giovedì 22 novembre 2012

Monti… Chi era costui? Un premier che vale 3 euro

Monti… Chi era costui? Un premier che vale 3 euro



Nonostante gli endorsement continui del sordastro del Quirinale e l’allegra brigata di nullità della seconda repubblica che si appresta a scendere in campo nel suo nome, tra qualche tempo è probabile che nessuno vorrà pronunciare la parola Monti e ricordare i peana che fino a qualche tempo fa erano d’obbligo, quelli che adesso si fanno man mano più cauti. E fra qualche anno scommetterei che questo periodo sarà ricordato come quello del disorientamento e dell’irresponsabilità.
Il governo dei tecnici ha compiuto molti, clamorosi errori tecnici rivelando una mediocrità e una inconsistenza di fondo che meglio di ogni altro evento testimonia di una selezione della classe dirigente per cooptazione e intrigo di clan. E’ apparso arrogante coi deboli, ma complice con i forti, decisionista e inconcludente, autocelebrativo e vacuo. Ma nonostante questo grazie al concerto in do maggiore dei media e all’assenza totale di idee alternative, non si avrebbero i sintomi di un giro di boa se non fosse intervenuta l’abiura da parte dell’Fmi delle politiche di austerity. E se la piazza non cominciasse a muoversi. Se perfino il grande ispiratore cambia idea dopo vent’anni di disastri compiuti in mezzo mondo con le sue ricette neo liberiste, allora davvero rischiamo di essere l’ultimo morto della guerra e di aver passato un anno a massacrare salari, pensioni, diritti e a svendere il Paese per l’anima del cazzo, come direbbero ad Oxford.
Soprattutto, come appare sempre più chiaro, ci siamo messi senza fiatare al servizio degli interessi dei Paesi forti dell’Europa accettando filosofie e piani di azione destinati più che altro ad evitare loro esborsi per compensare una situazione troppo squilibrata in loro favore a causa della moneta unica. Qualcosa che i tecnici avrebbero dovuto comprendere subito, ma che hanno avallato, in comunione con i circoli finanziari, per la sua valenza politica di riduzione della democrazia. Averli seguiti su questa strada è ormai il peccato originario dei partiti di centrosinistra, la macchia indelebile che invoca la nascita di nuovi soggetti politici estranei agli interessi di bottega che hanno portato a questo disastro.
Insomma al Paese è stato causato un danno immenso per fare campagna elettorale alla Merkel (chi ha dei dubbi in proposito non ha che da leggersi le cronache delle liti all’interno della troika insediatasi ad Atene). E per mantenere in piedi un assetto europeo ormai del tutto inadeguato in tempi di globalizzazione, incapace di cambiare, roso dagli interessi nazionali, lievito scaduto per la democrazia, unito solo dagli ideosofemi neoliberisti e soprattutto dagli interessi che essi rappresentano. Il risultato è che dopo aver fatto scudo con il nostro petto al pericolo di una caduta dell’euro, proprio quelli che ci hanno invitato al sacrificio si accorgono che la situazione è divenuta insostenibile. E’ di qualche giorno fa un articolo sul Wall street Journal dell’ influente Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank che di certo non parla a titolo personale, il quale prefigura una scissione della moneta unica in tre o più “sotto euro” per ridare competitività alla periferia. Si tratterebbe di una doppia circolazione, come modestamente proprio questo blog aveva buttato lì come idea già un anno fa: “La storia suggerisce che quando le valute ufficiali falliscono nel soddisfare i bisogni e le preferenze delle popolazioni emergono monete parallele. Ecco perché è probabile che nasca un’unione monetaria caratterizzata dalla circolazione di tre euro”.
D’altro canto questa soluzione nasce da un’analisi precisa della situazione che si è creata: “Nella periferia dell’unione le popolazioni si stanno ribellando all’austerità e alle riforme necessarie a ritrovare competitività, mentre nei paesi più ricchi cresce sempre più la resistenza ad un impegno più solidale con le nazioni in crisi. La Bce sta mitigando la situazione attraverso una politica monetaria non convenzionale, ma questa non basta ai paesi in eurocrisi, che avrebbero bisogno di un livello d’inflazione che la Germania non accetterà mai”. Mayer evita di dire che il malcontento regna anche nei Paesi ricchi dove la “competitività” , come lui la intende, miete molte vittime, ma in ogni caso tutto questo poteva essere ben compreso già allo scoppio della crisi greca, però lo si è tenuto nascosto proprio in vista di un obiettivo politico continentale, come ha illustrato benissimo il premio nobel per l’economia, Robert Mundell dicendo che l’euro è una moneta senza senso, ma che può servire per comprimere la democrazia.
Ora queste cose stanno finalmente venendo fuori dal magma indifferenziato e il nuovo corso del Fmi dovuto al timore che l’austerità finisca per sortire effetti non solo economici, ma soprattutto politici contrari a quelli auspicati, fa brillare le contraddizioni come fossero fuochi artificiali. Fra un po’ -scommessa – Monti non lo conoscerà più nessuno.

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