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Mentre le grandi economie mondiali stanno dando i primi segnali di ripresa, diversi esperti ed analisti già avvertono che l’anno prossimo potrebbe giungere una nuova grande crisi economica globale.
L’economia mondiale potrebbe cadere in una nuova grande depressione nel 2011?
Nonostante i segni di ripresa dalla recessione si stiano consolidando nei vari paesi, diversi analisti economici ed autorità governative di tutto il mondo sostengono che nuovi ed inquietanti segnali d’allarme sono all’orizzonte e che bisogna prestare loro molta attenzione. I due pericoli principali sono ancora una volta i debiti e la paura, che come sappiamo oggi abbondano nel mondo finanziario.
In risposta alla crisi finanziaria globale del 2007 e 2008, i governi di tutto il mondo hanno speso somme di denaro senza precedenti e, allo stesso tempo, contratto enormi debiti. All’estero, in particolare, queste ingenti somme hanno permesso il salvataggio del sistema bancario.
Dopo quanto è accaduto in Grecia, tuttavia, appare sempre più evidente che in tutto il mondo c’è un numero crescente di governi che hanno bisogno di salvare innanzitutto se stessi. Che cosa succederà, allora?
Nelle passate settimane abbiamo già visto quale paura si è generata nei mercati finanziari, quando un paese piccolo come la Grecia ha rischiato – e probabilmente rischia ancora – di scivolare sul suo pesante debito.
Il problema è che agli occhi dei mercati (e non solo degli speculatori) diversi altri paesi appaiono incapaci di gestire il loro indebitamento. Questa incertezza, potrebbe trasformarsi in vera e propria tensione e percorrere i mercati finanziari da un capo all’altro del mondo. La verità è che ci troviamo di fronte alla più grande crisi dei debiti sovrani della storia moderna. Non c’è una via d’uscita indolore da questo pasticcio finanziario.
Molti paesi saranno costretti a tagliare le loro spese ed i loro investimenti, con inevitabili ricadute e contraccolpi sulle loro stesse popolazioni.
Alcune delle massime autorità finanziarie del mondo ci stanno avvertendo che se non verrà fatto qualcosa di sostanziale da parte dei singoli governi, le incertezze del 2010 rischiano di trasformarsi in nuove bruciati ricadute nel 2011.
La via più semplice, quella che ci accingiamo a percorrere pure noi con la manovra varata in fretta e furia dal governo, è quella del taglio e dell’austerity.
Questa via, suggerita in primis dal Fondo monetario internazionale (FMI). che impone certamente sacrifici apre il varco a successive pressioni deflazionistiche, ossia la riduzione generalizzata dei prezzi (e quindi del valore dei beni) e soprattutto quando non è affiancata da opportune misure di “stimolo” – come appunto oggi ha rilevato il governatore di Bankitalia, Mario Draghi – può avere pesanti ripercussioni sulla crescita economica.
L’Italia, come sappiamo, porta sulle sue spalle il pesantissimo fardello del debito pubblico (il terzo più grande nel mondo) ma, allo stesso tempo, cresce poco o niente.
Secondo le previsioni dello stesso governo, nel biennio 2010-2011 la nostra crescita dovrebbe attestarsi intorno al 2%. Nel solo 2009 invece, il nostro Pil è crollato del 5,1%. Quindi con un differenziale negativo del 3%.
Ovviamente le politiche di “stimolo” costano, e se gli effetti sono scarsi o comunque poco soddisfacenti – in termini di crescita di Pil – i problemi nel lungo termine rischiano di aggravarsi ulteriormente. Proprio questa difficile prospettiva, apre scenari a tinte fosche che molti analisti già scorgono – in chiave mondiale – per il 2011.
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In proposito, un apprezzato blog economico americano ha raccolto le opinioni di molti importati esperti finanziari ed economici che qui abbiamo provato a riassumere.
Secondo il famoso economista Nouriel Roubini: “Siamo ancora nel mezzo di questa crisi, anche se c’è una ripresa in atto. Durante la “Grande Depressione” tra il 1929 e il 1933, ci fu l’inizio di una ripresa, ma poi seguì una seconda recessione a cavallo degli anni1937-1939. Se non si affrontano i problemi, si rischia di avere una recessione ancora peggiore della prima“.
Per Mervyn King, governatore della Banca d’Inghilterra “Pilotare una crisi bancaria è stato abbastanza difficile, ma almeno ci siamo potuti appoggiare ai bilanci del settore pubblico. Una volta che la crisi tocca il debito sovrano invece, non c’è una risposta, poiché manca ogni riferimento“.
Mentre la cancelliera tedesca, Angela Merkel sostiene che “l’attuale crisi che ha di fronte l’euro è la prova più grande che l’Europa ha affrontato da decenni, dall’epoca del Trattato di Roma, firmato nel 1957“, Paul Donovan, senior economist presso UBS ribatte che a seguito di questa stessa crisi è lecito chiedersi “Se l’euro esisterà ancora tra tre anni“.
Michael Pento, capo economista presso il Delta Global Advisors prevede invece che “La crisi in Grecia sta per diffondersi in Spagna e diventerà molto difficile da affrontare. Si somma debito a debito“. Questo, tuttavia, ritiene sempre Pento “E’ uno scenario meraviglioso per il mercato dell’oro“. Che è, guarda caso, proprio quello che si rimprovera alla manovra correttiva di Tremonti già oggi.
Fonte: giornalettismo.com
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