By MariLouise
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Parlare di guerre non è facile. Soprattutto per chi, come me, è contraria a qualsiasi atto di forza violento. Ho meditato per giorni, seguendo con apprensione il precipitoso evolversi della tragica situazione, prima di assumere una posizione critica, trascinata dal vento umanitario di una scelta che mi sembrava giusta: la No-fly- zone decisa dall’ONU e avallata da Obama, il Premio Nobel per la pace?
Ma poi gli scenari dell’imponente azione militare sono risultati molto diversi dal quadro che si immaginava. E’ guerra. Sanguinaria. Senza se e senza ma. Checchè continuino a sbandierare i vertici nazionali e internazionali. Le contraddizioni lampanti sono state infinite, a cominciare dalla dichiarazione del Pentagono: il nostro obiettivo non è Gheddafi. E nel mentre il generale lo affermava, dai cieli di Tripoli piovevano bombe sulla residenza del Rais. L’equazione, dietro l’ipocrita scudo dell’intervento in difesa dei civili, è presto risolta: come avvoltoio, l’Occidente aspettava al varco una crisi interna che scoprisse il fianco del Colonnello. Per avventarsi sul succulento piatto all’oro nero. Non è la prima volta che ci prova. Ricordiamo, nell’interessante articolo, l’attentato al fine di eliminarlo, con conseguente morte della figlia adottiva del dittatore africano. Salvato da una spiata di Craxi? La ritorsione del libico con i missili lanciati sull’esposta, e rigonfia di profughi, isola di Lampedusa. Eppure, specie nel susseguente ventennio, molti degli Stati che ora lo silurano, hanno fatto affari con la Libia. Sappiamo tutti quante azioni possiede, sparse in giro per il mondo, soprattutto in Italia. Certo che il nostro Premier l’ha combinata grossa, firmando il Patto d’Amicizia. Intrappolato tra il volere degli Stati alleati interessati, nonchè la NATO, a cui non poteva sottrarsi, e l’impedimento a intervenire militarmente concordato con Gheddafi.
Il rispetto dell’uguaglianza sovrana degli Stati; l’impegno a non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica della controparte o a qualunque altra forma incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite; l’impegno alla non ingerenza negli affari interni e, nel rispetto dei princìpi della legalità internazionale, a non usare né concedere l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile nei confronti della controparte; l’impegno alla soluzione pacifica delle controversie.
La solita figura del fantoccio che, comunque avesse scelto, sarebbe stata la medesima. Ma fosse solo questo, il problema. Ormai, il nostro statista, conta meno di una semplice pedina, nella scacchiera internazionale. Quello che inquieta è l’ipotetica reazione del Colonnello, soprattutto verso la traditrice Italia che ha violato i patti, sanciti non molto tempo fa a Roma e sigillati da quel famoso baciamano. Conoscendo il criminale occultatore d’immigrati, non gli andrà giù facilmente. Lo ribadisce con rabbia nei suoi vari messaggi al Mondo. Gli esperti, tuttavia, dicono che le sue armi ci farebbero il solletico. Lo stesso Berlusconi conferma. Intanto una nostra nave rimorchiatore è nelle mani di uomini armati libici. Nave che va avanti e indietro nel Mediterraneo e non si sa dove andrà a parare. Controllata dai satelliti, dicono, ma spesso persa di vista. Non è un buon segno. Gheddafi non ha il potere per contrastare la coalizione scesa in campo, senza ombra di dubbio, ma nessuno mi toglie dalla testa che potrebbe usare altri mezzi per vendicarsi: uno su tutti il terrorismo. E non solo, a giudicare dalle fratture discordanti degli stati membri dell’ONU e non, a cominciare dalla Lega araba che dissente dal duro e fremente attacco iniziato dall’approfittatore Sarkozy, non c’è da stare tranquilli. Anche l’altro amicone del Premier, Putin, fa i capricci. L’Unione africana, idem. Iran Cipro, Venezuela s’accodano. E al-Qaeda come mai non si pronuncia? Cina, Germania, India, Russia e Brasile si astengono spaccando in due l’opinione internazionale sulla drastica risoluzione. Attuazione dal costo esorbitante.
La domanda che mi sovviene è una: con la crisi economica che imperversa sul Pianeta, l’enorme spesa militare, sulle spalle di chi peserà? Dunque il disegno occulto vede un chiaro tornaconto in termini economici, se un solo missile lanciato costa 1,5 milioni di dollari? E poi, chi sono i ribelli libici capeggiati dall’ex ministro della giustizia, Mustafa Abdul Jalil? Chi li ha armati? Perchè leggo che la Gran Bretagna risultava già sul campo due settimane prima della no fly zone?
E’ l’ennesima e scontata Guerra del Petrolio, (vedasi mappa dell’esportazione) dalla quale, infine, mi dissocio condividendo il comunicato di Emergency: è la scelta disumana, criminosa e assurda di uccidere, che esalta la violenza, la diffonde, la amplifica. È la scelta dei peggiori tra gli esseri umani. Violenza genera solo altrettanta sporca violenza: morte e distruzione.
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