giovedì 27 settembre 2012

Spagna, scontri tra la polizia e i manifestanti

Spagna, notte di scontri: 64 feriti
Indignados in piazza, 35 arresti (fonte il Messagero)

MADRID - Alta tensione, cariche di polizia che usano manganelli e proiettili di gomma, 64 persone, tra cui 27 agenti, rimaste ferite, di cui uno in gravi condizioni, e circa 35 manifestanti arrestati. Uno scontro annunciato, per la manifestazione degli indignati che ha paralizzato ieri il cuore di Madrid. Si sono sciolti alla Puerta del Sol all'una di questa mattina gli ultimi capannelli di attivisti. Al grido di 'No nos rapresentan!' e 'La voce del popolo non è fuorilegge', almeno 10mila persone - le autorità ne hanno stimate 6mila - hanno marciato nel pomeriggio verso il Parlamento, blindato da oltre un migliaio di agenti come una fortezza, per esigere le dimissioni del governo, lo scioglimento delle Camere e l'inizio di un processo costituente.

«Governo dimission!», «Fuera, Fuera!», la rabbia scandita contro i tagli imposti dall'esecutivo di Mariano Rajoy, tornata in piazza in due cortei partiti alle 17 da Atocha e da Piazza di Spagna, per confluire alla Carrera de San Jeronimo, protetta dalla vigilia da un triplo cordone di agenti in assetto anti-sommossa e a cavallo e vigilata dall'alto dagli elicotteri. La protesta si è svolta senza incidenti nelle prime ore del pomeriggio. Poi, intorno alle 19,00, le cariche della polizia quando, dalla marea in crescendo, concentrata in plaza Neptuno, si sono sganciati alcuni drappelli di manifestanti e hanno cominciato a lanciare oggetti e a premere sulle alte recinzioni di ferro, che sbarravano il passaggio alla sede della Camera, riunita in sessione plenaria.

Obiettivo della manifestazione, convocata nelle reti sociali dal coordinamento 25-S, era cingere in maniera simbolica Il Parlamento e «salvare» la sede della sovranità popolare dal «sequestro compiuto dalla Troika e dai mercati finanziari, realizzato in collaborazione con la maggioranza dei partiti politici». «Ci hanno tolto tutto, tagliato stipendi, tredicesime, i diritti conquistati in anni di lotte sindacali, mentre i politici mantengono i privilegi. «È arrivato il momento di dire basta, non siamo il vostro capro espiatorio», protesta Ines Molero, 56 anni, funzionaria statale, da 30 anni impiegata nell'Agenzia tributaria. «Ci hanno riempiti di menzogne, prima i socialisti, poi il PP, hanno tolto un futuro ai nostri figli per salvare le banche», le fa eco Ana Terez, 39 anni, venuta da Toledo, lavoratrice sociale licenziata 2 anni fa dall'impresa, quando aspettava un figlio. Giovani, disoccupati, attivisti del Movimento 15-M, ecologisti, la piattaforma contro gli sgomberi, indignati di tutte le età, tanti i pensionati, cominciati a confluire nel pomeriggio a Plaza Neptuno.

«Quello di oggi è un passo ulteriore di un cambio per una democrazia reale cominciato il 15-M con l'occupazione di Puerta del Sol», spiega Juan Canete, 63 anni, venuto dall'Almeria. «Ho lottato contro la dittatura e sono qui oggi per dare animo ai giovani, per dire di non accettare provocazioni». 'Occupa il Congresso', lo slogan poi trasformato in 'Circonda il Congresso', anche a seguito degli allarmi lanciati alla vigilia sul fronte dell'ordine pubblico. Fra questi, quello della delegata del governo a Madrid, Cristina Cifuentes, che, come la segretaria generale del Partito Popolare, Maria Dolores de Cospedal, ha paragonato la mobilitazione al tentato colpo di Stato del 23 febbraio 1981, con l'irruzione dei militari golpisti, guidati dal colonnello Tejero, nel Parlamento.

«Dichiarazioni incendiarie, per surriscaldare gli animi», nel clima già infocato e propenso all'antipolitica e al malcontento, secondo i leader dei sindacati Uge e Comisione Obreras. 1350 agenti schierati, autobus con i manifestanti fermati e perquisiti all'arrivo nella capitale; mentre in internet il coordinamento 25-S ha diffuso un manuale di «resistenza pacifica», con l'indicazione dei commissariati di zona e gli avvocati di guardia, ai quali rivolgersi in caso di scontri e fermi.

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