E’ ora, via La Fornero e le sue complici
Anna Lombroso per il Simplicissimus
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero é stata contestato duramente questa mattina a Torino, all’interno del convegno che si è tenuto alle Officine Grandi Riparazioni (OGR). Informa l’Ansa che quando il ministro è salito sul palco, dopo i saluti del sindaco Piero Fassino, un gruppo di donne del collettivo AlterEva e della Rete Donne Fiom di Torino ha cominciato a inveire e ad urlare. “Essere donne non basta – ha detto una sindacalista, alzando insieme alle compagne cartelli con scritte sul lavoro come “una donna senza lavoro è una donna senza libertà – le donne sono oggi molto deboli, il welfare non può essere legato alle nonne”.
Il ministro avrebbe subito invitato il gruppo a salire sul palco ma è nata una bagarre, le voci si sono alzate una sull’altra, mentre la platea, alcune centinaia di persone, manifestava forte malumore. Accusata di non aver fatto abbastanza per le donne, La Fornero, sempre secondo l’Ansa: “voi non volete capire, non volete partecipare ad un dibattito democratico, cercate solo la platea, ha detto pacatamente, cercando con i manifestanti un dialogo costruttivo”.
Certo è un bell’atto di coraggio promuovere un convegno che abbia come ospite d’onore La Fornero, sia pure nella sua città natale, che però è anche la città della Fabbrica Italiana Automobili.
Ma più che di coraggio si è trattato di provocazione, di un oltraggio sprezzante contro Torino ferita anche nella memoria del lavoro e dei diritti, contro i lavoratori ricattati dalla crisi, contro le donne che subiscono una doppia violazione, cacciate dal posto e costrette a sostituirsi a uno stato sociale in miseria. E che si sono sentite rispondere dalla ministra – quella che è stata l’artefice delle misure più ciniche e inique, imposte con ottusa autorità e che ha rifiutato la concertazione, definita dal suo capobranco la rovina del Paese e il principale ostacolo allo sviluppo: “sono un ministro che valorizza molto il dialogo in qualunque occasione. Certo non posso parlare con tutti e tutte, però credo che il dialogo sia una cosa positiva”.
Ma certo, direte voi, bella forza, il convegno sarà stato organizzato dal Rotary, sarà stato promosso dalle Soroptimist, sarà stato una iniziativa delle orfane della Marcegaglia in Confindustria.
Invece no, le sfrontate promotrici dell’evento sono state le adepte dell’associazione “Se non ora quando?”. Si, proprio quelle che hanno portato un milione di persone in piazza contro l’utilizzatore finale delle puttanelle, contro lo sfruttamento sessuale dei corpi femminili, evidentemente meno motivate a prendersela contro l’abuso padronale delle donne e degli uomini, contro la cancellazione dei loro diritti, tanto che con spregiudicata e spericolata disinvoltura hanno avuto l’improntitudine di intitolarlo “Mai più complici”.
Beh, hanno ragione, La Fornero e questo governo vogliono come complici gli affini a loro, quelli cresciuti dall’infanzia alla loro scuola ideologica. Si diano pace le signore che invitano il carnefice a raccontare quanto desiderabile sia la ghigliottina, La Fornero non le vuole complici, le vuole fan, le vuole supporter, le vuole propagandiste. È l’amaro destino di chi si vende pensando che l’annessione, la rinuncia alla propria dignità sia un’astuzia ben remunerata, che costituirsi in lobby di governo porterà provvidenze e regalie. E probabilmente guadagneranno qualche blandizia sotto varie forme, ma sicuramente ci perdono qualcosa, a cominciare dalla faccia.
Uno dei risultati più devastanti di questa tremenda involuzione del pensiero, della morale e dell’aspettativa, consiste nella diffamazione, interiorizzata nel senso comune, dell’idea che possa esserci una società diversa da quella in cui viviamo. Così, nonostante l’evidenza dell’insostenibile costo sociale e ambientale dell’ideologia di mercato, si rimane imprigionati nell’esistente, come fosse naturale, inesorabile, invincibile, privo di alternative praticabili.
Un ceto economico e politico ha lavorato con uno stillicidio quotidiano, sino a imporci un mondo senza speranza e senza diritti per uomini e donne, come il nuovo sfondo ineluttabile delle nostre vite, con un connotato di infamia in più rispetto all’abominio prepotente del secolo breve: la correità di quella che si accreditava come sinistra. Dobbiamo pensare che ora abbiano anche l’appoggio di qualcuno che ha usurpato la bellezza creativa, rabbiosa e apocalittica del femminismo, uno dei movimenti di liberazione più potenti e rivoluzionari che abbiano mai fatto irruzione nella storia.
Per quanto mi riguarda, con amara, incrollabile determinazione, dico alle “Se Non Ora Quando”, mai vostra complice. Mai loro complice.
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero é stata contestato duramente questa mattina a Torino, all’interno del convegno che si è tenuto alle Officine Grandi Riparazioni (OGR). Informa l’Ansa che quando il ministro è salito sul palco, dopo i saluti del sindaco Piero Fassino, un gruppo di donne del collettivo AlterEva e della Rete Donne Fiom di Torino ha cominciato a inveire e ad urlare. “Essere donne non basta – ha detto una sindacalista, alzando insieme alle compagne cartelli con scritte sul lavoro come “una donna senza lavoro è una donna senza libertà – le donne sono oggi molto deboli, il welfare non può essere legato alle nonne”.
Il ministro avrebbe subito invitato il gruppo a salire sul palco ma è nata una bagarre, le voci si sono alzate una sull’altra, mentre la platea, alcune centinaia di persone, manifestava forte malumore. Accusata di non aver fatto abbastanza per le donne, La Fornero, sempre secondo l’Ansa: “voi non volete capire, non volete partecipare ad un dibattito democratico, cercate solo la platea, ha detto pacatamente, cercando con i manifestanti un dialogo costruttivo”.
Certo è un bell’atto di coraggio promuovere un convegno che abbia come ospite d’onore La Fornero, sia pure nella sua città natale, che però è anche la città della Fabbrica Italiana Automobili.
Ma più che di coraggio si è trattato di provocazione, di un oltraggio sprezzante contro Torino ferita anche nella memoria del lavoro e dei diritti, contro i lavoratori ricattati dalla crisi, contro le donne che subiscono una doppia violazione, cacciate dal posto e costrette a sostituirsi a uno stato sociale in miseria. E che si sono sentite rispondere dalla ministra – quella che è stata l’artefice delle misure più ciniche e inique, imposte con ottusa autorità e che ha rifiutato la concertazione, definita dal suo capobranco la rovina del Paese e il principale ostacolo allo sviluppo: “sono un ministro che valorizza molto il dialogo in qualunque occasione. Certo non posso parlare con tutti e tutte, però credo che il dialogo sia una cosa positiva”.
Ma certo, direte voi, bella forza, il convegno sarà stato organizzato dal Rotary, sarà stato promosso dalle Soroptimist, sarà stato una iniziativa delle orfane della Marcegaglia in Confindustria.
Invece no, le sfrontate promotrici dell’evento sono state le adepte dell’associazione “Se non ora quando?”. Si, proprio quelle che hanno portato un milione di persone in piazza contro l’utilizzatore finale delle puttanelle, contro lo sfruttamento sessuale dei corpi femminili, evidentemente meno motivate a prendersela contro l’abuso padronale delle donne e degli uomini, contro la cancellazione dei loro diritti, tanto che con spregiudicata e spericolata disinvoltura hanno avuto l’improntitudine di intitolarlo “Mai più complici”.
Beh, hanno ragione, La Fornero e questo governo vogliono come complici gli affini a loro, quelli cresciuti dall’infanzia alla loro scuola ideologica. Si diano pace le signore che invitano il carnefice a raccontare quanto desiderabile sia la ghigliottina, La Fornero non le vuole complici, le vuole fan, le vuole supporter, le vuole propagandiste. È l’amaro destino di chi si vende pensando che l’annessione, la rinuncia alla propria dignità sia un’astuzia ben remunerata, che costituirsi in lobby di governo porterà provvidenze e regalie. E probabilmente guadagneranno qualche blandizia sotto varie forme, ma sicuramente ci perdono qualcosa, a cominciare dalla faccia.
Uno dei risultati più devastanti di questa tremenda involuzione del pensiero, della morale e dell’aspettativa, consiste nella diffamazione, interiorizzata nel senso comune, dell’idea che possa esserci una società diversa da quella in cui viviamo. Così, nonostante l’evidenza dell’insostenibile costo sociale e ambientale dell’ideologia di mercato, si rimane imprigionati nell’esistente, come fosse naturale, inesorabile, invincibile, privo di alternative praticabili.
Un ceto economico e politico ha lavorato con uno stillicidio quotidiano, sino a imporci un mondo senza speranza e senza diritti per uomini e donne, come il nuovo sfondo ineluttabile delle nostre vite, con un connotato di infamia in più rispetto all’abominio prepotente del secolo breve: la correità di quella che si accreditava come sinistra. Dobbiamo pensare che ora abbiano anche l’appoggio di qualcuno che ha usurpato la bellezza creativa, rabbiosa e apocalittica del femminismo, uno dei movimenti di liberazione più potenti e rivoluzionari che abbiano mai fatto irruzione nella storia.
Per quanto mi riguarda, con amara, incrollabile determinazione, dico alle “Se Non Ora Quando”, mai vostra complice. Mai loro complice.
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