giovedì 28 febbraio 2013
OFFERTA DI POLTRONE E TENTATIVI DI SPACCARE LA BASE DEL M5S
ERRARE E’ UMANO, PERSEVERARE E’ BERSANI - DOPO IL SUICIDIO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE, IL PD SBAGLIA COMPLETAMENTE L’APPROCCIO COI GRILLINI - OFFERTA DI POLTRONE E TENTATIVI DI SPACCARE LA BASE DEL M5S OTTENGONO L’EFFETTO DI COMPATTARE I MILITANTI SULLA LINEA “IL GOVERNO FATEVELO COL PDL” - RIVOLTA ANTIGRILLO SUL SUO BLOG? MA QUANDO MAI! C’E’ CHI VORREBBE UN ACCORDO COL PD, MA SOLO SUI PUNTI DEL PROGRAMMA…
Jacopo Iacoboni per "La Stampa"
bersani grillo
GIANNELLI SU GRILLO E BERSANI
C'è un paradosso da cogliere, per capire: tanti simpatizzanti di Beppe Grillo ieri lo hanno criticato per la scelta di rimpallare in malo modo la timida apertura di Pierluigi Bersani, ma queste critiche dov'è che le leggevamo? Sul blog gestito, tecnicamente, dai ragazzi della Casaleggio. Uno di quei casi in cui conosciamo il dissenso perché la voce ufficiale del movimento gli fa da megafono.
Riflettuto su questo, e evitando locuzioni stereotipate come «rivolta della base», molti elettori di Grillo la possibilità di un dialogo con il Pd non l'avrebbero scartata subito. Con un argomento tipo quello esposto da Marco Vallerga, torinese: «Cosa ci impedisce di votargli la fiducia (su un programma limitato che ci sta bene ovviamente) e in seguito di poter condizionare-votare ogni altra legge ?». O ancora, come Turi S. che scrive al leader «caro Beppe, mi ero illuso di aver votato un partito in cui anche io potevo dire la mia... invece dopo sole poche ore mi accorgo di essere stato solo un numero».
BERSANI, GRILLO, BERLU
GRILLO vittoria Molti altri invece sono del tutto d'accordo con Grillo, e il motivo è quello che coglie Andy R., «no a Bersani, il M5S finirebbe per snaturarsi e per essere vampirizzato». Qualcuno propone addirittura una terza via, come Walter Uliano di Bologna, immagina che «la soluzione sia contro-proporre "un governo della società civile" o "dei cittadini", guidato da personalità di alto valore morale (esempi: Stefano Rodotà, Davigo) per realizzare un programma semplice e di pochi punti».
BERSANI VERSIONE GARGAMELLA La paura di snaturarsi è molto forte dentro il movimento; ci sono tante voci critiche, ma altrettanto e forse più verrebbe criticato Grillo se alla prima offerta parlamentare subito s'accodasse a pratiche di antica politica. Forse la vera mossa per sedurli non è proporgli impossibili manovre per far nascere un governo, ma fare leggi sul reddito di cittadinanza, o il taglio alla casta, cominciando con l'estrarre un uomo per il Colle rispettato, nel solco di Pertini. Loro non dicono nomi ma insomma, personaggi assai stimati ce ne sono, per esempio uno come Stefano Rodotà.
logo cinque stelle Grillo dice alla Bbc che ogni «tentativo di includerci nel governo è falso», che si farà un «patto BersaniBerlusconi, durerà un anno al massimo e poi ci saranno nuove elezioni». E lo staff, il team che davvero l'ha seguito durante lo Tsunami tour, fa capire anche di più; questi ragazzi stanno al movimento come un sistema nervoso sta a un corpo. I loro ragionamenti sono esposti in forme sempre assai soft, schive è dire poco: «E' ovvio che per Bersani sarebbe molto più comodo avere la fiducia dal M5s invece che andarla a chiedere dalle forze politiche con cui hanno inciuciato per trent'anni». Invece, «dovranno chiedere la fiducia ai loro finti oppositori, in modo da inciuciare con loro alla luce del sole».
SILVIO BERLUSCONI TRA LE STELLE EUROPEE jpeg
L'idea di un'uscita mirata dall'aula del Senato, per far comunque nascere un governo, è lunare. Tra l'altro le mosse di Bersani, animate da volontà di dialogo, non hanno centrato temi e lessico giusto. Ha dato fastidio quando l'altro giorno il segretario ha detto che «se poi non si fa un governo, andiamo a casa tutti, anche loro». Il punto è che «loro» non sono affatto atterriti da questa prospettiva. Non capirlo è un vero autogol.
Ecco perché «l'unico governo per cui il M5s darà la fiducia sarà un governo dei cittadini. Ma è un momento lontano. Ci vorranno altre elezioni». Tra parentesi, nel loro programma sta scritto chiaro che non si fanno alleanze con nessuno. Il Movimento 5 stelle si sente oggi come Liv Tyler nel film di Bertolucci, una che sa di avere la fila fuori, e balla da sola.
fonte: Dagospia
mercoledì 27 febbraio 2013
Terra senza tempo
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TERRA SENZA
martedì 26 febbraio 2013
L’economista Bagnai sull’Europa e sull’uscita dall’euro
L’economista Bagnai sull’Europa e sull’uscita dall’euro
Pubblicato da ImolaOggiECONOMIA, In risaltofeb 26, 2013
Alberto Bagnai, docente di politica economica all’università Gabriele D’Annunzio di Pescara è uno degli economisti italiani emergenti. Il suo sito Goofynomics è uno blog economici più seguiti e il suo libro “Il tramonto dell’Euro” sta contribuendo ad alimentare il dibattito in corso sull’opportunità per il nostro Paese di restare nella moneta unica. Spesso viene indicato come un economista “vicino” al grillismo. Abbiamo sentito Bagnai per fare il punto sul successo e sul programma economico del M5S.
Professore lei è diventato uno degli economisti di riferimento per molti seguaci del movimento grillino. Come mai?
“Non lo so. In effetti è un paradosso perché più volte ho criticato il M5S. Però mi rendo conto che molte delle persone che mi seguono sul mio blog e in Rete appartengono a questa area politica”.
Però non può negare che i suoi interventi sono stati ospitati nel blog del comico genovese.
“E’ vero. Le spiego cosa è successo. Sull’euro la posizione del Movimento è stata a lungo ambigua. Recentemente però ha dato spazio anche a posizioni più consone a quelle della scienza economica e io sono stato coinvolto per dare il mio contributo sull’argomento. Preciso però che io non sono affatto un economista grillino”.
Si aspettava il “boom” elettorale del M5S?
“Si me lo aspettavo”.
Perché?
“Perché da tempo vedevo crescere una richiesta di pensiero alternativo sulla costruzione europea e molti hanno incominciato a vedere in Grillo una persona che quantomeno questo problema lo pone”.
Fa riferimento alla proposta di indire il referendum sull’euro?
“Si anche se si tratta di un modo sbagliato di porre la questione”.
Sono sorpreso. Lei è noto soprattutto per essere favorevole all’uscita dalla moneta unica. Perché è contrario alla consultazione popolare sul tema?
“Per due motivi. Primo non si possono combattere 30 anni di disinformazione sull’euro con un solo anno di campagna elettorale. Secondo, perché una campagna pro o contro la moneta unica significherebbe mettersi in balia dei mercati finanziari inutilmente. Tutti gli studi fatti ci dicono che l’uscita dall’Eurozona andrebbe fatta semplicemente per decreto. Si decide e si fa. Punto.”
Ha citato i mercati. Come valuta il crollo odierno? Dobbiamo preoccuparci?
“Il tonfo ce lo potevamo aspettare. I mercati hanno spesso reazioni emotive. A questo punto il problema è estremamente semplice. Noi sappiamo che lo spread dipende dal comportamento della Bce e quindi fondamentalmente dalla volontà della Germania. I casi sono due. O si instaura a livello europeo un atteggiamento cooperativo di riflessione sulla costruzione europea o, se la decisione sarà quella di manganellare l’Italia con lo spread, un numero sempre maggiore di cittadini capirà che quello dell’euro è un regime fascista che usa la violenza”.
E’ una analisi molto dura. Perché è così critico nei confronti dell’Europa ed in particolare, mi sembra di capire, nei confronti di Berlino?
“Perché la Germania vuole giocare con i paesi periferici dell’area Euro lo stesso gioco che ha giocato con la Germania Est. Schiacciarli sotto il peso di un cambio eccessivamente forte per poi annetterli e crearsi un serbatoio di manodopera a buon mercato. Gli italiani stanno incominciando a capire la cosa e questo in parte spiega il risultato delle elezioni”.
Torniamo al M5S. Come valuta la sua proposta economica?
“Mi sembra alquanto evanescente che racchiude in sé una contraddizione. I vertici del Movimento hanno espresso una diagnosi di destra e terapie di sinistra demagogica”.
In che senso?
“E’ di destra l’idea che è colpa nostra se siamo in crisi perché siamo corrotti e l’idea che la crisi sia stata causata dal debito pubblico. Tutti gli economisti di un certo spessore all’estero riconoscono che il debito pubblico italiano non era un problema in quanto sostenibile nel breve e nel lungo termine. Per motivi elettoralistici Grillo invece ha fatto sua questa diagnosi e l’ha associata a terapie di sinistra demagogica come il reddito di cittadinanza o il mancato pagamento del debito diventano superflue nel contesto di una corretta gestione macroeconomica della situazione e allarmano inutilmente i mercati”.
Criticare gli sprechi pubblici in realtà dovrebbe essere un principio di buon senso comune a tutti. Perché lei dice che è di destra?
“L’analisi non è di destra perché si accanisce contro gli sprechi ma perché si accanisce contro il debito pubblico. Sono due cose diverse. Attribuire al settore pubblico le colpe di un colossale fallimento del mercato finanziario privato è reazionario perché dà una visione sbagliata delle cose con l’obiettivo di ridurre il peso dello Stato nell’economia e tagliare la scuola pubblica, il sistema sanitario universale e così via. Poi sul fatto che lo Stato italiano abbia sacche di inefficienza e di sprechi da eliminare con me sfonda una porta aperta”.
Il risultato delle elezioni ha prodotto una situazione di ingovernabilità. Come si uscirà?
“Da tempo avevo previsto nel mio blog che queste elezioni sarebbero state un giro a vuoto. Ci saranno sicuramente altre elezioni non molto lontane e nel frattempo i cittadini potranno continuare ad aprire gli occhi per capire cosa significa veramente l’Europa in cui ci troviamo”.
E’ ottimista o pessimista sul futuro dell’euro?
“Purtroppo la storia ci insegna che la leadership tedesca non è molto lungimirante quando messa alla prova dei fatti. Anche nel secolo scorso hanno fatto due guerre mondiali e le hanno perse. Molto probabilmente continueranno ad arroccarsi su posizioni intransigenti e questo porterà alla fine di una Europa sbagliata e all’inizio di una Europa migliore”.
TISCALI
lunedì 25 febbraio 2013
Presidente del seggio ladra
"Fatto gravissimo ad ANZIO (RM). Il nostro rappresentante di lista ha scoperto il presidente del seggio 30 (località SACIDA) ad Anzio, mentre "trafugava" due schede in bianco. Una volta scoperta dalla nostra rappresentante di lista, la presidente si è giustificata dicendo che le schede erano in più e le ha strappate. C'è stato l'intervento della polizia che sta procedendo. La questione potrebbe sembrare poco rilevante: cosa vuoi che siano due schede? Ma sappiamo che non è così. In particolare il territorio di Anzio e Nettuno, purtroppo hanno infiltrazioni mafiose (il Comune di Nettuno, qualche anno fa è statosciolto per mafia). Cosa può succedere con una (figuriamoci due) schede bianche fuori dal seggio? Se io sono un boss della mafia cosa potrei farci con una scheda in bianco fornitami dal presidente di seggio infedele? Potrei dire alle persone che "ho convinto" a votare per il signor e/o partito X di farsi trovare al punto tale alle ore tali; gli fornisco la scheda votata e gli dico di andare al seggio, votare con la scheda trafugata, e fare uscire la scheda bianca. Così all'infinito... o quasi! Una cosa pazzesca." Angelo 5 Stelle Nettuno
domenica 24 febbraio 2013
Il parlamento può essere incostituzionale ?
23 febbraio 2013 - 19.30
E il prossimo Parlamento potrebbe già essere incostituzionale, ma se così fosse anche tutte le leggi fatte sarebbero incostituzionali e quindi dovrebbero essere abolite e risarcendo gli Italiani per i danni loro arrecati.
di Valerio Valentini
Il 4 aprile prossimo il TAR del Lazio discuterà un ricorso di incostituzionalità sollevato nei confronti dell'attuale legge elettorale, il famigerato Porcellum. Qualora il giudice dovesse sostenere la validità del ricorso, il verdetto ultimo passerebbe alla Consulta che così, solo pochi mesi dopo l'inizio della nuova legislatura, potrebbe decretare che il nuovo Parlamento e' stato eletto attraverso una legge in conflitto con la nostra Costituzione. Il che sarebbe un fatto di certo non irrilevante, che porterebbe ad un ulteriore screditamento delle istituzioni: come potrebbero i cittadini accettare che, a legiferare secondo i dettami della costituzione, siano deputati e senatori la cui carica è il frutto di un atto incostituzionale?
Ovviamente sarebbe logico attendersi, in questo caso, uno scontro assai aspro tra politica e magistratura, i cui risvolti potrebbero essere imprevedibilmente rischiosi. Oppure, sarebbe anche lecito attendersi che non accada un bel niente, dato lo stato di anestesia in cui la maggior parte degli Italiani vegeta, a causa soprattutto di un sistema mediatico che non ha praticamente detto una parola sul fatto che il TAR ha accolto il ricorso di incostituzionalità contro il Porcellum.
Ma andiamo con ordine. Per oltre un anno la riforma del Porcellum e' stata un po' come la dieta: la settimana giusta per cominciarla era sempre "la prossima". Tutti criticavano la legge partorita dalla mente fervida di Calderoli, ma poi nessuno si decideva ad abolirla. Forse perché poter nominare deputati e senatori direttamente nelle segrete stanze dei partiti faceva comodi a tutti. Tuttavia, c'è stato qualcuno che ha capito fin dall'inizio che i balletti disgustosi dei politici, e le loro profusioni di "faremo", "provvederemo" e "valuteremo", non avrebbero portato a nulla se non ad un "sarà per la prossima volta". Quel qualcuno è Franco Ragusa, il curatore del sito www.riforme.info.
Dopo molti e vani tentativi portati avanti da avvocati e attivisti (i primi risalgono a cinque anni fa), il 29 gennaio scorso il tentativo di Ragusa ha avuto esito positivo, e il suo ricorso è stato accolto. Finalmente un giudice sarà chiamato a rispondere, di fatto, a tre semplici domande: “1) È giusto votare con una legge incostituzionale? 2) Il Porcellum, è incostituzionale o no? 3) Chi se ne deve occupare?”. Ragusa è riuscito in questo intento evidenziando, nel suo ricorso, tutta una serie di argomenti che dimostrano come il giudice non può esimersi dal prendere posizione sul Porcellum in base ai difetti di giurisdizione.
Ma perché, fino ad oggi, c’erano stati tanti rinvii e tanti tentennamenti? Perché i giudici avevano sempre ribadito che la legge elettorale non è materia di loro competenza, invitando i cittadini che presentavano i ricorsi a rivolgersi alle Camere. Peccato che quando le Camere sono state interpellate, hanno sempre trovato il modo di non occuparsi della faccenda. La Giunta delle elezioni della Camera ha specificato che il suo compito è solo quello di vagliare proteste relative alla validità dei voti espressi, e che sulle altre questioni non è competente. L’unica speranza, allora, era che fosse la Camera dei Deputati stessa a sollevare la questione di incostituzionalità del Porcellum di fronte alla Consulta, ma anche in questo caso non se ne è fatto nulla, anche perché la Camera, essendo parte in causa in quanto organo estensore della legge elettorale, non poteva proporsi anche come giudice imparziale rispetto all’eventuale incostituzionalità della legge stessa.
Ora, finalmente, il TAR ha accolto il ricorso. E dunque non resta che attendere il verdetto del 4 aprile e poi, eventualmente, la pronuncia della Consulta. Resta comunque un oggettivo dato di fatto: che il Parlamento italiano, dopo aver permesso che un obbrobrio antidemocratico come il Porcellum venisse approvato, non ha saputo né voluto migliorare questa legge vergognosa. E questo nonostante proprio nel 2008 la stessa Consulta avesse sottolineato i difetti del Porcellum, definendo “l’assenza di una soglia minima per l’assegnazione del premio di maggioranza” come una “carenza riscontrabile […] nella normativa vigente”. In pratica, la Consulta denunciava il fatto che un partito, riscuotendo il 10% dei consensi elettorali, potesse vedersi assegnato il 55% dei seggi.
In cinque anni, dunque, nulla di fatto. A tutto vantaggio, neanche a dirlo, di Berlusconi. Il quale, dato ogni volta per morto e ogni volta puntualmente resuscitato dall’autolesionismo di sinistra, punta adesso a vincere al Senato in un paio di regioni per poter condizionare la stabilità dell’intero parlamento. Tutto questo perché il PD non ha voluto far la voce grossa, durante la permanenza di Monti a Palazzo Chigi, per cambiare la legge di Calderoli, convinto com’era di servirsene alle prossime elezioni. La logica bersaniana era semplice: il Porcellum fa tanto schifo, ma se può tornarmi utile, chissenefrega. Il PD ha così lasciato in vigore una legge antidemocratica e, per fingersi almeno "diversamente democratico", ha organizzato le primarie dei parlamentari. Tanto, poi, correzioni alla composizione delle liste sarebbero sempre state possibili nel chiuso delle stanze di Via del Nazareno.
Peccato che adesso sarà proprio il Porcellum a costringere il PD ad una non-vittoria e a rendere necessaria l’alleanza con Monti, con la benedizione di Napolitano e di Bruxelles. Il PD, prendendo spunto da Altan, dovrebbe chiedersi chi è il mandante di tutte le cazzate che fa.
La recessione si aggrava, Bruxelles cerca scuse
Rehn assicura che la Commissione avverte un aumento di fiducia da parte di cittadini ed imprese ma la realtà lo smentisce. La ricetta suggerita ai Paesi membri è la solita: smantellare lo Stato sociale e realizzare le riforme “strutturali”
di: Filippo Ghira
f.ghira@rinascita.eu
La Commissione europea ha presentato il suo classico rapporto invernale sulle previsioni economiche per il biennio 2013-2014 nel quale le speranze devono fare i conti con la realtà che dice tutt’altro. Il commissario europeo all’Economia e alla Moneta, il finlandese Olli Rehn, ha infatti sostenuto che cresce la fiducia dei cittadini nell’Europa ma che tale fiducia non trova riscontri nell'economia reale. Inoltre, ha ammesso il tecnocrate, nonostante gli sforzi fatti, la spirale recessiva si è aggravata.
Insomma, nonostante la recessione si stia accentuando, nonostante la chiusura di migliaia di imprese, nonostante l’aumento esponenziale della disoccupazione e nonostante l’aumento di una povertà che coinvolge sempre più larghe fasce di popolazione, a Bruxelles continuano a millantare che tutto è giusto e perfetto, che la fiducia sta tornando e che i cittadini guardano con occhi adoranti all’operato e ai risultati della Commissione europea.
Ma Rehn non demorde e sostiene che Bruxelles ha ricevuto segnali di aumento di fiducia degli investitori e indicazioni di stabilizzazione. Come questo sia possibile lo sanno soltanto Rehn e i suoi colleghi ma bisogna pur giustificare i lauti stipendi che ingrassano il conto in banca di una burocrazia sempre più auto-referenziale e fuori della realtà. I dati economici dell'Unione europea e dell'Eurozona, ha insistito mettendo in un angolo il buon senso e la decenza, mostrano che come europei stiamo preparando la strada della ripresa, e di conseguenza dobbiamo mantenere questo ritmo di riforme strutturali.
Nel caso dell’Italia, Rehn ha rsostenuto che il nostro Paese, sotto la guida di Mario Monti, ha raggiunto una posizione di bilancio equilibrata in termini strutturali che deve essere mantenuta a causa dell'alto debito pubblico che ormai ha superato il 126%. All’epoca di Berlusconi era il 120%. E’ essenziale, ha sostenuto, che l'Italia mantenga la rotta delle riforme e mantenga strategie coerenti di consolidamento. Dove le riforme sono quelle delle pensioni, con lo slittamento in avanti dell’età di quiescenza e quella del lavoro, con i licenziamenti resi sempre più facili e con l’avvento delle più svariate forme di precarietà e di flessibilità . Quella, voleva dire Rehn, è l’unica strada per convincere operatori stranieri a venire ad investire in Italia ed avere la certezza che una impresa sarà tanto più redditizia quanto più avrà possibilità di ridurre i costi fissi e quindi licenziare i dipendenti.
Quanto al consolidamento dei conti pubblici, Rehn ha osservato che una attuazione completa delle misure già varate dovrebbe permettere all'Italia un miglioramento strutturale senza la necessità di misure supplementari, almeno per quest'anno. Insomma, con tutta la sfilza di tasse che sono state varate, dall’aumento dell’Iva alla introduzione dell’Iva, ci si è garantiti di entrate continue e sicure che potrebbero permettere a Monti, o ai governi che lo seguiranno o di cui potrebbe fare parte, che nei prossimi anni (nel 2013 sarà un po’ difficile) verrà raggiunto il pareggio di bilancio, con l’azzeramento del disavanzo che, appunto grazie all’aiuto delle misure fiscali, è già passato dal 4,5% al 2,9%. Rehn vede invece rischi per il 2014 perché il ritmo dell’economia potrebbe rallentare e quindi, con meno entrate fiscali e contributive i problemi potrebbero aumentare. In ogni caso, sai che soddisfazione,. Rehn ha assicurato che la Commissione europea continuerà a monitorare da vicino la situazione italiana. Il disavanzo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, restare sotto il 3% nel 2013 e anche nel biennio 2014-2015. L’Italia è messa “sul binario giusto” dato che ha attuato correzioni “tempestive e sostenibili” dei conti pubblici. Non serve una nuova manovra correttiva e di conseguenza potrebbe essere possibile un'abrogazione della procedura per deficit eccessivo. Ma questo non potrà avvenire prima della presentazione delle prossime stime economiche di primavera, che saranno rese note in maggio.
Questi burocrati se ne fottono dei reali problemi della gente, a cominciare dalla casta Italiana, pensano solo a fare i cazzi loro.
sabato 23 febbraio 2013
Bersani dicci qualcosa di sinistra.
Elezioni 2013: le "dieci domande" a Pier Luigi Bersani
Pubblicato il 23 feb 2013 da Carlo Gubitosa
Gentile Pier Luigi Bersani,
Le rivolgo alcune domande alla vigilia di un’elezione molto importante. E’ difficile per non dire impossibile che lei mi risponda prima del voto, ma spero che lo faccia comunque, anche in futuro a urne gia’ chiuse, perche’ mi ostino ancora a considerarla il leader di un partito piu’ o meno di sinistra, aperto al dialogo con le forze della societa’ civile e l’informazione indipendente.
- TAV. Si rende conto di quanti voti le ha fatto perdere la sua pervicace ostinazione nel mandare avanti la TAV Torino-Lione anche a costo di militarizzare il territorio? Cos’e’ che la fa insistere cosi’ tanto a difendere questa “grande opera” mentre il sud ha strade e ferrovie obsolete e proprio ieri Catania ha dovuto subire un allagamento evitabile per la carenza delle infrastrutture cittadine?
- GUERRA. Il suo partito ha espresso in piu’ occasioni voti all’acquisto di cacciabombardieri e al rifinanziamento di missioni militari, e lei stesso in una intervista del 2009 ha giustificato la sponsorizzazione di una “Festa dell’Unita’” da parte dell’azienda armiera Oto Melara del gruppo Finmeccanica, sostenendo che fosse coerente con i valori del PD perche’ a suo dire “essere pacifisti non significa mica essere disarmati“. Tutto cio’ premesso, ammesso e non concesso che esista il “pacifismo armato”, lei crede ancora che il suo partito possa essere un riferimento culturale e politico per chi crede in un “pacifismo disarmato” e nella soluzione dei conflitti con strumenti diversi da quelli militari?
- DIRITTI LGBT. Il suo partito, in due anni di governo e in vari anni di dibattito, ancora non ha maturato una posizione chiara in termini delle misure necessarie al riconoscimento dei diritti delle minoranze LGBT. Per non parlare di “matrimonio” tra coppie con orientamenti sessuali diversi da quelli dominanti si e’ parlato di Pacs, di Dico, di Unioni Civili, e Matteo Renzi si e’ spinto fino alla fumosita’ anglofona delle “Civil Partnership”. Crede che questo sia dovuto solo ai tempi fisiologici della dialettica interna o anche all’indebita ingerenza nelle attivita’ del suo partito da parte delle alte gerarchie cattoliche, realizzata attraverso la cosiddetta corrente “teodem”? In quest’ultima ipotesi, quali sono le misure che pensa di dover adottare per preservare l’autonomia del suo partito rispetto all’interferenza da parte di soggetti esterni?
- RICCHI E POVERI. I rapporti di Bankitalia segnalano che “in Italia i 10 individui piu’ ricchi posseggono una quantita’ di ricchezza che e’ all’incirca equivalente a quella dei tre milioni di italiani piu’ poveri” (in .pdf la pubblicazione per Banca d’Italia “Ricchezza e diseguaglianza in Italia” di Giovanni D’Alessio). Cio’ nonostante quei dieci individui, in barba al principio di progressivita’ fiscale stabilito dalla nostra Costituzione, sono soggetti alla medesima aliquota IRPEF di chi guadagna 75 mila euro/anno. Il suo partito pero’ non ha mai proposto delle misure finalizzate alla redistribuzione del reddito, non ha mai proposto di aumentare le tasse ai piu’ ricchi (almeno a quei dieci), e perfino durante la campagna elettorale ha preso le distanze dall’ipotesi di una tassa patrimoniale. Puo’ suggerurmi qualcosa di sinistra da dire a quei tre milioni di italiani piu’ poveri per rassicurarli del fatto che il suo partito sta pensando anche alle loro esigenze e a misure redistributive per colmare il divario tra loro e quei dieci ricchissimi e fortunati individui di cui parla Bankitalia?
- OCCASIONE MANCATA. Dopo un anno di “macelleria sociale”, segnato dall’appoggio del suo partito alle misure piu’ odiose e recessive del governo Monti e dal conseguente calo di popolarita’ rispetto ai mesi precedenti, non ritiene che sia stato un errore cedere alle pressioni che nel novembre 2011 l’hanno spinta verso un governo tecnico? Col senno di poi, rinuncerebbe ancora all’opportunita’ di andare subito al voto, chiudendo l’era del berlusconismo senza aprire quella del montismo? Non rimpiange di aver perso la possibilita’ di una competizione elettorale dove Monti sarebbe stato un perfetto sconosciuto, Berlusconi sarebbe stato nel punto piu’ basso della sua popolarita’ e Grillo non si sarebbe alimentato del malcontento verso un governo tecnico appoggiato anche da lei?
- COSTITUZIONE. Il voto del suo partito ha contribuito alla modifica costituzionale che ha inserito il cosiddetto “obbligo di pareggio di bilancio”, ovvero l’impossibilita’ di utilizzare la spesa a deficit come investimento strategico sul lungo periodo nel futuro del Paese. Questo ha fortemente limitato la spesa pubblica in settori come la scuola, l’universita’, la ricerca scientifica, il welfare e gli enti locali, indispensabili per il rilancio dell’economia nazionale. Pensa che sia stato opportuno introdurre un cambiamento cosi’ drastico nella nostra carta Costituzionale attraverso un governo di nominati non legittimato dal voto popolare, e senza farlo precedere da un dibattito pubblico degno di questo nome? In questo modo negli anni a venire le nostre politiche economiche nazionali avranno le mani legate dalla stessa Costituzione.
- FINANZA. Il suo partito ha sostenuto l’inizativa del governo Monti per dirottare 3 miliardi e 900 milioni di euro delle casse dello Stato verso il Monte dei Paschi di Siena, per l’acquisto di prodotti finanziari dal dubbio valore reale (i cosiddetti Monti Bond) che sono stati fatti comprare allo Stato perche’ sul mercato avrebbero trovato difficilmente degli acquirenti, nonostante siano stati presentati come un grande affare ai contribuenti italiani. Come mai la politica non sa trovare le risorse necessarie per sostenere l’economia reale delle PMI che tengono assieme il tessuto sociale e produttivo del paese, mentre i soldi per coprire le perdite accumulate dalle banche nel casino’ della finanza si trovano sempre rapidamente?
- GIOVANI E MENO GIOVANI. Nel suo partito si parla spesso di sostegno ai giovani, incentivi all’imprenditoria giovanile, bandi riservati ai giovani. Tutto legittimo, ma vorrei chiederle che cosa ha intenzione di proporre ai disoccupati, i precari e gli esuberi che rientrano nella fascia d’eta’ compresa tra i 40 e i 60 anni, troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per essere appetibile sul mercato del lavoro.
- SOLDI ILVA. Gia’ nel 2008, una inchiesta dell’Espresso documentava un contributo di 98 mila euro versato a lei personalmente dal gruppo Riva, proprietario dell’Ilva di Taranto. Come mai non ha ritenuto opportuno in tutti questi anni spiegare ai suoi elettori come mai ha ricevuto quei soldi, e per quali attivita’ sono stati utilizzati? In considerazione del suo reddito cospicuo, pensa che sarebbe possibile dare un segnale di trasparenza e vicinanza ai cittadini di Taranto destinando a iniziative benefiche e di tutela ambientale una somma di denaro equivalente al contributo ricevuto dall’Ilva?
- SCUOLA. Secondo l’Istat, solo il 45% della popolazione ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi, e una famiglia su dieci non possiede libri in casa (il documento Istat in .pdf). Non pensa che sia giunto il momento di concentrare le risorse pubbliche sul finanziamento della scuola pubblica, magari attingendo anche dalle spese militari, e al tempo stesso pretendere che la scuola privata funzioni “senza oneri per lo stato” come previsto dalla nostra Costituzione?
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Se vince il PD è la catastrofe.
SNIDARE IL PD, IMPEDIRE LA GOVERNABILITA'. E IN SVIZZERA PUBBLICANO I SONDAGGI
Postato il Sabato, 23 febbraio @ 07:27:15 CST di davide
DI RED
senzasoste.it
Sono ore nervose nel quartier generale di Pierluigi Bersani, il Pétain italiano. Gli accordi sono stati presi con la Germania. L'Italia, secondo la visione di Bersani, si dovrebbe inginocchiare definitivamente al neo-mercantilismo tedesco e di Bruxelles. Con una finanziaria pesante entro il 2013, nel quadro di una recessione europea, e un fiscal compact da rispettare di 40 miliardi l'anno, per venti anni, a partire dall'inizio del 2015. Le ultime importanti risorse di questo paese dovrebbero scomparire. Destinatari? Direttamente o in una partita di giro i bilanci sinistrati dalla speculazione di Commerzbank, Deutsche Bank, Société Génerale, Paribas, Unicredit, MPS.
E poi le idrovore di risorse di oltreoceano: Jp Morgan, Goldman Sachs, gli ibridi tedesco-americani come Pimco. Salterebbero definitivamente stato sociale, pensioni, istruzione, sanità. Con una disoccupazione alle stelle.
Tutto è pronto, preparato, prono. Da quando il Pd ha svolto le primarie, un rito pallido ed autoreferenziale, nel quartier generale del Pétain italiano ci si è convinti che questo orrore sia possibile. E si è già promesso il solito scambio di sempre: la svendita dei beni del paese in nome del riconoscimento tangibile , nel salotto buono dell'Europa, di chi lo fa. Solo che c'è un problema: sembra proprio che manchino i voti, che non ci sia il consenso necessario. E' un fenomeno salutare che si spera si consolidi. Per cui il popolo sia vigile: il piddino sia snidato e inchiodato alle sue responsabilità, quelle gravi di voler vendere senza pietà una nazione, e l'ingovernabilità sia garantita. Fino al crollo del regime.
Link: I numeri che l'Italia non può sapere
Red
Fonte: www.senzasoste.it
Link: http://www.senzasoste.it/politica/snidare-il-pd-impedire-la-governabilita-e-in-svizzera-pubblicano-i-sondaggi
22.02.2013
Monti insiste: “Bisogna contrastare le forze anti-Ue”
Monti insiste: “Bisogna contrastare le forze anti-Ue”
Pubblicato da ImolaOggiPOLITICAset 9, 2012
9 set. – Nuovo grido d’allarme di Monti sulla coesione europea. “L’Europa – ha detto – e’ minacciata dai populismi“. Il premier ha spiegato che, durante il colloquio con il presidente del consigli Ue, Van Rompuy a margine del forum Ambrosetti di Cernobbio, “abbiamo avuto uno scambio interessante su un tema che sentiamo molto entrambi.
C’e’ il rischio – ha aggiunto Monti – che all’interno dell’Unione Europea, mentre la costruzione dell’Europa si perfeziona, le difficolta’ dell’Eurozona facciano emergere una grande, crescente, pericolosa sensibilita’ nelle opinioni pubbliche dei vari paesi con tendenze all’antagonismo”.
Secondo il premier, la “contrapposizione tra Paesi del Nord e del Sud dell’Europa” fa “riemergere vecchi stereotipi e tensioni: e’ paradossale e triste che mentre si sperava di completare l’integrazione europea si verifichi un pericoloso fenomeno opposto che mira alla disintegrazione dell’Europa. E questo – continua Monti – avviene in quasi tutti i Paesi. Contro il rischio di fenomeni “che possono portare alla disintegrazione dell’Unione Europea“. Il presidente del consiglio italiano ha annunciato che L’Italia ha proposto una riunione di Capi di Stato e di governo ad hoc, che si terra’ a Roma al Campidoglio, nel luogo dove furono firmati i Trattati di Roma nel marzo del ’57.
La proposta ha avuto l’assenso del presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy.
Non cita nessun muovimento in particolare, ma è chiaro che si riferisce a movimenti, come quello di Beppe Grillo in Italia, che fanno dell’euroscetticismo la loro bandiera.
Monti spiega di averne parlato con Napolitano e anche se non lo dice per cortesia diplomatica, ha già sondato l’idea con diversi leader europei. Lo spunto – raccontano – gli è venuto durante la visita a Helsinky, dove era volato proprio per sfatare alcuni stereotipi in voga nella rigorista Finalndia.
La UE stanzia 2 mln di euro per ”controllare le opinioni euroscettiche”
UE: euroscettici spiati, interrogazione di Rossi: violata libertà di opinione dei cittadini
Pubblicato da ImolaOggiEUROPA UE, In risaltofeb 8, 2013
8 FEB – L’europarlamentare Oreste Rossi ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea su un presunto piano Ue per monitorare gli euroscettici pubblicato dal Daily Telegraph. Rossi ha chiesto a Bruxelles di adottare ”misure di trasparenza e regole etiche sull’uso strategico delle informazioni online e degli influencer, a tutela della libertà di espressione e del diritto di voto dei cittadini europei”.
La UE stanzia 2 mln di euro per ”controllare le opinioni euroscettiche”
Quando si cerca di controllare, modificare o addirittura imporre le idee ad un popolo (utilizzando per giunta il suo denaro), quella si chiama REPRESSIONE. Benvenuti nella dittatura europea.
Secondo la testata britannica, la Ue starebbe organizzando uno staff di influencer, ovvero utenti addestrati per manipolare le conversazioni online e incanalare le discussioni su forum e social network. Nel documento in possesso del quotidiano inglese, si legge che ”particolare attenzione deve essere prestata ai Paesi che hanno visto crescere un sentimento di euroscetticismo tra i propri cittadini’‘ e che un simile progetto costerebbe all’Europa due milioni di euro.
”La notizia è a dir poco sconcertante”, ha affermato Rossi. ‘‘L’Ue, in questo modo, viola la libertà di opinione dei suoi cittadini e nega che un’Europa diversa possa nascere anche grazie al contributo di chi manifesta idee euro-critiche”.
«I cosiddetti influencer, di cui si servirebbe l’Ue per manipolare il consenso politico, -ha spiegato Rossi- nascono dalla realtà del marketing aziendale, che usa queste figure per influenzare la vendita di un prodotto online. Vittime di una simile strumentalizzazione sarebbero innanzitutto i giovani -ha sottolineato- i primi a non avere più fiducia nelle Istituzioni comunitarie, visto il crescente tasso di disoccupazione. ansa
”Anziché controllare gli euroscettici -ha proseguito Rossi- l’Europa si faccia un bell’esame di coscienza, sul perché sempre più persone non credono nella sua costruzione, e agisca sulle cause profonde che hanno portato a tale disfacimento. La Commissione, quindi -ha concluso l’eurodeputato Eld- smentisca o confermi, il prima possibile, queste indiscrezioni, e si impegni a pubblicare i documenti giustificativi delle spese che si sosterranno per quella che appare come una vera e propria campagna marketing della Ue”.(ANSA).
fonte:Imola oggi.It
venerdì 22 febbraio 2013
creare lo Stato Continente bancario
Il piano degli Eurocrati per creare lo Stato Continente
di: Giuseppe Cirillo Pubblicato il 22 febbraio 2013| Ora 11:20 Stampa Invia Commenta (1) .
Caduta Vaticano e Monarchie. Esercito comune. Eliminazione ceto medio. Fiscal Compact e ESM passi verso la perdita della sovranita' nazionale, che portera' a Unione Bancaria e ministero dell'Economica unico. Il popolo dovrebbe battersi non contro l'Europa, ma contro l'Europa delle banche. L'opinione di Giuseppe Cirillo.
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Il popolo italiano non dovrebbere battersi contro la permanenza del nostro stato nell’Ue, ma "contro l'Europa delle banche".
ROMA (WSI) - In questo articolo, per Eurocrazia, vogliamo intendere tutti quei processi in atto che hanno lo scopo di trasferire il potere da soggetti separati all’Unione Europea, con l’obiettivo finale di creare il Superstato Europeo oppure gli Stati Uniti d’Europa, come si preferisce chiamarli.
Essenzialmente non sappiamo chi veramente stia dietro il movimento che sta spingendo sempre più verso gli Stati Uniti d’Europa, non ci interessa fare congetture complottiste, sicuramente sappiamo che ci sono i tecnocrati europei, gran parte della classe politica, le banche e presumibilmente anche parti della massoneria e dei servizi segreti. Ora, però non ci interessa sapere questo, ci interessa sapere quali sono gli obiettivi di questo processo europeista, così da non rimanere sorpresi quando si mostreranno.
Faremo prima un elenco di questi obiettivi e poi verranno spiegati nel dettaglio.
1) ELIMINAZIONE VALUTE NAZIONALI E CREAZIONE DI UNA VALUTA UNICA
AVANZAMENTO: 45%
2) ANNESSIONE DI TUTTA L’EUROPA GEOGRAFICA
AVANZAMENTO: 70%
3) ELIMINAZIONE SOVRANITA’ ECONOMICA NAZIONALE
AVANZAMENTO: 60%
4) POLITICA INTERNA COMUNE
AVANZAMENTO: 20%
5) ESERCITO COMUNE
AVANZAMENTO: 15%
6) FRAMMENTAZIONE TERRITORIALE
AVANZAMENTO: 10%
7) ELIMINAZIONE CETO MEDIO
AVANZAMENTO: 40%
8) ABOLIZIONI MONARCHIE
AVANZAMENTO: 5%
9) CADUTA DEL VATICANO
AVANZAMENTO: 60%
10) SFALDAMENTO LEGAMI FAMILIARI
AVANZAMENTO: 35%
11) NASCITA DI UN SENTIMENTO EUROPEISTA
AVANZAMENTO: 25%
Ecco questi sono i principali obiettivi della marcia eurocratica, ovviamente le percentuali sono indicative ed ognuno può pensarle in maniere diversa, il nostro scopo non è dare un dato preciso, ma semplicemente dare una linea di massima. Ora analizzeremo nel dettaglio ogni punto sopra descritto?
1) ELIMINAZIONE VALUTE NAZIONALI E CREAZIONE DI UNA VALUTA UNICA
La valuta unica, l’Euro, è stato il primo obiettivo raggiunto dagli eurocrati, abbiamo messo uno stato di avanzamento al 45% perché ancora molti paesi dell’Europa geografica non sono nell’Unione Europea e nemmeno nell’Eurozona e quindi non hanno l’Euro, ad eccezione del Kosovo che lo ha adottato unilateralmente.
E’ sotto gli occhi di tutti, che l’Euro ha avuto si degli effetti positivi, ma presumibilmente, soprattutto per i paesi più deboli, ha avuto gli effetti negativi di facilitare l’eccessivo indebitamento della popolazione grazie ai tassi bassi e di frenare le esportazioni. Quindi è una della cause della crisi economica europea e di riflesso danneggia anche i paesi più forti, perché decrescono fortemente le esportazioni verso i paesi più deboli e inoltre si devono indebitare per aiutare i paesi in difficoltà, quindi non c’è nessuno vincitore, ma solo una crisi generale europea, che come vedremo dopo, è utile per la marcia degli eurocrati.
2) ANNESSIONE DI TUTTA L’EUROPA GEOGRAFICA
Dall’inizio della crisi, si parla tutti i giorni di sfaldamento dell’Unione Europea, di Grexit, di uscita della Germania, di uscita del Regno Unito, di uscita dell’Italia. Ma gli anni passano, la crisi aumenta, ma nessuno abbandona l’Europa. Anzi a breve entrerà la Croazia, poi sarà il turno della Macedonia e forse dell’Islanda. Quindi l’Unione Europea continua ad allargarsi. La percentuale sopra scritta è relativa al totale dell’Europa geografica, esclusa la Turchia, che come già scritto, in un altro articolo, l’Europa genetica, non è geneticamente e culturalmente europea. E difatti anche la stessa Turchia ormai sembra aver rinunciato all’adesione all’UE.
Quindi difficilmente uscirà mai qualcuno dall’Unione Europea, l’unico stato che potrebbe uscire potrebbe essere il Regno Unito, come scritto nel nostro altro articolo, Verso un mondo orwelliano.
3) ELIMINAZIONE SOVRANITA’ ECONOMICA NAZIONALE
La crisi dei debiti sovrani è ovviamente manovrata, da poteri finanziari, che come nel caso dell’Italia e di Spagna, possono far salire lo spread quando vogliono e di conseguenza rendere impossibile finanziarsi sui mercati. Questa è presumibilmente una strategia di questo progetto europeo, perché queste crisi servono a spingere gli stati nazionali a cedere sempre più poteri agli organismi comunitari. Il Fiscal Compact e il Meccanismo Europeo di Stabilità, saranno un passo decisivo di questo processo che porterà infine all’unione bancaria e ad un Ministero dell’Economia Europeo.
A questo riguardo, invitiamo a consultare questo articolo.
4) POLITICA INTERNA COMUNE
Come è sotto gli occhi di tutto, gli scontri sociali sono in forte aumento e questa è una conseguenza necessaria della crisi. Ma attenzione, questo non significherà che i paesi coinvolti lasceranno l’Europa, al contrario questo potrebbe portare ad interventi europei nei paesi dove la situazione diventasse incontrollabile. Del resto un organismo di intervento comunitario, come l’Eurogendarmeria è stato già creato e se scoppiassero rivoluzioni e scontri sociali fortissimi, questo organismo sarà sicuramente potenziato e interverrà dove sarà necessario. Questo sarà un ulteriore passo anche per creare una polizia comunitaria e una politica interna comune. Quindi quando gli scontri diventeranno forti, interverrà l’Unione Europea; a nessun paese sarà permesso di fare una seria rivoluzione perché se un paese cadrebbe, si sfalderebbe l’intera Europa, quindi gli eurocrati non lo permetteranno mai.
5) ESERCITO COMUNE
La NATO è già un’alleanza militare comune a molti paesi europei, però attualmente esistono ancora gli eserciti nazionali. Probabilmente nei prossimi anni, come anche scritto nei programmi dei principali partiti, si avvierà la costruzione di un esercito europeo e anche di una politica estera comune. Come ho già scritto in questo blog, il mio pensiero è che la Terza Guerra Mondiale scoppierà entro due-tre anni al massimo e questa sarà probabilmente la "crisi" necessaria per spingere verso la creazione di un esercito comune.
6) FRAMMENTAZIONE TERRITORIALE
Catalogna, Scozia e le Fiandre sono i casi più importanti di indipendentismi all’interno dell’Unione Europea. Come scritto in Superstato Europa, questi processi d’indipendenza possono essere anche favoriti dagli europeisti, perché regioni più piccole all’interno dell’UE saranno più facili da gestire rispetto a stati nazionali più grandi e inoltre concorrono allo sfaldamento territoriale di quegli stati stessi. E’ probabile che se una regione riuscirà ad ottenere l’indipendenza rimanendo in seno all’Europa, potrebbe innescare un effetto dominio e spinte dalla crisi, diverse regioni di stati nazionali europei potrebbero staccarsi dai rispettivi stati. Quindi non pensiamo che i secessionismi vadano contro l’Europa, al contrario, potrebbero essere il classico Divide et Impera.
7) ELIMINAZIONE DEL CETO MEDIO
Il ceto medio borghese rappresenta una fascia di popolazione con un certo potere economico e sociale all’interno della società, questo è sicuramente un problema per la marcia eurocratica, perché questa fascia di popolazione fa parte di interessi di categoria ben definiti che spesso si oppongono anche con la forza ai cambiamenti in atto decisi dagli organismi comunitari (vedi quote latte, vedi rivolte camionisti, vedi rivolta anti Bolkestein, vedi rivolte anti liberalizzazioni).
La crisi odierna serve, quindi, anche ad eliminare economicamente questa fascia di popolazione. E lo sta facendo dato che le principali vittime sono appunto le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti, che chiudono sotto i colpi di una pressione fiscale sovietica e dalla contemporanea stretta creditizia decisa dal sistema bancario. Ma questo come abbiamo detto, non è una cosa negativa per gli eurocrati, perché gli lascia più ampia libertà di manovra e inoltre contribuisce alla caduta di quegli stati nazionali da eliminare. Oltre tutto, ha un altro scopo che descriveremo in un punto successivo.
8) ABOLIZIONE MONARCHIE
Chiaramente è assurdo poter creare uno Stato Unico Europeo, se all’interno esistono Re e Regine indipendenti. E’ vero che essi hanno un ruolo per lo più simbolico, ma impediscono una reale cessione di sovranità agli organismi comunitari. Di conseguenza, seguendo il nostro ragionamento, uno degli obiettivi da abbattere sono loro. E da tempo che i giornali e i media fanno di tutto per mettere in imbarazzo le principali monarchie e inoltre in Spagna e in Belgio ci sono già le prime voci che chiedono l’abdicazione. L’avanzamento di questo processo è pero solo agli inizi, i media hanno preparato il terreno con scandali e velate critiche, probabilmente quando la crisi sarà diventata ancora più grave di quella odierna, il popolo costringerà una di queste monarchie a lasciare il trono e come nel caso degli indipendentismi, si potrebbe innescare un effetto a catena con la conseguente fine definitiva dell’istituto monarchico in tutta Europa.
9) CADUTA DEL VATICANO
Il Vaticano è un potere che non può esistere nei futuri Stati Uniti d’Europea, perché è un potere religioso che influenza milioni di Europei e inoltre non esita a fare dell’ingerenza politica e a contrastare eventuali proposte di legge che non condivide (vedi matrimoni gay, eutanasia, prostituzione, cellule staminali,ecc).
Un potere indipendente di questa importanza deve essere eliminato, e infatti contro di esso si è scatenata una campagna mediatica che ormai dura anni, fatti di scandali sessuali, pedofilia fino ad arrivare a Vatileaks, IOR e alle dimissioni del Papa. Inoltre come scritto nel nostro articolo, l’Europa atea, la maggioranza della popolazione europea sta abbandonando la fede religiosa, e questo anche in termini economici porterà alla caduta del Vaticano e degli altri organismi religiosi protestanti e ortodossi.
10) SFALDAMENTO LEGAMI FAMILIARI
La famiglia tradizionale rappresenta per l’individuo un legame più forte rispetto alla lealtà verso lo Stato o del patriottismo. Gli eurocrati sicuramente non vogliono creare uno Stato dove gli individui abbiamo delle priorità più importanti rispetto alla fedeltà allo Stato stesso. E da decenni quindi che si opera per lo smembramento della famiglia tradizionale, attraverso il divorzio, i matrimoni tra omosessuali, la cultura del divertimento, la velata pubblicizzazione della promiscuità. Probabilmente l’obiettivo graduale è sradicare sempre più l’individuo dai suoi legami naturali, così da renderlo indipendente e quindi da ritrovare solo nella futura organizzazione statale il legame più forte.
Vedere a questo riguardo romanzi come 1984 di Orwell e Ritorno al Mondo Nuovo di Huxley,ma anche l’antica società spartana, dove l’individuo fin da piccolo veniva tolto dalla propria famiglia, per farlo crescere legato allo stato. E ovvio che avere una società più divisa, con persone senza legami forti tra di loro, è molto più gestibile rispetto a una società con vincoli familiari e di categoria più forti e radicati.
11) NASCITA DI UN SENTIMENTO EUROPEISTA
Tutti, in linea di massima sanno riconoscere un europeo da un extraeuropeo e sanno cos’è l’Europa, però assolutamente non si è ancora sviluppato una sorta di nazionalismo europeista, anzi, allo stato attuale sono i sentimenti di euroscetticismo, antieuropeismo e di rivalità verso le altri nazioni europee ad accrescere.
Quindi, riguardo a questo punto, siamo solo in uno stato di avanzamento iniziale. Una seria spinta alla creazione di un sentimento comune europeo, potrebbe essere una futura guerra mondiale, dove ci si ritroverà uniti contro un nemico comune. Ma anche, riprendendo il discorso precedente del ceto medio distrutto, un massa popolare europea ridotta in uno stato di povertà potrebbe sollevarsi a livello europeo, manipolata probabilmente dagli stessi poteri forti e creare una Primavera Europea simile ai moti del 1848 che portarono agli stati nazionali. E questo potrebbe creare un diffuso sentimento europeo.
Quindi la fase finale di questi processi potrebbe essere una rivoluzione che porterebbe alla creazione di unico stato. Se questa ipotesi vi sembra avventata, voglio ricordare come la Rivoluzione Francese, i moti del ’48 e recentemente la stessa Primavera Araba sono tutte rivoluzioni che hanno avuto una regia occulta o esterna. Il mio parere, è che difficilmente, noi come popolo, possiamo autonomamente dare vita ad una rivoluzione organizzata. Secondo il mio punto di vista, il popolo fa le rivolte, le rivoluzioni le fanno le elitè. Ma non perché il popolo sia inferiore in qualche modo a queste elitè, ma semplicemente perché quest’ultima è organizzata con un scopo ben preciso, mentre il popolo in rivolta è normalmente un insieme di interessi individuali e di rabbia contro qualcosa, senza uno scopo ben definito e quindi può essere manovrato da forze esterne.
Questa, secondo il nostro parere, è la lunga marcia che l’Eurocrazia dovrà compiere e sta compiendo per raggiungere l’obiettivo finale che si è posta, cioè il Superstato Europeo.
Molti mi criticheranno dicendo che non si può pensare in questo modo, perché se si ragiona dicendo che tutto è già scritto, si spinge verso l’inazione.
Voglio dire che lo scopo di questo articolo non è assolutamente quello, ma invece è quello di elencare le probabili tappe che verranno percorse da chi sta sostenendo questo processo.
Il mio pensiero personale è favorevole alla creazione di uno Stato Europeo Unico. Ma assolutamente sono contrario e sono un acerrimo nemico di questa Europa senz’anima dei tecnocrati e dei banchieri. Però al tempo stesso, penso che per il nostro futuro, solo l’Europa Unita potrà fronteggiare economicamente, politicamente e anche militarmente le potenze extraeuropee. Se no il rischio è che se saremo divisi rischiamo di rimanerne schiacciati e magari le nostre figlie si troveranno a fare le cameriere per il ceto medio arabo, indiano o cinese.
Perché attenzione, molti mi fanno l’esempio che senza Europa si sta meglio, può darsi che sia anche vero, ma attenzione, la Svizzera, la Norvegia ad esempio, prosperano perché hanno comunque l’indiretta protezione della NATO e gli stessi stati Europei divisi hanno potuto accrescere la loro ricchezza perché c’è la protezione degli Stati Uniti. Quindi chi maledice l’Europa e auspica l’uscita del suo paese da essa, deve riflettere su questo punto. Inoltre il ruolo degli Stati Uniti come gendarme mondiale sta calando e se un giorno non ci dovesse essere più, io non me li vedo tanto gli stati europei divisi a reggere con una politica estera separata e con eserciti separati, contro la Russia, ma anche solo contro l’insieme dei paesi Arabi o contro Cina o India.
Concludendo, il mio pensiero è che il processo eurocratico difficilmente sarà fermato, noi come popolo l’unica cosa che possiamo fare non è combattere contro la permanenza del nostro stato nell’UE, ma combattere insieme agli altri Popoli Europei contro l’Europa delle banche, ma non contro l’Europa e cercare di scippare l’Unione Europea ai tecnocrati ed ai poteri forti.
Ripeto la descrizione di questo processo non è un invito all’inazione, anzi,ognuno combatta la sua battaglia dove lo porta il suo cuore, indipendentemente dal risultato. La mia battaglia non sarà contro l’Europa ma contro la dittatura usuraia e corrotta oggi al potere e spero in cuor mio che possa nascere una Primavera Europea non manipolata da poteri esterni.
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Italia non ridurrà ordini per F35
Difesa, Di Paola: Italia non ridurrà ordini per F35
giovedì 21 febbraio 2013 16:27 Stampa quest’articolo [-] Testo [+]
BRUXELLES (Reuters) - Il ministro della Difesa Gianpaolo Di Paola ha confermato oggi che l'Italia non ridurrà ulteriormente gli acquisti dei caccia amricani F35 e che resterà impegnata con gli alleati in Afghanistan dopo il 2014, quando la missione militare internazionale giungerà a termine.
Di Paola lo ha detto a margine di una riunione della Nato.
"Nelle capacità militari sono incluse anche le capacità tipo gli F35. Il governo ha già fatto una riduzione molto importante. Non si può dimenticare quello che si fa prima e cominciare daccapo", ha detto il ministro italiano.
"Parlare di capacità militari per un paese come l'Italia confrontandolo con il Costarica... con tutto il rispetto", ha aggiunto il ministro per sottolineare che non si può ridurre troppo la spesa militare italiana.
Rispondendo alle domande dei giornalisti Di Paola ha inoltre detto che l'Italia rimarrà in Afghanistan dopo il 2014: "Continueremo ad essere parte della sforzo della comunità internazionale."
Quanto alla consistenza delle forze italiane, il ministro ha chiarito che "sarà decisa dal nuovo governo e dal nuovo Parlamento", comunque nel corso del 2013.
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giovedì 21 febbraio 2013
"Caro Grillo, il tuo populismo è devastante" - Mario Monti - elezioni 20...
Taci miserabile ci hai portato alla rovina. Quello che è successo in Grecia l'hanno fatto i tuoi compari.
IMU e pensionati deficienti
Imu, lettera galeotta di Berlusconi
anziani in coda per il rimborso
Decine di pensionati si presentano ai centri di assistenza di Cgil-Cisl e Uil e agli uffici postali mostrando la missiva inviata dall'ex premier e chiedendo i moduli per ottenere il risarcimento dell'imposta. Appello dei sindacati: è un messaggio elettorale, non perdete tempo
di MASSIMO MINELLA
Lo leggo dopo
I primi sono arrivati alla mattina e al Caf della Cgil quasi si stentava a crederci. «Scusi, mi date il modulo per riavere indietro l’Imu?» hanno chiesto due anziane signore. E’ bastato un attimo per capire che più d’uno era caduto nella trappola della lettera firmata dal leader del Pdl Silvio Berlusconi che si concludeva appunto con la promessa del rimborso Imu 2012 sulla prima casa e sui terreni e i fabbricati agricoli. A fine giornata le segreterie sindacali hanno fatto il conto, arrivando a parecchie decine di genovesi, per lo più anziani, che si sono rivolte ai Caf e agli uffici postali della città.
«Ci sono due chiavi di lettura di questo episodio — commenta il responsabile dei Caf genovesi della Cgil Renato Zini — La prima riguarda il rapporto fiduciario che soprattutto gli anziani hanno con noi e che li spinge a chiedere informazioni di fronte a cose che non appaiono subito chiare. La seconda è la convinzione di qualcuno che, invece, esistano già dei moduli prestampati per chiedere e ottenere il rimborso dell’Imu, così come promesso da Berlusconi».
Il fenomeno ha spinto le segreterie genovesi di Cgil, Cisl e Uil a diffondere in serata un comunicato stampa per informare «tutti i cittadini che allo stato attuale non è previsto alcun rimborso Imu sulle somme regolarmente dovute secondo l’attuale normativa». In effetti, proseguono i rappresentanti dei lavoratori, «la lettera pervenuta ai cittadini contiene un messaggio elettorale che induce il lettore alla convinzione che si possa realmente ottenere una qualche forma di rimborso. Chi si reca presso le nostre strutture infatti chiede di entrare in possesso di una presunta modulistica per l’ottenimento del rimborso o comunque informazioni in merito. Al fine di evitare perdite di tempo, Cgil, Cisl e Uil invitano i cittadini a non recarsi presso le sedi sindacali a seguito del ricevimento di questa lettera contenente un messaggio elettorale».
(20 febbraio 2013)
fonte La Repubblica
I COSTI “SOCIALI” DEL PROGETTO EUROVEGAS
EuroVegas: dalle Parole ai Fatti
21 FEBRUARY 2013 Scritto da Fabio Restici
Il progetto di Adelson si farà ad Alcorcon. Anche grazie alle (assurde) concessioni del governo spagnolo.
La notizia è di quelle destinate a rendere sicuramente felici gli amanti dei casinò e dei giochi d'azzardo, perché è finalmente arrivata la conferma ufficiale del fatto che EuroVegas si farà ad Alcorcon, cittadina a due passi da Madrid.
Con un’estensione prevista simile a quella di quasi 750 campi di calcio, il nuovo gigantesco resort nato come “imitazione” Europea della più nota Las Vegas cercherà dunque di attirare tutti coloro che nel nostro continente sognano di tentare la fortuna senza dover necessariamente pianificare complicatissimi viaggi in Nevada oppure a Macao.
Il progetto è ambizioso, anche se a fare un po’paura sono i tempi di realizzazione abbastanza lunghi: nonostante l'avvio dei lavori sia programmato per il prossimo anno, la consegna di questa struttura straordinaria che prevede l'impiego di almeno 180 mila nuovi lavoratori non dovrebbe comunque avvenire prima del 2030/2031.
QUANDO MADRID RIESCE A BATTERE BARCELLONA
Madrid ha vinto il ballottaggio sul filo del rasoio con un’altra area che inizialmente era stata individuata per la realizzazione della nuova città dei divertimenti: Barcellona.
Alla fine Sheldon Adelson, proprietario della società Las Vegas Sands Corporation, ha optato per questa zona, che ha sbaragliato la concorrenza di Valdecarros e Paracuellos Torejón nella stessa provincia di Madrid, dimostrandosi una scelta più adatta alle sue intenzioni considerati i servizi offerti e la possibilità di sfruttare la già efficiente rete di trasporti esistente.
L'investimento previsto, prima ancora dell'inizio dei lavori, è di circa 17 miliardi di Euro e parte dei finanziamenti dovranno provenire, almeno secondo quando comunicato da Michael Leven, presidente della costruttrice Las Vegas Sands C., da partnership con banche locali ed internazionali.
Incontrando i giornalisti spagnoli, il Presidente della regione, Ignacio Gonzalez, non ha nascosto la sua soddisfazione per il risultato raggiunto – visto che i sei casinò, dodici alberghi, tre campi da golf e nove teatri che comporranno EuroVegas potrebbero rappresentare una boccata d’ossigeno importantissima per l’intera economia spagnola.
I COSTI “SOCIALI” DEL PROGETTO EUROVEGAS
Per attrarre quella che si preannuncia diventare la nuova macchina da soldi spagnola, il Governo centrale spagnolo ha però dovuto fare non poche concessioni.
Tra i vincoli richiesti dagli investitori, infatti, c’è stata ad esempio l'esenzione per almeno due anni del pagamento dei contributi per i lavoratori oppure l'esenzione totale dall'Iva e la soppressione del divieto di fumare all'interno dei casinò.
Il tutto passando per questioni molto delicate e controverse come l'abolizione del divieto di ingresso nei casinò a minorenni e malati di gioco conmpulsivo o l'ottenimento di un cospicuo finanziamento da parte del BEI (si dice intorno ai 25 milioni di euro).
Monti è pronto a svendere l’Italia a Blackrock?
OGGI, ORE 11:33 | ECONOMIA ITALIA
Monti è pronto a svendere l’Italia a Blackrock?
Dopo aver massacrato imprese e cittadini di tasse, il professore sta cercando di negoziare quel che resta dell’industria tricolore con i grossi fondi per saldare il conto finale con le banche
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L’Italia, a causa della crisi economica, sembra avviata a un inesorabile declino. Il Bel Paese è stato distrutto dalla voracità dei partiti e da banchieri in missione per conto dell’euro (cioè della Germania). Il 2012 è stato un anno da dimenticare per l’industria italiana con un calo del 4,3% del fatturato rispetto a un 2011 già difficile.Ma più drammatica appare la situazione sotto il profilo degli ordinativi, cioè di quei beni che dovranno essere prodotti e consegnati quest’anno: -9,8% (Crolla l’industria italiana: ordinativi e fatturato a picco).
Si tratta di quadro raccapricciante che, se analizzato da quando è iniziata la crisi nel 2008, ci mostra una rivoluzione industriale al contrario con licenziamenti, disoccupazione, imprenditori disperati, fuga di capitali all’estero, made in Italy confezionato in Cina, ecc., per non parlare della maggiore industria italiana, la Fiat, uno dei simboli del boom economico degli anni sessanta che sta lasciando il paese per fare rotta su Detroit. Il tutto, mentre a poca distanza dai nostri confini, la tedesca Volkswagen sta per chiudere il 2012 con un bilancio record da 22 miliardi di utili. Cosa sta succedendo? Come hanno notato tutti, è successo che il governo dei tecnici ha sbagliato su tutta la linea distruggendo il già tenue tessuto economico italiano massacrando produttori e consumatori di tasse selvagge, di Imu, Iva, imposte sui risparmi, facendo crollare i consumi in un momento in cui bisognava rilanciarli. Il governo Monti ha creato le premesse per commissariare il paese alle multinazionali e alle banche creditrici. In nome dello spread, s’intende.
Blackrock in Italia per allungare le mani su Eni e Finmeccanica
Così, alla vigilia di una tornata elettorale che vede ormai i partiti tradizionali trasformati in aggregati di potere all’ultimo respiro, spogliati di ogni orpello ideologico e di ogni rappresentativa sociale, idonei solo a garantire il potere a lobby e consorterie (il recente caso Monte dei paschi di Siena ne è l’esempio), Blackrock fa visita in Italia. Chi è Blackrock? Non si tratta di un gruppo punk, bensì della più grande società di investimento del mondo, con un patrimonio di 3.800 miliardi di dollari, e che ha deciso di puntare (ancora) il mirino sull’Italia. Venerdì, gli uomini del fondo saranno in missione a Roma per capire se vale la pena investire ancora nella penisola oppure no alla vigilia delle elezioni. Questo formalmente, ma poi di fatto la missione del fondo è quella di accaparrarsi pezzi della migliore industria italiana, indebolita da scandali e tangenti di cui ogni giorno sono protagonisti partiti e uomini politici da destra a sinistra senza distinzione di sorta. Fa gola Finmeccanica che produce armi (business che non tramonta mai), ma soprattutto Eni. Sono stati loro – come riporta il Corriere della Sera – a cedere, il 28 gennaio scorso, con un tempismo perfetto, il misterioso pacchetto del 2,3% di Saipem, poche ore prima che il titolo crollasse del 34% (Saipem: fu BlackRock a scatenare il tracollo).
Sono stati ancora loro a far crollare il titolo di Unicredit con una comunicazione mirata durante l’aumento di capitale a inizio 2012. E sono ancora loro che adesso si stanno precipitando in Italia per decidere le ultime mosse prima del risultato elettorale e vedere cosa si potrebbe acquistare a sconto.
Partiti e banchieri disperati rischiano di perdere il controllo dello Stato
L’agenzia Reuters si dice preoccupata per il risultato delle elezioni politiche 2013, visto che probabilmente i corrotti e marci partiti della Seconda Repubblica non riusciranno a raggiungere nemmeno il 50% per formare un governo di larghe (e luride) intese al servizio dei banchieri di Bruxelles. L’agenzia scrive che, “al di là di chi vincerà le elezioni, è probabile che il lungo declino economico dell’Italia continuerà ancora perché il prossimo governo non sarà sufficientemente forte per portare avanti le dure riforme necessarie per rendere di nuovo competitiva la sua economia“. La preoccupazioni e la “disperazione” di banchieri, diplomatici e industriali a Roma e a Milano è evidente e molti non si danno pace di come gli elettori italiani stiano reindirizzando le loro preferenze verso “nuovi arrivati anti-establishment” (alias Grillo e il Movimento 5 Stelle). Certo, ogni cambiamento non è indolore, ma gli italiani ne trarrebbero sicuramente vantaggio.
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Marta Baldassarini, candidata PD dice NON votatemi
Marta Baldassarini, candidata nella lista per le regionali ci ripensa «non votatemi»
Dopo aver appreso «dalla televisione» che il suo partito – a livello nazionale – prospettava la strada di un’alleanza con Monti, sbotta in pubblico di fronte a Craxi e gli chiede «perché?»…«alla mia faccia ci tengo, non voglio che mi si associ a chi ha rovinato la vita a tanta gente»
11 febbraio 2013 Inserito da Alessia Forgione under Storie & Persone
8 commenti
Candidata con il centro sinistra (Psi), nonché esponente locale del suo partito (Guidonia e Tivoli), Marta Baldassarini si ribella alla decisione presa ai vertici del suo schieramento a livello nazionale, ovverosia: allearsi con Mario Monti in caso di mancanza dei voti per garantire il nuovo governo.
E il “sì” a Monti sarebbe stato ribadito proprio da un big del Psi, nei giorni scorsi al Tg5, Bobo Craxi, candidato senatore di spicco per tutta la lista.
Proprio a lui la Baldassarini avrebbe chiesto di «chiarire» in pubblico – più precisamente nell’incontro aperto alla cittadinanza svoltosi domenica scorsa a Guidonia – la linea politica nazionale, ribadendo che chi si è candidato poco più di due settimane fa’ in una lista che a detta della stessa candidata «deve stare a fianco al popolo, ai lavoratori e a tutti gli strati più deboli» non potrebbe spiegare «in nessun modo, davvero» una strategia elettorale di appoggio a fazioni «notoriamente al servizio delle lobby finanziarie e dei poteri forti». Ma non sarebbe stata confortante la risposta del leader socialista, che avrebbe sottolineato in maniera secca la “necessità” di appoggiare il cosiddetto ‘centrino’ in caso di mancanza di “numeri” all’indomani del voto, lasciando probabilmente intendere uno sforzo condiviso nel suo stesso partito di sostenere una linea Bersani, già declamata dallo stesso leader Pd in questi giorni e ampiamente discussa sulle cronache nazionali.
Sconcertata e indignata, preferisce, sostiene lei, «rinunciare, piuttosto che fare da testimonial a una scelta assurda» e aggiunge «purtroppo non posso ritirarmi però posso protestare dicendo di non votarmi perché a questo punto non lo trovo assolutamente giusto».
E ancora «fosse anche un’eventualità remota – quella di una possibile alleanza con i “tassatori del popolo” – dico “no” a gran voce. Questa scelta non risponde affatto al mio modo ‘onesto’ di fare politica; io non faccio promesse e non porto i miei elettori a cena, io sono una casalinga e prima ancora sono una cittadina e voglio rappresentare la voce del popolo, delle mamme di famiglia, dei lavoratori, dei disabili. Voglio continuare a fare politica, ricominciando dalla mia città, e spero che anche le spaccature interne al mio partito su Guidonia e Tivoli, trovino una risoluzione al più presto . Senza contare che ho una reputazione, sono rispettata e alla mia faccia ci tengo quindi non ammetto che venga associata a quella di chi ha rovinato la vita a tanta gente; io voglio continuare a camminare a testa alta ed è per questo che preferisco rinunciare piuttosto che farmi convincere». Alessia Forgione
fonte:Paeseroma.it
martedì 19 febbraio 2013
Elezioni 2013, Grillo: “Comunque vada, sarà un bagno di sangue. Per tutti” - Il Fatto Quotidiano
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IO DICO CHE LA CASTA E' TERRORIZZATA DALL'ONDA DEL MOVIMENTO !
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lunedì 18 febbraio 2013
domenica 17 febbraio 2013
Cannabis legalizzata
VIA LIBERA AI MEDICINALI GRATUITI A BASE DI CANNABIS – SARANNO MADE IN ITALY
19
SET
14 Votes
IL CONSIGLIO APPROVA ALL’UNANIMITA’ LA NUOVA LEGGE TERZO IN ITALIA A RICONOSCERE LA VALENZA TERAPEUTICA – LA PRODUZIONE A ROVIGO
VENEZIA – È arrivato il via libera dal Consiglio regionale veneto alla distribuzione gratuita negli ospedali e nelle farmacie di preparati a base di cannabis. Il Veneto diventa la terza regione in Italia, dopo Toscana e Liguria, che dà attuazione concreta alle disposizioni ministeriali del 2007 che hanno riconosciuto la valenza terapeutica dei derivati dalla cannabis. La legge, approvata all’unanimità, prevede non solo l’avvio sperimentale della distribuzione gratuita di questo tipo di farmaci negli ospedali e nelle farmacie, previa prescrizione medica, ma anche la produzione diretta tramite la stipula di una convenzione con il Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura di Rovigo e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (unici centri autorizzati in Italia alla produzione sperimentale) al fine di poter acquistare direttamente, al prezzo di costo, i cannabinoidi ad uso terapeutico. Sino ad oggi, infatti, nonostante siano stati riconosciuti dalle tabelle ministeriali dal 2007, in Italia non ci sono produttori registrati di medicinali cannabinoidi: ospedali e farmacie possono quindi solo importarli dall’estero, su esclusiva responsabilità del medico richiedente, con lunghe attese per tempi e modalità di ordine e di consegna (circa sei mesi) e spese maggiorate da sette a dieci volte il costo effettivo del prodotto farmaceutico prescritto.«Dotare il Veneto di questa legge è una scelta di civiltà – ha spiegato il relatore Pietrangelo Pettenò (Federazione della Sinistra) – che consentirà ai malati e al servizio pubblico della nostra regione di non dipendere esclusivamente dalle importazioni dall’estero per i farmaci cannabinoidi, con grandi risparmi di tempo e costi, riduzione degli enormi disagi ai quali sono sottoposti i malati che necessitano di tale tipo di farmaci». «Con questa legge – ha sottolineato Leonardo Padrin (Pdl), presidente della commissione Sanità e correlatore del provvedimento – il Veneto riconosce a tutte le persone il diritto di vivere senza sofferenze inutili e di ricevere cure adeguate ai loro problemi di salute e di relazione. Lo sviluppo della lotta al dolore e l’offerta di cure palliative e di fine vita sono una priorità del nostro servizio sanitario regionale». «L’utilizzo della cannabis a fini terapeutici in Italia – ha concluso Pettenò – deve superare ostracismi di tipo ideologico che associano questo tipo di cure all’abuso di stupefacenti e alla lotta contro le droghe». Farmaci e preparati galenici a base dei principi attivi contenuti nella pianta della cannabis sativa (la specie utilizzata in medicina) risultano efficaci nelle cure palliative e antalgiche: ne potranno quindi beneficiare in particolare i malati terminali, i malati di cancro per lenire gli effetti delle chemioterapie e radioterapie, i pazienti affetti da malattie croniche irreversibili, come SLA e distrofia muscolare, gli affetti da Alzheimer e da morbo di Parkinson.
I FARMACI A BASE DI CANNABINOIDI
si dimostrano efficaci inoltre in oculistica per la cura del glaucoma, nel trattamento della nausea e del vomito in pazienti affetti da neoplasie, di patologie neurologiche e traumi cerebrali, nel trattamento dell’asma. Da sperimentazioni scientifiche risulterebbe inoltre che i cannabinoidi hanno proprietà di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei, quali la morfina e i suoi analoghi, necessari a lenire il dolore nei malati oncologici sottoposti a trattamenti cronici, evitando così i fenomeni di assuefazione e di tossicità cronica. In fase di prima applicazione sperimentale, per il 2012, la Regione Veneto stanzierà 100 mila euro per assicurare la gratuità dei farmaci. Una somma probabilmente insufficiente per garantire, a regime, l’erogazione gratuita dei farmaci cannabinoidi a tutti i potenziali utilizzatori: si calcola, infatti, che il costo annuo per curare cento malati di sclerosi multipla si aggiri sui 500 mila euro. L’approvazione della legge è stata salutata da un coro di consensi ‘bipartisan’.Per Claudio Sinigaglia (Pd) rappresenta «uno strumento in più, meno invasivo di altri farmaci, da utilizzare nelle terapie del dolore. Per Antonino Pipitone (Italia dei Valori) l’impiego di farmaci cannabinoidi va considerato «un piccolo aiuto, alla stessa stregua dell’utilizzo di morfina e narcotici in medicina, per lenire alcune forme di dolore e alcune patologie”. Anche Stefano Valdegamberi, capogruppo Udc, pur ribadendo la netta contrarietà del suo gruppo all’uso di sostanze stupefacenti a scopo ludico-ricreativo, si è detto favorevole all’impiego della cannabis in funzione antalgica e per cure terminali. Per Diego Bottacin (Verso Nord) «finalmente si recupera un anacronistico retaggio culturale verso la lotta al dolore». Concetto ribadito anche da Vittorino Cenci (Lega), che nell’autorizzazione della cannabis a fini terapeutici vede «un passo in più» nella lotta al dolore.
fonte : www.ilgazzettino.it
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org
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sabato 16 febbraio 2013
venerdì 15 febbraio 2013
Monti - il male assoluto.
MONTI - NON SOLO BILDERBERG
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di Rita Pennarola [12/02/2013]
Non solo Bilderberg. O la Trilateral. Non bastavano nemmeno gli Illuminati alla collezione di Mario Monti, fin dal suo insediamento a Palazzo Chigi rimbalzato quotidianamente sul web per le sue conclamate appartenenze a logge supermassoniche mondiali.
Lui, il premier, fin dal 2004 aveva fondato in Europa una compagine tutta sua. Si tratta di Bruegel, un nome che fa discutere fin dal suo primo apparire. Per Monti e i suoi, si tratta di un semplice acronimo (Brussels European and Global Economic Laboratory). Per i piu' sospettosi, evocare il grande artista fiammingo del 500, noto per la rappresentazione dei ciechi, e' l'implicito riferimento a quel panorama occulto della finanza mondiale che i cittadini non possono - e non devono mai - vedere. Ma chi e' e cosa fa Bruegel? Loro si definiscono naturalmente e senza alcun imbarazzo i filantropi dell'economia europea. Nel senso che solo grazie al loro insegnamento potremo avere nel vecchio continente i grandi economisti di domani. E giu' finanziamenti miliardari (in prima fila big pharma, con colossi come Novartis e Pfizer, poi banche come Unicredit ed UBS), economic schools in mezzo mondo, tutor prelevati dalle accademie piu' conservatrici del pianeta (anche quando la conservazione e' “di sinistra”). Tra i generosi elargitori di fondi non ci sono solo i privati, bensi' i governi di Stati come Italia, Francia, Belgio, Olanda e naturalmente la Germania. Passiamo al board. Quando Monti lascia la carica di presidente (rimanendo padre fondatore del sodalizio), gli subentra l'ex presidente della Banca Centrale Europea Jean Claude Trichet. Fra gli italiani di prima fila ecco Vincenzo La Via, in Bruegel da lunga data ma assurto a notorieta' nazionale solo un anno fa quando Monti, diventato premier, lo chiama al suo fianco come direttore generale del Tesoro, carica che riveste tuttora. Chi e' davvero La Via? Nessun mistero, ma qualche sorpresa si', visto che si tratta di un numero uno alla Banca Mondiale, quello stesso organismo considerato artefice primo del pensiero unico e del temutissimo Nuovo Ordine Mondiale, di cui Mario Monti sarebbe tra i principali artefici, in Italia ed oltre. Ma a proposito di mondo, scorrendo la classifica 2012 dei think tank piu' influenti del pianeta resa annualmente da James G. McGann della Philadelphia University, Bruegel figura in ottava posizione su 40 compagini considerate, dietro giganti come Chatham House, che guida la lista, e ben prima di analoghe formazioni di Russia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti. Fra i pochi italiani in Bruegel non poteva non esserci Vittorio Grilli, attuale ministro dell'Economia. Infine lei, la “principessa ” Letizia Reichlin, figlia di Stalinisti d'altri tempi Luciana Castellina ed Alfredo Reichlin.
fonte. La voce delle voci
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Essere contro l'Europa delle banche diventerà reato.
Unione Europea: 3 milioni per formare pattuglie di cyber-agenti
Etichette:UE-EUROPA
Un articolo del giornale britannico Telegraph rivela che il Parlamento europeo vorrebbe stanziare 3 milioni di euro per formare delle pattuglie di agenti in grado di reagire alle crescenti campagne che gli "euroscettici" sviluppano sulle reti. In vista delle elezioni europee del 2014, questi e-kommandos dovranno essere in grado di identificare, sorvegliare, reperire e controbattere agli argomenti dei critici del globalismo scriteriato dell'UE. Il documento su cui ha messo le mani la redazione, sottolinea come "..un'attenzione speciale deve essere dedicata ai Paesi in cui si è incrementato
l'euroscetticismo. L'UE deve dotarsi della capacità di "..reagire immediatamente, in maniera mirata e pertinente, per partecipare e influenzare le conversazioni".
Il deputato Paul Nuttall dell'UKIP ha denunciato questi propositi che violerebbero la neutralità della funzione publica europea, trasformando i funzionari in una specie di polizia politica con licenza d'azione su internet. Dopo le aperte, frequenti ed illegali intromissioni dei vari Barroso, Rompuy e il resto dei "commissari" -non eletti da nessuno- nelle vicende elettorali dei Paesi, l'UE fa un altro passo per manipolare l'autonomia e sovranità popolare degli elettori.
Il documento, finora no smentito dall'alta ed autoeletta burocrazia europea aggiunge che "La crisi economica e finanziaria attuale, così come l'alta percentuale di disoccupati, si traduce in una diminuita fiducia nelle istituzioni europee...è evidente che l'immagine dell'UE ne soffre...va ribaltata la percezione che il problema è l'Europa, abbiamo bisogno di comunicare che la risposta alle sfide attuali e....più Europa, non meno Europa"
Questo documento è una confessione di impotenza dei responsabili delle politiche regressive dell'UE ultraliberista e globalista, e della seria preoccupazione di chi comincia a captare le conseguenze concrete e diffuse del loro estremismo.Voglioni stornare 3 milioni versati dai cittadini europei per fini illeciti e di parte.
l'euroscetticismo. L'UE deve dotarsi della capacità di "..reagire immediatamente, in maniera mirata e pertinente, per partecipare e influenzare le conversazioni".
Il deputato Paul Nuttall dell'UKIP ha denunciato questi propositi che violerebbero la neutralità della funzione publica europea, trasformando i funzionari in una specie di polizia politica con licenza d'azione su internet. Dopo le aperte, frequenti ed illegali intromissioni dei vari Barroso, Rompuy e il resto dei "commissari" -non eletti da nessuno- nelle vicende elettorali dei Paesi, l'UE fa un altro passo per manipolare l'autonomia e sovranità popolare degli elettori.
Il documento, finora no smentito dall'alta ed autoeletta burocrazia europea aggiunge che "La crisi economica e finanziaria attuale, così come l'alta percentuale di disoccupati, si traduce in una diminuita fiducia nelle istituzioni europee...è evidente che l'immagine dell'UE ne soffre...va ribaltata la percezione che il problema è l'Europa, abbiamo bisogno di comunicare che la risposta alle sfide attuali e....più Europa, non meno Europa"
Questo documento è una confessione di impotenza dei responsabili delle politiche regressive dell'UE ultraliberista e globalista, e della seria preoccupazione di chi comincia a captare le conseguenze concrete e diffuse del loro estremismo.Voglioni stornare 3 milioni versati dai cittadini europei per fini illeciti e di parte.
Il dito nella piaga bancaria
Il dito nella piaga bancaria
Friday, 15
February, 2013
(Post tecnico che tratta dei nuovi guai che potrebbero abbattersi sulle
nostre vite nei prossimi anni)
In un recente discussion paper, il Fondo Monetario Internazionale ha invitato l’Eurozona a procedere speditamente verso il completamento del fondamentale processo di unione bancaria, ammonendo contro ogni ritardo, esito parziale o compromesso al ribasso dei principi originariamente pattuiti. Serve una autorità unica di ordinata dissoluzione delle banche fallite, un meccanismo comunitario di supporto finanziario a tale processo, ed una rete comunitaria di protezione dei depositanti. Come misura di transizione urgente, il Fondo incoraggia l’Eurozona a procedere a diretta ricapitalizzazione attraverso il fondo salvastati ESM delle banche in difficoltà, come si era (forse) deciso in occasione dello storico Consiglio europeo del 28 e 29 giugno dello scorso anno. Solo che poi era suonata la sveglia.
Il Fondo sollecita un programma di condivisione degli oneri di ordinata dissoluzione delle banche in dissesto (il cosiddetto burden sharing), proprio per evitare che i costi di tali eventi traumatici finiscano col gravare sui contribuenti dei singoli stati di provenienza delle banche poste in liquidazione. E qui sorgono i noti problemi di “solidarietà”, con i paesi del Nord Europa che da tempo si sono messi di traverso all’ipotesi di dover pagare per il dissesto di banche altrui. Il caso spagnolo è emblematico: l’ipotesi iniziale era di ricapitalizzazione diretta delle banche iberiche a mezzo dell’ESM ma i tedeschi hanno di fatto posto il veto, sostenendo che non potessero essere utilizzati fondi comunitari a copertura di errori gestionali del passato. E’ quindi finita con gli aiuti comunitari erogati al sovrano spagnolo attraverso il FROB (Fondo per la ordinata ristrutturazione del sistema bancario, che è una entità pubblica spagnola), e quindi con ulteriore peggioramento del rapporto debito-Pil di Madrid.
Oggi, mentre il dibattito sull’unione bancaria (e le mutualizzazioni di onere che essa implica) torna di attualità, è utile segnalare una riflessione di Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca tedesca IFO e noto dottor Stranamore dell’Eurozona, e di Harald Hau, dell’Università di Ginevra. In essa, i due accademici criticano il progetto di direttiva comunitaria per la ristrutturazione e/o ordinata dissoluzione degli istituti di credito. L’idea di base di questi interventi è che azionisti e parte dei creditori vengano spazzati via in seguito agli interventi di salvataggio. E’ il cosiddetto bail-in, cioè il salvataggio effettuato colpendo in primo luogo chi ha investito nell’istituto in dissesto. Il punto è che la bozza di direttiva prevede esplicitamente che, almeno fino a tutto dicembre 2017, da questi bail-in siano esclusi gli obbligazionisti senior, “allo scopo di rassicurare gli investitori”.
In pratica, chi ha comprato obbligazioni subordinate pagherebbe caro il dissesto della banca (fino a perdere l’intero proprio credito), mentre gli obbligazionisti senior la scamperebbero. E qui scatta l’obiezione di Sinn e Hau, che sostengono che, per proteggere gli obbligazionisti senior, l’onere del salvataggio ricadrebbe in capo ai contribuenti. Quelli europei, nella fattispecie, se fosse in vigore uno schema di salvataggio comunitario delle banche dissestate. E questo non piace ai tedeschi (e non solo a loro), perché rappresenterebbe una sorta di mutualizzazione di debito sovrano dalla porta di servizio.
Per questo motivo, sostengono Sinn ed Hau, occorre che anche gli obbligazionisti senior paghino per le loro colpe, e si prendano la botta. Solo dopo l’applicazione di questo meccanismo di sanzione di mercato la rete di protezione comunitaria potrebbe entrare in azione. Il tema è molto delicato, perché sinora i creditori obbligazionari senior delle banche non sono mai stati colpiti, in alcuna ristrutturazione: troppo elevato il rischio ed il timore che, colpendo loro, il sistema finanziario si disintegrerebbe, con vere e proprie scene di panico e fallimenti a catena di istituzioni sistemiche.
Provate a pensare ad un fondo pensione o ad una assicurazione, che avessero acquistato obbligazioni senior di una banca, per ritrovarsele carta straccia in caso di pre-dissesto e di bail-in della banca medesima. A cascata, tutta la rischiosità del debito bancario senior verrebbe riprezzata dal mercato, con un forte aumento del suo costo, che finirebbe col riverberarsi sul costo del credito, causando una stretta creditizia tale da provocare una crisi economica potenzialmente dirompente, e costringendo ancora una volta i governi nazionali ad intervenire, e ad accollare a sé ed ai propri contribuenti il costo del dissesto. E si torna al via.
Ma questo potrebbe effettivamente accadere, visto che la Commissione europea ha replicato a Sinn e Hau per mano del proprio direttore generale per il mercato interno, sostenendo che gli obbligazionisti senior pagheranno anch’essi, eccome: forse già da inizio 2015. Attenzione quindi al concetto di bail-in: perché se è vero che tutti concordiamo circa il fatto che chi rompe paghi, tenendosi i cocci, è parimenti vero che, quando ci sono di mezzo istituzioni sistemiche come le banche, i concetti di giustizia ed equità finiscono spesso nel sottoscala. E’ quello che i nostri politici analfabeti di solito proprio non riescono neppure ad afferrare.
Quindi, per riassumere: il percorso verso una unione bancaria europea resta terribilmente incerto, le esigenze nazionali fanno premio in modo miope su quelle di integrazione, e non abbiamo ancora risolto alcunché. Che poi pare essere la costante di questo post-crisi che assomiglia terribilmente alla crisi stessa.
__________________blog: Grillo
In un recente discussion paper, il Fondo Monetario Internazionale ha invitato l’Eurozona a procedere speditamente verso il completamento del fondamentale processo di unione bancaria, ammonendo contro ogni ritardo, esito parziale o compromesso al ribasso dei principi originariamente pattuiti. Serve una autorità unica di ordinata dissoluzione delle banche fallite, un meccanismo comunitario di supporto finanziario a tale processo, ed una rete comunitaria di protezione dei depositanti. Come misura di transizione urgente, il Fondo incoraggia l’Eurozona a procedere a diretta ricapitalizzazione attraverso il fondo salvastati ESM delle banche in difficoltà, come si era (forse) deciso in occasione dello storico Consiglio europeo del 28 e 29 giugno dello scorso anno. Solo che poi era suonata la sveglia.
Il Fondo sollecita un programma di condivisione degli oneri di ordinata dissoluzione delle banche in dissesto (il cosiddetto burden sharing), proprio per evitare che i costi di tali eventi traumatici finiscano col gravare sui contribuenti dei singoli stati di provenienza delle banche poste in liquidazione. E qui sorgono i noti problemi di “solidarietà”, con i paesi del Nord Europa che da tempo si sono messi di traverso all’ipotesi di dover pagare per il dissesto di banche altrui. Il caso spagnolo è emblematico: l’ipotesi iniziale era di ricapitalizzazione diretta delle banche iberiche a mezzo dell’ESM ma i tedeschi hanno di fatto posto il veto, sostenendo che non potessero essere utilizzati fondi comunitari a copertura di errori gestionali del passato. E’ quindi finita con gli aiuti comunitari erogati al sovrano spagnolo attraverso il FROB (Fondo per la ordinata ristrutturazione del sistema bancario, che è una entità pubblica spagnola), e quindi con ulteriore peggioramento del rapporto debito-Pil di Madrid.
Oggi, mentre il dibattito sull’unione bancaria (e le mutualizzazioni di onere che essa implica) torna di attualità, è utile segnalare una riflessione di Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca tedesca IFO e noto dottor Stranamore dell’Eurozona, e di Harald Hau, dell’Università di Ginevra. In essa, i due accademici criticano il progetto di direttiva comunitaria per la ristrutturazione e/o ordinata dissoluzione degli istituti di credito. L’idea di base di questi interventi è che azionisti e parte dei creditori vengano spazzati via in seguito agli interventi di salvataggio. E’ il cosiddetto bail-in, cioè il salvataggio effettuato colpendo in primo luogo chi ha investito nell’istituto in dissesto. Il punto è che la bozza di direttiva prevede esplicitamente che, almeno fino a tutto dicembre 2017, da questi bail-in siano esclusi gli obbligazionisti senior, “allo scopo di rassicurare gli investitori”.
In pratica, chi ha comprato obbligazioni subordinate pagherebbe caro il dissesto della banca (fino a perdere l’intero proprio credito), mentre gli obbligazionisti senior la scamperebbero. E qui scatta l’obiezione di Sinn e Hau, che sostengono che, per proteggere gli obbligazionisti senior, l’onere del salvataggio ricadrebbe in capo ai contribuenti. Quelli europei, nella fattispecie, se fosse in vigore uno schema di salvataggio comunitario delle banche dissestate. E questo non piace ai tedeschi (e non solo a loro), perché rappresenterebbe una sorta di mutualizzazione di debito sovrano dalla porta di servizio.
Per questo motivo, sostengono Sinn ed Hau, occorre che anche gli obbligazionisti senior paghino per le loro colpe, e si prendano la botta. Solo dopo l’applicazione di questo meccanismo di sanzione di mercato la rete di protezione comunitaria potrebbe entrare in azione. Il tema è molto delicato, perché sinora i creditori obbligazionari senior delle banche non sono mai stati colpiti, in alcuna ristrutturazione: troppo elevato il rischio ed il timore che, colpendo loro, il sistema finanziario si disintegrerebbe, con vere e proprie scene di panico e fallimenti a catena di istituzioni sistemiche.
Provate a pensare ad un fondo pensione o ad una assicurazione, che avessero acquistato obbligazioni senior di una banca, per ritrovarsele carta straccia in caso di pre-dissesto e di bail-in della banca medesima. A cascata, tutta la rischiosità del debito bancario senior verrebbe riprezzata dal mercato, con un forte aumento del suo costo, che finirebbe col riverberarsi sul costo del credito, causando una stretta creditizia tale da provocare una crisi economica potenzialmente dirompente, e costringendo ancora una volta i governi nazionali ad intervenire, e ad accollare a sé ed ai propri contribuenti il costo del dissesto. E si torna al via.
Ma questo potrebbe effettivamente accadere, visto che la Commissione europea ha replicato a Sinn e Hau per mano del proprio direttore generale per il mercato interno, sostenendo che gli obbligazionisti senior pagheranno anch’essi, eccome: forse già da inizio 2015. Attenzione quindi al concetto di bail-in: perché se è vero che tutti concordiamo circa il fatto che chi rompe paghi, tenendosi i cocci, è parimenti vero che, quando ci sono di mezzo istituzioni sistemiche come le banche, i concetti di giustizia ed equità finiscono spesso nel sottoscala. E’ quello che i nostri politici analfabeti di solito proprio non riescono neppure ad afferrare.
Quindi, per riassumere: il percorso verso una unione bancaria europea resta terribilmente incerto, le esigenze nazionali fanno premio in modo miope su quelle di integrazione, e non abbiamo ancora risolto alcunché. Che poi pare essere la costante di questo post-crisi che assomiglia terribilmente alla crisi stessa.
__________________blog: Grillo
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