domenica 15 aprile 2012

LA STORIA CONTEMPORANEA dalla prima guerra mondiale ad oggi

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CONCEZIONE E FASI DELL'IMPERIALISMO

Il termine "imperialismo", verso il 1870-80, viene usato in Europa in riferimento a una conquista coloniale mondiale ed ovviamente per le classi egemoni dei paesi europei ha una valenza positiva: non a caso questo termine viene sempre accompagnato da atteggiamenti nazionalistici e razzistici, poiché ogni nazione capitalistica considera se stessa come autorizzata a imporre a tutte le altre il proprio stile di vita, la propria ideologia, la propria cultura.

L'imperialismo marcia sempre di pari passo col nazionalismo, che divenne un movimento di massa, in quanto raccoglieva larghi consensi in molte classi sociali:
- tra gli antisocialisti;
- tra i partiti conservatori e reazionari;
- tra le categorie più coinvolte dall'industrializzazione (ceti borghesi);
- tra i ceti popolari meno consapevoli.
Questo perché l'adesione ai miti della superiorità della civiltà occidentale, della cultura europea, dei valori borghesi, della razza bianca, della forza militare e delle potenza tecnico-scientifica, ecc., servivano per compattare un paese che voleva imporsi a livello mondiale. L'esempio più classico è il pangermanesimo (l'unificazione di tutti i popoli di lingua tedesca in una grande Germania).

Protagoniste dell'imperialismo sono: Francia, Inghilterra, Olanda, Belgio, Italia, Germania, Giappone, Stati Uniti e in parte la Russia zarista.

Ogni nazione capitalistica, per evitare il fenomeno della sovrapproduzione di merci, causato dal fatto che la produzione è meccanizzata e non risponde ad esigenze riproduttive ma ad accumulare profitti, in quanto la proprietà dei mezzi produttivi è privata, ha bisogno di colonie ove esportare i propri manufatti, e ha altresì bisogno di acquistare materie prime a buon mercato e di sfruttare una manodopera a basso costo, al fine di reggere la concorrenza di altri paesi che da tempo hanno intrapreso la stessa strada dello sviluppo capitalistico.

Quando una nazione diventa "imperialistica", scatta subito, a livello di politica economica interna, l'esigenza di proteggere le proprie merci dalla concorrenza straniera: è il fenomeno del "protezionismo".

Oltre a questo si assiste a una progressiva concentrazione della produzione nelle mani di pochi gruppi o cartelli industriali monopolistici (trust) e a una progressiva centralizzazione dei capitali nelle mani di pochi istituti finanziari. Sia gli uni che gli altri gruppi hanno dimensioni enormi.

Come noto la fase moderna del colonialismo, quella che caratterizza la nascita dell'epoca borghese e capitalistica, inizia con l'espansione della Spagna e del Portogallo nel XVI secolo, anche se queste nazioni non rappresenteranno l'esempio paradigmatico della potenza coloniale e imperiale borghese, in quanto il loro colonialismo fu sostanzialmente una forma di saccheggio e di rapina i cui proventi non furono investiti in uno sviluppo industriale vero e proprio. Al massimo il loro colonialismo si caratterizzò sul piano commerciale, analogamente al colonialismo belga e olandese, che vennero superati da quello delle nazioni più industrializzate.

La fase dell'imperialismo si conclude negli anni '20 del secolo XX, cioè dopo la fine della I guerra mondiale, che porterà alla spartizione dell'impero ottomano tra le potenze europee.

Gli anni compresi tra il 1870 e il 1915 apparentemente rappresentano un periodo di pace in Europa solo perché si era avviato un processo di forte egemonia coloniale a livello mondiale e anche perché la Germania non era ancora pronta per dimostrare ch'era in grado di partecipare alla spartizione delle colonie. In realtà nei maggiori Stati europei, proprio negli anni formalmente di pace, venivano preparati eserciti volti principalmente a scatenare conflitti bellici, nella convinzione, rivelatasi poi erronea, che chi avesse colpito per primo, avrebbe ottenuto i migliori risultati.

Belgio: fu il primo a fondare una società per la conquista e per il commercio di alcuni territori in Africa. Al Belgio andrà la vasta regione del Congo in cui vi sarà libera commercializzazione da parte degli altri Stati.

Inghilterra: Cecil Rhodes conquista tutti i territori nella strada che va da Città del Capo fino a Il Cairo. Seguendo questa linea di espansione si trovò in conflitto con i Dervisci, setta politico-religiosa, e con i Francesi che volevano espandersi da Ovest a Est e con cui fecero un accordo nel 1899 in cui si gettarono le basi per alleanze future.

Francia: Aveva vasti possedimenti nell’Africa Occidentale e sulle coste del Mar Rosso con cui tentò, invano, di riunirsi.

Germania: Arrivò per ultima nella corsa all’espansionismo coloniale, raccogliendo quello che era rimasto in Africa e qualcosa nell’estremo Oriente.

Italia: Raccolse ben poco dalla corsa all’espansionismo: riuscì ad avere un pezzo della Somalia e l’Eritrea (definitivamente conquistate durante il fascismo). Rimaneva anche la Libia che da tempo era sotto l’influsso italiano, grazie a una politica di infiltrazione da parte del Banco di Roma e che sarà poi conquistata sotto il governo Giolittiano.

Stati Uniti: Attuarono un tipo differente di Imperialismo: infatti non badarono solamente all’espansione territoriale (acquisizione delle Hawai, delle Filippine e parte di Samoa), ma si preoccuparono soprattutto di espandere il proprio commercio, cercando di aprire nuovi sbocchi economici per le proprie industrie soprattutto in America Latina, in Messico e in Estremo Oriente.

La Cina senza l’intervento degli Stati Uniti sarebbe stata sicuramente divisa tra le potenze europee, che già avevano avuto dall’impero Manciù concessioni che le toglievano la sovranità. L’Inghilterra fu il paese che fece più pressioni per ottenere facilitazioni nel commercio in Cina, che portarono alla Guerra dell’Oppio del 1840-42 in cui l’Inghilterra ebbe Hong Kong e diverse concessioni. Vi fu una rivolta contadina che fu sedata grazie all’intervento delle potenze europee fortemente interessate al territorio cinese.

Giappone: Con lo sbarco delle truppe Giapponesi in Corea ebbe inizio un conflitto tra Giappone e Cina che si concluse rapidamente con la sconfitta di quest’ultima che dovette cedere Formosa, le Isole Pescadores e la penisola di Liao-Tung che però venne restituita alla Cina grazie all’intervento della Russia. Quest’intervento della Russia porterò a tensioni tra Russia e Giappone, che porteranno alla guerra del 1904-05.

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