venerdì 3 ottobre 2014

Immigrati. La Spagna li prende a cannonate

Immigrati. La Spagna li prende a cannonate

L'ultimo a morire, lo scorso 7 marzo, è stato un senegalese di trent'anni, Sambo Sadako, dissanguato dopo essere rimasto imbrigliato nella rete di metallo che circonda l'enclave spagnola di Ceuta, agganciato a mezz'aria nel filo spinato. Muoiono così i disperati che cercano di oltrepassare la frontiera con l'Europa. La Spagna è il paese che più di ogni altro si può paragonare all'Italia per la gravità della sua esposizione ai flussi migratori dall'Africa. Ma la Spagna del socialista Zapatero, il leader più a sinistra nella geografia politica degli Stati europei, non esita a impiegare le armi, e a inviare l'esercito, per fermare i disperati che tentano il salto dal Marocco alle spagnole Ceuta e Melilla. A ogni costo.

"Il sogno dell'Europa sta nascosto lì dietro, oltre quel canneto", si legge in una corrispondenza di Repubblica del 6 ottobre 2005. "Si lascia guardare senza vergogna: case ben dipinte, strade asfaltate, macchine potenti e corrente elettrica. Bastano 30 metri per raggiungerlo: una tentazione troppo forte per resistere. Ci cadono a migliaia nelle notti chiare e fresche". C'è perfino un cartello con scritto: "Ceuta, città aperta". Ma c'è (già nell'ottobre di quattro anni or sono) una recinzione alta qualche metro e lunga otto chilometri. Oggi, dopo gli assalti del 2005 che provocarono 18 morti e 50 feriti, "difendono" l'Europa 6 metri di doppia maglia metallica, decine di motovedette e 1.209 militari pronti a sparare. Naturalmente, la barriera è stata costruita con fondi comunitari. Guardia Civil e marocchini collaborano nei "respingimenti". Così, la portavoce della Delegazione del governo spagnolo può vantare grandi risultati. Dice: "Grazie a un maggior controllo e alla stretta collaborazione con le autorità marocchine, la situazione è migliorata: solo 351 accessi legali nel 2008, contro la media superiore alle 2.000 unità tra il 2011 e il 2005".

Se restiamo all'amministrazione Zapatero, la lista di sangue comincia il 27 maggio 2002. Un ragazzo muore asfissiato mentre cerca di scavalcare la rete dal Marocco per Melilla. Il 2 luglio 2003, un altro giovane muore per una caduta a Ceuta. Il successivo 3 ottobre, la Guardia Civil spara su un gruppo di migranti che cercano di scavalcare la rete e una volta scoperti cominciano a lanciare pietre per evitare l'arresto, e ne uccidono uno. Il 22 febbraio 2004 sono i soldati marocchini a sparare e ammazzano un giovane colpendolo alla testa. Altri due morti il primo aprile e ancora due il 27 agosto, per mano dei marocchini. Il 2 settembre a sparare è la Guardia Civil: un morto. Tre giorni dopo, a Melilla, la Guardia Civil spara ancora, uccide un migrante, un altro muore cadendo mentre fugge. Il 15 settembre muoiono in 5 (28 i feriti) nell'assalto alle barriere della frontiera spagnola. Il 7 gennaio 2006 la polizia spagnola spara a Melilla ed è un altro morto. Il 6 marzo, per una caduta da 8 metri ancora una vittima. Il giorno dopo, in tre perdono la vita a Melilla. Il 6 dicembre 2008, sparano i marocchini. Un morto a Melilla. Un proiettile finisce un altro giovane il 26 dicembre. Il primo gennaio 2009, la polizia marocchina spara e uccide nuovamente. Infine, il trentenne Sambo Sadako.

Un esempio di giustificazione è quella delle forze di sicurezza marocchine per la strage dell'ottobre 2005: "Di fronte alla violenza inaudita degli assalitori, spinti dalla forza della disperazione, la polizia ha legittimamente difeso le sue postazioni e sei migranti hanno trovato la morte. Alcuni sono stati uccisi da proiettili, altri sono rimasti schiacciati nella ressa".

La Guardia Civil è stata più volte rafforzata con l'invio, da parte di Zapatero, il socialista Zapatero, di centinaia di soldati.

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