lunedì 20 agosto 2012

Gli Italiani non votano ? tanto non contano un cazzo!


di FABRIZIO DAL COL

Quando si è insediato Monti al governo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prima di affidargli l’incarico lo nominò Senatore a vita. Dopo la nomina a premier e il relativo passaggio in parlamento per il conseguente voto di fiducia, il PDL quasi quotidianamente ribadiva che il premier nominato mancava di legittimità popolare per svolgere l’incarico di Presidente del Consiglio in quanto detto incarico era stato affidato tramite una nomina diretta dal capo dello Stato, quindi non elettiva, senza che il suo predecessore Silvio Berlusconi venisse mai sfiduciato con il voto parlamentare. Come sappiamo Berlusconi si dimise da premier per lasciare l’incarico a Monti, giustificando le dimissioni come atto di responsabilità politica e senso dello Stato. Il PDL aveva ragioni da vendere quando contestava la “sospensione della democrazia” consumatasi per i fatti e il percorso avvenuti, ma dato che l’Italia si è sempre distinta per non essere un paese normale, il Pdl ha preferito non ritornare sul tema della legittimità popolare ben sapendo che, di lì a poco, avrebbe dovuto sostenere il governo Monti.
Il primo presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica è stato però Carlo Azeglio Ciampi (dall’aprile 1993 a maggio del 1994 ) chiamato a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio di un governo tecnico di transizione. Ciampi divenne successivamente ministro del Tesoro (dall’aprile 1996 al maggio 1999) nei governi Prodi e D’Alema e nel maggio del 1999 Presidente della Repubblica, il tutto senza aver mai ricoperto prima nessuna carica elettiva. L’Italia si è così guadagnata sul campo l’appellativo di paese non normale riuscendo perfino a dimostrare al mondo intero che è l’unico paese al mondo in cui si può arrivare alla carica politica più prestigiosa senza mai sottoporsi al giudizio del voto degli italiani.
Pensando alle prossime elezioni politiche del 2013 non si può non tenere in debita considerazione la questione irrisolta della legittimità popolare visto che la volontà degli italiani di disertare il voto, ben evidenziata dagli ultimi sondaggi commissionati, si assesta ormai nel preoccupante dato del 50 % ed è divenuta nell’opinione pubblica una sorta di vendetta contro i politici. A questo ipotetico 50 % che decidesse di non recarsi alle urne non interessa più un fico secco dei politici, dei programmi e dei partiti, e questo perché, causa la crisi, il malaffare, le tangenti, le ruberie, i privilegi, gli inquisiti, i pregiudicati, i condannati etc., sono nel frattempo sparite anche tutte le ideologie politiche. Non basta? Certo che no, i cittadini non accettano più di votare per la paura di essere nuovamente beffati o perché ritengono che il loro voto venga sistematicamente manipolato, ma soprattutto per il motivo che personalmente ritengo il più importante: il fatto di considerare perduti, già oggi e per sempre, tutti i diritti civili e politici e financo la stessa sovranità popolare da cui deriva la legittimità conseguita dai partiti attraverso il voto. Tutti i più autorevoli opinionisti politici, politologi, filosofi, costituzionalisti, fatta eccezione del professor Massimo Cacciari a cui riconosco il merito di aver detto e scritto molte volte di non sottovalutare il sapere degli elettori, hanno mai speso una parola in favore di chi si astiene al voto.
Ma cosa potrebbe accadere realmente se il  dato del 50 % e forse più di astensione venisse per la prima volta confermato nelle urne? Certo le elezioni sarebbero valide, ma poniamo il caso che, a prescindere da qualunque legge elettorale, una coalizione di più partiti vincesse le elezioni con il 50% dei voti o forse meno, tanto comunque non farebbe nessuna differenza in quanto i voti sarebbero validi e le elezioni pure, e che il 50% e forse più, e anche in questo caso non farebbe nessuna differenza, decidesse di non partecipare al voto? Quale situazione si verrebbe a verificare ? Se calcoliamo il numero degli elettori italiani (fonte ministero dell’Interno elezioni 2006 : 47.160.244 senza considerare la circoscrizione estero ), significherebbe che la metà, ovvero 23.580.122 avrebbero preferito disertare il voto. Qualcuno potrebbe minimizzare, ma 20 e passa milioni di elettori non sono tuttavia bruscolini ed è sufficiente guardare i politici in TV per capirlo. Quando in televisione appaiono i dati dei sondaggi relativi al consenso, la prima casella che guardano non è quella del rispettivo partito, ma quella relativa al dato sull’astensione.
Detto questo, davanti ad uno scenario del genere, chiunque vincesse le elezioni saprebbe che dovrebbe governare con metà popolazione contro e forse più, il che si tradurrebbe immediatamente in un governo e un parlamento completamente delegittimati dal non voto. Per cui governare in queste condizioni, soprattutto nel bel mezzo di una crisi economica, e magari anche con una coalizione che pur di vincere ha restaurato il peggio del peggio significa, ad essere moderati, non avere più rispetto della democrazia e dei cittadini, mentre ad essere incazzati, significa voler a tutti i costi minare irreversibilmente la tenuta democratica del paese.

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