giovedì 18 aprile 2013

Fare nuove regole per salvaguardare stipendi e pensioni

Pignoramento stipendi e pensioni: servono nuove regole Scritto da: Renato Marino - giovedì 18 aprile 2013 inShare. 0 Pignoramento stipendi e pensioni: servono nuove regole 6 Sul pignoramento degli stipendi e delle pensioni si deve intervenire con nuove regole. A dirlo è il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera. Intervenendo in audizione presso la Commissione speciale della Camera, Befera ha spiegato che l’amministrazione finanziaria non può pignorare più di un quinto dello stipendio o della pensione ma che nel momento in cui si interviene su un conto, non si sa se è effettivamente su quello che viene accreditata la busta paga. Alcuni deputati del Pd - Michele Anzaldi, Giovanna Martelli ed Ernesto Magorno - chiedono di intervenire per prima cosa sul pignoramento di fatto del 100% delle pensioni e sono al lavoro su un emendamento al decreto sui debiti della PA: “Serve uno stop vero al pignoramento di fatto delle pensioni da parte di Equitalia e di qualsiasi tipo di creditori, divenuto una prassi grazie ad alcune modifiche di legge introdotte dal governo Monti. Grazie ad un utile servizio di Ballarò in prima serata su Rai Tre milioni di italiani hanno avuto conferma che oramai si è arrivati al pignoramento di fatto dell’intero importo delle pensioni, una fattispecie vietata dalle nostre leggi”. E ancora: “Con le prescrizioni anti contante previste dal decreto Salva Italia e l’obbligo di accreditare le pensioni oltre 1.000 euro in un conto corrente, infatti, è divenuto di fatto possibile per i soggetti esattori requisire l’intero importo delle pensioni, poiché una volta passate in conto divengono interamente risparmio e sono passibili di esecuzione forzata totale. Il governo deve prevedere una tutela reale per i pensionati che vengono colpiti nella loro dignità con la possibile sottrazione dell`intero importo della pensione invece del quinto previsto dalle leggi. Lo stesso discorso vale per l`accreditamento degli stipendi.” Il problema nasce dalla manovra Salva Italia con cui è stato reso obbligatorio aprire un conto corrente bancario o postale per ricevere la pensione o lo stipendio se di importo superiore a 1.000 euro. Poi il DL 16 del 2012 ha stabilito nuovi limiti al pignoramento presso terzi di stipendi e di pensioni nella misura di 1/10 per stipendi-pensioni-salari e altre indennità derivanti dal rapporto di lavoro fino a 2.500,00 € e di 1/7 per stipendi-pensioni-salari e altre indennità derivanti dal rapporto di lavoro netti da 2.500,00 € a 5.000,00 €. Per tutti gli importi superiori a 5.000 euro, il limite al pignoramento è pari a un quinto. Ciò quando il pignoramento avviene alla fonte cioè in via diretta da parte dell’ente previdenziale o del datore di lavoro. Invece se il pignoramento dello stipendio o della pensione è praticato in un secondo momento, presso la banca dove il lavoratore o il pensionato deposita quanto percepisce al mese, il limite di un quinto non vale più: il denaro diventa pignorabile per intero. Equitalia si è difesa in una nota dalle accuse di pignorare stipendio e pensione al 100% affermando che l’agenzia di riscossione: “non può conoscere a priori quello che viene depositato sul conto corrente, però adotta gli eventuali correttivi del caso, in presenza di una richiesta da parte del contribuenti che comprovi che sul conto corrente confluisca solo la pensione, la stipendio o altra indennità”. Da qui la parole di Befera che in audizione parlamentare ieri ha denunciato il vuoto normativo, invitando a colmarlo al più presto con nuove regole ad hoc. Foto © Getty Images

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