L'editoriale della domenica di Roberto Buonasorte
17/08/2014 06:00
Misure economiche, altro che riforme inutili
Aziende in fallimento, turismo a picco, famiglie strozzate. A settembre Matteo bullo da Firenze si dovrà arrendere
Pensava, Renzi, che da qualche tempo abbiamo deciso di chiamare Matteo bullo da Firenze, che bastava presentarsi a Palazzo Chigi con dei jeans scoloriti, oppure atteggiarsi a giovincello avvezzo alle applicazioni della Apple, a fare selfie, o, peggio ancora, a nascondere la corrispondenza severa che gli proveniva dall'Unione Europea.
No, e lo ripetiamo ormai da molto tempo, questa nostra Italia non ha bisogno di un venditore di pentole, ma di un governo (finalmente eletto dal popolo) che indichi una via per uscire dallo stato di strozzinaggio a cui ci hanno portato la Banca Centrale Europea, la Germania della signora Merkel e tutti i poteri forti internazionali che vorrebbero la nostra Nazione ridotta a colonia da spolpare fino in fondo.
Matteo bullo da Firenze non risolverà i nostri problemi con l'abolizione del Senato elettivo o introducendo nella Costituzione una norma che stabilisca a quanto debba ammontare lo stipendio del consigliere regionale (non sappiamo se ridere o piangere) ma incidendo in maniera drastica su costo del lavoro e cuneo fiscale, limitando i poteri di veto a cui i sindacati ricorrono in modo esagerato, lottando in modo fermo contro quella immigrazione clandestina che sta devastando popoli, culture, città e famiglie.
Negli ultimi giorni due dati ci hanno colpito in modo drammatico: quelli sul turismo e quelli sulla competitività delle nostre imprese.
Sul turismo i dati parlano chiaro, spiagge vuote e città piene, blitz mordi e fuggi ed alberghi deserti.
Persino nella perla delle Dolomiti non si riesce a vendere stanze d'albergo, neppure a prezzi stracciati, se è vero quello che leggiamo e cioè che anche con stanze poste in affitto a 50 euro al giorno, Cortina resta vuota.
Ma c'è di più.
L'Italia, che fino a qualche tempo fa era il paese più ambito come meta di turisti provenienti da tutto il mondo, scende sempre più verso il basso della classifica.
Secondo il rapporto 2014 di World Tourism Organization, l'Italia è ormai scivolata al quinto posto dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina.
La cosa sconcertante è che entro il 2017 è previsto un ulteriore arretramento del Bel Paese, con probabili altri sorpassi, addirittura da parte della Turchia.
Per quanto concerne il raffronto del costo del lavoro e la burocrazia a cui devono far fronte le nostre imprese rispetto alle altre dell'Unione, fa rabbrividire sapere che le tasse sulle imprese sono il 10% in Albania, nessuna per 10 anni e poi solo il 10 in Macedonia, il 22 nel Regno Unito, il 20 in Svizzera contro il 47 dell'Italia.
Il Cuneo fiscale è del 14% in Albania, il 27 in Macedonia, il 47 nel Regno Unito, Il 21 in Svizzera e il 99,2 da noi.
Se poi vuoi aprire una nuova attività, in Italia se ti dice bene impieghi dai 60 ai 120 giorni, nel Regno Unito 7 , in Svizzera 4, in Albania e Marocco un solo giorno!
Non vogliamo apparire come disfattisti, ma semplicemente non accodarci al coro dei lecchini, di quella Italia sempre pronta a saltare sul carro del "vincitore", dei giornaloni di regime che dedicano le prime pagine al bullo fiorentino omaggiandolo ogni giorno, o alla grande impresa italiana modello De Benedetti, quello per intenderci che socializza le perdite attraverso l'intervento dello Stato e privatizza gli utili delocalizzando imprese e lavoro.
Anche di questo, crediamo, avrà parlato nelle scorse ore il premier nell'incontro con Napolitano: di come intervenire a breve con misure economiche serie, perché l'ora della propaganda è finita, e settembre ormai è alle porte.
Anche se ormai il bluff è scoperto, e non è affatto escluso che il bullo dovrà arrendersi.
Pensava, Renzi, che da qualche tempo abbiamo deciso di chiamare Matteo bullo da Firenze, che bastava presentarsi a Palazzo Chigi con dei jeans scoloriti, oppure atteggiarsi a giovincello avvezzo alle applicazioni della Apple, a fare selfie, o, peggio ancora, a nascondere la corrispondenza severa che gli proveniva dall'Unione Europea. No, e lo ripetiamo ormai da molto tempo, questa nostra Italia non ha bisogno di un venditore di pentole, ma di un governo (finalmente eletto dal popolo) che indichi una via per uscire dallo stato di strozzinaggio a cui ci hanno portato la Banca Centrale Europea, la Germania della signora Merkel e tutti i poteri forti internazionali che vorrebbero la nostra Nazione ridotta a colonia da spolpare fino in fondo.
Matteo bullo da Firenze non risolverà i nostri problemi con l'abolizione del Senato elettivo o introducendo nella Costituzione una norma che stabilisca a quanto debba ammontare lo stipendio del consigliere regionale (non sappiamo se ridere o piangere) ma incidendo in maniera drastica su costo del lavoro e cuneo fiscale, limitando i poteri di veto a cui i sindacati ricorrono in modo esagerato, lottando in modo fermo contro quella immigrazione clandestina che sta devastando popoli, culture, città e famiglie.
Negli ultimi giorni due dati ci hanno colpito in modo drammatico: quelli sul turismo e quelli sulla competitività delle nostre imprese.
Sul turismo i dati parlano chiaro, spiagge vuote e città piene, blitz mordi e fuggi ed alberghi deserti.
Persino nella perla delle Dolomiti non si riesce a vendere stanze d'albergo, neppure a prezzi stracciati, se è vero quello che leggiamo e cioè che anche con stanze poste in affitto a 50 euro al giorno, Cortina resta vuota.
Ma c'è di più.
L'Italia, che fino a qualche tempo fa era il paese più ambito come meta di turisti provenienti da tutto il mondo, scende sempre più verso il basso della classifica.Secondo il rapporto 2014 di World Tourism Organization, l'Italia è ormai scivolata al quinto posto dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina.La cosa sconcertante è che entro il 2017 è previsto un ulteriore arretramento del Bel Paese, con probabili altri sorpassi, addirittura da parte della Turchia.
Per quanto concerne il raffronto del costo del lavoro e la burocrazia a cui devono far fronte le nostre imprese rispetto alle altre dell'Unione, fa rabbrividire sapere che le tasse sulle imprese sono il 10% in Albania, nessuna per 10 anni e poi solo il 10 in Macedonia, il 22 nel Regno Unito, il 20 in Svizzera contro il 47 dell'Italia.
Il Cuneo fiscale è del 14% in Albania, il 27 in Macedonia, il 47 nel Regno Unito, Il 21 in Svizzera e il 99,2 da noi.Se poi vuoi aprire una nuova attività, in Italia se ti dice bene impieghi dai 60 ai 120 giorni, nel Regno Unito 7 , in Svizzera 4, in Albania e Marocco un solo giorno!
Non vogliamo apparire come disfattisti, ma semplicemente non accodarci al coro dei lecchini, di quella Italia sempre pronta a saltare sul carro del "vincitore", dei giornaloni di regime che dedicano le prime pagine al bullo fiorentino omaggiandolo ogni giorno, o alla grande impresa italiana modello De Benedetti, quello per intenderci che socializza le perdite attraverso l'intervento dello Stato e privatizza gli utili delocalizzando imprese e lavoro.
Anche di questo, crediamo, avrà parlato nelle scorse ore il premier nell'incontro con Napolitano: di come intervenire a breve con misure economiche serie, perché l'ora della propaganda è finita, e settembre ormai è alle porte.
Anche se ormai il bluff è scoperto, e non è affatto escluso che il bullo dovrà arrendersi.
Roberto Buonasorte
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