martedì 27 novembre 2012
TAV- opposizione oltrealpe
Ecco qui a lato, come ammettono gli stessi giornali (Repubblica e Stampa), il biglietto da visita con il quale Monti si presenterà ad Hollande lunedì 3 dicembre, giorno del vertice tra Italia e Francia, e della manoifestazione NOTAV a Lyon.
Con questa cartolina piena d’intenti la lobby del Tav annuncia il pronti via per partire con lo scavo del tunnel, ed è da gioni che i mezzi del cantiere lavorano senza sosta per poter consegnare al premier l’immagine migliore possibile.
C’è chi titola “ecco il primo buco per il tunnel” ma di fatto un buco non esiste in questa cartolina e sono tante le cose da chiarire prima di inziarlo e poi magari terminarlo.
Ad esempio Monti e Hollande chiedono che l’opera sia finanziata al 40% da parte dell’Unione Europea, e ad oggi non ci sono certezze su questo finanziamento sempre più contestato in Europa, dove deve essere ancora approvato il bilancio 2014-2021.
Inoltre, oltre gli intenti vi sono alcune certezze, relative a la Francia: di Torino Lione si parla poco e la contrarietà cresce dopo i dubbi sollevati più volte dalla corte dei conti.
Ma non ci stupiamo di nulla e la cartolina qui raffigurata fa parte della solita messa in scena utile alla lobby pro tav. Poi non neghiamo, come alcuni scrivono, l’avanzamento del cantiere, ci mancherebbe, ma da qui a realizzarlo ne passa veramente molto e in mezzo, vi è un movimento popolare che non si arrende.
E’ l’ottusità dettata dall’interesse a portare avanti questa idea abominevole dello sviluppo che dovrebbe passare da questa linea, e il premier Monti e il suo governo (che in questo caso di tecnico non ha nula visto che molti ministri sono immischiati mani e piedi nella vicenda TorinoLione) sono parte di questa ennesima prova di poca credibilità politica e sociale. In un momento dove l’Italia ha decisamente altre priorità per rialzarsi o almeno non farmi troppo male, pensare al Tav in questi termini è un atto criminale e un insulto all’intelligenza collettiva.
Ripercorrere le stesse tappe che una politica senza credibilità ha portato avanti in tutti questi anni, qualifica il governo per quello che è, cioè l’ennesima lobby cara ai poteri forti che ci hanno portato in tutti questi anni sull’orlo del baratro.
Il tunnel di cui dovrebbero discutere Monti e Hollande, è quello in cui versano le economie dei due paesi e l’incapacità, sopratutto italiana, di dare risposte diverse alla macelleria sociale che è in atto da tempo. La politica istituzionale non è più credibile, e quindi avversarne le scelte è cosa buona e giusta, e un atto di autodifesa popolare necessario.
Persino alle primarie del PD Renzi, Puppato e Vendola hanno posto seri dubbi sull’utilità dell’opera, segnale importante se si conta che in campagna elettorale si dice un pò quello che la gente pensa e non quello che il candidato pensa realmente…
Ma nei confronti della Valle è in atto una “guerra”, che con l’interesse pubblico ormai non ha nulla a che fare, che la ragion di stato vuole vincere per far comprendere a tutti, che così non va, che la testa va tenuta bassa altrimenti ci si fa male, altrimenti come dovremmo interpretare l’ennesimo attacco alla base popolare del movimento, con la convocazione dei genitori di giovani notav ai servizi sociali perchè considerati devianti?
Lo abbiamo compreso da tempo, e ci siamo attrezzati da altrettanto, e nel frattempo a Lione ci saremo anche noi con:
- L’Avant Sommet. Lione venerdì 30.11 e sabato 1.12.2012 per confrontarsi e organizzare l’opposizione oltralpe al Tav
- MANIFESTAZIONE POPOLARE IL 3 DICEMBRE
lunedì 26 novembre 2012
domenica 25 novembre 2012
Primarie
Oggi il voto-messinscena. Per scegliere il
cosiddetto leader del cosiddetto centrosinistra
C’è quello che si legge dappertutto: i sondaggi di ogni tipo fino a quelli risibili basati sugli utenti Twitter; le discussioni e i battibecchi tra i candidati e i relativi schieramenti; i dati sulle preiscrizioni e le ipotesi sull’affluenza effettiva.
E poi c’è quello che non si legge quasi da nessuna parte: le analisi politiche che denuncino la vera natura e le reali finalità del progetto. Che, come l’Ulivo di Prodi e le sue imitazioni successive, finge di schierarsi dalla parte del popolo per imbrigliarne il disagio e la rabbia. E che infatti, come parole d’ordine, si sceglie due scatole vuote come «ricostruzione e cambiamento».
Nuove promesse. Nuove illusioni. Accortamente avvolte nell’ipocrisia suadente di un Pd che dopo aver sfornato la sua Carta d'intenti, che sotto il titolo-slogan “Italia. Bene Comune” ricorda gli abusi della finanza speculativa e addirittura i «guasti del collasso liberista», continua a tessere l’elogio di Mario Monti.
Peccato, allora, che l’albo dei votanti alle Primarie non sia pubblico. Per poterlo consultare liberamente e sapere, con nome e cognome, chi sono stati gli sciocchi a non rendersene conto. E ad abboccare all’amo anche stavolta.
Fonte: Massimo Fini
C’è quello che si legge dappertutto: i sondaggi di ogni tipo fino a quelli risibili basati sugli utenti Twitter; le discussioni e i battibecchi tra i candidati e i relativi schieramenti; i dati sulle preiscrizioni e le ipotesi sull’affluenza effettiva.
E poi c’è quello che non si legge quasi da nessuna parte: le analisi politiche che denuncino la vera natura e le reali finalità del progetto. Che, come l’Ulivo di Prodi e le sue imitazioni successive, finge di schierarsi dalla parte del popolo per imbrigliarne il disagio e la rabbia. E che infatti, come parole d’ordine, si sceglie due scatole vuote come «ricostruzione e cambiamento».
Nuove promesse. Nuove illusioni. Accortamente avvolte nell’ipocrisia suadente di un Pd che dopo aver sfornato la sua Carta d'intenti, che sotto il titolo-slogan “Italia. Bene Comune” ricorda gli abusi della finanza speculativa e addirittura i «guasti del collasso liberista», continua a tessere l’elogio di Mario Monti.
Peccato, allora, che l’albo dei votanti alle Primarie non sia pubblico. Per poterlo consultare liberamente e sapere, con nome e cognome, chi sono stati gli sciocchi a non rendersene conto. E ad abboccare all’amo anche stavolta.
Fonte: Massimo Fini
25 novembre 2012
sabato 24 novembre 2012
giovedì 22 novembre 2012
Redditometro per le banche
di Gianluigi Paragone
Partiamo dalle cifre. Il numero “boa” è un range compreso tra i 120 e i 150 miliardi: tanto secondo l’Istat, è l’imponibile sottratto all’erario. Ora, domando al presidente Monti e al numero uno di Agenzia delle Entrate Befera, è mai possibile pensare sul serio che a questa cifra ci si arrivi per gli scontrini non emessi, per le fatture in nero non rilasciate dall’idraulico o per le ore in nero pagate all’insegnante di ripetizione? La risposta di chi ha un quoziente intellettivo medio è no. No, no e ancora no. A queste cifre ci si arriva perché c’è un numero “ristretto” di soggetti che evade per cifre da capogiro.
Facciamo l’elenco. A Unicredit sono stati sequestrati 246 milioni di euro per operazioni condotte attraverso Barclays, importante merchant bank. Con queste operazioni – su cui indaga la procura di Milano con l’accusa di capziosa evasione fiscale – Unicredit avrebbe sottratto al fisco 745 milioni di euro di guadagni, ai quali corrispondono 246 milioni di tasse non pagate. Per questa operazione Alessandro Profumo è stato rinviato a giudizio. Nel sostanziale silenzio di giornali e televisioni. E pure del governo che, nonostante questi fatti, dà soldi alle nostre banche, a scapito delle nostre aziende. Imbarazzanti per esempio sono i soldi finiti a Monte Paschi di Siena attraverso i Tremonti bond (c’è sempre un atto che giustifica certe operazioni…), eppure Mps ha dovuto chiudere una controversia con Agenzia dello Stato da un miliardo e 100 milioni di euro; la “pace” è stata assai vantaggiosa per la banca: 260 milioni, cioè un quarto della cifra contestata! Andiamo avanti? Ma certo. La Popolare di Milano ha accettato di pagare 180 milioni per di scrollarsi di dosso una bega da 313 milioni di imposte non pagate. Intesa San Paolo, la ex banca di Corrado Passera (indagato per reati fiscali), ha pagato 270 milioni di euro a fronte di una contestazione di un miliardo e 150 milioni di euro tra imposte non pagate, sanzioni e interessi.
Allora, è fondata o no l’impressione che le banche siano i soli soggetti che si avvantaggiano di questa trattativa con Agenzia delle Entrate e di contro che lo Stato è l’unico che ci perde? Io credo di sì, dunque i pistolotti sulle famiglie che vivono al di sopra dei loro redditi o sui redditest sono ri-di-co-li. Tanto più perché Befera non fa la morale ai vip che evadono e poi si sistemano in qualche modo. Oltre a questo, citiamo due ultime perle. La prima è la norma “salva-banchieri” che il governo tentò di infilare in uno dei suoi pacchetti e che, scoperta, fu ritirata perché somigliava tantissimo a una depenalizzazione “ad castam”. La seconda è di queste ore: pare che il governo voglia sottrarre dalla cosiddetta Tobin Tax la tassazione degli strumenti derivati, di cui i bilanci delle nostre banche sono strapieni. Poi dicono di non essere il governo amico delle banche e della finanza…
fonte: byoblu
Partiamo dalle cifre. Il numero “boa” è un range compreso tra i 120 e i 150 miliardi: tanto secondo l’Istat, è l’imponibile sottratto all’erario. Ora, domando al presidente Monti e al numero uno di Agenzia delle Entrate Befera, è mai possibile pensare sul serio che a questa cifra ci si arrivi per gli scontrini non emessi, per le fatture in nero non rilasciate dall’idraulico o per le ore in nero pagate all’insegnante di ripetizione? La risposta di chi ha un quoziente intellettivo medio è no. No, no e ancora no. A queste cifre ci si arriva perché c’è un numero “ristretto” di soggetti che evade per cifre da capogiro.
Mesi fa il generale della Guardia di Finanza Bruno Buratti denunciò che in una indagine fu sequestrata “una fattura falsa che riportava come imponibile un miliardo di euro e Iva per 200 milioni: un danno per lo Stato di oltre 500 milioni di euro”. Lo stesso comandante, per meglio spiegare il danno, aggiunse che era “come se, per due mesi, nessun bar d’Italia rilasciasse lo scontrino fiscale per i 70 milioni di cappuccini o caffè bevuti ogni giorno dagli italiani”. Allora, porca vacca, lo sanno benissimo chi sono i grandi evasori! Eppure siamo qui a menarla con titoloni da qualunquismo fiscale contro le famiglie che evadono. Allora sia chiaro che su dieci contenziosi col fisco, questo ne perde sei; per non dire dei casi in cui le cartelle pazze di Equitalia hanno portato allo scoperto casi imbarazzanti per la stessa società di riscossione dei crediti. Insomma, è chiaro il bersaglio facile del qualunquismo fiscale.
Così, nella foga della scrittura, non avanza inchiostro per i grandi evasori. Tra questi le banche, le quali nascondono al fisco non pochi soldini. “Banchieri & Compari” è un libro imperdibile scritto da Gianni Dragoni, inviato del Sole 24 Ore, in cui sono messe nero su bianco cose di cui anche noi abbiamo scritto più volte. Dragoni ricorda che “il fisco ha mosso contestazioni alle banche per una somma tra i quattro e i cinque miliardi di euro di imposte non pagate e sanzioni. Alla fine attraverso le transazioni lo Stato potrebbe incassare poco più di un miliardo. E gli altri tre o quattro miliardi?”. Abbuonati come si fa con i bambini piccoli: bravo, hai detto la verità quindi mamma e papà stavolta chiusono un occhio. Un cavolo: le banche vengono prima pizzicate e solo poi decidono di arrivare a più miti consigli mettendosi d’accordo. Va da sé che anche gli imprenditori farebbero lo stesso se soltanto avessero quei soldi che le banche hanno nelle cassaforti. Invece nisba, quindi seguono pignoramenti, ganasce ai messi, multe salatissime. I cumenda mica hanno santi in paradiso. Loro vengono bastonati dallo Stato (talvolta debitore nei loro confronti) con le tasse e poi costretti a inginocchiarsi davanti agli agenti del fisco. Domando: è giusto? Certo che no, eppure questa è la via presa dai governi politici di centrodestra e centrosinistra così come dal governo tecnico. Il quale governo si fa lustro di annoverare come ministri ex manager d’alto livello delle banche. Passera, la Fornero, Ciaccia, Gnudi: l’elenco dei moralizzatori è lungo. Eppure costoro farebbero bene a non salire in cattedra, non fosse altro perché le banche, i loro peccatucci, li hanno commessi.
Così, nella foga della scrittura, non avanza inchiostro per i grandi evasori. Tra questi le banche, le quali nascondono al fisco non pochi soldini. “Banchieri & Compari” è un libro imperdibile scritto da Gianni Dragoni, inviato del Sole 24 Ore, in cui sono messe nero su bianco cose di cui anche noi abbiamo scritto più volte. Dragoni ricorda che “il fisco ha mosso contestazioni alle banche per una somma tra i quattro e i cinque miliardi di euro di imposte non pagate e sanzioni. Alla fine attraverso le transazioni lo Stato potrebbe incassare poco più di un miliardo. E gli altri tre o quattro miliardi?”. Abbuonati come si fa con i bambini piccoli: bravo, hai detto la verità quindi mamma e papà stavolta chiusono un occhio. Un cavolo: le banche vengono prima pizzicate e solo poi decidono di arrivare a più miti consigli mettendosi d’accordo. Va da sé che anche gli imprenditori farebbero lo stesso se soltanto avessero quei soldi che le banche hanno nelle cassaforti. Invece nisba, quindi seguono pignoramenti, ganasce ai messi, multe salatissime. I cumenda mica hanno santi in paradiso. Loro vengono bastonati dallo Stato (talvolta debitore nei loro confronti) con le tasse e poi costretti a inginocchiarsi davanti agli agenti del fisco. Domando: è giusto? Certo che no, eppure questa è la via presa dai governi politici di centrodestra e centrosinistra così come dal governo tecnico. Il quale governo si fa lustro di annoverare come ministri ex manager d’alto livello delle banche. Passera, la Fornero, Ciaccia, Gnudi: l’elenco dei moralizzatori è lungo. Eppure costoro farebbero bene a non salire in cattedra, non fosse altro perché le banche, i loro peccatucci, li hanno commessi.
Facciamo l’elenco. A Unicredit sono stati sequestrati 246 milioni di euro per operazioni condotte attraverso Barclays, importante merchant bank. Con queste operazioni – su cui indaga la procura di Milano con l’accusa di capziosa evasione fiscale – Unicredit avrebbe sottratto al fisco 745 milioni di euro di guadagni, ai quali corrispondono 246 milioni di tasse non pagate. Per questa operazione Alessandro Profumo è stato rinviato a giudizio. Nel sostanziale silenzio di giornali e televisioni. E pure del governo che, nonostante questi fatti, dà soldi alle nostre banche, a scapito delle nostre aziende. Imbarazzanti per esempio sono i soldi finiti a Monte Paschi di Siena attraverso i Tremonti bond (c’è sempre un atto che giustifica certe operazioni…), eppure Mps ha dovuto chiudere una controversia con Agenzia dello Stato da un miliardo e 100 milioni di euro; la “pace” è stata assai vantaggiosa per la banca: 260 milioni, cioè un quarto della cifra contestata! Andiamo avanti? Ma certo. La Popolare di Milano ha accettato di pagare 180 milioni per di scrollarsi di dosso una bega da 313 milioni di imposte non pagate. Intesa San Paolo, la ex banca di Corrado Passera (indagato per reati fiscali), ha pagato 270 milioni di euro a fronte di una contestazione di un miliardo e 150 milioni di euro tra imposte non pagate, sanzioni e interessi.
Allora, è fondata o no l’impressione che le banche siano i soli soggetti che si avvantaggiano di questa trattativa con Agenzia delle Entrate e di contro che lo Stato è l’unico che ci perde? Io credo di sì, dunque i pistolotti sulle famiglie che vivono al di sopra dei loro redditi o sui redditest sono ri-di-co-li. Tanto più perché Befera non fa la morale ai vip che evadono e poi si sistemano in qualche modo. Oltre a questo, citiamo due ultime perle. La prima è la norma “salva-banchieri” che il governo tentò di infilare in uno dei suoi pacchetti e che, scoperta, fu ritirata perché somigliava tantissimo a una depenalizzazione “ad castam”. La seconda è di queste ore: pare che il governo voglia sottrarre dalla cosiddetta Tobin Tax la tassazione degli strumenti derivati, di cui i bilanci delle nostre banche sono strapieni. Poi dicono di non essere il governo amico delle banche e della finanza…
fonte: byoblu
Monti… Chi era costui? Un premier che vale 3 euro
Monti… Chi era costui? Un premier che vale 3 euro
Nonostante gli endorsement continui del sordastro del
Quirinale e l’allegra brigata di nullità della seconda repubblica che si
appresta a scendere in campo nel suo nome, tra qualche tempo è probabile che
nessuno vorrà pronunciare la parola Monti e ricordare i peana che fino a qualche
tempo fa erano d’obbligo, quelli che adesso si fanno man mano più cauti. E fra
qualche anno scommetterei che questo periodo sarà ricordato come quello del
disorientamento e dell’irresponsabilità.
Il governo dei tecnici ha compiuto molti, clamorosi errori tecnici rivelando una mediocrità e una inconsistenza di fondo che meglio di ogni altro evento testimonia di una selezione della classe dirigente per cooptazione e intrigo di clan. E’ apparso arrogante coi deboli, ma complice con i forti, decisionista e inconcludente, autocelebrativo e vacuo. Ma nonostante questo grazie al concerto in do maggiore dei media e all’assenza totale di idee alternative, non si avrebbero i sintomi di un giro di boa se non fosse intervenuta l’abiura da parte dell’Fmi delle politiche di austerity. E se la piazza non cominciasse a muoversi. Se perfino il grande ispiratore cambia idea dopo vent’anni di disastri compiuti in mezzo mondo con le sue ricette neo liberiste, allora davvero rischiamo di essere l’ultimo morto della guerra e di aver passato un anno a massacrare salari, pensioni, diritti e a svendere il Paese per l’anima del cazzo, come direbbero ad Oxford.
Soprattutto, come appare sempre più chiaro, ci siamo messi senza fiatare al servizio degli interessi dei Paesi forti dell’Europa accettando filosofie e piani di azione destinati più che altro ad evitare loro esborsi per compensare una situazione troppo squilibrata in loro favore a causa della moneta unica. Qualcosa che i tecnici avrebbero dovuto comprendere subito, ma che hanno avallato, in comunione con i circoli finanziari, per la sua valenza politica di riduzione della democrazia. Averli seguiti su questa strada è ormai il peccato originario dei partiti di centrosinistra, la macchia indelebile che invoca la nascita di nuovi soggetti politici estranei agli interessi di bottega che hanno portato a questo disastro.
Insomma al Paese è stato causato un danno immenso per fare campagna elettorale alla Merkel (chi ha dei dubbi in proposito non ha che da leggersi le cronache delle liti all’interno della troika insediatasi ad Atene). E per mantenere in piedi un assetto europeo ormai del tutto inadeguato in tempi di globalizzazione, incapace di cambiare, roso dagli interessi nazionali, lievito scaduto per la democrazia, unito solo dagli ideosofemi neoliberisti e soprattutto dagli interessi che essi rappresentano. Il risultato è che dopo aver fatto scudo con il nostro petto al pericolo di una caduta dell’euro, proprio quelli che ci hanno invitato al sacrificio si accorgono che la situazione è divenuta insostenibile. E’ di qualche giorno fa un articolo sul Wall street Journal dell’ influente Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank che di certo non parla a titolo personale, il quale prefigura una scissione della moneta unica in tre o più “sotto euro” per ridare competitività alla periferia. Si tratterebbe di una doppia circolazione, come modestamente proprio questo blog aveva buttato lì come idea già un anno fa: “La storia suggerisce che quando le valute ufficiali falliscono nel soddisfare i bisogni e le preferenze delle popolazioni emergono monete parallele. Ecco perché è probabile che nasca un’unione monetaria caratterizzata dalla circolazione di tre euro”.
D’altro canto questa soluzione nasce da un’analisi precisa della situazione che si è creata: “Nella periferia dell’unione le popolazioni si stanno ribellando all’austerità e alle riforme necessarie a ritrovare competitività, mentre nei paesi più ricchi cresce sempre più la resistenza ad un impegno più solidale con le nazioni in crisi. La Bce sta mitigando la situazione attraverso una politica monetaria non convenzionale, ma questa non basta ai paesi in eurocrisi, che avrebbero bisogno di un livello d’inflazione che la Germania non accetterà mai”. Mayer evita di dire che il malcontento regna anche nei Paesi ricchi dove la “competitività” , come lui la intende, miete molte vittime, ma in ogni caso tutto questo poteva essere ben compreso già allo scoppio della crisi greca, però lo si è tenuto nascosto proprio in vista di un obiettivo politico continentale, come ha illustrato benissimo il premio nobel per l’economia, Robert Mundell dicendo che l’euro è una moneta senza senso, ma che può servire per comprimere la democrazia.
Ora queste cose stanno finalmente venendo fuori dal magma indifferenziato e il nuovo corso del Fmi dovuto al timore che l’austerità finisca per sortire effetti non solo economici, ma soprattutto politici contrari a quelli auspicati, fa brillare le contraddizioni come fossero fuochi artificiali. Fra un po’ -scommessa – Monti non lo conoscerà più nessuno.
Il governo dei tecnici ha compiuto molti, clamorosi errori tecnici rivelando una mediocrità e una inconsistenza di fondo che meglio di ogni altro evento testimonia di una selezione della classe dirigente per cooptazione e intrigo di clan. E’ apparso arrogante coi deboli, ma complice con i forti, decisionista e inconcludente, autocelebrativo e vacuo. Ma nonostante questo grazie al concerto in do maggiore dei media e all’assenza totale di idee alternative, non si avrebbero i sintomi di un giro di boa se non fosse intervenuta l’abiura da parte dell’Fmi delle politiche di austerity. E se la piazza non cominciasse a muoversi. Se perfino il grande ispiratore cambia idea dopo vent’anni di disastri compiuti in mezzo mondo con le sue ricette neo liberiste, allora davvero rischiamo di essere l’ultimo morto della guerra e di aver passato un anno a massacrare salari, pensioni, diritti e a svendere il Paese per l’anima del cazzo, come direbbero ad Oxford.
Soprattutto, come appare sempre più chiaro, ci siamo messi senza fiatare al servizio degli interessi dei Paesi forti dell’Europa accettando filosofie e piani di azione destinati più che altro ad evitare loro esborsi per compensare una situazione troppo squilibrata in loro favore a causa della moneta unica. Qualcosa che i tecnici avrebbero dovuto comprendere subito, ma che hanno avallato, in comunione con i circoli finanziari, per la sua valenza politica di riduzione della democrazia. Averli seguiti su questa strada è ormai il peccato originario dei partiti di centrosinistra, la macchia indelebile che invoca la nascita di nuovi soggetti politici estranei agli interessi di bottega che hanno portato a questo disastro.
Insomma al Paese è stato causato un danno immenso per fare campagna elettorale alla Merkel (chi ha dei dubbi in proposito non ha che da leggersi le cronache delle liti all’interno della troika insediatasi ad Atene). E per mantenere in piedi un assetto europeo ormai del tutto inadeguato in tempi di globalizzazione, incapace di cambiare, roso dagli interessi nazionali, lievito scaduto per la democrazia, unito solo dagli ideosofemi neoliberisti e soprattutto dagli interessi che essi rappresentano. Il risultato è che dopo aver fatto scudo con il nostro petto al pericolo di una caduta dell’euro, proprio quelli che ci hanno invitato al sacrificio si accorgono che la situazione è divenuta insostenibile. E’ di qualche giorno fa un articolo sul Wall street Journal dell’ influente Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank che di certo non parla a titolo personale, il quale prefigura una scissione della moneta unica in tre o più “sotto euro” per ridare competitività alla periferia. Si tratterebbe di una doppia circolazione, come modestamente proprio questo blog aveva buttato lì come idea già un anno fa: “La storia suggerisce che quando le valute ufficiali falliscono nel soddisfare i bisogni e le preferenze delle popolazioni emergono monete parallele. Ecco perché è probabile che nasca un’unione monetaria caratterizzata dalla circolazione di tre euro”.
D’altro canto questa soluzione nasce da un’analisi precisa della situazione che si è creata: “Nella periferia dell’unione le popolazioni si stanno ribellando all’austerità e alle riforme necessarie a ritrovare competitività, mentre nei paesi più ricchi cresce sempre più la resistenza ad un impegno più solidale con le nazioni in crisi. La Bce sta mitigando la situazione attraverso una politica monetaria non convenzionale, ma questa non basta ai paesi in eurocrisi, che avrebbero bisogno di un livello d’inflazione che la Germania non accetterà mai”. Mayer evita di dire che il malcontento regna anche nei Paesi ricchi dove la “competitività” , come lui la intende, miete molte vittime, ma in ogni caso tutto questo poteva essere ben compreso già allo scoppio della crisi greca, però lo si è tenuto nascosto proprio in vista di un obiettivo politico continentale, come ha illustrato benissimo il premio nobel per l’economia, Robert Mundell dicendo che l’euro è una moneta senza senso, ma che può servire per comprimere la democrazia.
Ora queste cose stanno finalmente venendo fuori dal magma indifferenziato e il nuovo corso del Fmi dovuto al timore che l’austerità finisca per sortire effetti non solo economici, ma soprattutto politici contrari a quelli auspicati, fa brillare le contraddizioni come fossero fuochi artificiali. Fra un po’ -scommessa – Monti non lo conoscerà più nessuno.
FACE-BURQA - UNA GIOVANE SIRIANA PUBBLICA SU FACEBOOK
FACE-BURQA - UNA GIOVANE SIRIANA PUBBLICA SU FACEBOOK UNA FOTO SENZA VELO,
TENENDO IN MANO IL PASSAPORTO E UNA FRASE CON SCRITTO “SOSTENGO ‘L'INTIFADA
DELLE DONNE NEL MONDO ARABO’ PERCHÉ PER 20 ANNI NON MI HANNO PERMESSO DI SENTIRE
IL VENTO SUI CAPELLI” - LA RETE ESPLODE: MOLTI GIOISCONO E SI UNISCONO ALLA
CAUSA, ALTRI INSULTANO LA RAGAZZA E LA MINACCIANO - E FACEBOOK CHE FA? BLOCCA IL
PROFILO DELLA GIOVANE…
Cecilia Zecchinelli per il "Corriere della Sera"
EMULAZIONE DI DANA BAKDOUNIS jpeg
La questione del velo, ripetono da anni le donne e molte femministe del mondo islamico, è «un falso problema». O almeno un tema esagerato dall'Occidente, che ignora le vere sfide delle musulmane, dal diritto di famiglia al più ampio sistema di tradizioni machiste. Ma in questi giorni l'hijab è diventato oggetto di una battaglia in Medio Oriente. Resa ancora più accesa, a sorpresa, dagli amministratori di Facebook.
Tutto inizia il 21 ottobre quando Dana Bakdounis, 21enne siriana cresciuta in Arabia Saudita e tornata in patria, decide di dare un valore politico alla decisione di essersi tolta il velo da un anno. Si fotografa a testa nuda, capelli corti, occhi truccati e braccia scoperte, mentre tiene tra le mani il passaporto con la foto da velata. «Sostengo "l'Intifada delle donne nel mondo arabo" perché per 20 anni non mi hanno permesso di sentire il vento sui capelli e sul corpo», scrive sotto al passaporto.
DANA BAKDOUNIS SULLA SUA PAGINA FACEBOOK
E pubblica appunto l'immagine sulla pagina Facebook dell'«Intifada delle donne», un forum che sostiene i loro diritti nella regione post-primavera, ospita dibattiti e pareri, oltre a una galleria con centinaia di foto dei sostenitori. Ognuna mostra un ritratto, con scritto il motivo dell'adesione alla campagna di «sollevazione» femminile.
La scritta di Dana (più che i suoi capelli al vento: moltissime donne sono senza velo) aveva suscitato centinaia di adesioni, anche da donne che l'hijab lo portano ma rispettose della libertà di scelta. Aveva causato però anche prese di distanza, critiche, insulti, perfino minacce. Ma il 25 ottobre, l'immagine era sparita, l'account di Dana su Facebook veniva bloccato insieme a quello delle quattro fondatrici: due libanesi, una palestinese e una egiziana. Senza spiegazioni da parte del social network, diventato oggetto delle fortissime e pubbliche proteste delle amministratrici dell'«Intifada» che intanto davano il via a una campagna su Twitter in favore di Dana (#windtodana).
BURQA
Più volte quella foto è ricomparsa sulla pagina, per essere poi rimossa. Il braccio di ferro tra Facebook e le quattro attiviste (a cui si è aggiunta una saudita), è costata la sparizione della pagina «Intifada» dalla Rete per oltre una settimana. Ha dato nuovo vigore allo scontro tra integralisti pro-velo e liberali contrari. E ha creato molta antipatia, per non dire peggio, verso il social network che ha svolto un ruolo importante nelle primavere arabe.
«Abbiamo compiuto molteplici errori, ci scusiamo», ha finalmente reagito Facebook dopo lunghi giorni di silenzio (e censure), adducendo vaghi motivi per l'accanimento contro Dana, che non hanno però convinto le donne dell'Intifada. «Hanno detto che un commento alla foto era contro le loro regole, che sul passaporto si leggeva nome e cognome di Dana... Assurdo: tra loro ci deve essere qualcuno davvero irritato per le nostre foto», ha commentato Diana Haidar, una delle fondatrici. Che continua ovviamente ad usare il network, come milioni di arabi, ma con molto meno entusiasmo.
fonte: Dagospia
Cecilia Zecchinelli per il "Corriere della Sera"
EMULAZIONE DI DANA BAKDOUNIS jpeg
La questione del velo, ripetono da anni le donne e molte femministe del mondo islamico, è «un falso problema». O almeno un tema esagerato dall'Occidente, che ignora le vere sfide delle musulmane, dal diritto di famiglia al più ampio sistema di tradizioni machiste. Ma in questi giorni l'hijab è diventato oggetto di una battaglia in Medio Oriente. Resa ancora più accesa, a sorpresa, dagli amministratori di Facebook.
Tutto inizia il 21 ottobre quando Dana Bakdounis, 21enne siriana cresciuta in Arabia Saudita e tornata in patria, decide di dare un valore politico alla decisione di essersi tolta il velo da un anno. Si fotografa a testa nuda, capelli corti, occhi truccati e braccia scoperte, mentre tiene tra le mani il passaporto con la foto da velata. «Sostengo "l'Intifada delle donne nel mondo arabo" perché per 20 anni non mi hanno permesso di sentire il vento sui capelli e sul corpo», scrive sotto al passaporto.
DANA BAKDOUNIS SULLA SUA PAGINA FACEBOOK
E pubblica appunto l'immagine sulla pagina Facebook dell'«Intifada delle donne», un forum che sostiene i loro diritti nella regione post-primavera, ospita dibattiti e pareri, oltre a una galleria con centinaia di foto dei sostenitori. Ognuna mostra un ritratto, con scritto il motivo dell'adesione alla campagna di «sollevazione» femminile.
Donne velate in viso, altre seminude, giovani,
anziane, anonime o celebri come la femminista egiziana Nawal Saadawi, qualche
uomo e un paio di bambini. C'è di tutto nella galleria. Ma quella foto di Dana
non c'è. Perché dopo aver suscitato molte reazioni, gli amministratori di
Facebook hanno deciso di toglierla. Creando un clamore ancora più
vasto.
BURQA
La scritta di Dana (più che i suoi capelli al vento: moltissime donne sono senza velo) aveva suscitato centinaia di adesioni, anche da donne che l'hijab lo portano ma rispettose della libertà di scelta. Aveva causato però anche prese di distanza, critiche, insulti, perfino minacce. Ma il 25 ottobre, l'immagine era sparita, l'account di Dana su Facebook veniva bloccato insieme a quello delle quattro fondatrici: due libanesi, una palestinese e una egiziana. Senza spiegazioni da parte del social network, diventato oggetto delle fortissime e pubbliche proteste delle amministratrici dell'«Intifada» che intanto davano il via a una campagna su Twitter in favore di Dana (#windtodana).
BURQA
Più volte quella foto è ricomparsa sulla pagina, per essere poi rimossa. Il braccio di ferro tra Facebook e le quattro attiviste (a cui si è aggiunta una saudita), è costata la sparizione della pagina «Intifada» dalla Rete per oltre una settimana. Ha dato nuovo vigore allo scontro tra integralisti pro-velo e liberali contrari. E ha creato molta antipatia, per non dire peggio, verso il social network che ha svolto un ruolo importante nelle primavere arabe.
«Abbiamo compiuto molteplici errori, ci scusiamo», ha finalmente reagito Facebook dopo lunghi giorni di silenzio (e censure), adducendo vaghi motivi per l'accanimento contro Dana, che non hanno però convinto le donne dell'Intifada. «Hanno detto che un commento alla foto era contro le loro regole, che sul passaporto si leggeva nome e cognome di Dana... Assurdo: tra loro ci deve essere qualcuno davvero irritato per le nostre foto», ha commentato Diana Haidar, una delle fondatrici. Che continua ovviamente ad usare il network, come milioni di arabi, ma con molto meno entusiasmo.
fonte: Dagospia
mercoledì 21 novembre 2012
martedì 20 novembre 2012
lunedì 19 novembre 2012
ROMA 14 NOVEMBRE - Corteo studenti, lacrimogeni lanciati dal ministero d...
Si vede benissimo che vengono lanciati dalle finestre, come al solito le "autorità" raccontano balle; questo sarebbe il ministero della giustizia ?
domenica 18 novembre 2012
La spiegazione scientifica sulla pericolosità dei vaccini
La spiegazione scientifica sulla pericolosità dei vaccini
I 12 punti del Dottor Gava. Questo è ciò che il pediatra e il Ministero della Salute dovrebbero dire ai genitori.
A Padova c’è un dottore, uno di quelli
che in poche parole, poco tecniche, riesce a spiegare ciò che invece dovrebbe
spiegare il Ministero della Sanità ai genitori prima della vaccinazione dei loro
figli. In un suo recente articolo ha elencato in 12 motivazioni la
causa della pericolosità dei vaccini. Il suo nome è Dott. Roberto
Gava, laureato in Medicina all’Università di Padova, specializzato in
Cardiologia, Farmacologia Clinica e Tossicologia Medica. Dopo dieci anni di
lavoro in ambiente universitario ed essere stato autore di libri di Farmacologia
e moltissime pubblicazioni scientifiche (www.robertogava.it), da una quindicina di
anni sta cercando di studiare gli approcci medici non convenzionali, rivedendoli
anche alla luce delle attuali conoscenze scientifiche.
Di seguito pubblichiamo per intero le
12 motivazioni sulla pericolosità dei vaccini, sperando che l’informazione venga
diffusa quanto più possibile sul territorio italiano.
I vaccini sono sicuri e anche
utili?
“Consideriamo solo questi aspetti
principali:
1) Il sistema immunitario di un bambino di pochi mesi è totalmente immaturo e quindi facilmente squilibrabile.
1) Il sistema immunitario di un bambino di pochi mesi è totalmente immaturo e quindi facilmente squilibrabile.
2) Oggi i bambini sono più deboli di
una volta per innumerevoli motivi (madri più stressate, alimentazione
meno equilibrata, ambiente inquinato, facili trattamenti farmacologici sia alla
madre che al neonato, ecc.).
3) Molti neonati presentano una immaturità
particolare del loro sistema immunitario che dura fino a 12-18 mesi e che viene
chiamata ipogammaglobulinemia transitoria: se in questo periodo il
bambino viene vaccinato, corre un elevato rischio di subire danni da
vaccino, mentre, se si attende che il suo sistema immunitario maturi,
il rischio si riduce.
4) I bambini nati prematuri o
che hanno subito una qualche malattia acuta nei primi mesi di vita o che hanno
ricevuto farmaci immunosoppressori (antibiotici e/o cortisonici) nei primi mesi
di vita o che hanno subito interventi chirurgici o che hanno alterazioni
immunitarie o che sono figli di genitori con patologie immunitarie o metaboliche
e molte altre condizioni squilibranti il loro precario equilibrio immunitario,
sono ad elevato rischio di danni da vaccini.
5) E’ noto che minore è l’età del
neonato o maggiore è la sua immaturità o maggiore è il numero di vaccini
inoculati insieme, maggiore è il rischio che il bambino subisca un grave danno
vaccinale. Non dimentichiamo che inoculiamo circa 25 antigeni vaccinali
(compresi i richiami) nei primi 15 mesi di vita del bambino.
6) I vaccini impediscono al bambino di
venire a contatto con germi importanti per la sua maturazione
immunitaria e ciò è un altro punto a loro sfavore. Infatti, sappiamo
che il sistema immunitario immaturo del bambino viene stimolato, rafforzato e
maturato proprio grazie ai piccoli e grandi combattimenti che lo impegnano
fisiologicamente in molte sfide quotidiane. Non sarebbe allora più logico,
sicuro ed efficace irrobustire la sua immunità aspecifica che lo difenderebbe da
tutti i germi, invece di cercare di fortificare (con tutti i rischi che
sappiamo) l’immunità specifica proteggendolo con i vaccini solo contro 7-8
germi?
7) Consideriamo che le vaccinazioni che noi
pratichiamo non servono per proteggere i bambini dalle malattie virali e
batteriche che li affliggono tutti i giorni; anzi, dato che i vaccini
indeboliscono il sistema immunitario (effetto che si prolunga all’incirca nei
30-40 giorni successivi alla vaccinazione), i bambini vaccinati risultano più
esposti alle malattie infettive dei non
vaccinati.
8) Inoltre, consideriamo a cosa servano
il vaccino antitetanico in un bambino di pochi mesi: si arrampica sui
reticolati? E il vaccino antiepatite B? Per caso i nostri piccoli sono così
precoci da avere rapporti sessuali pericolosi? E il vaccino contro la
poliomielite? L’Europa ha il certificato “Polio Free” (senza poliomielite) dal
2002. E il vaccino per la difterite? Non ci sono casi di difterite né in Italia
né nel resto dell’Europa da vari decenni (a parte qualche sperduta zona
della Siberia). In aggiunta, gli extracomunitari sono vaccinati, ma il loro
arrivo in numero elevato in Europa non ha causato aumento delle malattie per cui
noi vacciniamo i bambini, ma pare aver causato invece un aumento della
tubercolosi e delle malattie a trasmissione sessuale.
9) Il cervello ha un suo sistema immunitario
specializzato e quando una persona viene vaccinata, le sue cellule immunitarie
specializzate (“microglia”) vengono attivate. Vaccini multipli e
frequenti iperstimolano questi neuroni provocando il rilascio di diversi
elementi tossici (radicali liberi, citochine, chemochine, ecc.) che danneggiano
le cellule cerebrali e le loro connessioni sinaptiche. Questa iperstimolazione è
la prima causa di tante cerebropatie, non per ultima la sindrome autistica, ma
anche la ADHD (disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività), le
ipercinesie, le dislessie, le convulsioni, ecc.
10) I vaccini sono pericolosi sia per i
loro componenti antigenici che per i loro componenti tossicologici, perché
possono contenere: virus vivi o morti, batteri, parti di DNA, frazioni
antigeniche, tossine, proteine eterologhe, prioni, antibiotici, mercurio,
fenolo, alluminio, formaldeide, fenossietanolo, oli e innumerevoli nuovi
composti ad azione conservante o adiuvante, nanoparticelle e chissà
cos’altro, … perché ogni tanto si scopre qualcosa di nuovo. Con
le conoscenze di immunologia di cui disponiamo oggi, pensare che la
somministrazione di queste sostanze a neonati di 2-3 mesi di vita sia totalmente
innocua è veramente da “sciocchi”!
11) A quanto pare, se la notizia di questi
giorni è veritiera (alcuni sono molto dubbiosi in merito, perché temono che la
verità sia molto più grave altrimenti non si spiegherebbero i costosi e gravosi
ritiri immediati per i banali motivi riportati), pare che i vaccini
possano rischiare di contenere anche germi contaminanti nonostante le sempre
super-garanzie che ci danno quando ci assicurano che la produzione dei vaccini è
sicura al 100%.
12) I vaccini possono causare qualsiasi
patologia nel bambino che li riceve, perché squilibrano il suo sistema
immunitario. Infatti, se il bambino ha un sistema immunitario robusto,
tollera probabilmente abbastanza bene la vaccinazione, ma se ha un sistema
immunitario debole, in un tempo variabile di giorni o mesi svilupperà una delle
patologie a cui è predisposto, e chi di noi è senza predisposizioni
patologiche congenite o acquisite? E come facciamo a sapere quanto un bambino è
forte o debole dal punto di vista immunitario? Oggi potremmo avere molte
informazioni di questo tipo con un semplice esame del sangue, ma questo esame
non viene fatto. Perché?
È forse razionale vaccinare a tappeto 560.000 bambini all’anno senza sapere nulla di loro?
È lecito eseguire un trattamento farmacologico (i vaccini sono farmaci) senza personalizzarlo? E senza sapere prevedere se l’individuo che lo riceve ne trarrà un beneficio o un danno?
È lecito attuare dei trattamenti preventivi che mettono a rischio la salute e addirittura in alcuni casi la vita del bambino? È lecito che un trattamento preventivo in un soggetto sano, specie se è un bambino, possa presentare un minimo di pericolo?
È forse razionale vaccinare a tappeto 560.000 bambini all’anno senza sapere nulla di loro?
È lecito eseguire un trattamento farmacologico (i vaccini sono farmaci) senza personalizzarlo? E senza sapere prevedere se l’individuo che lo riceve ne trarrà un beneficio o un danno?
È lecito attuare dei trattamenti preventivi che mettono a rischio la salute e addirittura in alcuni casi la vita del bambino? È lecito che un trattamento preventivo in un soggetto sano, specie se è un bambino, possa presentare un minimo di pericolo?
Oggi sappiamo che i vaccini potrebbero far
correre ai nostri figli pericoli non piccoli, ma preferisco lasciare al Lettore
il compito di rispondere a queste domande ricordandogli solo che la
letteratura medica contiene migliaia di articoli che documentano i danni da
vaccini.
I medici vaccinatori ci garantiscono che tutti i vaccini sono innocui, ma quando i genitori che hanno più paura di danneggiare loro figlio che di fare “brutta figura” davanti i medici vaccinatori chiedono loro di mettere per iscritto che la vaccinazione non causerà alcun danno al bambino … nessuno di questi medici osa mettere la sua firma su un tale documento. Perché? (…) noi tutti siamo stanchi di questa continue notizie allarmanti sugli effetti dei vaccini pediatrici. Pertanto, pretendiamo che il nostro Ministero della Salute, da una parte ci fornisca informazioni precise, esaurienti e scientificamente corrette e inoppugnabili sull’efficacia e sulla sicurezza di tutti i vaccini e dall’altra, dato che solo noi genitori siamo i veri responsabili della salute dei nostri figli, vorremmo essere liberi, come accade in tutti i Paesi civili, di poter esprimere il nostro consenso o meno ad ogni atto medico, comprese le vaccinazioni pediatriche.”
I medici vaccinatori ci garantiscono che tutti i vaccini sono innocui, ma quando i genitori che hanno più paura di danneggiare loro figlio che di fare “brutta figura” davanti i medici vaccinatori chiedono loro di mettere per iscritto che la vaccinazione non causerà alcun danno al bambino … nessuno di questi medici osa mettere la sua firma su un tale documento. Perché? (…) noi tutti siamo stanchi di questa continue notizie allarmanti sugli effetti dei vaccini pediatrici. Pertanto, pretendiamo che il nostro Ministero della Salute, da una parte ci fornisca informazioni precise, esaurienti e scientificamente corrette e inoppugnabili sull’efficacia e sulla sicurezza di tutti i vaccini e dall’altra, dato che solo noi genitori siamo i veri responsabili della salute dei nostri figli, vorremmo essere liberi, come accade in tutti i Paesi civili, di poter esprimere il nostro consenso o meno ad ogni atto medico, comprese le vaccinazioni pediatriche.”
Questo è ciò che avrebbe dovuto e
dovrebbe dirvi il pediatra, il medico di fiducia, il centro vaccinale, prima di
far pungere con un ago, potenzialmente dannoso, vostro figlio.
Queste sono invece le 10 domande di
NapoliTime rivolte al Ministero della Sanità. Attendiamo risposte. Nel
frattempo la nostra inchiesta continuerà. Finché non otterremo risposte
chiare.
1) Perchè il vaccino esavalente
contiene 4 vaccini obbligatori e 2 non
obbligatori, e non sono disponibili nei centri vaccinali i dosaggi singoli?
obbligatori, e non sono disponibili nei centri vaccinali i dosaggi singoli?
2) Perchè la scoperta di particelle non
biodegradabili e non biocompatibili, in alcuni casi anche metalli pesanti, nei
vaccini (vedi ricerca Montanari/Gatti), riconosciute dall’intero mondo
scientifico come dannose, non ha
portato all’immediata sospensione precauzionale dell’attività vaccinale pediatrica e non?
portato all’immediata sospensione precauzionale dell’attività vaccinale pediatrica e non?
3) Perché quelle particelle sfuggono ai
controlli che, secondo la dottoressa Stefania Salmaso, direttrice del Centro
Nazionale di Epidemiologia, vengono eseguiti su tutti i lotti (Il Salvagente n.
38, pag. 41).
4) Perchè, visto che un bambino in vita
sua non si ammalerà mai di 6 virus
contemporaneamente, gli viene inoculato l’esavalente in un’unica seduta e in
un momento in cui il suo sistema immunitario è immaturo?
contemporaneamente, gli viene inoculato l’esavalente in un’unica seduta e in
un momento in cui il suo sistema immunitario è immaturo?
5) E’ vero che in determinate regioni
il pediatra guadagna soldi per ogni bambino vaccinato?
6) Perchè indicare un limite di
prescrizione alla richiesta di danno da vaccino ed emotrasfusione, quando invece
i danni sono permanenti e in molti casi mortali?
7) Quale sarà la reazione del Ministero
e dell’Istituto Superiore di Sanità all’ondata di ritiri di vaccini in vari
paesi del mondo?
8) L’art. 32 della Costituzione recita
che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non
per disposizione di legge. L’art. 3 stabilisce che tutti i cittadini sono eguali
davanti alla legge. Eppure le vaccinazioni sono obbligatorie in certe regioni e
non in altre. Perché i cittadini della Repubblica italiana sono trattati in
maniera disuguale e, dunque, anticostituzionale?
9) Perché i genitori non vengono messi
in condizione di scegliere davvero, informandoli in sede di vaccinazione, per
iscritto, con dati e statistiche, circa i rischi di danni neurologici e altro in
seguito a reazione da vaccino?
10) E’ vero che i dipendenti della
Sanità non possono rilasciare dichiarazioni circa i vaccini, pena il
licenziamento?
Diffondete e informate. Facciamolo noi, per i nostri figli.
Fronte libero: La spiegazione scientifica sulla pericolosità dei ...
Fronte libero: La spiegazione scientifica sulla pericolosità dei ...: I 12 punti del Dottor Gava. Questo è ciò che il pediatra e il Ministero della Salute dovrebbero dire ai genitori. A Padova c’è un dotto...
sabato 17 novembre 2012
La Verità ci renderà liberi: Microchip in Pillole
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