domenica 20 settembre 2015

L'aroma che fa ammalare i lavoratori


L'aroma che fa ammalare i lavoratori
Una storia che inizia negli Stati Uniti, dove molti pop corn workers hanno contratto una grave malattia polmonare: la bronchiolite obliterante. Trasforma i polmoni di un trentenne in quelli di un uomo di ottant’anni. In alcuni casi è mortale. Sul banco degli imputati una sostanza, il diacetile, usata in molti processi alimentari: dai biscotti ai surgelati, dai prodotti cotti al forno fino a snack, dolciumi, confetture, pasticcini. Quindi, accusa il sindacato, sono coinvolti migliaia di lavoratori, sia nel'industria alimentare che nella ristorazione. E non solo negli Usa. Anche in Europa, Cina e Sudafrica.
di Davide Orecchio



Ci si può ammalare anche di aromi. E gravemente. Di sostanze impalpabili, invisibili. È quanto sta accadendo negli Stati Uniti (e come vedremo anche in Europa) ai lavoratori dell’industria alimentare e della ristorazione. L'imputato è una sostanza chimica presente nella
produzione dell'aroma artificiale di burro: il diacetile. È molto usato nella produzione di pop corn. Ma lo utilizzano per decine e decine di altri prodotti, cui dà appunto un sapore burroso: dai biscotti ai surgelati, dai prodotti cotti al forno fino a snack, dolciumi, confetture, pasticcini, oli per la ristorazione e via elencando. Se inalato durante un processo di cottura, potrebbe causare gravissime affezioni polmonari. Ridurre la capacità respiratoria fino al 25%. Trasformare i polmoni di un trentenne in quelli di un uomo di ottant’anni. Causare tosse, dolori bronchiali. In alcuni casi rivelarsi mortale.

Dagli Stati Uniti...
La patologia scatenata da questa sostanza ha un nome scientifico: bronchiolite obliterante (Bo). In America tutti la chiamano “polmonite dei lavoratori di pop corn” (visto che la maggioranza dei casi riguarda gli addetti del settore), ma la definizione è impropria: racconta solo una parte del tutto, solo un paragrafo di una storia complessa.

Questo male distrugge i bronchioli – minuscole vie respiratorie dei polmoni – e non è curabile se non col trapianto polmonare (procedura peraltro ad alto rischio di rigetto). Il nesso tra la Bo e il diacetile non è stato rilevato da molte ricerche perché se ne parla, in realtà, da non molti anni. Tuttavia l’amministrazione degli Stati Uniti per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ha già redatto un dossier (qui i contenuti) riconoscendo i rischi potenziali dell diacetile e invitando le aziende che lo utilizzano a tenere sotto osservazione i lavoratori. Ma il problema è che non esiste una lista di tutte le aziende. O, se esiste, è ben custodita. Inaccessibile.

La storia comincia in California, dove la Bo è stata diagnosticata a un gruppo di lavoratori dell’industria dei pop corn. La scorsa estate, nell’agosto del 2007, un’azienda del settore (la Pop Weaver) ha eliminato l’uso del diacetile, ammettendone implicitamente la tossicità. In realtà è dal 2000 che i presidi medici americani hanno iniziato ad analizzare il fenomeno, arrivando a dimostrare che un’esposizione anche breve al diacetile può rivelarsi fatale (qui per approfondire). Di fronte alla riluttanza dell’Osha (il Dipartimento del lavoro) ad affrontare il tema, si è scatenata una campagna per opera soprattutto di sindacati e avvocati del lavoro. Così, nel settembre del 2007, la Camera dei deputati degli Stati Uniti ha approvato una proposta di legge che impegna il Dipartimento del lavoro a proteggere la salute dei lavoratori esposti alla sostanza.

...all'Europa
Nel frattempo è iniziata una mobilitazione sindacale a livello transnazionale che ha nella Uita (l’Unione internazionale dei lavoratori del settore alimentare) il suo centro propulsore. Dopo aver contattato la Effa (European Flavour and Fragrance Association, cui è associata l'italiana Federchimica) il sindacato ha accertato che il diacetile è utilizzato non solo negli Stati Uniti, ma anche nell’Unione europea, in Sudafrica e in Cina. “Però l’organizzazione – ci spiega Peter Rossman della Uita – non ci ha voluto fornire nomi o localizzazioni dei fabbricanti o le marche dei prodotti che contengono l’aroma.” La presenza di diacetile non si può neppure ricavare dall’elenco degli ingredienti riportato sulle confezioni, che in genere si limitano alla dicitura generica “aromi artificiali”.

Insomma il sindacato brancola nel buio: gli organismi europei hanno riconosciuto che si fa ampio uso di diacetile nelle imprese del Vecchio continente, ma non hanno fornito una stima di quante persone sono coinvolte. “Eppure si tratta – assicura ancora Rossman – di molte migliaia di lavoratori”. Donne e uomini per ora senza volto né nome, impiegati in aziende con gli omissis, ma protagonisti loro malgrado di una storia globale piuttosto che americana.

Leggiamo dal sito sicurezzadeglialimenti.it: “Ancora poco si sa degli effetti sulla salute associati al consumo di popcorn al burro contenenti il diacetile o alla respirazione dei fumi dopo il riscaldamento di questo prodotto al microonde. (…) A livello europeo esiste una decisione (che modifica la decisione 1999/217/CE) relativa al repertorio delle sostanze aromatizzanti utilizzate nei o sui prodotti alimentari, che devono essere valutate e in cui viene elencato anche il diacetile. L'EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ndr.) ha pubblicato un'opinione su alcune sostanze aromatizzanti, tra cui alcuni composti chimici del gruppo 10, quello del diacetile, che potrebbero avere effetti avversi per la salute, ma di cui bisogna valutare attentamente i livelli di assunzione”.

Per la verità in Europa un nome e un volto sono usciti fuori. Appartengono all’inglese Martin Muir (la sua storia è raccontata da Hazards, leggila, un magazine britannico che si occupa di sicurezza e salute): 38 anni, lavoratore della Firmenich, una multinazionale svizzera che si descrive come “la più importante azienda al mondo nell’industria degli aromi e delle fragranze”. Firmenich produce “odori e sapori” per marche stranote: McDonald’s, Burger King, Unilever, Knorr. E usa il diacetile. È in suo stabilimento - “mescolando polveri e impacchettandole”, come racconta egli stesso – che Muir ha contratto la Bo: oggi gli manca il fiato dopo mezza rampa di scale. Si è ridotto in queste condizioni dopo appena tre mesi dall’aver contratto la malattia. Ha perso il lavoro. Il suo caso, se non altro, è la prova tangibile che la patologia non riguarda solo chi sforna i pop corn, né esclusivamente i lavoratori americani. Tuttavia c’è un’ulteriore complicazione che rende difficile individuare altri casi: spesso i sintomi della Bo sono diagnosticati erroneamente come segnali di un’asma o di disturbi polmonari cronici (bronchiti oppure enfisemi).

“In ragione di questa minaccia alla salute e alle vite dei lavoratori – spiega Rossman – la Uita sta chiamando a raccolta tutte le organizzazioni sindacali affiliate per chiedere misure immediate a livello nazionale e sopranazionale.”

Una campagna iniziata da qualche mese nella quale, per il momento, la Flai Cgil non è stata coinvolta.

La Uita chiede il bando immediato del diacetile dall’industria degli aromi, il controllo sui sistemi di areazione, l’osservazione medica dei lavoratori potenzialmente esposti di concerto coi sindacati e nel pieno rispetto della privacy. “Come misure ad interim – spiega ancora Rossman – i sindacati dovrebbero chiedere che tutti i processi di manifattura siano impostati su metodi di produzione chiusi, eliminando l’esposizione a container aperti di diacetile, ottenere la ventilazione per aspirazione (piuttosto che ad aria compressa) e l’uso di maschere approvate. Infine è necessaria la protezione completa della pelle e degli occhi.”

Che altro aggiungere? Un ulteriore elemento di sconcerto: ossia che il rischio non riguarda solo i lavoratori dell’industria alimentare, ma anche gli addetti alla ristorazione. Un’indagine pubblicata a inizio febbraio dalla rivista americana Seattle Post-Intelligencer (qui altre informazioni ) dimostrerebbe, infatti, che chi lavora nelle cucine di esercizi commerciali dove si fa largo uso di aromi derivati dal diacetile è più a rischio degli stessi pop corn workers.

E cosa dire dei consumatori? Scaldare in un forno normale o a microonde un qualsiasi prodotto che contiene il diacetile non può essere dannoso anche per loro? La risposta sembrerebbe affermativa, come scrive ancora Hazards. Ci sarebbe almeno un caso sospetto: un uomo, forte consumatore di pop corn tostati al microonde, potrebbe aver contratto la Bo.
(www.rassegna.it, 26 febbraio 2008)

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