sabato 8 settembre 2012

una nuova legge elettorale

Quando il governo Berlusconi è caduto ed è iniziato a circolare il nome dell’illustrissimo Mario Monti, ho dovuto litigare con mio padre per riportarlo alla realtà. Il dodici novembre, quando l’ho sentito al telefono, rideva con un bicchiere di spumante in mano. Festeggiava la caduta del nano. Io, seria come solo quando parlo della merda riesco a stare, l’ho ricatapultato nella vasca maleodorante in cui l’italia intera si trovava. Lui e me compresi. Sentire il suo cambio di tono è stato quasi sadicamente orgasmico, quando ci penso mi corre un brivido lungo la schiena. E’ il potere delle parole, del tono della voce, della ragione. Forse, è in quel momento che ho deciso di crescere e mettere da parte i giochi di bambina e poi di adolescente. Ho visto mio padre giocare e ho capito che era tempo per me di finirla. Compensazione di ruoli.
A me Monti non è mai piaciuto, ma questo c’entra poco con le politiche che poi ha deciso di attuare. I motivi per cui da subito si è attirato le mie antipatie sono fondamentalmente tre: il primo è il suo tono da prete oratore, che quando lo sento mi sembra di ascoltare la messa che passano in televisione. Il secondo è la sua espressività inesistente, che non mi sono mai fidata delle persone così. Anche la faccia è importante, anche la capacità di esprimere emozioni, anche se con la politica apparentemente non c’entra. Il terzo motivo è che ci è stato imposto come solo con un dittatore può accadere. Non m’importa che il parlamento di criminali che c’è stato fino a ieri (e quindi fino a domani) gli abbia dato fiducia e l’abbia appoggiato nelle sue manovre, anzi la cosa me lo rende ancora più dittatoriale visti i precedenti dei nostri meno illustri parlamentari. Per quanto mi riguarda, Monti è, era e rimane un dittatore.

Certe volte ho provato a pensare come mi sarei comportata io se mi avessero fatto la richiesta che hanno fatto al nostro nuovo dittatore, quella di salvare l’italia. Sono più volte arrivata alla conclusione che avrei rispettosamente rifiutato, soprattutto se ciò comprendeva la necessità di avere l’appoggio di questa classe politica. Le due cose, per me, non vanno di pari passo. Anzi, vanno esattamente in due direzioni opposte. Di più, sono dell’idea che finché non vanno a casa tutti la salvezza italiana rimane solo un lontano miraggio. E per tutti intendo proprio tutti, compresi i giornalisti idioti che negli anni non hanno saputo fare un’informazione degna di questo nome. Probabilmente nella lista finirebbe anche chi non dovrebbe, ma sono stata cresciuta in una scuola in cui a prendersi le responsabilità del singolo erano tutti compreso il singolo: lì non era ammessa l’omertà, era considerata mafiosa e degna di essere perseguitata da persone come Falcone e Borsellino. Doveva essere strana la mia scuola, deve esserlo tutt’ora se i miei vecchi insegnanti non sono stati rimessi in riga dagli ultimi avvenimenti.
Devo ritornare sui miei passi, ne sento la necessità. Quello che vedo in giro è mancanza assoluta di responsabilità, nei politici come nei cittadini, negli insegnanti come negli alunni, nei datori di lavoro come nei dipendenti, negli eletti come negli elettori. Devo ritornare sui miei passi: ci vuole che torniamo tutti un po’ più responsabili di quello che ci succede intorno. Ci vuole che il popolo debba disegnare, decidere e votare una nuova legge elettorale, che debba capire da dove cominciare a tagliare e dove e come ritornare a finanziare. Ci vuole che dopo un errore la gente possa dire “cavolo, ho sbagliato, è un errore da non rifare”. Devo tornare sui miei passi: la democrazia diretta è l’unico modo affinché ogni cittadino si senta responsabile di ogni casino di questo paese. Preferisco un paese disastrato per colpa di una democrazia diretta, che per colpa di una cricca di criminali votati negli anni in modo sbagliato e con una possibilità di scelta che chiamare limitata è decisamente ridicolo. Ci vuole la democrazia diretta, non perché sia la forma migliore di governo, ma perché gli italiani ne hanno decisamente bisogno per capire chi è davvero a fare una nazione. Ne sono convinta perché è in una democrazia diretta che sono cresciuta, e gli errori da me accadevano una volta sola. Erano errori, non volontà di sbagliare. Perseverare non è divino né diabolico, è semplicemente criminale.
Ho guardato due volte di fila “Bastardi senza gloria”, e l’unica cosa che mi è sembrato sensato desiderare è di marchiare a sangue tutti i politici e gli uomini pubblici di questa nazione, come faceva Aldo con i nazisti. Perché prima o poi vorranno togliersi la divisa ed essere lasciati stare, e questo a me non piace neanche un po’. A me, chi ha fatto questo scempio, piace riconoscerlo per bene al primo sguardo. Non voglio che diventino persone normali, non lo sono: loro sono bastardi con gloria. Se c’è qualcosa che voglio fare nella vita, è proprio l’artista. Auguratemi tanta fortuna.

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