mercoledì 12 marzo 2014

LA BOLDRINI E’ ORAMAI LA CARICATURA DI SE STESSA

LA BOLDRINI E’ ORAMAI LA CARICATURA DI SE STESSA
- di Francesco Maria Toscano -
La #Boldrini è francamente insopportabile. Al confronto pure Irene Pivetti era un gigante. Ma è mai possibile affidare la guida della Camera ad una figura tanto inadeguata, mediocre e petulante? Cosa c’entra la Boldrini con l’emancipazione delle donne? E’ progressista starnazzare in continuazione contro il pericolo “sessismo”, evocato  ogni due per tre fino a svuotarne completamente il senso e il significato? La Boldrini incarna la fine della politica. Il trionfo della banalità e del pressapochismo condito dal continuo richiamo ad uno stucchevole rispetto delle forme.  La Boldrini interpreta il suo ruolo in maniera molto particolare. Più che un presidente della Camera, sembra una specie di perfida direttrice, sempre pronta a bacchettare i discoli alunni che non si alzano quando entra in aula il blasonato preside. A parte infastidire l’uditorio con la sua insopportabile voce stridula e monocorde , infatti, la Boldrini è nota per le sue performance in difesa della innominabilità di Napolitano. Rinnovando al lume del suo indiscusso ingegno leggi e regolamenti, la pia Laura è addivenuta tempo fa ad una conclusione granitica: Napolitano non si può nominare. Si può pensare, adorare, lodare, invocare e ringraziare. Ma nominare no. Ne va del buon nome delle istituzioni. Voi capite che in un Paese normale ad una così la Camera non l’avrebbero fatta vedere manco col binocolo. Verrebbe da pensare ad uno scherzo, se non sapessimo che l’ironia non è il punto forte della nostra vestale in difesa del bon ton. La Boldrini non possiede il senso del ridicolo. Se l’avesse non si sarebbe cimentata in una surreale critica dell’imitazione dell’ottima Virginia Raffaele  nei panni di una finta e simpaticissima Maria Elena Boschi. Nemmeno il più grigio burocrate sovietico dell’era di Breznev sarebbe arrivato a tanto. L’accusa? Il “sessismo” ovviamente. Forse sarebbe il caso che i comici prima di andare in onda mandino preventivamente i testi allaPresidenta. La quale, con apposito marchio di qualità, garantirà la messa in onda solo delle parodie che non contengano elementi vagamente sessisti. Il nuovo comitato per la salvaguardia dei costumi casserebbe sicuramente campioni della volgarità come Checco Zalone (da punire per la canzone “sessista” sullaD’Addario), Sabina Guzzanti (protagonista di ripetute insinuazioni sul conto della Carfagna) e Lino Banfi (già protagonista di commedie all’italiana  in compagnia di donne in abiti succinti). Da approfondire anche il ruolo diGrande Puffo (non è sessista che i Puffi, tranne Puffetta, risultino tutti maschi?) e Pinocchio, inopinatamente obbligato a concludere il suo percorso formativo trasformandosi per forza in  “bambino”, senza cioè consentire al summenzionato burattino la possibilità di scegliersi il sesso futuro. Dietro quel fare vagamente naif la Boldrini nasconde chiarissime pulsioni totalitarie e illiberali. E’ stata lei, unico Presidente nella storia della Camera dei deputati, ad utilizzare impropriamente lo strumento della ghigliottina per frustrare l’ostruzionismo dei 5 Stelle e garantire la rapida approvazione di un provvedimento gradito alla banche. Proprio lei, espressione di un partito, Sel, teoricamente nato per difendere le ragioni dei più deboli. In conclusione, credo di poter dire in coscienza che la Boldrini è il peggior sponsor possibile in difesa della sacrosanta battaglia per la completa emancipazione femminile. Una specie di grottesca caricatura sovrintende i lavori della Camera. Luogo della rappresentanza democratica divenuto triste preda di infantilismi ed isterismi.

Fonte: Il Moralista

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