lunedì 8 gennaio 2018

ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO

Mauro Biglino
Antico e Nuovo
testamento
libri senza Dio
Come le religioni sono state costruite
a tavolino per mantenere il potere

Introduzione
Dopo molti anni trascorsi come traduttore di ebraico masoretico,
dopo la pubblicazione da parte delle Edizioni San Paolo di
diciassette libri dell’Antico Testamento tradotti dalla Bibbia ebraica
Stuttgartensia (Codice di Leningrado), dopo la pubblicazione
di quattro testi sulla Bibbia, sei anni di attività pubblica e più di
100.000 libri venduti, esce il secondo volume de La Bibbia non è
un libro sacro.
In questa nuova pubblicazione ho voluto inserire una serie di prime
riflessioni sul Nuovo Testamento per ricomprenderlo senza ombra
di dubbio all’interno dell’affermazione contenuta nel titolo.
Ho anche scelto di rispondere in modo circostanziato alla più
importante delle contestazioni che l’esegesi giudaico-cristiana mi
rivolge: quella relativa al termine Elohim, al suo essere plurale o
singolare, al suo significare Dio oppure no.
Come si comprende bene, questa infatti è la questione di fondo,
tutte le altre non ne costituiscono che il corollario e rivestono un’
importanza di gran lunga inferiore.
E’ infatti fondamentale stabilire se la Bibbia parla del Dio unico
oppure no.
E se non parla di Dio, di cosa si occupa? Che storia ci narra?
Questo nuovo lavoro è dunque un excursus su vari temi compiuto
con l’intento di evidenziare la questione di fondo che concerne il
nostro rapporto con quel libro su cui mi pongo le seguenti domande:
per l’Antico Testamento, i detentori della conoscenza hanno
raccontato ciò che veramente contiene?

6 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
Per quanto concerne invece il Nuovo Testamento, come si comprenderà
dal contenuto del lavoro, la domanda è necessariamente
diversa: gli autori hanno scritto il vero?
La risposta è per me scontata in entrambi i casi: assolutamente no.
Per l’Antico Testamento non si sono limitati a non raccontare, ma
sono andati ben oltre e hanno deliberatamente e spudoratamente
inventato ciò che non c’è.
Per il Nuovo Testamento gli autori dell’inganno sono stati innanzitutto
gli estensori, coloro che hanno inventato la figura cristica,
ben diversa dalla figura storica del predicatore giudeo messianista.
Ecco il motivo della scelta di un titolo così assertivo e all’apparenza
provocatorio.
Darò anche risposte a critiche e osservazioni che i rappresentanti
delle diverse, e spesso contraddittorie, dottrine hanno rivolto alle
ipotesi contenute nei miei precedenti lavori.
Un percorso che parte dal primo versetto della Genesi per arrivare
a riflettere, sia pure per il momento molto sinteticamente, sull’inganno
finale: da Adamo a Gesù.
Una storia che i detentori della conoscenza hanno costruito a tavolino,
utilizzando i testi cosiddetti sacri come puro pretesto, come
spunto per dare voce a una loro creazione artificiale.
Ho scelto deliberatamente di ridurre al minimo le citazioni testuali
di versetti e i riferimenti bibliografici che si trovano numerosi negli
altri miei libri; ne consegue che la bibliografia è essenziale e contiene
esclusivamente i testi che fanno diretto riferimento ai temi
trattati, mentre le citazioni testuali dei versetti ebraici si sono rese
necessarie nei capitoli in cui ho affrontato le obiezioni degli esegeti
giudaico-cristiani.
Introduzione 7
A proposito di citazioni e bibliografia, devo però anche dire che in
questi sei anni di esposizione pubblica dei miei studi, ho notato
che i critici di professione hanno un atteggiamento strano, molto
curioso e quanto meno poco coerente: se ascoltano o leggono
un’affermazione che collima con le loro idee non chiedono mai
la fonte e non pretendono che sia contestualizzata; la accettano
così come viene formulata, senza porre ulteriori questioni, anche
se quella affermazione potrebbe rivelarsi un’emerita fandonia o la
stupidaggine del secolo.
Se invece ascoltano o leggono una tesi o un’ipotesi che non collima
con le loro idee, o peggio che le mette in seria discussione,
immediatamente ne chiedono la fonte, introducono il concetto di
allegoria o metafora, applicano la contestualizzazione giustificatrice
ecc. ecc…
Ad esempio, se scrivo che Yahweh amava l’umanità intera (cosa
che contrasta con l’intero Antico Testamento) i critici tacciono;
mentre se scrivo che Yahweh ordinava di massacrare donne, anziani
e bambini (cosa ripetutamente dichiarata nel testo e realmente
avvenuta), immediatamente mi chiedono dove è scritto, in che
contesto è inserito quell’evento; mi ammoniscono sostenendo che
va interpretato, capito, letto magari in chiave allegorica o metaforica,
inserito nel momento storico e culturale in cui si è verificato,
va scavato per ricavarne il significato profondo, esoterico ecc. ecc.
Addirittura arrivano a sostenere che per quelle parti, e solo quelle,
non abbiamo alcuna certezza che siano state ispirate da Dio.
E per le altre invece abbiamo la prova, chiedo io?
Non ho mai sentito dire che il primo versetto della Genesi abbia un significato
allegorico, eppure proprio quel versetto contiene un’affermazione
che non ha nulla a che vedere con ciò che ci è stato tramandato:

8 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
non parla cioè della ‘creazione’ ma di ben altro (vedere l’analisi specifica
condotta nel precedente lavoro: Non c’è creazione nella Bibbia).
Insomma, la sostanza del comportamento dei dogmatici è la
seguente: ciò che piace può e deve essere preso alla lettera, così
com’è; mentre ciò che non piace richiede stranamente analisi approfondite
e interpretazioni di varia natura.
Per il Nuovo Testamento assistiamo addirittura ad un atteggiamento
che non sarebbe approvato in nessuna altra situazione: l’accettazione
acritica di tutto ciò che vi è scritto, senza alcuna considerazione
sulla totale assenza di fonti accertate e di riscontri storici.
Questo nuovo libro è come un fiume, una corrente il cui flusso
scorre con i pensieri che si richiamano gli uni con gli altri senza
suddivisioni didascaliche.
Non ho neppure riportato i versetti in ebraico perché ho scelto
deliberatamente di dare spazio alle traduzioni ufficiali – quelle
non contestate – con particolare riferimento alle versioni della CEI
(Conferenza Episcopale Italiana), cui va riconosciuto il merito di
operare con sempre maggiore obiettività nel dare conto dei significati
del testo ebraico, anche nei passi che possono risultare poco
consoni o addirittura ostici per la dottrina.
Ho concesso anche molto spazio alle tesi dei rabbini che studiano
questi testi con un atteggiamento libero dai condizionamenti
dell’ultra ortodossia integralista e dell’ideologia di stampo nazionalista
(conosciuta con il termine sionismo), il cui dogmatismo
non ammette dubbi o riflessioni che abbiano potenzialmente conclusioni
diverse da quelle già predefinite.
Preciso solo che quando cito genericamente la filologia ebraica mi
riferisco a quei blog e forum in cui filologi biblisti ebrei hanno
analizzato i miei lavori precedenti.
Introduzione 9
Il lettore seguirà dunque questo fiume ricavandone spunti e stimoli
per procedere con approfondimenti personali e con l’avvio di
una riflessione autonoma, utile a comprendere la reale consistenza
(dovrei dire inconsistenza) delle fondamenta di quella grande costruzione
che, nei secoli, è stata edificata e presentata come vera.
Come sempre scrivo e dico, so di non possedere la verità e so altrettanto
bene che posso commettere errori, dai quali per altro nessuno
è esente; al contempo, senza presunzione, sono consapevole
di aver maturato nei decenni almeno quel poco di conoscenza che
è sufficiente per svelare i palesi inganni altrui: i diciassette libri di
mie traduzioni pubblicati dalle Edizioni San Paolo testimoniano
in questo senso.
I dubbi e le domande che sorgono nella mente del lettore sono il
vero pharmakon che stimola l’avvio di un processo di conoscenza
autonomo, indipendente da ogni forma di condizionamento.
Quindi proseguo lungo il cammino tracciato in questi anni: traduco
letteralmente l’ebraico, provo a raccontare con la massima
chiarezza possibile ciò che trovo e se ciò che trovo è una fiaba, proprio
come Pinocchio, io racconto Pinocchio, ma bisogna sapere
che in quel caso la fiaba l’hanno introdotta ed elaborata i redattori
dell’Antico Testamento ebraico e del Nuovo Testamento greco.
PS: In questo volume ho voluto/dovuto riprendere alcune, per altro
poche, pagine del lavoro precedente per due motivi: garantire
al nuovo lettore la possibilità di comprendere il testo senza doversi
necessariamente procurare il libro precedente; chi invece lo possiede
sarà facilitato nel seguire questo nuovo lavoro senza dovervi fare
continuamente ricorso.

I presupposti e le modalita’
di una invenzione
Stante la natura di questo libro che vuole essere la prosecuzione
del lavoro precedente, mi sento davvero di entrare nel merito dei
contenuti affermando che il Dio biblico, l’idea stessa della sua esistenza,
le sue caratteristiche, gli attributi che lo connotano, la sua
presunta volontà, i suoi obiettivi, le finalità con cui opererebbe,
sono frutto di una invenzione.
Probabilmente è la più grande invenzione che una parte dell’umanità
- una parte numericamente molto limitata ma dotata di
astuzia e intelletto messi a disposizione di obiettivi precisi e forse
anche opportunamente guidata e indirizzata da chi ci ha fabbricati
- ha elaborato e messo in opera per dominare sulla restante parte
numericamente molto più estesa.
La parte di umanità dominata è spesso dotata anche delle stesse
capacità intellettive, talvolta forse anche superiori, ma risulta
stranamente disponibile a rinunciarvi, pur di avere risposta certa
e consolatoria a quella che possiamo sostanzialmente definire la
madre di tutte le angosce: la paura della morte.
Lo stesso attuale Dalai Lama ebbe dire che tutte le religioni sono
state elaborate per aiutare l’uomo a trovare proprio questa risposta
che risulta avere una valenza fondamentale: aggiungo che
è proprio questa capacità l’elemento costitutivo e fondamentale
della credibilità e della conseguente accettabilità di ogni forma di
pensiero religioso. Senza questa risposta – in qualunque modo sia

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formulata - le religioni non avrebbero seguaci/fedeli e dunque
non avrebbero alcuna possibilità di esistere.
Il Dio biblico e il mondo spirituale a esso connesso svolgono proprio
questa funzione che storicamente risulta essere irrinunciabile.
Tale risposta rappresenta l’elemento costitutivo di ogni struttura,
di ogni organizzazione che abbia l’obiettivo di controllare ampi
strati di una umanità alla ricerca disperata di qualcuno dotato di
una qualche forma di autorevolezza, spesso imposta anche con la
violenza, che le garantisca – in forme diverse ma comunque sempre
confortanti – che in ogni caso la sua vita non terminerà con
l’esperienza terrena che sta vivendo.
Questa risposta supera ogni altra incongruenza, mette a tacere la
stessa razionalità, consentendole di superare, e spesso di non vedere
neppure, le evidenti, grossolane, insanabili contraddizioni che
sono presenti in ogni forma di pensiero che definiamo genericamente
religioso.
Per rimanere in ambito biblico, un mio lettore e attento interlocutore
(il Dr. Antonio Boccardo), presenta a questo proposito delle
questioni sulle quali forse non si riflette a sufficienza.
Le ripropongo qui data la loro perfetta congruenza con quanto si
sta considerando.
Coloro che accettano le tesi dottrinali gratificanti e consolatorie
in fatto di promesse sulla presunta eternità dovrebbero per un
attimo pensare di vivere nell’epoca in cui avvengono i fatti narrati
in Esodo o Giosuè o Giudici, e di appartenere ad uno dei tanti
popoli che YHWH ha deciso di eliminare. Quando lo decide,
arriva con i suoi, vi espropria della vostra terra, ordina lo sterminio
dei vostri bambini e delle vostre donne che hanno conosciuto
uomo, salva soltanto le giovani e le vergini per la soddisfazione
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 13
sessuofoba delle sue milizie. Distrugge le vostre case, i vostri luoghi
di culto, distrugge i vostri ricordi, le sculture, le opere d’arte,
brucia le vostre biblioteche eliminando tutto il sapere che i vostri
padri hanno accumulato nei secoli. Tutte le conoscenze non ci
sono più; non esiste più nulla, solo distruzione e morte vi circondano
e solo le lacrime vi rimangono per piangere e rimpiangere
quello che prima c’era e ora non più. Questo è quanto traspare
dalla semplice lettura dell’A.T.. Tra le tante, una domanda emerge
dopo queste considerazioni: ma, è questo il Dio che la cristianità
ha osannato per secoli e secoli e in cui hanno creduto miliardi di
uomini e donne? Il Dio creatore, il Dio della bontà infinita, tutto
amore e perdono, onnipotente, onnisciente, misericordioso? Se
questo è il vero Dio di cui mi hanno sempre parlato bisogna stare
bene attenti a non incontrarlo mai, a non averci mai a che fare,
è un essere pericoloso dalla mente labile, e non c’è nessun modo
per fermarlo. Come potreste continuare a credere in un Dio che
è molto più vicino alle imperfezioni terrene che alle perfezioni
divine?
In base alla fede, quale sarebbe il vostro atteggiamento se veniste
a sapere che appena al di là dei vostri confini c’è un esercito ben
armato e ben deciso a farvi fuori tutti, sapendo che chi guida
quell’esercito è Dio?
Questa è la drammatica realtà biblica, questo ci racconta quel testo
con una chiarezza tragicamente disarmante: un vero e proprio
libro di guerra.
Non a caso è sulla base di queste evidenze che ho voluto formulare
delle ipotesi e chiedere provocatoriamente l’intervento di giuristi
per esaminare se non sussistano gli estremi per procedere contro
Yahweh (il presunto Dio giudaico-cristiano) e i suoi rappresen14

ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
tanti/sostenitori, applicando i principi che sono stati elaborati per
istruire il processo di Norimberga: i crimini contro l’umanità sono
evidenti a partire dagli ordini reiterati di sterminio fino alla promulgazione
di leggi razziali. I crimini commessi e l’apologia di
reato appaiono in tutta la loro evidenza (si veda “L’invenzione di
Dio”, Macrovideo-Unoeditori, 2015).
Ma non è tutto, le riflessioni dettate dal normale buon senso proseguono
e invitano le donne, le madri in particolare, a porre attenzione
ad uno specifico comportamento del ‘buon Dio’ al quale i
fedeli affidano la loro presunta eternità, facendosi dare le risposte
consolatorie dai sui attuali autonominati rappresentanti.
Donne, che siete o sarete mamme, tornate indietro nel tempo,
vi trovate nel deserto del Sinai. Siete da poco uscite dall’Egitto
e l’avete scampata bella su quella spiaggia, circondate da un lato
dal mare e dall’altro dall’esercito del faraone che non ha progetti
benevoli nei vostri riguardi. Ma avete la fortuna di avere il Signore
al vostro fianco. Con un miracolo riesce a salvarvi tutte, compresa
la vostra prole, i vostri uomini, e tutti i parenti e conoscenti
che sono con voi. Lungo il cammino nel deserto le difficoltà che
incontrate sono indicibili; problemi idrici, di alimentazione, di
igiene, di logistica di ogni tipo, assillano la vostra vita quotidiana.
Ma, con qualche mugugno, nella sofferenza accettate tutto, pur
di raggiungere l’agognata terra promessa, speranza di un futuro
per la vostra discendenza. In aggiunta agli ostacoli sopra elencati,
ci mettete anche il dovere di rispettare e obbedire ai nuovi ordini
divini. Tra questi ce n’è uno in particolare che crea qualcosa di
più che un semplice disagio, anzi è proprio ripugnante, o forse
sarebbe meglio definirlo terribilmente orrendo: un ordine che
non abbiamo alcuna difficoltà a definire un vero e proprio atto
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 15
criminale anche dal punto di vista semplicemente umano, senza
necessità di introdurre specifiche categorie giuridiche.
Lo troviamo ripetuto qui:

Es 13,1: Il Signore disse a Mosè:” Consacrami ogni essere che esce per
primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di
animali appartiene a me”.

Es 13,12: Mosè ricorda agli israeliti:” tu riserverai per Yahweh ogni primogenito
del seno materno…”.

Es 22,28: “il primo dei tuoi figli lo darai a me… sette giorni resterà con
sua madre, l’ottavo giorno lo darai a me”.
Cosa faceva di cuccioli di uomo di otto giorni visto che li toglieva
letteralmente alla madre?
Se erano ‘consacrati’ nel senso inteso dalle dottrine spiritualiste,
perché sottrarli alle madri accollandosi il compito estremamente
gravoso di occuparsene direttamente?
Li teneva in vita?
Aveva una nursery in cui li faceva crescere?
Chi se ne occupava?
Aveva la dimora affollata di neonati urlanti?
Li portava via?
Se si tratta di allegoria o metafora, mi chiedo quale fosse il reale
messaggio sottostante a racconti di questo genere: neppure la fantasia
più sfrenata è in grado di elaborare spiegazioni convincenti.
Per fortuna non ne abbiamo la necessità perché la realtà dei fatti è

16 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
evidente ed è la stessa Bibbia a illustrarcela senza nascondimenti.
Come ho avuto modo di spiegare ampiamente nei miei precedenti
lavori (e ci torno tra breve con un illuminante parallelismo tratto
dalla religione dell’antica Roma), l’atto del ‘consacrare, rendere
sacro’ non aveva alcuna valenza spirituale, indicava infatti esclusivamente
la scelta, volontaria od obbligata (come in questo caso),
di separare l’oggetto della consacrazione dalla sua collocazione abituale
e naturale per destinarlo in via esclusiva agli Elohim.
Questa cosiddetta ‘consacrazione’, lungi dall’essere un lodevole atto
rituale dalle valenze spirituali, si concretizzava in azioni cruente,
crudeli, generatrici di sofferenze indicibili.
E va detto che, in una sorta di recupero di coscienza, lo riconosce
lui stesso: proprio il presunto Dio che richiedeva la materiale e
spesso tragica, dolorosissima, ‘consacrazione’.
E’ proprio Yahweh infatti ad ammettere (Ez 20,25):

“Allora io diedi loro persino leggi non buone e norme per le quali
non potevano vivere… facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito,
per atterrirli, perché riconoscessero che io sono Yahweh”.
Ecco cosa faceva dei cuccioli di uomo di otto giorni.
Cara lettrice donna che sei o sarai madre, immagino che tu abbia
appreso con costernazione la notizia che il tuo Dio ha massacrato
tutti i nati primogeniti maschi d’Egitto.
E’ proprio questo ciò che vuole il tuo Dio?
Perché mai Dio ha bisogno di gettare nell’angoscia una madre che
ha commesso il solo peccato di aver generato un maschio come
primo figlio? Perché creare questo trauma così devastante, che la
memoria rinnoverà ogni giorno per tutti i giorni che resteranno
da vivere?
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 17
Ma che scopo ha immolare il primo nato da una donna?
Se immolando animali ‘puri’, Dio ottiene dei benefici in salute (si
calmava annusando l’odore acre del grasso bruciato), che beneficio
gli procura il sacrificio di un primogenito del suo popolo?
Tu, madre, ancora non lo sai, ma quel Dio pretenderà, tra un migliaio
di anni, che gli sia immolato suo figlio attraverso il supplizio
della croce (questo secondo la favola che verrà narrata nella Bibbia).
Nella tua mente si accavallano pensieri di ogni sorta, avrai anche
pensato di farla finita e di smetterla di soffrire. Qualcuno dei sacerdoti,
se non è già venuto, verrà a consolarti e ti dirà, ancora una volta
che anche questa è volontà di Dio. Crescerà la tua rabbia per un po’,
ma alla fine, tra mille tormenti, accetterai rassegnata il suo volere.
Ti domanderai: “Ma se questo e il volere del mio Dio, perché
quando eravamo ancora in Egitto, ha voluto uccidere solo i primogeniti
degli egiziani? Perché dopo averci salvati, pretende, adesso, il
sacrificio dei nostri primi nati maschi?”
Cara madre, devi sapere che in un libro che sarà assemblato tra
mille e più anni, e si chiamerà ‘la Bibbia’, si leggeranno cose incredibili
sul tuo Dio. In modo particolare si saprà che la sua attività
primaria era quella di combattere frequentemente con tutti i popoli
che non fossero quello da lui prescelto e che l’ordine perentorio
era di sterminare tutti anche i più piccoli, appena nati o già
adolescenti.

t 3,6 “…votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne e bambini”.
Is 13,16-18 “i loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi…
con i loro archi abbatteranno i giovani, non avranno pietà del frutto del
ventre, i loro occhi non avranno pietà dei bambini”.

18 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
Ez 9,5-6 “il vostro occhio non abbia pietà, non abbiate compassione.
Vecchi, giovani, ragazze, bambini e donne, ammazzate fino allo sterminio…”.
Cara madre, sappi che quel libro là è pieno di misfatti come quello
che sta capitando a te. Ma tu continui a credere che quello sia il
Dio creatore, fonte di amore universale, bontà infinita? Come può
essere un Dio di amore colui che uccide tanti bambini?
Quante donne dei nostri tempi sarebbero credenti se ci fosse in
circolazione un Dio così criminale da imporre il sacrificio dei propri
figli?
Un dio così misogino che considera le donne fonte di ogni male,
causa di ogni tentazione, motivo di tradimento e di colpa addirittura
di carattere religioso?
Rileggendo interamente il capitolo 31 di Numeri, il passo che fa
più clamore è l’affermazione irata di Mosè nei confronti dei comandanti
del suo esercito che tornano da una spedizione militare
contro i Madianiti: questi erano discendenti diretti di Abramo,
dunque parenti consanguinei strettissimi degli Israeliti, il cosiddetto
popolo eletto.
L’esercito di Israele, per dare corso alla ‘vendetta’ (sic) di Yahweh
(versetti 2 -3), uccide tutti i maschi, incendia le città, fa razzia degli
animali e dei beni e porta il bottino a Mosè che di adira (versetti 14
e se…) ed esclama: “Avete lasciato in vita tutte le femmine? Furono
esse … a stornare da Yahweh i figli di Israele…”.
La vendetta? Ma non era - e non è ancora - il Dio padre, signore
del perdono incondizionato?
E se qualcuno giustifica l’operato con la presa d’atto che “in quei
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 19
tempi si faceva così e Dio si era adattato”, affermo che un Dio così,
che si adatta alle nefandezze umane, nella migliori delle ipotesi è
un Dio inutile: sappiamo essere criminali da soli, non abbiamo
bisogno di lui.
Mosè si riferisce qui alla vicenda narrata in Numeri 25 dove si dice
che i maschi di Israele avevano iniziato a trescare con le figlie di
Moab e a prostrarsi davanti ai loro Elohim (la Bibbia non ci dice
se anche le figlie d’Israele si divertivano con i figli di Moab, ma
per par condicio mi piace pensare che il divertimento fosse almeno
equamente distribuito): da quella vicenda emerge un quadro
di nefandezze compiute dal presunto Dio che neanche il peggior
scrittore di horror si sognerebbe di mettere insieme. L’ira di Yahweh
si scatena contro il suo popolo infedele: ne annienta 24.000 e poco
importa stabilire se il numero è volutamente esagerato.
Si inserisce, in questo contesto, un secondo episodio. Mentre Mosè
e tutto il popolo piangono per i morti della vendetta divina, un
israelita prende una donna madianita di nome Cozbi e se la porta
nella tenda. Finees, nipote del sommo sacerdote Aronne, armatosi
di lancia, trafigge i due ‘peccatori’ nel basso ventre (25,8); a quel
punto l’ira di Yahweh si placa; quell’orrendo assassinio fa cessare il
furore diretto contro il suo popolo ma evidentemente non è stato
sufficiente a soddisfare la crudele voglia di sangue e a Mosè giunge
un ordine perentorio di sterminio nei confronti dei Madianiti
(versetto16).
Il capitolo 31 di Numeri, riprende l’ordine dato con l’aggiunta
della notifica divina della imminente presunta morte di Mosè (un
evento curioso che affronto in un altro capitolo): “Compi la vendetta
dei figli di Israele contro i Madianiti poi ti riunirai ai tuoi
antenati”.

20 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
Parafrasando, e senza troppa delicatezza, è come se Yahweh gli
avesse chiesto un favore: “Fammi quest’ultima commissione prima
di andartene”.
Immagino che qualche tormento interno Mosè debba pure averlo
avuto; almeno un pensiero per la sua famiglia: la moglie, i figli, il
suocero, le sorelle della moglie, erano tutti Madianiti.
Mosè non ha nulla da dire per proteggere la sua famiglia?
Non chiede al suo ‘Dio’ un pochino di compassione almeno per i
suoi più intimi?
Ci saranno anche loro fra i morti per lo sterminio ordinato da
Yahweh?
La Bibbia non lo dice.
Torniamo all’espressione che pronuncia con ira. Al ritorno vittorioso
delle sue milizie, avviene il celebre ammonimento di Mosè
ai suoi comandanti (Num 31,14): “Avete lasciato in vita tutte le
femmine?. Furono esse per suggerimento di Balaam a stornare da
Yahweh i figli di Israele… Ora uccidete ogni maschio tra i bambini
e ogni femmina che si sia unita con un maschio. Tutte le giovani
donne che non si sono unite con un uomo le preservate per voi”.
Ma solo per loro? Lui non vuole nulla? Così vorrebbe la normalità,
trattandosi di Dio e invece…
La vittoria sui Madianiti ha consentito di riportare un ingente bottino
di guerra che viene ripartito fra tutti gli Israeliti secondo le
indicazioni di Dio che però fa trattenere per sé, come offerta da
presentare quale contributo in suo onore, un millesimo di ogni
tipo di preda. Quello che gli viene assegnato dalla ripartizione sono:
675 ovini, 72 bovini, 61 asini, 32 persone. Insieme alle prede
viventi, c’è anche una robusta offerta in oro, 200 Kg circa, dono
dei soli comandanti dell’esercito, mentre i soldati semplici hanno
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 21
il permesso di trattenere per sé ogni altro oggetto di valore da loro
rinvenuto durante il saccheggio.
Facciamo alcune considerazioni su queste vicende narrate con
compiacimento nel libro ‘sacro’ per eccellenza.
Tralasciamo da parte il sempre discutibile ed esecrabile comportamento
di un dio con la d minuscola, che non conosce altri metodi
che uccidere, massacrare senza distinzione, rubare senza alcun
rispetto delle leggi da lui stesso emanate; è evidente che quelle
leggi valevano soltanto all’interno del suo popolo. Come si spiega
il fatto che per lo sgarro commesso dalle donne Moabite, hanno
pagato i Madianiti? Yahweh afferma (versetto 17) che la vendetta
contro i madianiti va praticata perché “sono stati loro ad assalire
con i loro artifici, orditi contro di voi (Israele) per l’affare di Peor e
per l’affare di Cozbi…“.
L’affare di Peor concerne la tresca tra i maschi di Israele e le femmine
moabite; Cozbi è la femmina madianita trafitta al basso ventre
di cui si è detto sopra.
Le spiegazioni teologiche non riescono a giustificare questa vendetta
perpetrata ai danni dei Madianiti e si limitano a definirla
strana (in effetti la situazione non è chiarissima) ma talvolta o - come
riportato in alcune Bibbia molto diffuse nelle famiglie - viene
addirittura definita ‘guerra santa’ (La Bibbia, Nuovissima versione
dai testi originali, Ed San Paolo, Supplemento a Famiglia Cristiana,
Cinisello Balsamo (MI), 2010).
Questa definizione non ci ricorda eventi di tristissima attualità?
Quale teologia spiega o giustifica in modo coerente la eventuale
differenza?
La teologia dovrebbe fornire una esauriente spiegazione per le offerte
fatte a Yahweh: già sono difficili da comprendere quelle ani22

ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
mali che possono almeno trovare giustificazione in sacrifici futuri,
anche se di asini sacrificati in olocausto non si legge nulla nella
Bibbia: forse li ha impiegati/sacrificati sul lavoro.
E’ comunque indubbiamente strano che ‘dio’ avesse bisogno di
forza o nutrimento animale, ma le 32 persone spettanti a Yahweh,
erano vergini madianite, su questo non ci sono dubbi: i maschi,
dai bambini agli anziani, erano stati tutti massacrati, unitamente
alle donne che avevano avuto figli.
Cosa può aver fatto ‘Dio’ di 32 giovani donne?
A cosa gli servivano le vergini?
Le teneva nella sua dimora?
Le manteneva nel corso della loro vita fino alla morte?
Quante centinaia, anzi migliaia, di prede di guerra ha accumulato
Yahweh in tanti decenni di battaglie?
Come già per i cuccioli di uomo di otto giorni, anche qui mi pongo
la domanda: si tratta di allegoria o metafora? Di cosa?
La fantasia teologica ha di che lavorare duramente per tentare di
elaborare interpretazioni convincenti: a quale antico autore biblico
poteva venire in mente di inventare e utilizzare esempi simili per
rappresentare allegoricamente un presunto Dio spirituale e trascendente?
La Bibbia non dice nulla, non consente elaborazioni di questo genere,
e allora il pensiero inevitabilmente corre veloce, anche perché
viene il dubbio che in tutte le ripartizioni di bottino il metodo
usato sia stato sempre lo stesso e Yahweh abbia sempre avuto la sua
percentuale di donne a disposizione.
Dobbiamo pensare che oltre al ‘barbecue’ col fumo del grasso bruciato
e alle ubriacature ricorrenti (“La Bibbia non parla di Dio”
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 23
Mondadori, 2015) Yahweh non disdegnasse la compagnia e qualcos’altro
di giovani vergini? Aveva un harem?
Questa tendenza riecheggia due situazioni analoghe: il capitolo 6
del libro della Genesi là dove (versetti 1 e 2) viene detto che i figli
degli Elohim videro che le figlie degli adam erano appetibili e se
ne presero come compagne quante ne vollero; l’eccitabilità sessuale
dei malachim (i cosiddetti angeli) fortemente stimolati dai capelli
lunghi delle giovani ragazze (un atteggiamento la cui pericolosità
ho già ampiamente descritto).
Stanti questi fatti, le donne in primis – ma non solo loro – hanno
di che riflettere seriamente sulla proclamata sacralità di quel libro.
E’ evidente – direi soprattutto auspicabile – che un individuo così
non possa essere Dio: infatti per fortuna non lo è e quell’insieme
di libri che chiamiamo Bibbia non lo afferma mai.
Nel testo appena citato ho tentato di documentare – nel pieno
rispetto del testo biblico – come il libro ‘sacro’ per eccellenza non
si occupi appunto di Dio.
Come potrebbe occuparsene visto che è stato scritto in una lingua
(l’ebraico) che non contiene neppure i termini che costituiscono il
fondamento di ogni discorso teologico?
Torno a sottolineare qui una evidenza che non è mai sufficientemente
ripetuta: nell’ebraico biblico non esiste il termiche che
significa ‘Dio’ nel senso comunemente inteso di entità spirituale
trascendente, onnipresente, onnisciente, onnipotente…
Lo afferma parte della stessa esegesi ebraica, lo riconoscono di
fatto tutti gli esegeti filologi traduttori, sia pure monoteisti, che,
nell’impossibilità di sapere cosa significhi non certezza, traducono
il termine Elohim utilizzando terminologie varie ma mai impiegano
il vocabolo ‘Dio’: sanno bene di non poterlo fare.

4 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
Solo la teologia si prende questa libertà che è però priva di ogni
giustificazione testuale.
Questo concetto è infatti il tipico prodotto del pensiero grecoellenistico,
non appartiene alla concretezza del pensiero originario
di quel popolo che ha avuto rapporto con l’individuo di nome
Yahweh.
Nell’ebraico biblico non esiste inoltre il verbo che significa ‘creare’,
meno che mai creare dal nulla. Lo affermano teologi come
Ellen Van Wolde (“God is not the Creator, claims academic”, The
Telegraph, Retrieved 25 July 2013); lo affermano rabbini che evidenziano
come il racconto della Genesi sia in realtà la narrazione
di una successione di ‘divisioni’ e non una creazione dal nulla
(E.L. Greenstein, Docente di studi biblici presso il Jewish Theological
Seminary di New York; in Blumental J., Etz Hayim, op. cit.
in bibliografia).
L’assenza del termine che significa Dio e del verbo che indica l’atto
della creazione (che di Dio sarebbe l’azione principale) si accompagna
all’assenza di un altro dei concetti fondamentali e irrinunciabili
per ogni elaborazione di ordine teologico, quello di eternità.
Ma se la lingua in cui è scritto il testo biblico non possiede i termini
fondamentali su cui si fonda necessariamente ogni struttura
religiosa, da dove proviene quell’idea del Dio biblico che ha pervaso
l’intero pianeta e che alberga nelle menti di più di due miliardi
di persone che si dicono certe della sua esistenza?
Dalla invenzione appunto, da una delle più articolate, ricche, ben
orchestrate, intelligenti invenzioni che l’umanità abbia mai conosciuto.
Una invenzione i cui contenuti sono veicolati in modo ossessivo,
pervasivo, coinvolgente, diretto e indiretto, a livello conscio
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 25
e inconscio; sono inculcati sin dai primi anni di vita di ogni essere
umano che nasce all’interno del corpus sociale che ha accettato
l’invenzione di Dio come elemento strutturale e portante della sua
stessa esistenza, codificandola nel sistema di pensiero - e di azione
a questo conseguente - che chiamiamo religione.
Rimanendo all’interno della storia a noi più vicina è interessante
e significativo rilevare la definizione del termine religione presente
nella cultura romana dalla cui evoluzione storica deriva la base
stessa delle nostra civiltà: Cicerone fa derivare il termine ‘religio’
da ‘re-legere’ nel senso di ‘scegliere di nuovo, considerare di nuovo’
(“Dèi e religione dell’antica Roma”, G.M. Corrias, ARKADIA
EDITORE, Cagliari 2015).
Un concetto che rimanda a una idea di culto molto precisa, scrupolosa
e attenta alla correttezza della forma, rispettosa delle esigenze
degli individui cui era diretta, i cosiddetti dèi che nulla avevano
a che vedere con quel concetto di spiritualità che poi la ‘invenzione’
successiva ha invece loro artificiosamente attribuito.
Si trattava di un rapporto che considerava gli dèi come individui
concreti, strutturalmente inseriti nel consesso sociale di cui ovviamente
occupavano i vertici.
Ricorda il Dr. Corrias come questi individui venissero riconosciuti
e considerati come parte dell’ordine politico e sociale della civitas.
A essi veniva tributato un culto che si concretizzava nel rispetto
di formule e atti finalizzati a compiacerli e soddisfarne le esigenze,
con la convinzione che, la risposta, altrettanto materiale, sarebbe
stata favorevole e positiva.
I racconti biblici del rapporto tra gli Elohim - termine che la teologia
si ostina a tradurre con ‘Dio’, ben sapendo che non ha questo
significato (vedere “La Bibbia non parla di Dio”, Mondadori,

26 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
2015) - e gli uomini loro sudditi trovano una straordinaria corrispondenza
con lo specifico aspetto strutturale della prima e più
antica forma della religiosità romana.
Del rapporto con i theoi greci ho ampiamente trattato nel testo
appena citato e non mi dilungo qui.
In entrambi i casi si tratta di una relazione che possiamo definire
giuridica, legalistica, con tutto ciò che ne consegue anche in termini
di pratica convivenza, ivi compresa la possibilità di sfruttare
a proprio vantaggio singoli aspetti di quello che si pone come un
vero e proprio contratto.
Va detto per precisione che nell’antico testamento Yahweh non ha
stipulato un rapporto paritario con le famiglie che gli sono state
assegnate (Giacobbe e i suoi discendenti, Deuteronomio 32,8 e
segg). Ciò che lui - contraente forte - ha di fatto imposto, presenta
le caratteristiche di uno scambio assolutamente non equilibrato e
talvolta assume addirittura gli aspetti propri di un ricatto basato
sulla violenza e sul terrore.
Un contratto speciale, insomma, che però la Bibbia conosce come
‘alleanza’: un insieme di norme il cui rispetto preciso, garantisce il
ben volere dei potenti (Elohim biblici, dèi romani, theoi greci), la
loro buona disposizione nei confronti del loro sudditi.
A partire da questa base è stata intelligentemente e artificiosamente
elaborata l’invenzione di ‘Dio’.
Tutto l’occidente e gran parte del resto del pianeta è di fatto condizionato
da questa operazione che nei secoli ha portato alla formazione
di quelle sovrastrutture di pensiero e di potere che ben
conosciamo.
Ma come si è riusciti a far nascere una religione partendo da simili
presupposti?
I presupposti e le modalita ’ di una invenzione 27
Voglio provare a esemplificare gli sviluppi che possono essere stati
oggetto di una programmazione intelligente che pensa di sfruttare
la situazione a proprio vantaggio e riesce a raggiungere l’obiettivo:
come in effetti è avvenuto con le vicende bibliche.
Nei miei lavori precedenti ho illustrato il fenomeno conosciuto come
il Culto dei Cargo, mostrando come, dopo la Seconda Guerra
Mondiale e sotto gli occhi degli antropologi, sia nato un sistema
cultuale e rituale originato dall’incontro di popolazioni primitive
delle isole del Pacifico con gli aerei militari USA.
Anche il quel caso, i presunti dèi (cioè i piloti degli aerei cargo
statunitensi) erano venerati in quanto portatori di benefici prettamente
materiali e il loro ritorno è atteso proprio perché in vista di
nuovi e ripetuti apporti di doni concreti molto graditi.
Voglio però ora esemplificare gli sviluppi che possono essere oggetto
di una programmazione intelligente che pensa di sfruttare
la situazione a proprio vantaggio e riesce a raggiungere l’obiettivo:
come in effetti è avvenuto con le vicende bibliche.
Come al solito facciamo finta che io giunga – volontariamente o
forzatamente – su di un pianeta o in un territorio sconosciuto e
selvaggio del mio stesso pianeta.
So che probabilmente ci dovrò rimanere per tutto il resto della mia
vita.
Vi arrivo dotato di una parte, sia pure ridotta, delle tecnologie
di cui dispone la civiltà da cui provengo e, con queste dotazioni
limitate, devo risolvere i problemi materiali posti dalla necessità
primaria della sopravvivenza.
Il pianeta/territorio in cui arrivo è abitato da culture e civiltà decisamente
meno evolute, pertanto io risulterò essere un’entità di
gran lunga superiore sia per mezzi che per conoscenza: apparirò al

8 ANTICO E NUOVO TESTAMENTO LIBRI SENZA DIO
contempo saggio, potente, terrificante, dotato di un sapere capace
talvolta di agire quasi magicamente sugli individui e sull’ambiente.
In alcune circostanze dimostrerò addirittura di essere in grado di
predire eventi come le eclissi e, magari, farò pure credere di essere
stato io a provocarle e a bloccarne poi le nefaste conseguenze ripristinando
la situazione ritenuta normale.
Tutto questo mi porrà in una posizione di indubbia e inarrivabile
superiorità: quella tipica superiorità che la conoscenza garantisce
sull’ignoranza.
Giacché su questo si basano le religioni: un’ignoranza che coinvolge
gli stessi testi su cui si basano.
Ricordo per inciso che dal 1200 al 1800 le proibizioni di leggere e
possedere i testi cosiddetti sacri sono state costanti e ripetute.
Nel 1229 il concilio di Tolosa proibisce ai laici il possesso della
Bibbia: i fedeli non devono avere accesso diretto a quel libro che,
secondo la stessa chiesa romana, contiene la rivelazione personale
di Dio all’umanità.
Dio ha parlato ma i fedeli devono udire esclusivamente le parole
dei suoi autoproclamati interpreti: secondi questi ultimi Dio ha
parlato ma in modo non comprensibile e di qui nasce la necessità
di ascoltare la sua parola mediata dai ‘sapienti’, gli unici in grado
di comprenderla e, bontà loro, spiegarla agli ignoranti.

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