giovedì 20 settembre 2012

DUE MULI PER AMMAZZARLI


MUSEO IN TEXAS COMPRA DUE MULI PER AMMAZZARLI E IMPAGLIARLI


Martedì, 18 Settembre 2012

"Le copie in fibra di vetro non rendevano bene l'idea"



Due muli perfettamente sani sono state acquistati ad un'asta al solo scopo di essere uccisi e impagliati per una mostra in un museo. Migliaia di persone infuriate per questa decisione a Lubbock, in Texas, e non solo. Lo rivela examiner.com.
Lunedì scorso, il Museo americano di Agricoltura ha riconosciuto le accuse: ha effettivamente acquistato due muli e li ha abbattuti per poi imbalsamarli e metterli in mostra.
Nel tentativo molto ardito di spiegare la propria decisione di uccidere gli animali, il Museo americano di Agricoltura ha fatto girare un comunicato stampa. "Per completare questa mostra – si legge – il Museo delle Arti ci ha consigliato di dotarci di muli conservati professionalmente con una bardatura completa per permettere ai nostri visitatori di comprendere l'importanza del potere degli animali nell'agricoltura americana in passato. Il nostro consiglio di amministrazione ha fatto prendere in considerazione l'uso di repliche in fibra di vetro, ma ci hanno avvertito del fatto che l'impatto della mostra sarebbe sostanzialmente calato. Phil Paramore del Museo delle Arti ha detto: 'La ragione per cui si utilizza un vero animale è quella di mostrare più accuratamente il modo in cui veniva fatta l'attività all'epoca. Una replica in fibra di vetro non trasmette lo stesso messaggio'".
Il museo ha sostenuto di aver pagato 3.000 dollari, oltre 2.200 euro per due muli, rispettivamente di 28 e 32 anni, che sono stati destinati alla macellazione. I muli sani, invece, possono vivere dai 30 a 50 anni. E il prezzo che il museo pagato farebbe pensare al fatto che gli animali acquistati erano probabilmente ancora in buona salute.
Nonostante il tentativo del museo di spiegare le proprie azioni, l'indignazione e l'incredulità rimangono. Due vite sono state distrutte al solo scopo di creare una mostra "realistica" in un museo.

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