All’udienza era presente anche Abbatangelo che ha chiarito l’intento della sua opera, satira, sicuramente irriverente ma satira. E cos’è la satira se non sbeffeggiarsi dei poteri forti? La linea della difesa ha rimarcato anche che ormai il figlio del Senatur è oggetto da tempo di ironie, battute, ilazioni e satira. Basti pensare alle numerose vignette che gli ha dedicato Vauro in passato, oppure alle foto che circolano su Facebook.
Agoravox raccoglie le parole di Abbatangelo: “Nella denuncia sono sottolineate tutte le frasi che avrebbero leso l’onorabilità e la dignità di Renzo Bossi. Da un lato la denuncia gode di una certa approssimazione caratteristica del Carroccio, dall’altro mi si fa intendere velatamente che potrebbero querelarmi anche gli altri personaggi citati nei racconti a partire da Borghezio sino al Presidente del Consiglio o lo stesso Umberto Bossi che bontà sua non avrebbe mai detto certe cose di Silvio (quando ne ha dette di peggio tanto che il web abbonda di video che lo possono testimoniare)”.
Continua il libero pensatore: “Vivo la cosa come una intimidazione, pesante. Essi avrebbero indentificato un signor nessuno qualsiasi per dare la cosidetta ‘lezione esemplare’ a un certo web irriverente, impertinente oltre misura”.
Il giudice Anna Giorgetti del Tribunale di Varese ha condannato il blogger Abbatangelo al risarcimento e a pagare le spese processuali.
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