Noi, popoli indigeni provenienti da diverse parti del mondo, siamo giunti a Seattle per dar voce alla nostra grande preoccupazione sul modo in cui l'Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organization / WTO) stanno distruggendo la Madre Terra, di cui facciamo parte, e la sua pluralità culturale e biologica.
La liberalizzazione del commercio e lo sviluppo orientato all'esportazione, cioè i principi ed i processi dominanti che la WTO attivamente sostiene, hanno un effetto devastante sulla vita dei popoli indigeni. Il nostro diritto originario all'autodeterminazione, la nostra sovranità in quanto nazioni, ed i trattati e gli altri accordi tra nazioni e popoli indigeni ed altri Stati nazionali, sono calpestati da gran parte delle convenzioni della WTO. Le conseguenze incommensurabilmente grandi di queste convenzioni sulle nostre comunità, vuoi per le devastazioni ambientali, vuoi per la militarizzazione e la violenza che di sovente accompagnano i progetti di sviluppo, sono assai gravi e richiedono immediata attenzione.

Le piccole imprese agricole sono assediate dalle piantagioni commerciali, e conciò le nostre terre avite si concentrano sempre più nelle mani di poche imprese e di pochi latifondisti. Innumerevoli uomini e donne delle nostre comunità vengono così sradicati e costretti ad emigrare nelle vicine città, dove ingrossano le schiere dei disoccupati e dei senza tetto.

L'usurpazione delle nostre terre e delle nostre materie prime e la promozione aggressiva della cultura individualistica occidentale orientata al consumo distruggono poi le nostre culture ed il nostro tradizionale stile di vita. Ne consegue non solo la devastazione dell'ambiente, ma anche la diffusione di malattie, lo straniamento e le più gravi forme di disagio, che si rispecchiano nella forte incidenza dell'alcolismo e dei suicidi.

L'articolo 27.3b della Convenzione TRIPs permette di brevettare esseri viventi e distingue - con un artificio - piante, animali e microrganismi. Altrettanto assurda è la distinzione tra "essenzialmente biologico", "non biologico" e "microbiologico". Secondo la nostra opinione, si tratta sempre di forme di vita e di processi vitali; che sono sacri e non possono essere oggetto di proprietà privata.


- Le piccole imprese agricole che producono prevalentemente per il consumo domestico e per il mercato locale debbono essere eccettuate dall'ambito di applicazione dell'accordo;
- L'accordo deve assicurare il riconoscimento e la tutela del diritto dei popoli indigeni ai loro territori, alle loro materie prime, ai loro metodi ecocompatibili in agricoltura e nell'utilizzo delle loro materie prime, come pure il diritto al loro tradizionale stile di vita.
- L'accordo deve assicurare la sicurezza nell'approvvigionamento alimentare e la possibilità per i popoli indigeni di coltivare, utilizzare e commerciare i propri tradizionali prodotti agricoli.

- L'accordo deve impedire l'attività mineraria, la monocoltura commerciale, le dighe, l'estrazione petrolifera, la trasformazione della terra in campi da golf, la deforestazione e le altre iniziative che devastano la terra dei popoli indigeni e violano il loro diritto al territorio ed alle materie prime. Allo stesso modo devono essere riconosciuti e tutelati il diritto dei popoli indigeni al loro tradizionale stile di vita, alle loro regole ed ai loro valori culturali.
- Non si può permettere la liberalizzazione della prestazione di servizi, in particolare nel settore sanitario, se ciò impedirebbe ai popoli indigeni il libero accesso ad un'assistenza sanitaria libera, culturalmente adeguata e qualitativamente elevata.
- La liberalizzazione nel settore finanziario renderà il mondo un "casinò" globale e deve essere regolamentata.

- L'Articolo 27.3b degli accordi TRIPs dev'essere modificato con l'introduzione di un categorico divieto della brevettabilità delle forme di vita. Esso dovrà vietare senza possibilità di equivoco la brevettabilità di microrganismi, vegetali ed animali; nonché delle loro parti, quali i geni, le catene geniche, le cellule, le strutture cellulari, le proteine e le sementi.
- L'accordo deve vietare la brevettabilità dei processi biologici e microbiologici naturali in cui piante, animali, microrganismi o loro parti sono utilizzati per la produzione di forme modificare di vegetali, animali o microrganismi.L'accordo deve assicurare, indipendentemente dai predominanti diritti occidentali di proprietà intellettuale, la possibilità della ricerca e sviluppo di meccanismi di protezione alternativi. Queste alternative devono tutelare le conoscenze, le innovazioni ed i procedimenti agricoli, medici e di conservazione della biodiversità e devono basarsi sui metodi e sui diritti consuetudinari indigeni a tutela delle conoscenze, del patrimonio culturale e delle risorse biologiche.
- L'accordo deve assicurare che la tutela del patrimonio delle conoscenze tradizionali delle innovazioni e delle pratiche degli Indigeni, avvenga in consonanza con la Convenzione sulla biodiversità(Convention on Biological Diversity), e particolarmente con gli articoli 8j, 10c, 17.2 e 18.4; come pure con l'Accordo internazionale sulle risorse geniche vegetali (International Undertaking on Plant Genetic Resources).
- L'accordo deve permettere ai popoli indigeni ed ai coltivatori il diritto di esercitare anche in futuro i propri tradizionali procedimenti di conservazione, suddivisione, e scambio delle sementi; come pure la coltivazione, la raccolta e l'impiego di piante medicinali.
- L'accordo deve vietare a scienziati ed imprese commerciali di appropriarsi (al fine di brevettarle) delle sementi, delle piante medicinali e delle relative conoscenze dei popoli indigeni. In ogni caso devono essere rispettati i principi dell'assenso informato e del diritto di veto dei popoli indigeni.

Chiediamo con urgenza alla WTO di introdurre delle riforme che la trasformino in un consesso democratico, trasparente ed affidabile. Se ciò sarà impedito, chiediamo l'abolizione della WTO.
Chiediamo con urgenza agli Stati membri della WTO di favorire l'approvazione dell'attuale redazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei Popoli Indigeni, e la ratifica della Convenzione ILO 169 da parte dell'Assemblea Generale dell'ONU. Sollecitiamo tutte le organizzazioni di base e le ONG, affinché appoggino questa "Dichiarazione di Seattle dei Popoli Indigeni" e la diffondano fra i propri aderenti.
Abbiamo la salda convinzione che la filosofia che ispira gli Accordi WTO, come anche i principi ed i comportamenti da questa favoriti contrastano con le nostre convinzioni di fondo, con la nostra spiritualità e visione del mondo, con la nostra opinione e con il nostro modo di agire nei processi di sviluppo, nel commercio e nella tutela ambientale. Chiediamo perciò alla WTO di modificare i propri principi e procedure orientandoli secondo il modello delle "comunità ecologicamente sostenibili", e di riconoscere, lasciando loro dello spazio, le visioni del mondo ed i modelli di sviluppo alternativi ai propri.
I popoli indigeni sono senza dubbio colpiti nella maniera più grave dagli effetti negativi della globalizzazione e degli accordi WTO. Crediamo però di avere delle alternative praticabili rispetto ai modelli dominanti di crescita economica e di sviluppo orientato all'esportazione. I nostri stili di vita e le nostre culture ecologicamente sostenibili, la nostra sapienza tradizionale, le nostre cosmologie e la nostra spiritualità, i nostri valori collettivi, il nostro scambio reciproco, il nostro rispetto e la nostra venerazione della Madre Terra sono nel loro complesso decisivi per la ricerca di una società diversa, in cui si affermeranno la giustizia, l'uguaglianza e la vicinanza con la natura.
- Indigenous Environmental Network USA / Canada
- Seventh Generation Fund / USA
- International Indian Treaty Council
- Indigenous Peoples Council on Biocolonialism
- Abya Yala Fund
- TEBTEBBA (Indigenous Peoples Network for Policy Research and Education)
Seattle (Stato di Washington/USA), 1° dicembre 1999

Organizzazioni indigene, ONG e singole persone che volessero sottoscrivere questa posizione, possono farlo con una mail a: ien@igc.org oppure a: tebtebba@skynet.net.
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