La ricchezza immobiliare del Vaticano
- 22 gennaio 2013
- 09.22
Il papa Benedetto XVI invia il primo tweet nell’aula Paolo VI, a Città del Vaticano, il 12 dicembre 2012. (Vincenzo Pinto, Afp)
“Pochi turisti sanno che il negozio di Bulgari a New Bond street o la sede della banca Altium Capital all’incrocio tra St James’s Square e Pall Mall hanno a che fare con il Vaticano”, scrive David Leigh sul Guardian. Ma questi edifici in alcuni dei quartieri più eleganti di Londra fanno parte dell’incredibile ricchezza immobiliare del Vaticano, che è in gran parte segreta.
Leigh denuncia le proprietà immobiliari del Vaticano nel Regno Unito, in Francia e in Svizzera per un valore complessivo di 680 milioni di euro, secondo le stime del Consiglio d’Europa. Ma soprattutto mette in luce i collegamenti tra la ricchezza dello stato pontificio e l’eredità di Benito Mussolini, che nel 1929 avrebbe regalato un patrimonio alla chiesa di Roma per ottenere il riconoscimento del regime fascista dalle gerarchie ecclesiastiche.
Secondo lo storico dell’università di Cambridge John Pollard, i soldi di Mussolini furono molto importanti per le casse pontificie. Pollard nel suo libro Money and the Rise of the Modern Papacy dice: “In quel momento le finanze pontificie sono state messe al sicuro, non si sarebbero più impoverite”.
Attraverso lo studio dei documenti d’archivio Leigh è riuscito a ricostruire le intricate vicende finanziare che hanno portato all’acquisizione di numerose proprietà immobiliari a Londra a Parigi e in Svizzera.
Gli investimenti di Mussolini e gli altri possedimenti del papa in giro per il mondo sono controllati da Paolo Mennini che gestisce a Roma un’unità speciale all’interno del Vaticano chiamata Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica).
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