegno di legge che conferisce poteri speciali all'esercito all'Assemblea nazionale. Il generale Massu controlla quindi la politica del potere , governando non solo la sua divisione, il 10 ° DP (Divisione paracadutisti reggimenti 4), ma anche su urbano e polizia, il DST , il Gruppo di informazione e operativo (GRE), lo SDECEE (cons-intelligence servizio) e il suo braccio armato, l' 11 ° Shock (3200 paracadutisti), il 9 ° reggimento di Zuavi impiantato nella Casbah , 350 cavalieri del 5 ° reggimento dei cacciatori d'Africa , 400 uomini del 25 ° reggimento dei dragoni , 650 uomini dei due distaccamenti di intervento e riconoscimento, e 1.100 agenti di polizia, 55 poliziotti , 920 CRS e circa 1.500 uomini di unità territoriali (UT), composti principalmente da cavalli ultra -neri e guidati dal colonnello Jean-Robert Thomazo . Il prefetto Serge Barret firma il 7 gennaio 1957, su ordine del ministro residente Lacoste, una delega di potere al generale Massu, prevedendo che "sul territorio del dipartimento di Algeri, la responsabilità del mantenimento dell'ordine passi, dalla pubblicazione di questo decreto, all'autorità militare che eserciterà i poteri di polizia normalmente assegnati all'autorità civile ”. Massu è responsabile con questo decreto: “Stabilire zone in cui il soggiorno è regolamentato o vietato; porre agli arresti domiciliari, vigilata o meno, qualsiasi persona la cui attività si riveli pericolosa per la sicurezza o l'ordine pubblico; regolare le riunioni pubbliche, i teatri, gli stabilimenti per bere; prescrivere la dichiarazione, ordinare la consegna ed effettuare la ricerca e la rimozione di armi, munizioni ed esplosivi; ordinare e autorizzare perquisizioni domiciliari giorno e notte; fissare benefici da imporre, a titolo di risarcimento dei danni arrecati a proprietà pubbliche o private, a coloro che hanno prestato assistenza alla ribellione ” L'esercito è investito dei poteri di polizia e incaricato delle missioni normalmente assegnategli, con la differenza che ora possono essere esercitate al di fuori di ogni quadro giudiziario. Il generale Jacques Pâris de Bollardière , che successivamente rifiutò questi metodi e fu arrestato per 60 giorni, dichiarò: "L'esercito, a poco a poco, ha conquistato uno dopo l'altro tutti gli strumenti di potere, compreso il potere giudiziario, ed è diventato uno stato all'interno di un stato. ". Lo storico Pierre Vidal-Naquet prosegue affermando che il 7 gennaio 1957 segna "la resa del potere civile davanti al potere militare, della Repubblica davanti ai generali". Processi Trigger Il 7 gennaio 1957, 8000 uomini del 10 ° DP di ritorno dall'Egitto , dove la parte britannica ha sconfitto il colonnello dell'esercito egiziano Nasser - alleato dell'FLN - durante la campagna di Suez , entrano ad Algeri con la missione di "pacificare" la città afflitta da attacchi terroristici. La divisione è comandata dal generale Jacques Massu , al quale Robert Lacoste ha appena conferito pieni poteri, assistito dai colonnelli Marcel Bigeard , Roger Trinquier , Fossey-François Yves Godard e Paul-Alain Léger . Quando i paracadutisti sono arrivati, l'FLN ha risposto con un'ondata di attacchi mortali. In particolare il 26 gennaio, quando le bombe esplose in tre caffè della città provocarono 5 morti e 34 feriti. L'FLN lancia quindi uno slogan di sciopero generale per il 28 gennaio, in questi termini "se non interrompi il tuo lavoro per tutto il periodo richiesto, l'Esercito di Liberazione Nazionale sarà costretto a eliminarti. Senza pietà e dove sarai". I paracadutisti hanno interrotto lo sciopero in pochi giorni, aprendo con la forza negozi, prelevando con autocarri operai e funzionari assenti al lavoro dalle loro case [rif. necessario] . L'unità del generale Aussaresses , chiamata squadra della morte , ha arrestato, secondo le sue stesse parole, 24.000 persone durante i sei mesi della “Battaglia di Algeri”, di cui 3.000 scomparse. Durante la primavera del 1957, una media di 800 attacchi (sparatorie o esplosioni) al mese furono perpetrati nella capitale [citazione necessaria] . Una direttiva del Cce (Coordination and Execution Committee) dell'FLN di Tunisi afferma: "Una bomba che provoca la morte di dieci persone e il ferimento di altre cinquanta è psicologicamente equivalente alla perdita di un battaglione francese". Cerca nella Kasbah di Algeri Larbi Ben M'hidi, dopo il suo arresto da parte dei parassiti il ​​23 febbraio 1957. In primo piano, la casa in cui Yusef Saâdi è stato arrestato dai paracadutisti della 1 ° REP, situato a 3, rue Caton Smantellato la “ rete di bombe ” di Yacef Saadi, il colonnello Godard presenta alla stampa 33 bombe recuperate durante uno scavo nella Kasbah di Algeri. Casbah di Algeri: il famoso nome della strada, rue des Abdérames dove si trova il nascondiglio di Ali la Pointe Casbah d'Alger: la porta d'ingresso che conduce al luogo in cui si nascondeva Ali la Pointe, situata al 5 di rue des Abdérames . Generatore elettrico o il famoso " Gégène ", usato come strumento di tortura dai paracadutisti Le truppe pattugliano la città, cercano all'ingresso dei luoghi pubblici, la Kasbah di Algeri è circondata da filo spinato; tutti quelli che entrano o escono vengono cercati. Queste disposizioni sono intese più a rassicurare la popolazione europea che a mettere in imbarazzo l'FLN. Il colonnello Trinquier istituisce il DPU ( dispositivo di protezione urbana ) che deve classificare sistematicamente tutti gli abitanti di un edificio e nominare un capo di quest'isola. L'incaricato deve avvisare di ogni movimento, partenza o arrivo. I nuovi arrivati ​​vengono sistematicamente interrogati per cercare di individuare clandestini o guerriglieri entrati in contatto. Secondo lo storico Jean-Charles Jauffret , questa rete urbana "ricorda l'organizzazione urbana istituita dal Terzo Reich e dal regime stalinista ". L'attuazione del coprifuoco consente di arrestare i sospettati a casa, al di fuori di ogni legalità. Interrogati nei centri di detenzione e tortura, questi prigionieri "extragiudiziali" vengono quindi giustiziati o "rimpatriati", quindi fanno parte della squadra di " blues caldo " del capitano Paul-Alain Léger, capo del GRE , o, in rari casi, casi, consegnati all'autorità giudiziaria e poi rilasciati per mancanza di prove. Le esecuzioni sono inizialmente occultate da "faccende di legno" (si fa credere a tentativi di fuga per dare loro un aspetto legale), o praticate in maniera clandestina, i detenuti vengono gettati in mare in elicottero (il " Bigeard shrimp "). Le stesse autorità giudiziarie non sanno quanti centri di detenzione ci siano, poiché l'esercito agisce in modo confidenziale. Alla fine di febbraio i paracadutisti hanno scoperto decine di bombe pronte per essere piazzate in un deposito. Il secondo ufficio risale i canali, recluta informatori, arresta i sospettati e li fa parlare. Iniziamo identificando le raccolte di fondi e gradualmente smantellando le reti. Il 16 febbraio, gli uomini del colonnello Bigeard catturano Larbi Ben M'hidi, coordinatore delle azioni armate ad Algeri. Torturato, è stato giustiziato pochi giorni dopo dall'esercito francese che lo ha impiccato (5 marzo). I leader dell'FLN, in particolare Abane Ramdane e Krim Belkacem, stanno lasciando Algeri. Uso della tortura Articoli principali: tortura durante la guerra algerina e gamberetti Bigeard . La tortura ( gégène , vasca, ecc.) Viene utilizzata per rintracciare i terroristi. Molti separatisti vengono assicurati alla giustizia, ma altri vengono eliminati senza processo. Allo stesso tempo, beneficiando delle pratiche della polizia e del DST, l'esercito arresta gli europei che aiutano l'FLN, alcuni dei quali vengono condannati e fucilati [rif. necessario] , o morire in carcere, come il giovane matematico Maurice Audin . Secondo lo storico Raphaëlle Branche : “[...] a quel tempo, la tortura era praticata su vasta scala ad Algeri e non solo per ottenere informazioni, come è stato spesso detto, ma per terrorizzare la popolazione. [...] ora colpisce tutti, "senza distinzione di razza o sesso". In altre parole, anche gli europei vengono torturati dall'esercito francese. E la portata della pratica della tortura "per tutti" in questi mesi è davvero una novità. I comunisti, i progressisti, i membri dei centri sociali sono stati arrestati, in isolamento e torturato in Algeria nei primi mesi del 1957, il 1 ° CPR , ma anche da altri. Un reggimento, in particolare, sembra essere "specializzata" nella Europei: il 1 ° REP , legionari con sede presso l' Villa Sesini [...]. Non viene fatta alcuna distinzione di genere: anche le donne vengono detenute e poi torturate, il che costituisce ancora una volta una novità. " Dall'inizio della guerra algerina, nella Francia continentale sono state sollevate proteste contro alcuni metodi di interrogatorio, ma questi hanno preso slancio a partire dal gennaio 1957. Alla fine di gennaio, una commissione parlamentare ha indagato a Orano sugli abusi denunciati da prigionieri di origine algerina o europea . Questa commissione rileva fatti inquietanti, ma non conclude sull'uso della tortura, perché "le leggi eccezionali sono pienamente giustificate in Algeria e non possono essere messe in discussione attraverso la causa intentata contro gli investigatori del DST". Il quotidiano Christian Testimony lanciò il dibattito nel febbraio 1957, così come France-Observateur o L'Express . Diverse personalità prendono posizione. Il 25 marzo René Capitant ha sospeso i suoi corsi di giurisprudenza presso l'Università di Parigi, in seguito alla morte sospetta di uno dei suoi ex studenti, Ali Boumendjel , attribuita al suicidio, mentre era morto sotto torture inaudite. La rivelazione delle cause della sua morte è stata rivelata al pubblico solo nel 2021, 64 anni dopo. Il generale Jacques Pâris de Bollardière mostra la sua disapprovazione chiedendo ufficialmente il 28 marzo 1957 di essere sollevato dal suo comando. Paul Teitgen , segretario generale della polizia di Algeri, ex combattente della resistenza, cattolico, ha fatto lo stesso a settembre esprimendosi contro la pratica della tortura in Algeria. Lo scrittore Vercors rifiuta la sua Legion d'Onore. All'inizio di marzo, il governo di Guy Mollet ha creato una Commissione per la protezione dei diritti e delle libertà individuali che, il 7 settembre 1957, ha presentato un rapporto, sottolineando le "atrocità della ribellione", ma che ha concluso che gli atti sono stati compiuti sporadicamente dai militari, nonostante le istruzioni che li proibivano, e smentisce l'ipotesi di un "sistema generalizzato". Infiltrazione di reti FLN L'estate del 1957 segnò un punto di svolta per la battaglia di Algeri. Il 4 giugno, quattro bombe nascoste nei lampioni sono esplose intorno alle 18.30, ora di lasciare gli uffici, vicino alle fermate degli autobus ad Algeri, e hanno provocato 10 morti, tra cui tre bambini e 92 feriti, 33 dei quali amputati. Il 9 giugno una nuova bomba è esplosa ad Algeri, al casinò Corniche, una sala da ballo popolare tra i giovani, soprattutto ebrei di Bab El-Oued, ma utilizzata anche come centro di detenzione . La bomba, posta sotto il palco dell'orchestra, ha ucciso otto persone e ha lasciato quasi 100 feriti. Il governo richiama i paracadutisti e conferisce pieni poteri a Massu. Questa volta c'è un fatto nuovo: i " Bleuite " e il suo " blues caldo ", ex militanti dell'FLN tornati e che lavorano per il Gruppo di intelligence e sfruttamento (GRE) guidato dal capitano Léger nella Kasbah di Algeri. Non solo forniscono informazioni sulle reti, ma si infiltrano in esse . Alla fine di agosto durante un'operazione furono scoperte 14 bombe e il resto del personale della Zona Autonoma di Algeri morì, o in prigione o tornò, con l'eccezione di due uomini, il capo Yacef Saâdi e il suo assistente, Ali la Pointe . Il 24 settembre Yacef Saadi è stato arrestato a sua volta e l'8 ottobre Ali la Pointe è morto nell'esplosione destinata a superare il suo nascondiglio. Ali la Pointe fu individuato dai progetti del capitano Léger grazie a Hassène Guendriche, alias Zerrouk, uno dei deputati di Saadi, arrestato il 6 agosto 1957 e restituito da Léger, senza che né Saadi né Ali la Pointe se ne accorgessero. Bilancio Tattico I depositi di armi dell'FLN vengono scoperti, la rete viene smantellata e i principali funzionari dell'FLN vengono identificati, localizzati e arrestati. La rete FLN ad Algeri non esiste più, i restanti membri sono stati restituiti dal capitano Paul-Alain Léger , Algeri non è più a conoscenza degli attacchi FLN fino alla fine della guerra algerina. Questa sezione è vuota, non sufficientemente dettagliata o incompleta. Il tuo aiuto è benvenuto! Come fare ? Politica Se la battaglia di Algeri, che era più un'operazione di polizia che una battaglia, viene vinta sul campo dall'esercito francese, i due campi praticano, tra gli altri, metodi proibiti dalle leggi di guerra , inizia seriamente il merito dell'operazione di "pacificazione" attuata dai governi successivi, agli occhi dell'opinione pubblica francese. Infatti, a livello politico, conferisce un impatto internazionale all'azione del FLN. La "Guerra d'Algeria" non porta ancora il nome di "Guerra", è ufficialmente in questo momento un'operazione per mantenere l'ordine. L'operazione antiterrorismo in ambiente urbano condotta dalle truppe francesi resta comunque un punto di riferimento, un modello di successo negli stati maggiori occidentali, soprattutto americani, che successivamente la utilizzano nell'ambito della guerra anti-guerriglia e al tempo della la guerra in Iraq. Così, Roger Trinquier divenne un teorico riconosciuto a livello internazionale della guerra sovversiva ; in particolare attraverso la sua prima opera pubblicata nel 1961, La Guerre Moderne , pubblicata negli Stati Uniti con il titolo Modern Warfare: A French View of Counterinsurgency . Umano Guy Pervillé riprendendo le cifre avanzate da Jacques Massu parla del bilancio umano delle perdite nella Zona Autonoma di Algeri di "meno di mille uomini, e molto probabilmente il numero relativamente basso di trecento uccisi". Il bilancio delle vittime del terrorismo è stato di "314 morti e 917 feriti per 751 attacchi in quattordici mesi". Bibliografia Testimonianze Henri Alleg , La question , Parigi, Éditions de Minuit, coll. "Documenti",1961, 111 p. ( ISBN 978-2-707-30175-8 ) Erwan Bergot , Les paras , Balland, 1971 Hamid Bousselham , Torturato da Le Pen , Algeri, Rahma-Anep, coll. "Storia dell'Algeria",2000, 151 p. 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Il numero di 3.000 è anticipato da Paul Teitgen e corrisponde al numero dei dispersi nel dipartimento di Algeri. cfr Stora e Harbi 2004 , p. 489. Controversie suscitate in particolare dal libro di Henri Alleg , La question , pubblicato nel 1958. " Jacques Massu, il generale pentito ", Le Monde ,29 ottobre 2002( leggi online ). Secondo l'ufficiale paracadutista francese Marcel Bigeard , che ha partecipato direttamente all'operazione, la designazione "battaglia" costituisce un abuso di linguaggio : "Questa non è una battaglia, ma molto semplicemente, e ahimè, di lavoro di polizia. » Cf Marcel Bigeard, Pour une parcel of glory , p. 276 , citato in Marie-Monique Robin , Death squads, the French school [ dettaglio delle edizioni ], p. 100 La vera battaglia di Algeri , Plon, Évreux 1971, p. 55 Yaacef Saadi, La Bataille d'Alger , Julliard, 1962, ripubblicato nel 2002 da Publisud Yves Courrière , La Guerra di Algeria Volume III: ore dei colonnelli Collection: The Pocket Book n o 3750, Librairie Générale Française, 1982 ( ISBN 2.253.000,914 mila ) , p. 100 Pierre Pélissier, Académie Perrin Éditions (7 marzo 2002) ( ISBN 978-2262018658 ) [rif. incompleto] Guy Perville , "Il terrorismo e la tortura: 1957 Battaglia di Algeri", L'Histoire , n o 214 (ottobre 1997) [ (FR) leggere online ] Guy Perville, terrorismo e la repressione si confrontano in Algeri , 2001; Leggi online Guy Pervillé, La battaglia di Algeri , dizionario in Algeria e Francia coordinato da Jeannine Verdès-Leroux, Robert Laffont 2009, p. 98 ; ( ISBN 978-2-221-10946-5 ) “La battaglia di Algeri, da Benjamin Stora” , intervista a Benjamin Stora , L'Express, 5 gennaio 2007. 1956 la battaglia di Algeri e i djebel Guy Mollet Marie-Monique Robin , Squadre della morte, la scuola francese [ dettaglio delle edizioni ], 2008, p. 86 Marie-Monique Robin , squadroni della morte, la scuola francese [ dettagli delle edizioni ], p. 87 Yves Courrière , Le Temps des léopards , Parigi, Fayard, 1969, Algeri, edizioni Rahma , 1993, p. 357-358 Marie-Monique Robin , Squadre della morte, scuola francese [ dettaglio delle edizioni ], 2008, p. 87 " The affair of Brother OABV (Morocco v. 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VII, "La battaglia di Algeri: il potere civile abdica", p. 94 Per tutte queste cifre, vedi Marie-Monique Robin , Death squads, the French school [ dettaglio delle edizioni ], 2008, p. 94 Marie-Monique Robin , Squadre della morte, la scuola francese [ dettaglio delle edizioni ], 2008, p. 95 Pierre Vidal-Naquet , I crimini dell'esercito francese, 1954-1962 , p. 82 , citato p. 104 in Marie-Monique Robin , Squadre della morte, la scuola francese [ dettaglio delle edizioni ] La battaglia di Algeri, Jacques Le Prévost, pagina 11 Il termine squadrone della morte è già usato per designare l'unità del generale Aussaresses. Si veda a tal proposito, e per i 24.000 arresti e 3.000 sparizioni, Marie-Monique Robin , Death squads, the French school [ dettaglio delle edizioni ](2008, p. 106-107 ; intervista dell'autore con Aussaresses 2003) La cifra dei 3.000 dispersi è data anche da Guy Pervillé , in La Guerre d'Algérie (1954-1962), PUF , 2007, ( ISBN 978-2-13-054172-1 ) [rif. incompleto] testo citato da Gilbert Meynier , Storia interna dell'FLN , Parigi, Fayard, 2002, p. 325 Jean-Charles Jauffret , Soldiers in Algeria 1954-1962 , Autrement , Paris, 2000, citato in Marie-Monique Robin , Death squads, the French school [ dettaglio delle edizioni ], 2008, p. 111 Questo metodo sarà generalizzato dalla dittatura militare argentina tramite " voli della morte ", che prendono prigionieri dall'ESMA più volte alla settimana. Vedi Marie-Monique Robin , Squadre della morte, la scuola francese [ dettaglio delle edizioni ] Paul Teitgen conta 3.000 sparizioni nel dipartimento di Algeri. cf Benjamin Stora, Mohammed Harbi, The Algerian War, 1954-2004, the end of amnesia , Robert Laffont (2004), p. 489 . Le cifre di Teitgen sono state successivamente ampiamente criticate: Terrorism and repression clash in Algeri (2001) , articolo pubblicato sulla rivista Histoire du Christianisme Magazine , pubblicato ad Angers da Jean-Yves Riou, n o 6, marzo 2001, p. 50-53 " Messaggio del Presidente della Repubblica in occasione della consegna del Premio Maurice AUDIN per la matematica - Presidenza della Repubblica " ,13 agosto 2014(accesso 3 giugno 2017 ) Raphaëlle Branche e Sylvie Thénault , "Giustizia e tortura ad Algeri nel 1957: contributi e limiti di un documento" in Apprendimento e insegnamento sulla guerra algerina e il Maghreb contemporaneo: Atti della DESCO Summer University ottobre 2001 , pp. 44-57 [PDF] Albert Paul Lentin, L'Hexagone face aux confeux , La France contemporaine, t. VIII, Librairie J. 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Film documentario 1972 Yves Boisset , La battaglia di Algeri , Francia 2 (2006) Archivi video: Arresto di Yacef Saadi JT 20:00 - 27/09/1957 - INA Documento scritto: Confessione di Yacef Saadi Archivi video della INA sulla battaglia di Algeri. v · m Guerra d'Algeria Sostenitori dell'Algeria francese Stato francese Personalità François MitterrandCharles de GaulleAndré AchiaryRobert LacosteQuarta RepubblicaQuinta Repubblica Repressione delle manifestazioni Custodia della stazione della metropolitana CharonneMassacro del 17 ottobre 1961 Servizi segreti e polizia parallela Documentazione esterna e servizio di controspionaggioMovimento per la comunitàServizio di azione civicaCustodia Camille PetitjeanBarbouzeOperazione Blue BirdOperazione homoThe Red Hand (gruppo armato)Elenco degli attacchi della Mano Rossa OAS Personalità Raoul SalanEdmond JouhaudYves godardJean-Jacques SusiniJean-Claude Perez Attacchi Elenco degli attacchi OASAttacco di Petit-ClamartOperazione Rock and RollL'attacco di 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sabato 28 maggio 2022

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20.000 Stupri e Violenze nell’Italia “Liberata”

Le Marocchinate: 20.000 Stupri e Violenze nell’Italia “Liberata” by GIOVANNA POTENZA La disperazione impotente di Cesira e della figlia Rosetta, violentate in chiesa, è la scena più drammatica de “La Ciociara”, il film diretto da Vittorio De Sica, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, magistralmente interpretato da un’intensa Sophia Loren, che per l’interpretazione vinse l’Oscar nel 1962. La finzione cinematografica racconta uno degli episodi più atroci commessi ai danni delle popolazioni civili inermi in Italia nel corso della Seconda guerra mondiale, quello delle cosiddette “marocchinate”, vale a dire delle violenze sessuali, furti, omicidi e altri innumerevoli forme di violenza ai danni di svariate migliaia di persone di ambo i sessi e di tutte le età, perpetrati dai goumier (soldati delle colonie dell’esercito francese) nel 1944, ma non solo, anche dai soldati francesi stessi, soltanto in misura minore. Sotto, militari marocchini dell’esercito francese accampati a Monte Cassino: Il contesto storico è quello dell’ultimo atto della battaglia di Montecassino, nei primi mesi del ‘44 quando la Valle del Liri era lo scenario di scontri furibondi tra l’esercito anglo-americano e quello tedesco. Nel febbraio del 1944 si era consumata la distruzione dell’Abbazia di Montecassino, roccaforte tedesca nel frusinate, da parte dei bombardieri alleati, che aveva provocato la morte di centinaia di civili. Il 15 marzo venne rasa al suolo anche la città di Cassino, e le bombe caddero dai monti delle Mainarde sino a Minturno, provocando 10.000 vittime civili e circa 50.000 militari. Ogni tentativo di vincere la resistenza tedesca sembrava tuttavia essere vano. Gli alleati, infatti, non riuscivano ancora a sfondare la “linea Gustav”, ovvero i 230 chilometri di barriera difensiva dal Tirreno all’Adriatico, che Hitler aveva voluto per fermare l’avanzata avversaria. Gli angloamericani decisero pertanto di cambiare tattica, inviando al fronte delle truppe adatte a una guerriglia di montagna, un contingente di circa 12.000 uomini di nazionalità prevalentemente marocchina, ma anche algerina e senegalese, i goumier, inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia, al comando del generale Alphonse Juin. Sotto, Alphonse Juin prima della battaglia: Addestrati sulle montagne dell’Atlante in Marocco, i goumier, abituati a combattere in territori aspri, il 14 maggio superarono i monti Aurunci, ed aggirarono le linee difensive tedesche presso la Valle del Liri, consentendo al XIII Corpo britannico di sfondare la linea Gustav. La popolazione locale, rifugiatasi sui monti, era allo stremo. Il cibo scarseggiava. L’avanzata alleata veniva quindi attesa con speranza, ma il peggio purtroppo doveva ancora arrivare. Sotto, truppe di goumiers: Dopo l’abbattimento della linea Gustav, infatti, le truppe magrebine si avventarono per prima cosa sul paesino di Esperia, sede del quartier generale della 71° divisione tedesca. Un rapporto inglese parla di donne e ragazze, adolescenti e fanciulli stuprati per strada, di prigionieri sodomizzati, di ufficiali evirati. I nord-africani irrompevano nelle abitazioni prelevando le donne, ricorrendo ad esecuzioni sommarie di padri, fratelli e di chiunque tentasse una qualche resistenza. Emblematico fu il martirio del parroco don Alberto Terrilli, della chiesa di Santa Maria di Esperia, colpevole di aver tentato di nascondere tre donne nella sagrestia. Il coraggioso sacerdote, sodomizzato tutta la notte, morì in seguito alle sevizie subite Uno dei sopravvissuti, riferendosi a quella notte fatale, ricorderà: Non dimenticherò mai le grida che ho udito quella notte: un inferno dantesco. Sembravano delle belve L’allora sindaco Giovanni Moretti, nel corso di un intervento ad un convegno del 12 novembre del 1946, dichiarerà che 700 donne, la quasi totalità della popolazione femminile, erano state vittime di stupri nel ’44 a Esperia, delle quali moltissime erano ammalate o moribonde nel 1946. Dopo Esperia fu la volta di tutta la vasta area di Frosinone e di Latina, ove i goumier (ma con molti francesi nascosti fra loro) si riversarono devastando, razziando, uccidendo e violentando con furia bestiale. Alcuni soldati letteralmente con “il coltello fra i denti”: Una violenza cieca testimoniata dalle lunghe relazioni dei carabinieri dell’epoca e da una nota della Direzione generale della Sanità al Ministero dell’Interno, che riferiva: “Penosa è la situazione di circa 1.100 donne della provincia di Frosinone e 2.000 della provincia di Littoria (attuale Latina) che a seguito delle violenze dei marocchini sono state contagiate da infezioni veneree. Molte sono in stato interessante“. Al convegno “Eroi e vittime del ’44: una memoria rimossa”, che ebbe luogo a Castro dei Volsci il 15 ottobre 2011, il Presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle “Marocchinate”, Emiliano Ciotti, fece una stima dei numeri delle violenze commesse dall’esercito alleato: “Dalle numerose documentazioni raccolte oggi possiamo affermare che ci furono un minimo di 20.000 casi accertati di violenze, numero che comunque non rispecchia la verità; diversi referti medici dell’epoca riferirono che un terzo delle donne violentate, sia per vergogna sia pudore, preferì non denunciare. Facendo una valutazione complessiva delle violenze commesse dal “Corpo di Spedizione Francese”, che iniziò le proprie attività in Sicilia e le terminò alle porte di Firenze, possiamo affermare con certezza che ci fu un minimo di 60.000 donne stuprate, e ben 180.000 violenze carnali. I soldati magrebini mediamente stupravano in gruppi da due o tre, ma abbiamo raccolto testimonianze di donne violentate anche da 100, 200 e 300 magrebini”. La scia di orrori e di sangue che i goumier si lasciarono alle spalle e che era iniziata sin dal loro disgraziato sbarco in Sicilia durò sino a fine maggio e travolse le popolazioni del Basso Lazio, del Molise, del Viterbese, della Maremma, della Val d’Orcia, arrestandosi solo alle porte di Firenze, il 27 maggio, quando il contingente magrebino venne trasferito in Provenza. Referti medici dell’epoca testimoniarono ovunque la brutalità delle violenze, riportando di lacerazioni anali e di corde vocali, di denti estratti per evitare i morsi delle vittime, di carni straziate per i supplizi inferti. Barbare torture furono riservate agli uomini che tentarono di difendere i loro cari, come impalamenti, evirazioni, mutilazioni ed eviscerazioni, spesso mentre le vittime erano ancora in vita. Scorrere i resoconti dell’epoca significa confrontarsi con un orrore senza fine Unica voce che si levò a favore delle popolazioni martoriate fu quella di Papa Pio XII, che chiese ufficialmente alle autorità alleate che le truppe franco-magrebine non entrassero nella Città eterna. Le stime ufficiali delle vittime delle violenze variano, ma anche l’ordine di grandezza delle stime più prudenti lascia sconvolti. Alle migliaia di casi furono da poi aggiungersi le conseguenze in termini di malattie veneree, di nascite indesiderate, di suicidi e di vite spezzate, perché le donne furono spesso esposte a una sorta di ingiusta condanna morale post-bellica. I territori dove più furiosa si abbatté la furia belluina delle truppe magrebine avrebbero impiegato anni per risollevarsi e molte delle ferite inferte non si sarebbero mai più rimarginate. Ma com’è possibile che gli ufficiali francesi, che non potevano non essere a conoscenza dello scempio perpetrato dalle loro truppe, non agirono per impedire le violenze? Nonostante l’originale non sia mai stato trovato, moltissime testimonianze raccolte riferiscono dell’esistenza di un misterioso volantino in francese e arabo che sarebbe circolato tra i goumier, che avrebbe assicurato loro diritto assoluto sul territorio conquistato per 50 lunghe ore. Probabilmente il volantino non è mai esistito: è inverosimile infatti che i comandi francesi si fossero lasciati alle spalle un documento scritto tanto compromettente. Più credibile è, invece, che le truppe ottennero dai comandi l’assicurazione verbale di potersi procurare un bottino di guerra, se avessero vinto la resistenza tedesca, una sorta di carta bianca per 50 ore nei territori conquistati. Ma perché la storia ufficiale tace generalmente questi orrori? Forse perché non bisognava incrinare il mito dell’alleato amico e liberatore? Le autorità francesi sostennero all’epoca di aver aperto 350 provvedimenti contro gli autori degli stupri e liquidarono quegli eventi come incidenti di percorso, come effetti collaterali della guerra. Forse non fu estraneo, a tale colpevole negligenza dei comandi francesi, anche il risentimento contro gli italiani ritenuti traditori per “la pugnalata alle spalle” del 1940 ai danni della Francia. Agli stupri, è bene precisarlo e lo ribadisco per non incorrere in fraintendimenti, parteciparono soldati delle colonie francesi d’Africa ma anche francesi europei. A Pico, ad esempio, furono violentate 51 donne da 181 africani e da 45 francesi europei. Oltre agli stupri bisogna non dimenticare i furti, gli omicidi, la distruzione e molti altri atti di guerriglia che fecero etichettare gli alleati non certo come “liberatori” ma piuttosto come invasori e razziatori. Quelli che furono sbrigativamente liquidati come “effetti collaterali della guerra” furono in realtà dei crimini contro l’umanità che ci inducono ancora oggi ad interrogarci su quale sia il confine, in guerra, tra ciò che sia “accettabile” e ciò che sia condannabile e perseguibile penalmente. Gli stupri delle donne sono un triste effetto di molte guerre e quelli compiuti durante le guerre in ex-Jugoslavia o in Ruanda (per citare solo due esempi) ne sono una drammatica testimonianza recente. Difficile pensare a un episodio come quello che colpì l’Italia di così ampie dimensioni in un periodo di tempo tanto breve, anche se poco dopo avvennero gli stupri delle truppe russe e anglo-americane in Germania e poco prima in Unione Sovietica la popolazione civile aveva subito lo stesso destino da parte dei tedeschi. Un orrore che, sebbene trascurato dai testi di storia nel dopoguerra, fu raccolto e trasformato in arte da Alberto Moravia nel suo “La Ciociara”, il romanzo che diede voce alle grida di dolore di quei giorni terribili, perse tra le pieghe della storia. Sotto, un breve commento del film e, in copertina, immagine dal film: GI

Ecco gli americani in "Stupri di guerra"

Ecco gli americani in "Stupri di guerra" [La data originale di pubblicazione del presente articolo è precedente a quella attuale – © Centro Studi Pino Rauti – Tutti i diritti riservati] Le violenze commesse dai soldati americani in Gran Bretagna, Francia e Germania – 1942/45 – Perché non si parla degli stupri in Italia. Libro da leggere con attenzione estrema pagina dopo pagina, questo di J. Robert Lilly; e di cui diciamo qui con la dovuta ampiezza, pubblicando per intero la presentazione del volume. ***** Precisiamo meglio l’argomento. «Come altri soldati di altri eserciti, anche gli americani si sono resi responsabili di stupri durante la Seconda guerra mondiale. Le donne inglesi e francesi erano alleate, quelle tedesche nemiche, ma tutte sono rimaste vittime, a migliaia, di quella esasperata violenza sessuale che è lo stupro.» Il volto oscuro e sconosciuto dei «liberatori» rivelato da documenti e testimonianze drammatiche conservati negli archivi dei tribunali militari americani. Tra il 1942 e il 1945 circa 17.000 donne di tutte le età, inglesi, francesi e tedesche, furono stuprate da soldati americani. Cause, modalità e conseguenze di questo agghiacciante fenomeno sono analizzate con rigore storico e descritte con un linguaggio contenuto e privo di sensazionalismi. La rilettura attenta degli atti dei .processi e la voce dei testimoni permettono di ricostruire la verità storica dello «stupro di guerra», vietato dalla Convenzione di Ginevra nel 1949 e riconosciuto come crimine di guerra solo nel 1996. Ed ecco l’autore: J. Robert Lilly è professore di sociologia e di criminologia alla Northern Kentucky University negli Stati Uniti e professore associato di sociologia e politica sociale all’Università di Durham in Gran Bretagna. “Le pagine che seguono sono la “presentazione”del volume di Massimo Zamorani: La motivazione di base ha indotto Robert Lilly, docente universitario di criminologia, a impegnarsi nelle ricerche dalle quali è nato questo libro è determinata dal razionale scetticismo di fronte alla venerata icona del soldato USA, quale angelico rappresentante di ogni virtù umana. Valga, a titolo di esempio dell’agio grafia convenzionale, la prosa di Stephen Ambrose, considerato da molti il più popolare storico americano della Seconda guerra mondiale e autore, fra 1’altro, del famoso Citizen Soldiers pubblicato nel 1997 e che ha avuto grande diffusione non solo negli Stati Uniti. «Immaginate un po’ questo. Nella primavera del 1945, in tutto il mondo, la vista di una squadra di una dozzina di adolescenti armati e in uniforme infondeva un sacro terrore nell’animo della gente. Che si trattasse di una squadra dell’Armata Rossa a Berlino, Lipsia o Varsavia o di una squadra tedesca in Olanda o di una giapponese a Manila, Seul o Pechino, bè, quella squadra significava stupri, saccheggi, ruberie, distruzioni a casaccio, uccisioni insensate. Ma c’era un’ eccezione: una squadra di GI, una vista che induceva ai più ampi sorrisi mai visti sui visi della gente e che riscaldava il cuore. E questo valeva in tutto il mondo, persino in Germania, persino in Giappone dopo il settembre 1945. Questo perché i GI significavano dolciumi, sigarette, razioni “C” e libertà. L’America aveva mandato la crema della sua gioventù in tutto il mondo, non a conquistare ma a liberare, non a terrorizzare ma ad aiutare. E stato un grande momento della nostra storia.» Questo è uno stralcio del libro di Ambrose, pagina 530 dell’edizione italiana pubblicata nel 1999 da Longanesi con il titolo Cittadini in uniforme. Grazie alla martellante e danarosa propaganda americana, che ha bombardato il mondo per sessant’anni, l’opinione pubblica mondiale ha, in linea di massima, recepito e fatta propria, come verità di fede, questa oleografia storico-militare, tanto che nessuno ha mai pensato di sottoporre a verifica il comportamento reale degli arcangeli della libertà e della democrazia. L’idea è venuta, come l’autore indica nell’introduzione a uno studioso, a un professionista, insospettito dal fatto che il comportamento dei soldati americani in Vietnam aveva rivelato un rovescio della medaglia ampiamente denunciato dai mezzi d’informazione. Era verosimile che i padri dei militari combattenti in Indocina, cioè i GI della Seconda guerra mondiale, non avessero avuto una faccia nascosta e fossero stati sempre, tutti e comunque, dei baiardi senza macchia? Ciò quando le atrocità di cui si erano resi responsabili militari di tutti gli eserciti erano state documentate in modo ampio e dettagliato? Una verifica si imponeva per stabilire la verità sul piano della storia; della sociologia, della criminologia. Le ricerche, i fatti, i documenti, le testimonianze raccolti hanno dimostrato che in realtà vi era una faccia nascosta, accuratamente e gelosamente celata per malintesa carità di patria e da questa ricerca è nato il presente lavoro. Lavoro che non rivela la minima pretesa di adempiere a una funzione di denuncia, oppure la compiacenza di far sensazione svelando fatti scabrosi tenuti nascosti. Al contrario, il tono generale della prosa è contenuto, quasi dimesso, strettamente cronistico, nessuna ricerca di effetto. Il linguaggio è preciso, puntuale, tecnico, ma non intende fare grazia di eufemismi o attenuazioni, come è logico attendersi da un rapporto, da un verbale, da un resoconto. Viene riferito quello che serve per sapere, per comprendere, per interpretare i legami tra cause ed effetti, talvolta sottili e non facilmente individuabili. Il procedimento è quello tipico dello studioso di fronte a un fenomeno: descrizione precisa nei dettagli e nelle circostanze, osservazione dei precedenti, analisi dei comportamenti e della dinamica degli eventi, individuazione delle relazioni fra cause ed effetti, interpretazione dei significati. E quello che il lettore troverà nel testo di Lilly. E da osservare che, nonostante l’approccio scientifico, le motivazioni rigorosamente storiche ed etiche, l’ineccepibile tecnica di attuazione, l’autore avverte il disagio, l’imbarazzo di trattare una materia che è sostanzialmente tanto anticonformista e iconoclasta da poter suscitare una reazione scandalizzata nell’opinione pubblica del suo Paese, al punto da esporlo al pericolo di subire un’ accusa di antipatriottismo che lui, da buon americano, faticherebbe a sopportare. Soprattutto dopo l’atroce 1l settembre 2001, in un momento di psicosi antiamericanista diffusa nel mondo. Proprio per dimostrare che la ricerca della verità non è affatto antipatriottica, l’autore ha voluto dedicare il suo lavoro ai suoi congiunti, padre e zii, che hanno combattuto con onore nella Seconda guerra mondiale. E’ per questi scrupoli – come egli stesso spiega – che non ha voluto far uscire il libro in coincidenza con le operazioni militari condotte dalle forze armate del suo Paese in Afghanistan e in Iraq. Di conseguenza l’edizione in lingua francese, e la presente in italiano, hanno anticipato la pubblicazione del volume nella versione originale inglese. Il lettore italiano non può non chiedersi perché il lavoro di Lilly trascuri l’Italia: forse i GI si sono comportati in altro modo nel corso della dura campagna che ha insanguinato il territorio italiano dal giugno del 1943 all’aprile del 1945? Interpellato, è lo stesso autore a chiarirci il dubbio. «Ho avuto qualche informazione, a questo proposito, ma non le ho approfondite, perché la Campagna d’Italia era considerata nel teatro operativo del Mediterraneo e Medio Oriente (MTO), mentre Inghilterra, Francia e Germania facevano per convenzione parte del teatro operativo europeo (ETO). Ciò comportava che ciascuno di questi scacchieri avesse la propria struttura giudiziaria militare (JAG Branch) con giurisdizione sui reati commessi dai soldati in quell’ambito. Comunque sono a conoscenza di stupri perpetrati da militari americani su donne italiane, ma non ho studiato ancora questa casistica. So anche che ci sono stati militari americani condannati per violenze commesse in Italia. Vorrei essere più preciso: lo JAG/ETO a guerra finita compilò una relazione di sintesi sull’ attività svolta, mentre lo JAG/MTO e lo JAG/NATO (North African Theater of Operations) non lo fecero. Questa è la ragione per la quale non ho potuto ancora studiare i casi italiani, ma mi propongo di farlo.» È di pubblico dominio lo scempio attuato in Italia dalle truppe coloniali francesi e in minor misura si è parlato degli stupri commessi dai militari indiani della 8^ armata britannica, mai si è accennato ai crimini di matrice americana: è Robert Lilly ad affrontare l’argomento per la prima volta. Proprio in tempi molto recenti (ci riferiamo al luglio del 2004), la Procura militare di Padova ha avviato un’inchiesta sugli eccidi di militari italiani e tedeschi, prigionieri disarmati, compiuti da soldati americani in Sicilia nel luglio del 1943, nei giorni immediatamente successivi allo sbarco. Anche questo è un tragico episodio, ma è giusto considerare che mentre in Italia era passato sotto silenzio, negli Stati Uniti aveva suscitato una vivace reazione e anche un seguito giu­diziario, tanto che uno dei responsabili del massacro era stato condannato ai lavori forzati a vita. È anche giusto riconoscere che la giustizia americana, e soprattutto l’opinione pubblica, sono sempre pronte a indagare, punire e deprecare eccessi e crimini commessi dai connazionali, cosa che non sempre accade in altri Paesi. C’è ancora un aspetto dell’opera di Lilly che va considerato. È una sintesi storica dello stupro inteso come crimine contro l’umanità, concetto che sovrasta la stessa configurazione di reato militare, ma solamente – e incredibilmente in tempi molto recenti è stato recepito dall’ opinione pubblica mondiale. I movimenti femministi hanno l’indiscutibile merito di aver imposto questo principio all’ attenzione di tutti e di aver sensibilizzato le masse nei riguardi di quello che di certo è uno dei crimini più odiosi e più vili. Lo stupro di guerra, da sempre accettato in. modo tacito quasi come inevitabile conseguenza di un conflitto armato, viene oggi pressoché universalmente considerato un’ atrocità che in nessun caso ammette attenuanti. In quest’ottica, al libro di Robert Lilly va riconosciuto il merito di contributo sostanziale non soltanto alla verità storica, ma anche all’ aver imposto all’attenzione generale – in termini rigorosamente oggettivi – un crimine orribile, sulla cui condanna tutti gli uomini potrebbero e dovrebbero essere d’accordo, senza eccezioni, senza riserve e senza concedere attenuanti di nazionalità, di religione, di condizioni ambientali o emotive.”. Massimo Zamorani “Stupri di guerra” – J. Robert Lilly – pgg. 366, euro 16,00 – edizioni Murscia – Via Gioia, 45 – 2014 – Milano Telefono 02-67378500 – Fax 02-67378601.