martedì 28 giugno 2011

L'ivello dei mari mai così alto

Livello dei mari mai così alto
Entro il 2100 aumento fino a 190 centimetri
I dati di uno studio internazionale dimostrano ancora una volta che c’è un legame molto stretto tra l’aumento della temperatura e l’innalzamento del livello dei mari, un fenomeno che potrebbe avere conseguenze devastanti
Negli ultimi due millenni il livello dei mari non è mai stato così alto come adesso. Almeno lungo tutta la costa atlantica degli Stati Uniti. Questi i dati di uno studio internazionale, finanziato dalla National Science Foundation (NSF) e pubblicati sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences. Le analisi dimostrano ancora una volta che c’è un legame molto stretto tra l’aumento della temperatura e l’innalzamento del livello dei mari, un fenomeno che potrebbe avere conseguenze devastanti.

Per ricostruire con precisione il livello del mare gli scienziati hanno esaminato i resti di foraminiferi, minuscole creature che vivono nel plancton, conservati in sedimenti estratti da paludi costiere nel Carolina del Nord. Visto che diverse specie di foraminiferi vivono a profondità diverse, i loro resti hanno indicato con buona approssimazione quanto era alto il fondale in epoche diverse. Grazie a tutti questi dati, insieme a quelli riguardanti le variazioni della temperatura globale, gli scienziati hanno sviluppato il primo modello del livello del mare ripercorrendo gli ultimi 2 millenni. Hanno così scoperto che nel periodo che va da 200 aC al 1.000 dC il livello del mare era piuttosto stabile, così come la temperatura media. Nel corso dell’XI secolo, invece, la superficie del mare è aumentata di circa mezzo millimetro all’anno per 400 anni. Innalzamento, questo, collegabile alla cosiddetta anomalia del clima medievale, un aumento inaspettato della temperatura. In seguito (XV secolo), durante la Piccola Età Glaciale, il livello del mare è rimasto stabile fino al tardo XIX secolo, dopo il quale si è iniziato a registrare un aumento medio record di oltre 2 millimetri l’anno.

“I dati del passato hanno aiutato a calibrare il modello e miglioreranno le proiezioni sull’innalzamento del livello del mare in scenari che considerano l’aumento della temperatura globale”, ha detto il coautore dello studio Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute for Climate Impact Research, in Germania.

In effetti, ad oggi il livello dei mari non può essere più studiato senza considerare i dati sul riscaldamento globale: considerarli come due fenomeni strettamente connessi è fondamentale anche per capire cosa ci aspetterà nel futuro e cosa fare per mitigare i potenziali effetti disastrosi.

Le stime attuali ci dicono che tra il 1990 e il 2100 il livello del mare aumenterà dai 79 ai 190 centimetri. “Agli inizi di maggio – spiega Giuseppe Manzella dell’Enea e Presidente della Commissione oceanografica italiana – nel convegno annuale della American Geophysical Union, un’organizzazione ‘sorella’ della European Geosciences Union, è stato annunciato che vi sono segnali di innalzamento del livello del mare lungo la costa orientale degli Stati Uniti. La responsabilità viene addebitata ad un cambiamento nel regime dei venti che potrebbe accelerare in questo decennio una situazione che già era in atto e che ha conseguenze quindi anche sugli ecosistemi. Infatti si potrebbe passare da una situazione dominata dalla presenza di acque fredde ad una opposta”.

In quell’occasione l’allarme è stato lanciato da ricercatori dello Scripps Institution of Oceanographyche rivelano che il livello globale dei mari è aumentato nel corso del XX secolo a una velocità di circa due millimetri all’anno. “Questo tasso – dice Manzella – è aumentato del 50 per cento durante il 1990 a un ritmo globale di tre millimetri per anno, un piccolo aumento spesso legato al riscaldamento globale”. Il livello del mare ha delle conseguenze per lo sviluppo costiero, sull’erosione delle spiagge e sugli straripamenti. “Potrebbe causare danni alle comunità costiere e le spiagge, specialmente durante le alte maree, le mareggiate e le condizioni di onde estreme”, spiega l’esperto.

Questi cambiamenti rapidi sono una fonte di preoccupazione per i ricercatori americani ed europei che hanno richiesto una studio approfondito di quello che viene chiamato oppure ‘Regime Shift’ che è stato osservato nel Pacifico come anche nel recente passato nel Mediterraneo. “Con il termine ‘regime shift’ – ha spiegato Alessandra Conversi dell’Istituto Scienze marine del CNR di La Spezia – si definisce un cambiamento relativamente rapido, che in pochi anni coinvolge l’intero ecosistema marino, interessando sia la parte vivente che quella fisica”.

Nel caso osservato nel Pacifico si parla di ciclo climatico chiamato “Pacific Decadal Oscillation” (PDO), nel secondo caso si è avuto l’ “Eastern Mediterranean Transient”. “Il verificarsi di questi eventi in aree particolari sembrano indicare – dice Manzella – che la struttura fisica di queste regioni possa essere incline a questi tipi di cambiamenti che fino ad esso non sembrano essere stati permanenti, ma che in un contesto più ampio potrebbero diventarlo. La comunità scientifica marina ha richiesto di condurre ricerche sul tema della insorgenza di ‘punti critici’ e sulle conseguenze sui sistemi fisici, biogeochimici e biologici marini e anche sulle regioni costiere”.

di Emanuele Perugini - Pianeta Scienza
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Federalismo, ulteriore salasso per gli Italiani

L’incubo federalismo nelle tasche degli italiani
Con l'approvazione del provvedimento voluto dalla Lega, gli enti locali hanno cominciato a battere cassa per recuperare i mancati trasferimenti dal governo centrale. Risultato, una raffica di aumenti sulle imposte locali, nonostante le promesse elettorali
Berlusconi in aula per l'approvazione del federalismo
Addizionale sulla Rc auto in aumento per 29province fino alla soglia massima del 16%, l’omologa Irpef in crescita, +0,2% per due anni, in almeno 50 comuni con l’elenco destinato probabilmente ad allungarsi. Bastano questi esempi per alimentare l’allarme sempre più concreto lanciato oggi dalle colonne del Sole 24 Ore. In sintesi: gli enti locali battono cassa mentre il federalismo fiscale si scopre debole quanto la sua retorica. Alla faccia di quella visione che la vorrebbe panacea delle sofferenze contabili, la tanto celebrata devolution fiscale si sta traducendo in un salasso aggiuntivo quanto imprevisto (almeno a prendere per buoni i proclami governativi) per circa 10 milioni di italiani. Per i quali la tassazione viaggia inesorabilmente verso nuovi aumenti.

Il federalismo fiscale come strumento irrinunciabile per la riduzione delle tasse. Per la Lega è illeitmotiv di una vita, il fulcro di una retorica “efficientista” da “padroni in casa nostra” (sic) secondo la quale la devolution delle imposte dovrebbe garantire la permanenza delle risorse sul territorio, la riduzione degli sprechi e lo sgravio generalizzato delle imposte caricate sui cittadini. Un principio nemmeno sbagliato, in teoria, che disgraziatamente, però, si sta rivelando per ciò che è realmente: una clamorosa presa in giro. Le cifre non mentono, come aveva già rilevato lo stesso quotidiano della Confindustria negli scorsi mesi. Nel 2010, notava già ad aprile il Sole, le entrate tributarie dei comuni italiani erano aumentate di 1,3 miliardi rispetto all’anno passato registrando per i contribuenti un poco rassicurante +7% in termini di maggior carico fiscale. Alla faccia delle promesse elettorali.

Già, le promesse elettorali. A ben vedere il peccato originale si collocherebbe proprio lì, come risulta chiaro ormai da tempo. “Aboliremo l’Ici sulla prima casa, avete capito bene” sentenziò Silvio Berlusconi al termine del (soporifero) duello televisivo con Romano Prodi alla vigilia delle elezioni2006. Una promessa divenuta realtà due anni più tardi – con l’estensione di un provvedimento con il quale il centro-sinistra aveva realizzato un primo significativo sgravio – con conseguenze semi disastrose per la maggior parte dei comuni italiani per i quali proprio l’imposta sugli immobili aveva rappresentato fino a quel momento una fondamentale fonte di reddito. Per ovviare all’inconveniente gli enti locali scelsero allora l’unica strada percorribile: l’aumento delle imposte laddove possibile.

Nel 2010, ha notato il Sole, gli incassi derivanti dalla Tarsu, l’imposta sui rifiuti, hanno registrato una crescita del 15,8%. Le tariffe per i servizi comunali sono aumentate mediamente dell’8% sulla scia di incrementi da record: +6,6% per gli asili nido, ha ricordato ancora il quotidiano finanziario,+10,6 per i parcheggi a pagamento, più 4,6 per le mense, più 10,8 per tutti i cosiddetti “altri servizi”. Una tempesta di costi occulti, in altre parole, si sarebbe abbattuta sui cittadini per i quali l’abolizione della tassa immobiliare si sarebbe rivelata niente meno che una beffa senza eguali, specialmente nel confronto con il resto dell’Europa, dove la tassa sulla casa si conferma non senza ragione un punto cardine nella gestione dei conti pubblici locali.

Sul circolo vizioso, ovviamente, non pesa solo l’eliminazione dell’imposta. A gravare sulle spalle degli enti c’è infatti anche, se non soprattutto, la riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato. Un fenomeno alimentato dalla difficile impresa del governo di far quadrare i conti riducendo il disavanzo pubblico con un progressivo taglio alla spesa. Ad oggi, intanto, le entrate per l’erario sono tornate sui livelli pre crisi (115,4 miliardi di gettito complessivo nei primi 4 mesi del 2011) mentre il livello della pressione fiscale italiana si conferma il terzo del mondo (dopo Danimarca eSvezia) con un carico aggiuntivo, rispetto alla media Ocse, di 54 miliardi annui. Circa 850 euroin più per ciascun contribuente.

La casta difende i suoi privilegi --Fonte Il fatto quotidiano

Rotondi dice no ai tagli dei privilegi 
“La gente ci detesta, difendiamo la Casta”
Il ministro per l'Attuazione del programma, intervistato da Libero, si scaglia contro Tremonti e a Berlusconi suggerisce: se vuole far durare il governo deve coccolare i parlamentari
“Dobbiamo coccolare i parlamentari; se un giorno gli si dice che vanno dimezzati, il giorno dopo che gli si taglia lo stipendio, quello successivo l’auto blu, significa voler proprio far cadere il governo”. Il ministro Gianfranco Rotondi è contrario ai tagli dei privilegi a deputati e senatori. Anzi. I privilegi, dice, vanno tutelati. “Tanto, più impopolari di così”.

Il ministro per l’Attuazione del programma si arruola nell’esercito nemico di Giulio Tremonti. “Le misure contro i privilegi della politica le considero un insulto alla sua intelligenza”, dice. E suggerisce una ricetta tutta sua. “Forte del fatto  che nessuno, neanche all’opposizione, vuole andare al voto, Berlusconi deve avere un’unica preoccupazione: coltivare i rapporti con Camera e Senato”. Come? “Teniamoci buoni i mille parlamentari”, dice Rotondi in un’intervista a Libero. “Non possiamo dargli l’aumento, ma almeno coccoliamoli, rassicuriamoli, non rompiamogli le palle se vogliamo arrivare al termine della legislatura. E nel frattempo cerchiamo di farci dimenticare. Perché, inutile negarlo, la gente ormai ci detesta”.

Secondo Rotondi, dunque, cosi il governo può arrivare alla sua scadenza naturale del 2013. Altrimenti rischia. “Se uno un giorno dice a deputati e senatori che vanno dimezzati, il giorno dopo che taglia loro gli stipendi, quello successivo che gli toglie l’auto blu, allora è un kamikaze, significa che vuole proprio farlo cadere questo governo”.

Una difesa della Casta. “Più impopolari di così. Il deputato oggi è uno sputtanato che va per la pagnotta, questo è il giudizio che ci siamo cuciti addosso, per merito dei comici, delle trasmissioni tv”, secondo Rotondi. Non per merito dei parlamentari. “Un tempo si accusava i politici di rubare, oggi gli si rimprovera solo di avere dei privilegi previsti dalla legge. Ma attenzione. Questa furia antipolitica finisce per essere antiparlamentare. e il Parlamento è come la salute: ti rendi conto che è importante solo quando non ce l’hai più”, dice Rotondi.

Insomma una sorta di requiem al governo. E al premier Rotondi suggerisce di tornare allo spirito di una volta tanto “deve rassegnarsi al fatto che in diciotto mesi non può fare le riforme istituzionali, né la riforma della giustizia e neppure quella fiscale. Al massimo si può far approdare qualche legge in Parlamento”.

Bologna, leucemia eterea

Bologna, casi di leucemia 
vicino alle antenne radio
Elettrosmog vicino alla zona dove sono gli impianti di trasmissione di 11 radio e sette tv, al colle dell'Osservanza. Dovevano essere spostate, ma tre sindaci non hanno fatto niente. "Solo promesse", spiega il medico che ha in cura i pazienti
Una manciata di case sparse nel verde, una scuola privata, un convento di frati, una casa di riposo e tanto silenzio. Siamo sul colle dell’Osservanza, a Bologna. Da quassù trasmettono 11 radio e sette tv, ognuna con la sua antenna: radio Voce della Speranza, radio Radicale, radio Maria, radio Città del Capo, Telemarket tv, 7 Gold, Telesanterno e altre. A causa dell’intensità del campo elettromagnetico, nelle abitazioni vicine accadono fenomeni insoliti: in alcuni telefoni, ad esempio, si sente la radio, e il segnale della tv è spesso disturbato. È più difficile invece stabilire se questa stessa causa sia all’origine della leucemia contratta da ben tre persone che abitano nei pressi delle antenne. Due casi erano già stati denunciati in passato dal comitato Osservanza, che da anni si batte per lo smantellamento degli impianti. “L’anno scorso c’è stato un nuovo caso. Un’altra persona che abita qui vicino si è ammalata di leucemia”, raccontaVincenzo Ranuzzi, che in via dell’Osservanza ha anche il suo studio medico. E tre casi per una zona così poco densamente popolata – si capisce – non sono pochi”.

Anche la Provincia di Bologna aveva detto che così non andava bene e che era necessaria una riorganizzazione degli impianti. Ma i residenti, ad oggi, aspettano ancora  ”il risanamento previsto dal Piano di localizzazione delle emittenti radiotelevisive (Plert), che prevedeva il trasferimento delle antenne da qui come dal colle di San Luca”, spiega Ranuzzi. Su disposizione della Regione, infatti, la Palazzo Malvezzi si è dotato di questo piano e l’ha approvato nel dicembre 2007, “dopo ben sette anni rispetto alla Legge regionale, che pure chiedeva di compilare il Plert entro un anno”, sottolinea il medico dell’Osservanza. Poi, la mossa successiva sarebbe toccata al Comune di Bologna, che avrebbe dovuto recepire e mettere in atto le disposizioni del Plert. “Ma l’allora assessore alla Sanità della giunta Cofferati, Giuseppe Paruolo, non fece niente. Delbono, allo stesso modo non ha fatto nulla, e così pure il commissario Cancellieri. Aspettiamo di vedere cosa farà il nuovo sindaco Virginio Merola”, dice Ranuzzi. A conti fatti, sono passati 11 anni e non è cambiato quasi nulla.

“Il Plert, in accordo con le finalità espresse dalla legge regionale del 2000, persegue la riduzione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici – si legge nel documento –  l’obiettivo è garantire il rispetto dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici stabiliti dal decreto dell’8 luglio 2003. Il decreto prevede che le aree in cui si ha il superamento del limite di esposizione non siano accessibili alle persone, ad eccezione del personale tecnico per le operazioni di manutenzione degli impianti, mentre per quelle in cui si supera il valore di attenzione la permanenza non deve superare le quattro ore giornaliere”. Altro che quattro ore: nelle aree in cui si supera il valore d’attenzione ci sono abitazioni, scuole e strutture sanitarie.

Il decreto ministeriale del 2003 fissa a 6 V/m (Volt per metro) il limite per il valore di attenzione, cioè “per la protezione da possibili effetti a lungo termine, da rispettarsi all’interno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere”.

In altre parole si parla di case, scuole e ospedali, compresi balconi, terrazzi e cortili. Per leesposizioni inferiori alle quattro ore giornaliere, invece, il valore non deve superare i 20 V/m. Gli effetti sulla salute sono ancora oggetto di studio, ma c’è chi parla di insonnia, mal di testa, danni alla tiroide, e addirittura cancro e leucemie. “E’ ormai dimostrato che queste radiazionidanneggiano il cromosoma cellulare. E un cromosoma è danneggiato può portare alla cancerogenesi”, ricorda Ranuzzi.

Nel dicembre 2007, la Provincia attestava che “per i siti di Osservanza e Villa Aldini, il piano di risanamento è in via di completamento, si attendono le misurazioni di Arpa per attestare formalmente l’avvenuto rientro dei campi elettromagnetici nei limiti di legge”. Ma l’Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente, a distanza di tre e quattro anni ci dice che sul colle dell’Osservanza, le misurazioni 2010 hanno segnalato un superamento del valore di attenzione (non sappiamo di quanto), mentre quelle 2011, effettuate nel campo da calcio della scuola privata, rilevano radiazioni che sfiorano il limite: la forbice va da 3,9 a 5,8 V/m.

Secondo il report pubblicato dall’Arpa lo scorso 24 giugno, l’Osservanza è soltanto una delle 28 località in Emilia-Romagna in cui le centrali elettromagnetiche continuano a sforare i limiti di tollerabilità previsti dalla normativa nazionale. “Per l’anno 2010 si nota un miglioramento per i siti con impianti radio e/o tv: se nel 2009 se ne contavano 31 nel 2010 sono diminuiti a 28”, osserva l’agenzia regionale. Oltre all’Osservanza, in provincia di Bologna ci sono altre tre località dove questo tipo di inquinamento ha superato la soglia di guardia. Si tratta di via di Gaibola, nel cuore del parco dei Gessi (una misurazione del 2005 segnava picchi di oltre 9 V/m nel cortile di una struttura privata), di Monte Donato (sei radio e una tv: le misurazioni del 2006 dalla panchina di un locale segnavano più di 11 V/m) e soprattutto di Monte Grande. Affastellate su questa cima che fa parte del Comune di Castel San Pietro Terme, si contano quasi 50 antenne radio e tv.

Nei pressi degli impianti, le radiazioni arrivano anche a 28 V/m (cioè ben oltre i limiti di esposizione), mentre nella camera da letto di un’abitazione privata nei pressi della zona, i livelli superano i 6 V/m. “Per il sito di Monte Grande è stato riscontrato il superamento del valore di attenzione in corrispondenza dell’abitato di Soprasasso ed il superamento del limite di esposizione in prossimità delle postazioni – diceva la Provincia – l’amministrazione comunale ha ultimato la complessa attività di istruttoria tecnico-amministrativa essenziale per queste procedure (che ha visto coinvolti anche Provincia, Arpa e gestori delle emittenti) ed ha formalmente avviato il procedimento per il risanamento del sito”. Era la fine del 2007. Quattro anni dopo, gli sforamenti dei limiti di legge continuano.

Elena Boromeo

Blitz delle guardie di questo Stato - sarà dura / 27 giugno 2011

BLITZ DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA MADDALENA DI CHIOMONTE 

27 giugno 2011: c'è stato il tanto atteso blitz della polizia stamattina verso le 4.50. Le forze dell'ordine hanno bloccato l'autostrada fin dall'alba; come si vede nelle foto dovevano consentire alle ditte di tagliare il guard rail e la barriera antirumore per accedere in un'area molto impervia dove vorrebbero realizzare il cantiere per il tunnel geognostico. Oltre 1000 persone aspettavano dietro alle barricate. La situazione è poi degenerata allorchè una pinza meccanica ha cominciato a lavorare sulle barricate dove c'era la gente.
Tra le 5 di mattino e le 10.30 è infuriata una specie di battaglia con uso sconsiderato di lacrimogeni anche ad altezza d'uomo, non solo nel luogo oggetto di cantiere, ma soprattutto sul piazzale comunale regolarmente affittato al movimento no tav. Sono state colpite e incendiate tende, danneggiati mezzi privati e dopo una difesa sulle varie barricate dalla parte di Giaglione, Chiomonte e l'autostrada, i manifestanti si sono raccolti al limite del bosco anche perchè poliziotti sia in divisa che in borghese armati di  manganello hanno iniziato una caccia all'uomo terrorizzando la gente.

In questo momento (ore 11.15) la maggior parte dei presidianti si è dispersa nei boschi; ci sono alcuni anziani intossicati dai gas,una trentina di feriti per le manganellate subite, pare quattro arrestati. Alberto Perino e alcuni amministratori stanno smontando quello che rimane del presidio.
Ci sono blocchi stradali A Sant'Ambrogio e Bussoleno da parte dei manifestanti e sono previste manifestazioni anche a Torino. Gi elicotteri di polizia e carabinieri continuano a sorvolare incessantemente la valle.
E' stata utilizzata come base logistica del blitz la galleria sud dell'A32, al momento è piena di mezzi, container ed operai. Per questa ragione l'autostrada non è praticabile da stamattina e probabilmente per molto tempo ancora.
La stessa sicurezza dell'autostrada è a rischio.
in queste condizioni, con i mezzi pesanti costretti ad usare una sola galleria per i due sensi di marcia. Questo cantiere è per altro completamente inutile e finalizzato solo a rubare dei soldi alla UE e lo sanno tutti!
Si apre un panorama critico per i prossimi giorni e lo stesso sindaco di Chiomonte se manterrà i suoi impegni dovrà dimettersi. I video: foto.
Ultima notiza da facebook: " Per quelli e quelle che non possono andare nella Val di Susa è indetto un presidio oggi, 27 giugno, alle 15,30 in Via San Francesco D'Assisi 35 di fronte alla sede del PD per ringraziare questo partito della richiesta di far intervenire l'esercito contro i NO TAV".

Solidarietà tramite migliaia di email, telefonate, sms e messaggi in Facebook stanno giungendo da tutta Italia. SARA' DURA



La redazione: Ambiente Valsusa

Scrivi a: info@ambientevalsusa.it

sabato 25 giugno 2011

Organi invisibili del governo ombra

Cerchiamo ora di conoscere un po’ più da vicino una delle istituzioni più importanti per l’idea e l’avvento del Nuovo Ordine Mondiale: il “Council on Foreign Relations" (CFR), protagonista principale nella formazione dell’ONU e da molti considerato come il vero governo ombra statunitense. 
Per ora rimando essenzialmente a due link, che trovate in chiusura di post (ma avete molti riferimenti per indagini personali nei link proposti nel menù laterale).
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Il CFR, fondato ufficialmente il 29 Luglio del 1921, ebbe come presidente fondatore John W. Davis, delegato di J. P. Morgan (uno dei più importanti esponenti della lobby bancaria, con Rothschild e Rockefeller). 
Paul Cravath e Russell Leffingwell, entrambi soci di Morgan, furono tra i fondatori ufficiali. 
Il denaro per le nuove organizzazioni fu fornito da J. P. Morgan, Bernard Baruch, Otto Kahn, Jacob Schiff, Paul Warburg e John D. Rockefeller, le stesse persone coinvolte nella fondazione della Federal Reserve. 
Lo scopo del CFR fu di creare un filone di letteratura scolastica atto a promuovere i benefici di un governo mondiale e attirare l’iscrizione di ricchi intellettuali i quali avrebbero potuto influenzare la direzione della politica estera americana. 
Due settimane dopo Pearl Harbor, Cordell Hull, Segretario di Stato, consigliò la creazione di una Commissione Consultativa Presidenziale (Presidential Advisory Committee) sulla politica estera post bellica. 
La commissione fu il comitato che pianificò le Nazioni Unite. 
Dieci dei 14 membri della commissione erano membri del CFR. 
La commissione delineò, e Franklin D. Roosevelt “propose”, le Nazioni Unite alle 50 nazioni che parteciparono alla conferenza di San Francisco nel 1945. 
Per assicurarsi che la nuova organizzazione si sarebbe situata in America, John D. Rockefeller Jr donò il terreno per il quartier generale delle Nazioni Unite. 
Cinque anni dopo, testimoniando davanti alla Commissione del Senato per gli affari esteri, il membro del CFR James Warbung disse: 
“Che lo si voglia o no, noi avremo un governo mondiale. La sola questione che si pone è di sapere se questo governo mondiale sarà stabilito con il consenso o con la forza.” 
Il CFR era ed è sostenuto dalle più ricche tra le fondazioni mondiali e i privati; è stata ed è tuttora un’organizzazione di grande successo. 
Il CFR fu fondato nel 1918, con finanziamento della famiglia Rockefeller. Vi partecipavano 650 membri. ‘Il Gotha del mondo degli affari americano’, ricorda lo storico Robert Divine. (Complotti. I fili invisibili del mondo – I. Stati Uniti, Gran Bretagna. Maurizio Blondet, Il Minotauro, Milano, 1995, pag. 98). 
Il CFR fu costituito a Parigi da Edward Mandell House (il ‘colonnello‘ House), eminenza grigia che accompagnò il presidente Wilson alla Conferenza per la Pace, quando nella capitale francese si intrecciava la guerra diplomatica fra le nazioni vincitrici del primo conflitto mondiale. 
Dalla Conferenza scaturirono il Trattato di Versailles, che poneva i presupposti di una nuova conflagrazione nel cuore dell’Europa, la Società delle Nazioni, incarnante l’idea di una specie di governo mondiale federativo, poi ripresa con l’Organizzazione delle Nazioni Unite, e il CFR, organismo molto più umbratile, costituito dietro le quinte della Conferenza, ma destinato a un’azione di lunga durata e di notevole incidenza nella storia contemporanea. (Le società segrete. Gianni Vannoni, Sansoni Editore, Firenze 1985). 
Il Council on Foreign Relations fu creato per contrastare le tendenze isolazioniste degli americani, contrarie (ovvio) agli interessi delle multinazionali Usa. 
Organizzato come un altissimo ufficio-studi, semi-segreto, e pagato dal contribuente americano in quanto Fondazione Culturale, il CFR studia strategie «globali» che invariabilmente la Casa Bianca, poi, adotta come direttive di politica internazionale… Le direttive, studiate dal CFR in riunioni riservatissime, vanno poi fatte digerire a più vaste platee di politici, imprese e decisori sparsi nel mondo. (A muovere i fili del vertice un gran burattinaio di nome CFR. Maurizio Blondet, in Avvenire, 27-01-01) 
I fratelli Rockefeller ne sarebbero stati i maggiori finanziatori e, nel 1922, hanno fornito 100.000 dollari, sui 650.000 del bilancio visibile del CFR. 
Ecco una parte della lista dei finanziatori: 
American Express, American Security Bank, Archer Daniel Midland Foundation, Cargill Inc., Chase Manhattan Bank, Coca Cola C., Coopers & Librand, Elf Aquitane, Exxon Corp., Finmeccanica S.p.a., General Electric Foundation, General Motors Corp., Hill & Knowlton, ITT Corp., Johnson & Johnson, Levi Strauss Fdt., Manufacturers Honover Trust, McKinsey, Mobil, PepsiCo, RJR Nabisco, Salomon Inc., Shearson Lehman Brothers, Smithkline Beecham Corp., Volvo Usa, Young & Rubicam. (Complotti. I fili invisibili del mondo – I. Stati Uniti, Gran Bretagna. Maurizio Blondet, Il Minotauro, Milano, 1995).
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Questa è una discussione davvero interessante (ospitata nei forum di LuogoComune.net), che consiglio caldamente di leggere, e da cui ho citato alcuni estratti per la prima parte di questo post: 
Verso il Governo Mondiale, il volto oscuro delle Nazioni Unite 
Qui un ottimo articolo di Giuseppe Cosco da cui ho tratto spunti per seconda parte del post: 
Gli Stati Uniti e il CFR 
Questo è invece un altro fondamentale articolo di Giuseppe Cosco — che consiglio insieme agli altri suoi articoli della sezione "La faccia occulta della storia": 
Panorami segreti della storia