Bersani farà la
guerra al contante. OpponiamociMaurizio Blondet -
gennaio 2013
tratto da www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=219625:bersani-fara-la-guerra-al-contante-opponiamoci&catid=83:free&Itemid=100021
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Dall’estate le
banche svedesi hanno messo in atto la più determinata offensiva ai pagamenti in
contanti. Coadiuvate dalla rete di banda larga più avanzata del mondo e sotto la
regia della Banca Centrale, Riksbank, tre delle quattro maggiori banche del
Paese, ossia 530 delle 780 filiali, non accettano banconote in pagamento né
pagano in contanti. Ormai 200 su 300 uffici della Nordea Bank, e tre quarti
degli sportelli della Swedbank, fanno solo transazioni elettroniche.
«Stiamo attivamente
riducendo il contante nella società», vanta Peter Borsos, portavoce della
Swedbank. I motivi proclamati dalla propaganda sono quelli che già conosciamo:
non già che alle banche conviene prelevare una commissione da ogni transazione,
questo no; i pagamenti elettronici sono più sicuri, riducono il pericolo di
furti e rapine, e soprattutto – per toccare la corda «verde» della popolazione –
«il trasporto del denaro su automezzi blindati produce centinaia di tonnellate
di gas-serra; noi soli della Swedbank emettiamo 700 tonnellate di biossido di
carbonio per questo, con un costo per la società di 11 miliardi l’anno». Orrore,
orrore.
Come resistere al
richiamo alla responsabilità ecologista? Ristoranti di sushi ad Uppsala sono
passati di botto al «no contanti». Le chiese luterane (sempre all’avanguardia
del politicamente corretto) hanno approntato all’entrata impianti per
raccogliere offerte ed elemosine, i kollektomat.
Ma la cittadinanza, benché storicamente ligia, progressista e disciplinata, non sembra abboccare alle meravigliose promesse della «cashless society». L’anno scorso il valore delle transazioni in contanti è stato di 99 miliardi di krona, solo lievemente inferiore rispetto a un decennio prima. I piccoli negozi continuano ad accettare pagamenti in contanti tra un terzo e la metà dei casi. Un’indagine sulla soddisfazione dei clienti delle banche condotto dallo «Swedish Quality Index» ha mostrato che i clienti sono, appunto, poco soddisfatti di quelle banche che praticano il «niente contanti».
Ma la cittadinanza, benché storicamente ligia, progressista e disciplinata, non sembra abboccare alle meravigliose promesse della «cashless society». L’anno scorso il valore delle transazioni in contanti è stato di 99 miliardi di krona, solo lievemente inferiore rispetto a un decennio prima. I piccoli negozi continuano ad accettare pagamenti in contanti tra un terzo e la metà dei casi. Un’indagine sulla soddisfazione dei clienti delle banche condotto dallo «Swedish Quality Index» ha mostrato che i clienti sono, appunto, poco soddisfatti di quelle banche che praticano il «niente contanti».
Il guaio è che il
passaggio al «niente contanti» non è stato reso obbligatorio, e il più grande
istituto bancario del Paese, Handelsbanken, s’è dissociato dall’iniziativa,
«vediamo arrivare clienti da altre banche», dichiara Kai Jokitulppo, il capo dei
servizi privati del grande gruppo bancario. «Finché i nostri clienti chiedono
banconote, è nostro compito, come banca, fornirle». Le 461 filiali della
Handelbanken trattano banconote, tranne una decina, e la banca si propone di
continuare a farlo nel 2013».
La Svezia è
all’avanguardia delle sperimentazioni sociali di marca «progressista»; negli
anni ‘90 provò la legalizzazione degli stupefacenti, per poi tornare indietro
quando l’esperimento rivelò un aumento disastroso del consumo tra i
giovanissimi; il progressismo svedese non giunge fino all’accecamento
ideologico. Per questo l’esperimento «no-cash» in corso è da seguire con
attenzione. Perché certamente il prossimo governo Bersani-PD, con o senza Mario
Monti, imporrà anche agli italiani fiere limitazioni all’uso del contante; più
di quanto abbia già fatto Monti vietando i pagamenti oltre mille euro. Del
resto, il «Contrasto all’uso del contante» è già scritto nella finanziaria di
Monti, orwellianamente ridenominata «Decreto Salva Italia».
La convergenza
d’interessi fra le grandi banche, il professore e il Partito a questo fine sono
patenti. Basti ricordare che il presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria
Italiana, ha recentemente chiamato il contrasto al contante annunciato da Monti
«una battaglia di civiltà». E chi è il presidente dell’ABI? Lo sapete: il
compagno Giuseppe Mussari, già capo supremo del Monte dei Paschi di Siena. La
banca dei compagni, che lui e loro hanno mandato in rovina utilizzandola come
vaso della marmellata per le loro clientele, e che Mario Monti ha salvato in
molti modi. Prima, esentando Montepaschi dal pagamento degli interessi che
doveva sui Tremonti Bond, i 2 miliardi di euro che aveva ottenuto in prestito
dallo Stato (e non ancora rimborsati), circa 200 milioni che grazie a Monti noi
contribuenti non rivedremo più. (Tassati per arricchire i banchieri)
Non è bastato. In
bancarotta, Montepaschi avrebbe dovuto rivolgersi al «mercato» per raccogliere 4
miliardi di fondi. Ma così facendo, le azioni in mano ai compagni del direttivo
PD che possiedono la banca, si sarebbero diluiti, e il PD avrebbe perso il
controllo assoluto della sua vacca da latte. Ma il «liberismo di mercato» ha
incontrato un limite in questo caso. Il governo Monti ha versato a Montepaschi i
4 miliardi che gli servivano: come ha notato sarcastico Tremonti, è l’intero
gettito dell’Imu sulla prima casa. Invece di impiegarlo per i tanti pressanti
bisogni del Paese, dalla riduzione del debito alle pensioni degli esodati
(ridotti in quello stato dalla Fornero), il governo «tecnico» ha semplicemente
girato l’introito fiscale della patrimoniale alla banca dei rossi. Che è un buco
nero da cui nulla sarà più restituito.
Da qui si capisce
che Bersani e il suo governo comunista, e i banchieri, abbiano il medesimo
interesse all’abolizione del contante nelle transazioni, come ne hanno
all’imposizione di una più feroce patrimoniale sui piccoli patrimoni visibili
(immobili, conti bancari) per girarla ai grandi patrimoni finanziari
dissestati.
A questa spoliazione del ceto medio il PD porterà tutto il know-how propagandistico-incitante che ha affinato nei decenni in cui si chiamava PCI e dipendeva dall’URSS. «Lotta all’evasione», «colpire le grandi fortune», tutto ciò che invelenisce l’invidia sociale (molla primaria dell’elettorato di sinistra) sono i motivi che notoriamente vengono agitati.
Quando la sinistra sarà al potere, preso possesso di tutti i mezzi televisivi di propaganda (pardon, «informazione») di Stato, la demonizzazione del contante – e di chi lo usa – diverrà assordante.
A questa spoliazione del ceto medio il PD porterà tutto il know-how propagandistico-incitante che ha affinato nei decenni in cui si chiamava PCI e dipendeva dall’URSS. «Lotta all’evasione», «colpire le grandi fortune», tutto ciò che invelenisce l’invidia sociale (molla primaria dell’elettorato di sinistra) sono i motivi che notoriamente vengono agitati.
Quando la sinistra sarà al potere, preso possesso di tutti i mezzi televisivi di propaganda (pardon, «informazione») di Stato, la demonizzazione del contante – e di chi lo usa – diverrà assordante.
Non si potrà più
ribattere che il contante come mezzo di evasione conta poco, e solo il piccolo
«nero» dei meccanici e degli idraulici, ma che il governo lascia impunita la
grande evasione fiscale fatta per i loro clienti privilegiati, o per se stesse,
dalle banche; sarete bollati come complici dell’evasione, gente che «non ama la
nostra Costituzione». Provate a dire che il ministro Passera è indagato per una
evasione miliardaria fatta quando era capintesta di Intesa, e fatta a forza di
transazioni elettroniche all’estero, ciò che dimostra che l’evasione riesce
meglio senza contanti. (Passera indagato per frode fiscale)
Il titano bancario
anglo-americano HSBC è stato trovato colpevole (ancorché non processato, «per
non destabilizzare il sistema») di aver riciclato almeno 7 miliardi di dollari
dal cartello dei narcos messicani: ossia ha trasformato vagonate di contanti
sporchi in bit elettronici candidi e profumati. Delitto che un divieto dell’uso
del contante non avrebbe certo ostacolato.
Persino la Bundesbank, ed è tutto dire, ha smentito i miti demonizzanti sull’uso del contante («insicuro, costoso, inquinante, pericoloso») in un recente seminario, riscoprendo l’acqua calda, cioè che «il pagamento in contanti è il più naturale» (e infatti in Germania l’80% degli acquisti avviene in contanti). (Cash symposium)
Persino la Bundesbank, ed è tutto dire, ha smentito i miti demonizzanti sull’uso del contante («insicuro, costoso, inquinante, pericoloso») in un recente seminario, riscoprendo l’acqua calda, cioè che «il pagamento in contanti è il più naturale» (e infatti in Germania l’80% degli acquisti avviene in contanti). (Cash symposium)
Ma tutte le
obiezioni saranno inutili: il governo Bersani scatenerà la guerra al contante,
indurirà la campagna già lanciata da Monti. Lo farà per molti motivi. Uno,
perché questo è uno dei cavalli di battaglia ideologici delle sinistre, come le
«nozze gay», e bisogna accontentare settori estremi, come la Gabanelli che hanno
proposto di tassare l’uso del contante (perché già, occorre renderlo costoso
come l’uso delle carte di credito: le banche lo chiedono).
Il secondo motivo
attiene al fatto che il PD è il nucleo di grossi e concreti interessi, che
«naturalmente» convergono con quelli dei banchieri. Chi crede Bersani «una
brava» persona perché ha una faccia così e l’accento emiliano, tende a
dimenticare che è il rappresentante e l’agente dei conglomerati d’affari detti
Cooperative Rosse: polipi con tentacoli grossi e idrovori dappertutto, nella
grande distribuzione come nella banche, nelle assicurazioni come nelle grandi
opere e nei «servizi» sanitari. Tra parentesi, le COOP sono dei campioni di
evasione fiscale: «legale», ovviamente, perché profittano di agevolazioni nate
nel tempo in cui «cooperativa» voleva dire un gruppo di operai poveri e
solidali, mica Unipol, Ipercoop e CMC. È interesse del PD sviare l’attenzione
verso gli idraulici che fanno il nero.
Finché siamo in
tempo, opponiamoci. Converrà ricordare i motivi profondi per cui il sistema
bancario vuole ad ogni costo abolire il contante. Ovviamente, nei miliardi di
pagamenti in contanti le banche non ci guadagnano nulla, e vogliono trovare il
modo di annullare questo «scandalo», vogliono estrarre la loro commissione dal
caffè e cornetto mattutino, incettare il loro tributo dalla corsa in taxi e
dalle verdure che compriamo al fruttivendolo. Ma questo è solo il motivo più
evidente. Molto più importante è il seguente:
Imponendo la
«cashless society», le banche si liberano del loro incubo secolare: la corsa
agli sportelli. Le banche non hanno veramente in cassa i soldi che avete dato
loro in deposito; li hanno impegnati dieci o venti volte il loro valore, in
«investimenti» vari; lucrano gli interessi su questa moneta fittizia. Il gioco
regge perché la gente non conosce questo fatto – la frode fondamentale del
credito frazionale – e crede che i suoi depositi «siano al sicuro in banca». Ma
basta che spaventata da qualche crack la massa dei risparmiatori si presenti
agli sportelli a reclamare i suoi depositi, e scopre che essi non ci sono più.
Che la banca non ha nemmeno l’obbligo di restituirli, essendone diventata per il
codice civile, la proprietaria. Ma la corsa agli sportelli rivela la frode
fondamentale e scuote la cosiddetta «fiducia» nel sistema, in modo
permanente.
Nella cashless society, il problema è risolto. La banca può mancare di banconote in cassa, ma non è mai a corto di bit elettronici. Volete 10 mila euro? Oggi, chiamano il direttore, ti dicono che «è vietato», e se proprio insisti, ti dicono di passare «fra cinque giorni». Domani: pronti, i 10 mila euro sono già versati nel vostro borsellino virtuale, che può essere anche il vostro smartphone.
Nella cashless society, il problema è risolto. La banca può mancare di banconote in cassa, ma non è mai a corto di bit elettronici. Volete 10 mila euro? Oggi, chiamano il direttore, ti dicono che «è vietato», e se proprio insisti, ti dicono di passare «fra cinque giorni». Domani: pronti, i 10 mila euro sono già versati nel vostro borsellino virtuale, che può essere anche il vostro smartphone.
E qui si apre un
altro grande business, in rapido sviluppo. Voi umani non siete capaci di vedere
quei 10 mila euro in bit sul vostro smartphone. Ma li «vedono» le migliaia di
sensori di cui presto saranno sparse le città, dai cartelloni pubblicitari alle
entrate dei negozi: e faranno a gara per farveli spendere. Passate accanto a un
ristorante? Un SMS vi trilla: «Amico entra! Oggi lasagne al pesto, cima genovese
e tiramisù alla pera!». Un manifesto della Toyota vi «sente», scruta il vostro
borsellino, e vi invita all’acquisto dell’ultima utilitaria a «9.990 euro TAEG
Zero». Qualunque entità economica o poliziesca vi segue passo passo, conoscendo
perfettamente la vostra identità, la vostra posizione geografica, la vostra
possibilità economica e la capienza del vostro protafoglio in bit.
Non ci credete? È
l’esperimento in corso a Tokio, dove esistono già 650 mila carte (Edy Cards, le
chiamano) che possono essere lette da sensori a distanza, WiFi. Queste carte
hanno una inquietante caratteristica: che non c’è bisogno di strisciarle in una
macchinetta, né di digitare un pin o una password per effettuare il pagamento.
Ciò ha un vantaggio: salite in metropolitana, e il prezzo del biglietto vi viene
detratto dal vostro smartphone automaticamente dal sensore appena passate la
bussola girevole. Ciò ha anche uno svantaggio enorme: un buon gruppo di hacker
può svuotarvi il borsellino elettronico senza che voi ve ne accorgiate. Nasce il
borsaiolo elettronico, con la mano più leggera che si possa immaginare. Ecco il
punto da tener presente quando la banca vi dice che il contante è esposto a
furti e rapine, quindi non è sicuro. Coi bit, la banca si libera da questo
rischio, e lo accolla a voi. Come fa sempre, del resto.
Naturalmente al
termine di questo «progresso» ci sono i chips RFID impiantati sottopelle, che
fanno di voi un essere di cui chiunque lo voglia, e ne abbia i mezzi tecnici,
saprà tutto di voi. Saremo alla società descritta dall’Apocalisse 13, in cui
l’Anticristo o il suo portavoce «obbligò tutti, piccoli e grandi, ricchi e
poveri, liberi e gli schiavi, a farsi mettere un marchio sulla mano destra o
sulla fronte. Nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè
il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome». Numero che, come
sapete, è 666.
Sarete perfettamente trasparenti al potere, bancario o statale che sia (sempre più i due poteri coincidono, essendo ex funzionari di Goldman Sachs a governare in Occidente). È ciò che pretendono, del resto, i virtuosi cittadini che militano soprattutto a sinistra, gli innocenti, i puri angeli che proclamano: «Mi intercettino pure, non ho niente da nascondere, IO».
Sarete perfettamente trasparenti al potere, bancario o statale che sia (sempre più i due poteri coincidono, essendo ex funzionari di Goldman Sachs a governare in Occidente). È ciò che pretendono, del resto, i virtuosi cittadini che militano soprattutto a sinistra, gli innocenti, i puri angeli che proclamano: «Mi intercettino pure, non ho niente da nascondere, IO».
Questi innocenti
creano il clima, in cui chi non vuole essere intercettato al telefono o nella
e-mail, viene bollato come sospetto, e oggetto di indagini poliziesche o
tributarie. Una società in cui non sarà più possibile difendere il principio:
«Non è affar vostro sapere come spendo i miei soldi, una volta che li ho
guadagnati onestamente», perché ciò sarà visto come potenzialmente
delinquenziale. Dove, cioè, è sospetto l’esercizio della volontà individuale –
altro nome della libertà. La tecnologia fornisce i mezzi a questa società della
trasparenza assoluta, voluta dagli «innocenti» fra noi. Una società di dossier,
dove si accumuleranno i dati imbarazzanti per voi: quel giorno in cui siete
andati fuori porta con l’amante invece che con la moglie, quel giorno in cui vi
siete fatti visitare da uno specialista di un genere di malattie che non volete
divulgare, eccetera, eccetera. Il «magistrato» Ingroia e la procura di Palermo
si volevano tenere care le intercettazioni telefoniche tra Napolitano e Manini;
eppure dicevano che in queste non si configurava alcun reato: e allora perché
tenerle, se non per ricattare?
Una società senza
contanti è una società della sorveglianza totale e più intrusiva: via satellite,
fibre ottiche, sensori e chips, sarete sempre allo scoperto. Nel romanzo 1984,
il protagonista Winston poteva almeno sottrarsi allo sguardo del Grande Fratello
dietro una nicchia del muro; qui, nessuna nicchia. Chi è tentato di dar ragione
agli «innocenti» che esigono trasparenza assoluta, si prenda una vista del tipo
di società che vogliono instaurare, guardando un film degli anni ‘70, l’utopia
realizzata in distopia mortale: «La fuga di Logan». (La fuga di
Logan)
Vedrà quegli
«innocenti», che quando vengono avvertiti da Logan che la loro felicità
governata da un supercomputer termina in realtà dentro una macelleria
cannibalica gestita da un androide in delirio d’onnipotenza, non gli prestano
credito, anzi in pratica nemmeno lo vedono. Ci ricorda già qualcosa...
E qui veniamo al motivo più fondamentale per cui personalmente, benché non abbia «nero» da proteggere, sento un pericolo estremo nella cashless society: che in essa, nessun oppositore politico può più esistere. Se disturbi il potere vigente, esso ti neutralizza in silenzio, senza spararti per la strada né arrestarti di notte; ti condanna senza processo e senza appello. Senza che nessuno lo sappia. Togliendoti i bit-denaro. Il monitor del Bancomat ti risponde: «Carta di credito non riconosciuta», e tu sei un paria. A poche ore dal prossimo pasto che non potrai consumare, alla fame che piega ogni velleità di resistenza. Nemmeno potrai più chiedere l’elemosina di un panino, o il prestito di un amico. Non avrai nemmeno i soldi elettronici per comprare un biglietto e saltare sul primo treno per la Svizzera, rifugio di perseguitati (se hai da mantenerti): Addio Lugano bella, mai più ti rivedrò.
E qui veniamo al motivo più fondamentale per cui personalmente, benché non abbia «nero» da proteggere, sento un pericolo estremo nella cashless society: che in essa, nessun oppositore politico può più esistere. Se disturbi il potere vigente, esso ti neutralizza in silenzio, senza spararti per la strada né arrestarti di notte; ti condanna senza processo e senza appello. Senza che nessuno lo sappia. Togliendoti i bit-denaro. Il monitor del Bancomat ti risponde: «Carta di credito non riconosciuta», e tu sei un paria. A poche ore dal prossimo pasto che non potrai consumare, alla fame che piega ogni velleità di resistenza. Nemmeno potrai più chiedere l’elemosina di un panino, o il prestito di un amico. Non avrai nemmeno i soldi elettronici per comprare un biglietto e saltare sul primo treno per la Svizzera, rifugio di perseguitati (se hai da mantenerti): Addio Lugano bella, mai più ti rivedrò.
Ora capite meglio la
strana convergenza di interessi ed intese per cui il governo Bersani, in accordo
con il tecnico Monti, e il sistema bancario, vuole abolire il contante. Non è
solo che «la sinistra fa sempre il gioco del grande capitale, a volte perfino
senza saperlo» (Spengler). È che vuole sorvegliarti. Vuole controllare cosa fai,
come eserciti la tua privata volontà (altresì detta libertà), che il Partito
trova indebita e illegittima. La sorveglianza totale è la sua passione e la sua
ossessione; è nel suo DNA fin dai tempi in cui i comunisti non fingevano di
essere altro che comunisti sovietici. Loro devono sapere tutto di te, tu non
saprai nulla di loro: banchieri o partitanti, è lo stesso.
La società della
trasparenza globale è a senso unico. Senza contanti, il Partito – e la Banca, o
la banca-partito – ti tiene in pugno. Te e me, tutti noi.
Se la prospettiva non vi piace, vi invito ad aderire all’iniziativa Contante Libero, una raccolta di firme in favore dell’uso e della circolazione del denaro contante, dunque per impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita e espropriare la nostra ricchezza, non solo materiale. Il manifesto dell’iniziativa si trova qui: Manifesto per il contante libero. Più in breve, 10 Punti per Il Contante Libero: 10 punti per il contante libero.
Se la prospettiva non vi piace, vi invito ad aderire all’iniziativa Contante Libero, una raccolta di firme in favore dell’uso e della circolazione del denaro contante, dunque per impedire alle banche e al governo di controllare la nostra vita e espropriare la nostra ricchezza, non solo materiale. Il manifesto dell’iniziativa si trova qui: Manifesto per il contante libero. Più in breve, 10 Punti per Il Contante Libero: 10 punti per il contante libero.
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