Di Delia Cascini | 13.04.2012 10:02 CEST
La longevità non è più un bene. Sarebbe quindi meglio morire prima che vivere in questo mondo/modo? La domanda è una chiara provocazione. L'allarme longevità, se così possiamo definirlo, è stato lanciato in questi ultimi giorni dal Fmi. L'allungamento della vita sembra rappresenti un problema che pesa sulle casse dello stato, mettendo addirittura a rischio i bilanci dei Paesi europei.
Nel 2050, stando ai dati resi noti dal Fondo Monetario Internazionale, i costi dell'invecchiamento saliranno del 50%. Ciò causerà inevitabili aumenti per quanto concerne il versamento dei contributi e soprattutto condurrà ad una vita lavorativa molto più lunga.
La vita media entro il 2050 si allungherà di tre anni e per far fronte a tale situazione bisognerà, come accennato sopra, allungare l'età per il pensionamento, aumentare i contributi e ridurre i benefit.
I governi, dovranno quindi promuovere la crescita dei mercati e dar vita ad una migliore "educazione finanziaria". E bisognerà agire al più presto " date le dimensioni dell'impatto finanziario e anche perché le misure richiedono tempo per dispiegare la loro efficacia", si legge nel documento.
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Da Washington arriva dunque il pressante invito a riformare i sistemi previdenziali, allungando l'età pensionabile e riducendo gli assegni da pagare.
"Una riforma essenziale, si legge nel Rapporto, è lasciare che l'età pensionabile aumenti assieme alle attese di vita".
"Porre maggiore attenzione all'invecchiamento della popolazione e ai rischi addizionali della longevità è parte delle misure necessarie a ristabilire la fiducia sulla tenuta dei conti pubblici e privati." Questa è la conclusione del Rapporto firmato dai tecnici di Washington.
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