Immigrati. La Spagna li prende a cannonate
L'ultimo a morire, lo scorso 7 marzo, è stato un senegalese di trent'anni, Sambo Sadako, dissanguato dopo essere rimasto imbrigliato nella rete di metallo che circonda l'enclave spagnola di Ceuta, agganciato a mezz'aria nel filo spinato. Muoiono così i disperati che cercano di oltrepassare la frontiera con l'Europa. La Spagna è il paese che più di ogni altro si può paragonare all'Italia per la gravità della sua esposizione ai flussi migratori dall'Africa. Ma la Spagna del socialista Zapatero, il leader più a sinistra nella geografia politica degli Stati europei, non esita a impiegare le armi, e a inviare l'esercito, per fermare i disperati che tentano il salto dal Marocco alle spagnole Ceuta e Melilla. A ogni costo.
"Il sogno dell'Europa sta nascosto lì dietro, oltre quel canneto", si legge in una corrispondenza di Repubblica del 6 ottobre 2005. "Si lascia guardare senza vergogna: case ben dipinte, strade asfaltate, macchine potenti e corrente elettrica. Bastano 30 metri per raggiungerlo: una tentazione troppo forte per resistere. Ci cadono a migliaia nelle notti chiare e fresche". C'è perfino un cartello con scritto: "Ceuta, città aperta". Ma c'è (già nell'ottobre di quattro anni or sono) una recinzione alta qualche metro e lunga otto chilometri. Oggi, dopo gli assalti del 2005 che provocarono 18 morti e 50 feriti, "difendono" l'Europa 6 metri di doppia maglia metallica, decine di motovedette e 1.209 militari pronti a sparare. Naturalmente, la barriera è stata costruita con fondi comunitari. Guardia Civil e marocchini collaborano nei "respingimenti". Così, la portavoce della Delegazione del governo spagnolo può vantare grandi risultati. Dice: "Grazie a un maggior controllo e alla stretta collaborazione con le autorità marocchine, la situazione è migliorata: solo 351 accessi legali nel 2008, contro la media superiore alle 2.000 unità tra il 2011 e il 2005".
Se restiamo all'amministrazione Zapatero, la lista di sangue comincia il 27 maggio 2002. Un ragazzo muore asfissiato mentre cerca di scavalcare la rete dal Marocco per Melilla. Il 2 luglio 2003, un altro giovane muore per una caduta a Ceuta. Il successivo 3 ottobre, la Guardia Civil spara su un gruppo di migranti che cercano di scavalcare la rete e una volta scoperti cominciano a lanciare pietre per evitare l'arresto, e ne uccidono uno. Il 22 febbraio 2004 sono i soldati marocchini a sparare e ammazzano un giovane colpendolo alla testa. Altri due morti il primo aprile e ancora due il 27 agosto, per mano dei marocchini. Il 2 settembre a sparare è la Guardia Civil: un morto. Tre giorni dopo, a Melilla, la Guardia Civil spara ancora, uccide un migrante, un altro muore cadendo mentre fugge. Il 15 settembre muoiono in 5 (28 i feriti) nell'assalto alle barriere della frontiera spagnola. Il 7 gennaio 2006 la polizia spagnola spara a Melilla ed è un altro morto. Il 6 marzo, per una caduta da 8 metri ancora una vittima. Il giorno dopo, in tre perdono la vita a Melilla. Il 6 dicembre 2008, sparano i marocchini. Un morto a Melilla. Un proiettile finisce un altro giovane il 26 dicembre. Il primo gennaio 2009, la polizia marocchina spara e uccide nuovamente. Infine, il trentenne Sambo Sadako.
Un esempio di giustificazione è quella delle forze di sicurezza marocchine per la strage dell'ottobre 2005: "Di fronte alla violenza inaudita degli assalitori, spinti dalla forza della disperazione, la polizia ha legittimamente difeso le sue postazioni e sei migranti hanno trovato la morte. Alcuni sono stati uccisi da proiettili, altri sono rimasti schiacciati nella ressa".
La Guardia Civil è stata più volte rafforzata con l'invio, da parte di Zapatero, il socialista Zapatero, di centinaia di soldati.
"Il sogno dell'Europa sta nascosto lì dietro, oltre quel canneto", si legge in una corrispondenza di Repubblica del 6 ottobre 2005. "Si lascia guardare senza vergogna: case ben dipinte, strade asfaltate, macchine potenti e corrente elettrica. Bastano 30 metri per raggiungerlo: una tentazione troppo forte per resistere. Ci cadono a migliaia nelle notti chiare e fresche". C'è perfino un cartello con scritto: "Ceuta, città aperta". Ma c'è (già nell'ottobre di quattro anni or sono) una recinzione alta qualche metro e lunga otto chilometri. Oggi, dopo gli assalti del 2005 che provocarono 18 morti e 50 feriti, "difendono" l'Europa 6 metri di doppia maglia metallica, decine di motovedette e 1.209 militari pronti a sparare. Naturalmente, la barriera è stata costruita con fondi comunitari. Guardia Civil e marocchini collaborano nei "respingimenti". Così, la portavoce della Delegazione del governo spagnolo può vantare grandi risultati. Dice: "Grazie a un maggior controllo e alla stretta collaborazione con le autorità marocchine, la situazione è migliorata: solo 351 accessi legali nel 2008, contro la media superiore alle 2.000 unità tra il 2011 e il 2005".
Se restiamo all'amministrazione Zapatero, la lista di sangue comincia il 27 maggio 2002. Un ragazzo muore asfissiato mentre cerca di scavalcare la rete dal Marocco per Melilla. Il 2 luglio 2003, un altro giovane muore per una caduta a Ceuta. Il successivo 3 ottobre, la Guardia Civil spara su un gruppo di migranti che cercano di scavalcare la rete e una volta scoperti cominciano a lanciare pietre per evitare l'arresto, e ne uccidono uno. Il 22 febbraio 2004 sono i soldati marocchini a sparare e ammazzano un giovane colpendolo alla testa. Altri due morti il primo aprile e ancora due il 27 agosto, per mano dei marocchini. Il 2 settembre a sparare è la Guardia Civil: un morto. Tre giorni dopo, a Melilla, la Guardia Civil spara ancora, uccide un migrante, un altro muore cadendo mentre fugge. Il 15 settembre muoiono in 5 (28 i feriti) nell'assalto alle barriere della frontiera spagnola. Il 7 gennaio 2006 la polizia spagnola spara a Melilla ed è un altro morto. Il 6 marzo, per una caduta da 8 metri ancora una vittima. Il giorno dopo, in tre perdono la vita a Melilla. Il 6 dicembre 2008, sparano i marocchini. Un morto a Melilla. Un proiettile finisce un altro giovane il 26 dicembre. Il primo gennaio 2009, la polizia marocchina spara e uccide nuovamente. Infine, il trentenne Sambo Sadako.
Un esempio di giustificazione è quella delle forze di sicurezza marocchine per la strage dell'ottobre 2005: "Di fronte alla violenza inaudita degli assalitori, spinti dalla forza della disperazione, la polizia ha legittimamente difeso le sue postazioni e sei migranti hanno trovato la morte. Alcuni sono stati uccisi da proiettili, altri sono rimasti schiacciati nella ressa".
La Guardia Civil è stata più volte rafforzata con l'invio, da parte di Zapatero, il socialista Zapatero, di centinaia di soldati.
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