Tratto da http://www.luigiboschi.it/ - Franco Libero Manco
Ma l’EUROSTAT e la CIA, sostengono che negli ultimi quattro anni la nostra aspettativa di vita va accorciandosi.
Nei secoli passati un bambino su tre moriva prima di un anno di vita. Alla fine dell’800 in Italia il 38% circa dei bambini moriva prima dei 5 anni, dal 1950 in poi la mortalità scende progressivamente dal 10% al 3 per mille attuali.
Uno dei punti fermi a sostegno dei vantaggi e dei benefici della medicina convenzionale, a cui fa riferimento molta gente, è che nonostante i danni collaterali delle medicine di sintesi, nonostante gli alimenti, l’aria, l’acqua siano inquinati, la vita media è aumentata, e naturalmente i meriti vengono attribuiti alla medicina che con i suoi farmaci ha contribuito a questo traguardo.
In realtà nel fare il confronto dei dati tra la vita media attuale quella dei secoli passati si esclude l’altissima mortalità infantile, la morte per parto, le guerre, l’estrema fatica cui era sottoposta la gente, la poca igiene e la scarsa alimentazione: se nel paragone si escludessero questi fattori si capirebbe che se le generazioni passate avessero avuto gli agi ed il benessere delle generazioni attuali, cioè cibo in abbondanza, sei ore di lavoro giornaliero, igiene, assenza di mortalità per guerre, assenza quasi del tutto di mortalità per parto e di mortalità infantile ecc. la loro vita media sarebbe stata sicuramente più lunga della nostra.
Sino a pochi decenni fa i pochi che sopravvivevano alle dure condizioni di vita erano di gran lunga più forti e robusti degli anziani contemporanei. I nostri nonni lavoravano i campi fino a tarda età per 10-12 ore al giorno, e chi sa cosa significa zappare la terra può rendersi conto della forza e dell’energia necessaria. Qualunque palestrato oggi credo non sarebbe in grado di zappare o spaccare la legna solo per un’ora. Gente che durante la giornata lavorativa mangiava pane, olive e fichi secchi e la sera a cena, quelli più fortunati, legumi e verdure di campo.
A 70 anni erano curvi e scarniti ma duri come l’acciaio. In sostanza è vero che attualmente la vita degli individui è aumentata rispetto soltanto a 50 anni fa, ma è aumentata la lunghezza della vecchiaia non la salute delle persone che passano gli ultimi venti anni della loro vita tra terapie e analisi di ogni genere facendo la spola tra un ospedale ed una clinica. La medicina attuale, (improntata a intervenire sugli effetti non ad eliminare le cause) conosce tutto della malattia ma poco o niente della salute; è in grado di tenere in vita anche i moribondi perché il suo scopo non è tanto guarire la persona ma curarla, il ché non è la stessa cosa.
In conclusione sulla balla della speranza di vita più lunga ci hanno allontanato l'età pensionabile.
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