Oggi sono qui per parlarvi di MES, cos’è il MES? Probabilmente molti di voi non lo conosceranno e è un fatto, come direbbe Di Pietro, di una gravità inaudita, perché è un meccanismo, il MES è un trattato, che istituisce un’organizzazione finanziaria che influisce pesantemente sulle nostre sorti economiche, ma andiamo con ordine.
Circa un anno e mezzo fa, quando la crisi in Italia doveva ancora esplodere nella sua fase più purulenta, qualcuno in Europa decise che era ora di fornire l’Europa di un ennesimo strumento finanziario, atto a proteggere l’architettura dell’Unione Europea da una possibile crisi del debito sovrano e si pensò di, all’epoca c’era l’Fsf di aumentare lo scudo di sicurezza, si chiamava Fondo salva stati con una nuova organizzazione, un’istituzione finanziaria che si chiamava MES, MES sta in italiano per meccanismo europeo di stabilità, altrimenti conosciuto nel resto d’Europa come Esm (European stablity meccanism), uno dice: un fondo, qualcosa a cui chiedere aiuto in caso di necessità, innanzitutto bisogna intendersi su una cosa, cosa significa chiedere aiuto per l’Unione Europea? Non certo attingere a un fondo di solidarietà tale e quale potrebbe accadere se uno istituisce una mensa per i poveri che non possono pagare, no.
La quota di contribuzione(espandi | comprimi)
Chiedere aiuto per l’Unione Europea significa un programma di pesanti condizionalità e di espropri, non solo, significa anche un programma di indebitamento ulteriore, perché il circuito economico - finanziario che si è venuto creando da questo Keynes, che poi lo vedremo è stato messo fuori legge
Le cessioni di sovranità(espandi | comprimi)
Il MES chiede in cambio cessioni di parti della sovranità, in cosa consistono? Consistono nella firma di pesanti condizionalità, di memorandum di intesa a opera della Troica (Commissione Europea, BCE e FMI)
Le esigenze di capitale(espandi | comprimi)
Una delle cose per esempio che si possono cambiare a piacimento è la capitalizzazione, adesso ci sono 700 miliardi dentro questo fondo e sappiamo che ogni stato membro deve contribuire
Le banche del Sud europa(espandi | comprimi)
Ma siccome in quel momento i titoli dei paesi del sud Europa: Spagna, Italia, Grecia avevano un tasso di interesse elevatissimo sul mercato secondario e quindi valevano di meno, era evidente che le banche dei singoli paesi,
Balle su balle(espandi | comprimi)
Balle su balle ma non c’è nessuno che glielo fa notare. Ma la cosa ancora più buffa è che noi abbiamo visto come il MES in sostanza significhi “cessione di sovranità nazionale”
L'assenza del dibattito politico(espandi | comprimi)
Così in attesa di ratificare il Mes, la prima cosa che si fa è quella di approvare il pareggio di bilancio, la regola del pareggio di bilancio deve essere introdotta in Costituzione,
Una sentenza spartiacque(espandi | comprimi)
Così questa sentenza è diventata un po’ uno spartiacque, il 12 settembre questa sentenza della Corte Costituzionale è arrivata e i maggiori quotidiani nazionali si sono affrettati a dire che la Corte Costituzionale tedesca aveva dato il via libera
Conclusioni(espandi | comprimi)
In Germania che è il paese dell’austerità, del rigore, nella Merkel che recentemente si è accorta, viva Dio, in una recente conferenza ha dichiarato che i mercati sono contro al popolo,
Claudio Messora, blogger
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Fermate l'euro disastro di M. OtteDobbiamo ribellarci allo strapotere dei grandi gruppi bancari che penalizzano l'economia reale costringendo i cittadini e i lavoratori a pagare per chi si arricchisce.
Postato il 26 Settembre 2012 alle 13:00 in Informazione | Scrivi | Ascolta | Stampa
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Tags: BCE, Claudio Messora, Euro, Meccanismo Europeo di Stabilità, MES, UE, Unione Europea, video
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Nel video le interviste del M5S ai giornalisti a Parma
Con un'informazione libera l'Italia cambierebbe in 24 ore. I giornalisti italiani si suddividono in tre categorie: gli indipendenti (pochi, eroici e spesso emarginati), gli schiavi (tantissimi, sfruttati e pagati 5/10/20 euro a pezzo) e i Grandi Trombettieri del Sistema, nominati in posizioni di comando dai partiti e dalle lobby (direttori di testata, caporedattori, grandi firme, intellettuali per meriti sul campo). Sabato scorso a Parma tecnici e esperti hanno discusso per ore di inceneritori, dei danni alla salute, della loro assoluta inutilità, di rifiuti zero, dei tre miliardi di debiti di Iren, società quotata in Borsa e posseduta in maggioranza dai Comuni targati pdmenoelle. Nulla di tutto questo è stato riportato. La piazza vuota, semi vuota, quasi piena è stato l'unico argomento di interesse (in piazza della Pace erano presenti 3.000 persone e decine di migliaia erano collegate in streaming). Parlare d'altro per non parlar di niente.
Il conflitto di interessi tra informazione e potere economico e politico è diventato insopportabile. La maggior parte degli italiani è informata da sette televisioni e tre giornali. Rai1, Rai 2 e Rai 3 sono occupate dai partiti, Canale 5, Italia 1 e Retequattro sono di proprietà di Berlusconi, a capo di un partito, la7 appartiene a Telecom Italia. La Repubblica è di De Benedetti, tessera numero uno del Pdmenoelle, La Stampa è della famiglia Agnelli, gli azionisti di riferimento del Corriere della Sera sono le banche e Confindustria. Siamo manipolati dai partiti, dalle banche e dalle industrie che, attraverso i media, stravolgono la realtà. L'Italia è un'Isola dei Famosi, un reality show di sessanta milioni di persone che ascoltano favole, racconti fantastici in dosi così massicce e da così lungo tempo da aver trasformato il Paese in un gigantesco Truman Show in cui la verità è menzogna e la menzogna è verità. Più il Sistema si decompone, più i media ne diventano l'ultimo feroce baluardo (dopo infatti non c'è più alcuna difesa) perdendo ogni ritegno e vergogna. Gli attacchi al MoVimento 5 Stelle sono diventati parossistici, quotidiani, bipartisan, falsi, con notizie inventate di sana pianta, diffamatori verso chi non ha mai governato, rubato, che non candida condannati, non vuole poltrone o rimborsi elettorali. Il gioco al massacro è così chiaro, evidente da essere diventato imbarazzante, paradossale, quasi comico per chi lo pratica.
Vorremmo però sapere qualche cosa di più su chi ci informa. Una questione di reciprocità. Il perché talvolta non riportano i fatti, se sono costretti o se è una loro attitudine. Vorremmo sapere quali direttive ricevono da parte dei loro giornali o telegiornali. Perché fanno le domande che fanno (talvolta tendenziose per dimostrare una tesi a priori). Vorremmo conoscerli più da vicino: i loro nomi, il loro curriculum, i loro pensieri. Vorremmo sapere qual è il loro stipendio, se sono trattati da schiavi nonostante le testate per cui lavorano prendono rimborsi pubblici. Intervistiamo i giornalisti che si presentano agli incontri pubblici e alle manifestazioni e pubblichiamo i video su Youtube. Lo faranno volentieri per salvaguardare il diritto all'informazione. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere.
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Intervistiamo i giornalisti
Nel video le interviste del M5S ai giornalisti a Parma
Con un'informazione libera l'Italia cambierebbe in 24 ore. I giornalisti italiani si suddividono in tre categorie: gli indipendenti (pochi, eroici e spesso emarginati), gli schiavi (tantissimi, sfruttati e pagati 5/10/20 euro a pezzo) e i Grandi Trombettieri del Sistema, nominati in posizioni di comando dai partiti e dalle lobby (direttori di testata, caporedattori, grandi firme, intellettuali per meriti sul campo). Sabato scorso a Parma tecnici e esperti hanno discusso per ore di inceneritori, dei danni alla salute, della loro assoluta inutilità, di rifiuti zero, dei tre miliardi di debiti di Iren, società quotata in Borsa e posseduta in maggioranza dai Comuni targati pdmenoelle. Nulla di tutto questo è stato riportato. La piazza vuota, semi vuota, quasi piena è stato l'unico argomento di interesse (in piazza della Pace erano presenti 3.000 persone e decine di migliaia erano collegate in streaming). Parlare d'altro per non parlar di niente.
Il conflitto di interessi tra informazione e potere economico e politico è diventato insopportabile. La maggior parte degli italiani è informata da sette televisioni e tre giornali. Rai1, Rai 2 e Rai 3 sono occupate dai partiti, Canale 5, Italia 1 e Retequattro sono di proprietà di Berlusconi, a capo di un partito, la7 appartiene a Telecom Italia. La Repubblica è di De Benedetti, tessera numero uno del Pdmenoelle, La Stampa è della famiglia Agnelli, gli azionisti di riferimento del Corriere della Sera sono le banche e Confindustria. Siamo manipolati dai partiti, dalle banche e dalle industrie che, attraverso i media, stravolgono la realtà. L'Italia è un'Isola dei Famosi, un reality show di sessanta milioni di persone che ascoltano favole, racconti fantastici in dosi così massicce e da così lungo tempo da aver trasformato il Paese in un gigantesco Truman Show in cui la verità è menzogna e la menzogna è verità. Più il Sistema si decompone, più i media ne diventano l'ultimo feroce baluardo (dopo infatti non c'è più alcuna difesa) perdendo ogni ritegno e vergogna. Gli attacchi al MoVimento 5 Stelle sono diventati parossistici, quotidiani, bipartisan, falsi, con notizie inventate di sana pianta, diffamatori verso chi non ha mai governato, rubato, che non candida condannati, non vuole poltrone o rimborsi elettorali. Il gioco al massacro è così chiaro, evidente da essere diventato imbarazzante, paradossale, quasi comico per chi lo pratica.
Vorremmo però sapere qualche cosa di più su chi ci informa. Una questione di reciprocità. Il perché talvolta non riportano i fatti, se sono costretti o se è una loro attitudine. Vorremmo sapere quali direttive ricevono da parte dei loro giornali o telegiornali. Perché fanno le domande che fanno (talvolta tendenziose per dimostrare una tesi a priori). Vorremmo conoscerli più da vicino: i loro nomi, il loro curriculum, i loro pensieri. Vorremmo sapere qual è il loro stipendio, se sono trattati da schiavi nonostante le testate per cui lavorano prendono rimborsi pubblici. Intervistiamo i giornalisti che si presentano agli incontri pubblici e alle manifestazioni e pubblichiamo i video su Youtube. Lo faranno volentieri per salvaguardare il diritto all'informazione. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere.
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Il baratto di Michele De LuciaIl Pci e le televisioni: le intese e gli scambi fra il comunista Veltroni e l'affarista Berlusconi negli anni Ottanta
Postato il 25 Settembre 2012 alle 14:04 in Informazione | Scrivi | Ascolta | Stampa
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"Quando la mia generazione, quella dei quarantenni viveva con il sogno, con il mito dell’ingresso in Unione Europea, si immaginava un’Europa che fosse inclusiva, che fosse un abbraccio per tutti i popoli europei, che desse opportunità di lavoro, di movimento, oggi siamo spaventati, oggi ci detestiamo. Oggi c’è una spaccatura tra il nord e il sud Europa, dove il nord impone le riforme perché dà i soldi ai paesi che sono in difficoltà e il sud Europa che invece subisce queste riforme e chiaramente considera male chi in qualche modo impone la propria volontà, i propri modelli al proprio paese." Giuseppe Ciulla
Il Passaparola di Giuseppe Ciulla, giornalista
"Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo, mi chiamo Giuseppe Ciulla, sono un giornalista, sono un autore televisivo e scrivo dei libri, lo faccio facendo dei viaggi, viaggi lungo i confini d’Europa, l’ho fatto in passato, l’ho fatto anche recentemente con un viaggio in Grecia.
Questo viaggio in Grecia finirà in un libro che uscirà nei prossimi mesi con Chiarelettere.
Perché la Grecia? Perché la Grecia è in questo momento il confine più disastrato, più malconcio e nello stesso tempo più affascinante, è più bello che ci sia da raccontare, è attraverso il racconto dei confini che si capisce cos’è l’Europa in questo momento, l’avevo scoperto un po’ di anni fa quando avevo fatto un viaggio lungo i paesi dell’est europeo che erano entrati nell’Unione Europea e abbiamo avuto conferma quest’anno con il viaggio in Grecia.
Ho cercato di fare un viaggio che sfuggisse un po’ a quelli che sono i cliché della crisi, che raccontasse ciò che giornali non raccontano. E’ tutto vero ciò che si dice intorno alla Grecia, è vero che la Grecia ha truccato i conti, è vero che ha migliaia di dipendenti comunali pubblici assunti con logiche clientelari, la Grecia ne ha fatte di ogni, su questo non c’è dubbio. Dopo di che c’è un tessuto sociale, ci sono mondi che nessuno racconta, che i giornali non raccontano e che sono totalmente sconosciuti soprattutto nei palazzi di vetro, nei palazzi che contano, ai tecnocrati europei, a Bruxelles, a Strasburgo, a Francoforte, allora questo viaggio. Durante questo viaggio, ho capito come la Grecia in realtà non è un paese occidentale come lo intendiamo, ma la Grecia è un popolo, più che una nazione, è un popolo che vive costantemente con lo sguardo rivolto a est, per questo probabilmente non è da considerarsi occidente così come noi lo intendiamo. Lo sguardo rivolto a est vuol dire rivolto a una capitale perduta, a Bisanzio, a Costantinopoli, la Grecia è la Grecia degli scambi di popolazione. Metà della popolazione che vive in Grecia è arrivata nel 1923 con gli scambi di popolazione arrivati dall’Asia minore, con la Turchia, dal Ponto, dal Mar Nero, dal Caucaso persino dopo i conflitti in Caucaso e sentire questi racconti è straordinario, sentire come la seconda generazione, i figli di quelle persone che hanno vissuto questi viaggi vivono ancora con lo struggimento per la capitale perduta, per Bisanzio è meraviglioso.
Trai mondi sconosciuti che ho visto, che ho potuto toccare con mano in questo viaggio, c’è quello che riguarda un piccolo paesino nella Tracia, quindi al confine tra la Grecia e la Turchia, che poi è il confine tra l’Unione Europea e ciò che non è Unione Europea. Questo paesino è abitato dai Pomacchi. I Pomacchi sono bulgari di fede islamica. In questo paesino c’è Mufti, un religioso islamico che tutte le volte che ha notizia che uno straniero che arriva dal Medio Oriente o dall’Afghanistan che cerca di passare il fiume Ebros che divide Turchia e Grecia e tutte le volte che uno di questi stranieri muore nel fiume e purtroppo capita spesso, lui si fa 100 chilometri con il suo camioncino, va a recuperare il corpo, la salma di questo straniero che chiaramente non è reclamata da nessuno e lo seppellisce nel suo paesino, ha creato un cimitero di circa 400 tombe.
Nessuno sa la storia di questo uomo, eppure credo che l’Europa dovrebbe conoscere meglio la vera pelle della frontiera che è fatta del coraggio di uomini come questo Mufti o del fatalismo anche che molti greci hanno nell’affrontare la crisi e nell’affrontare questo momento.
Ho visto la depressione che c’è a Atene da cui ho cercato di sfuggire tutte le volte che potevo e il disincanto che si incontra invece in altri luoghi della Grecia, in montagna, del Lidia, nella regione forse più povera della Grecia, nell’Arcadia, nel Peloponneso, sono tutti luoghi dove è vero, la crisi c’è, nessuno può negare che ci sia, ma viene affrontata con una leggerezza, con un disincanto, che ti fa dire che nessuno morirà per l’Euro, poi capisci che la questione è esattamente questo, che l’Europa è diventata solo l’Euro. Non è l’Europa che avevamo immaginato. Quando la mia generazione, quella dei quarantenni viveva con il sogno, con il mito dell’ingresso in Unione Europea, si immaginava un’Europa che fosse inclusiva, che fosse un abbraccio per tutti i popoli europei, che desse opportunità di lavoro, di movimento, oggi siamo spaventati, oggi ci detestiamo. Oggi c’è una spaccatura tra il nord e il sud Europa, dove il nord impone le riforme perché dà i soldi ai paesi che sono in difficoltà e il sud Europa che invece subisce queste riforme e chiaramente vede male, considera male chi in qualche modo impone la propria volontà, i propri modelli al proprio paese.
Questa non è l’Europa che avevamo in mente, ne siamo talmente spaventati di questa Europa che ragiona solo intorno all’Euro e non attorno alle identità, ai popoli che la compongono che infatti i paesi dell’area balcanica, i paesi dell’est europeo che sono entrati nell’Unione Europea non lo vogliono neanche l’Euro, con il cavolo che accetteranno questa moneta perché significa sacrifici!
Ho seguito anche per esempio l’ultima tornata elettorale, la cosa interessante era che era bastato semplicemente il sospetto che Syriza, la principale forza di sinistra, il principale raggruppamento dei partiti di sinistra che è passato dal 4 al 27% in pochi mesi, il sospetto che questa forza politica potesse chiedere l’uscita dalla Grecia dall’Unione Europea per far balzare questa forza politica dal 4 al 27%.
In realtà Syrizza non l’aveva mai detto, ma l’aveva lasciato intendere in qualche modo, certamente l’Euro è visto come una gabbia ormai, non soltanto dalla Grecia ma anche da altri paesi europei, in fondo anche in Spagna, in Italia, anche in molti paesi in difficoltà ci si domanda: ma che ci siamo entrati a fare se questa è l’Europa, che ci siamo entrati a fare se questa roba vuole dire così tanti sacrifici. Non so se la Grecia uscirà dall’Eurozona, non so se fallirà, quello che so è che se dovesse fallire il popolo greco, affronterebbe questo passaggio da una parte chiaramente con i drammi che ne verrebbero fuori, ma anche con una leggerezza che agli altri popoli europei è sconosciuta. I greci sono abituati a vivere in spazi amplissimi, sono stati dentro la dominazione bizantina, poi sono stati dentro l’impero Ottomano, il concetto di Stato così come gli è stato imposto è “un po’ stretto” al cittadino greco, se anche dovessero uscire dalla zona Euro, mi ha detto per esempio un monaco che ho incontrato sul cammino per il Monte Athos: “Viviamo con mille Euro, vivremo con 500 Euro”. Io credo che nessuno in Grecia morirà per l’Euro.
Se le cose che mi ho detto vi hanno interessato, passate parola!"
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Passaparola - Nessuno in Grecia morirà per l'Euro - Giuseppe Ciulla
"Quando la mia generazione, quella dei quarantenni viveva con il sogno, con il mito dell’ingresso in Unione Europea, si immaginava un’Europa che fosse inclusiva, che fosse un abbraccio per tutti i popoli europei, che desse opportunità di lavoro, di movimento, oggi siamo spaventati, oggi ci detestiamo. Oggi c’è una spaccatura tra il nord e il sud Europa, dove il nord impone le riforme perché dà i soldi ai paesi che sono in difficoltà e il sud Europa che invece subisce queste riforme e chiaramente considera male chi in qualche modo impone la propria volontà, i propri modelli al proprio paese." Giuseppe Ciulla
Il Passaparola di Giuseppe Ciulla, giornalista
"Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo, mi chiamo Giuseppe Ciulla, sono un giornalista, sono un autore televisivo e scrivo dei libri, lo faccio facendo dei viaggi, viaggi lungo i confini d’Europa, l’ho fatto in passato, l’ho fatto anche recentemente con un viaggio in Grecia.
Questo viaggio in Grecia finirà in un libro che uscirà nei prossimi mesi con Chiarelettere.
Perché la Grecia? Perché la Grecia è in questo momento il confine più disastrato, più malconcio e nello stesso tempo più affascinante, è più bello che ci sia da raccontare, è attraverso il racconto dei confini che si capisce cos’è l’Europa in questo momento, l’avevo scoperto un po’ di anni fa quando avevo fatto un viaggio lungo i paesi dell’est europeo che erano entrati nell’Unione Europea e abbiamo avuto conferma quest’anno con il viaggio in Grecia.
Ho cercato di fare un viaggio che sfuggisse un po’ a quelli che sono i cliché della crisi, che raccontasse ciò che giornali non raccontano. E’ tutto vero ciò che si dice intorno alla Grecia, è vero che la Grecia ha truccato i conti, è vero che ha migliaia di dipendenti comunali pubblici assunti con logiche clientelari, la Grecia ne ha fatte di ogni, su questo non c’è dubbio. Dopo di che c’è un tessuto sociale, ci sono mondi che nessuno racconta, che i giornali non raccontano e che sono totalmente sconosciuti soprattutto nei palazzi di vetro, nei palazzi che contano, ai tecnocrati europei, a Bruxelles, a Strasburgo, a Francoforte, allora questo viaggio. Durante questo viaggio, ho capito come la Grecia in realtà non è un paese occidentale come lo intendiamo, ma la Grecia è un popolo, più che una nazione, è un popolo che vive costantemente con lo sguardo rivolto a est, per questo probabilmente non è da considerarsi occidente così come noi lo intendiamo. Lo sguardo rivolto a est vuol dire rivolto a una capitale perduta, a Bisanzio, a Costantinopoli, la Grecia è la Grecia degli scambi di popolazione. Metà della popolazione che vive in Grecia è arrivata nel 1923 con gli scambi di popolazione arrivati dall’Asia minore, con la Turchia, dal Ponto, dal Mar Nero, dal Caucaso persino dopo i conflitti in Caucaso e sentire questi racconti è straordinario, sentire come la seconda generazione, i figli di quelle persone che hanno vissuto questi viaggi vivono ancora con lo struggimento per la capitale perduta, per Bisanzio è meraviglioso.
Trai mondi sconosciuti che ho visto, che ho potuto toccare con mano in questo viaggio, c’è quello che riguarda un piccolo paesino nella Tracia, quindi al confine tra la Grecia e la Turchia, che poi è il confine tra l’Unione Europea e ciò che non è Unione Europea. Questo paesino è abitato dai Pomacchi. I Pomacchi sono bulgari di fede islamica. In questo paesino c’è Mufti, un religioso islamico che tutte le volte che ha notizia che uno straniero che arriva dal Medio Oriente o dall’Afghanistan che cerca di passare il fiume Ebros che divide Turchia e Grecia e tutte le volte che uno di questi stranieri muore nel fiume e purtroppo capita spesso, lui si fa 100 chilometri con il suo camioncino, va a recuperare il corpo, la salma di questo straniero che chiaramente non è reclamata da nessuno e lo seppellisce nel suo paesino, ha creato un cimitero di circa 400 tombe.
Nessuno sa la storia di questo uomo, eppure credo che l’Europa dovrebbe conoscere meglio la vera pelle della frontiera che è fatta del coraggio di uomini come questo Mufti o del fatalismo anche che molti greci hanno nell’affrontare la crisi e nell’affrontare questo momento.
Ho visto la depressione che c’è a Atene da cui ho cercato di sfuggire tutte le volte che potevo e il disincanto che si incontra invece in altri luoghi della Grecia, in montagna, del Lidia, nella regione forse più povera della Grecia, nell’Arcadia, nel Peloponneso, sono tutti luoghi dove è vero, la crisi c’è, nessuno può negare che ci sia, ma viene affrontata con una leggerezza, con un disincanto, che ti fa dire che nessuno morirà per l’Euro, poi capisci che la questione è esattamente questo, che l’Europa è diventata solo l’Euro. Non è l’Europa che avevamo immaginato. Quando la mia generazione, quella dei quarantenni viveva con il sogno, con il mito dell’ingresso in Unione Europea, si immaginava un’Europa che fosse inclusiva, che fosse un abbraccio per tutti i popoli europei, che desse opportunità di lavoro, di movimento, oggi siamo spaventati, oggi ci detestiamo. Oggi c’è una spaccatura tra il nord e il sud Europa, dove il nord impone le riforme perché dà i soldi ai paesi che sono in difficoltà e il sud Europa che invece subisce queste riforme e chiaramente vede male, considera male chi in qualche modo impone la propria volontà, i propri modelli al proprio paese.
Questa non è l’Europa che avevamo in mente, ne siamo talmente spaventati di questa Europa che ragiona solo intorno all’Euro e non attorno alle identità, ai popoli che la compongono che infatti i paesi dell’area balcanica, i paesi dell’est europeo che sono entrati nell’Unione Europea non lo vogliono neanche l’Euro, con il cavolo che accetteranno questa moneta perché significa sacrifici!
Ho seguito anche per esempio l’ultima tornata elettorale, la cosa interessante era che era bastato semplicemente il sospetto che Syriza, la principale forza di sinistra, il principale raggruppamento dei partiti di sinistra che è passato dal 4 al 27% in pochi mesi, il sospetto che questa forza politica potesse chiedere l’uscita dalla Grecia dall’Unione Europea per far balzare questa forza politica dal 4 al 27%.
In realtà Syrizza non l’aveva mai detto, ma l’aveva lasciato intendere in qualche modo, certamente l’Euro è visto come una gabbia ormai, non soltanto dalla Grecia ma anche da altri paesi europei, in fondo anche in Spagna, in Italia, anche in molti paesi in difficoltà ci si domanda: ma che ci siamo entrati a fare se questa è l’Europa, che ci siamo entrati a fare se questa roba vuole dire così tanti sacrifici. Non so se la Grecia uscirà dall’Eurozona, non so se fallirà, quello che so è che se dovesse fallire il popolo greco, affronterebbe questo passaggio da una parte chiaramente con i drammi che ne verrebbero fuori, ma anche con una leggerezza che agli altri popoli europei è sconosciuta. I greci sono abituati a vivere in spazi amplissimi, sono stati dentro la dominazione bizantina, poi sono stati dentro l’impero Ottomano, il concetto di Stato così come gli è stato imposto è “un po’ stretto” al cittadino greco, se anche dovessero uscire dalla zona Euro, mi ha detto per esempio un monaco che ho incontrato sul cammino per il Monte Athos: “Viviamo con mille Euro, vivremo con 500 Euro”. Io credo che nessuno in Grecia morirà per l’Euro.
Se le cose che mi ho detto vi hanno interessato, passate parola!"
Fermate l'Eurodisastro di Max OtteContro l'oligarchia finanziaria.
Postato il 24 Settembre 2012 alle 14:00 in Informazione | Scrivi | Ascolta | Stampa
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In Italia la libertà di informazione si è trasformata in libertà di diffamazione.
Lettera di Enrico Sassoon (*)
"Caro direttore,
le vicende riguardanti Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle e Gianroberto Casaleggio sono state ampiamente riportate dai media nei mesi passati, con una forte accelerazione nelle scorse settimane fino a oggi. Questa attenzione, di norma scarsamente informata, quasi sempre maliziosa e ostile, mi ha toccato marginalmente, ma non lievemente, in quanto socio della Casaleggio Associati. Poiché da oggi lascio la società, ritengo utile chiarirne i motivi, per evitare ulteriori distorsioni dei fatti.
I motivi sono due. Il primo riguarda la mia presenza, come socio di minoranza, nella Casaleggio Associati. I media hanno speculato in merito interpretando il mio ruolo come rappresentante di più o meno precisati «poteri forti» intenzionati a infiltrare, tramite la Casaleggio Associati, il blog di Beppe Grillo e, tramite Gianroberto Casaleggio, il movimento politico. In breve, non rappresento alcun potere forte, né in generale né nello specifico, né ritengo che alcun potere forte si senta rappresentato da me. La prova del contrario la lascio ai maliziosi interpreti che si sono finora beati nel richiamare fantasiose teorie complottistiche degne di romanzi d'appendice più che di una stampa seria e informata.Non conosco Beppe Grillo, non ci siamo mai incontrati né scambiati telefonate, mail o sms. Non ho partecipato alla gestione del suo blog in seno alla Casaleggio Associati, dove non ho mai ricoperto cariche operative; non ho mai avuto a che fare con il Movimento 5 Stelle, con il quale intrattiene relazioni il solo Casaleggio nelle forme e nei modi da lui stesso ripetutamente chiariti anche su questo giornale. Lascio la società perché i miei interessi personali e professionali sono altrove, ma anche per spezzare il filo delle speculazioni interessate. Mi auguro che serva.
Il secondo motivo è ben più grave e si sostanzia in una valanga apparentemente inarrestabile di diffamazioni e calunnie di violenta intensità, basate su ancor più farneticanti teorie del complotto, che sono apparse e continuano ad apparire in blog e siti di diversa connotazione: da quelli di ispirazione esplicitamente nazi-fascista a quelli di tendenza diametralmente opposta (come i Meet Up di supporto a Grillo) passando per una varietà di blog e siti di varia natura che vanno dai circoli vegetariani a club politici o territoriali delle più diverse tendenze. In questi luoghi la teoria assume i toni foschi del complotto pluto-giudaico-massonico di memoria zarista e hitleriana. L'attribuzione di rappresentante dei poteri forti origina da qui, per assumere contorni decisamente deliranti e razzisti.
Dal mio cognome ebraico si è risaliti a una famiglia con lo stesso nome che operava 250 anni fa nella Compagnia delle Indie che commerciava in droghe e spezie con Cina e India: tanto basta per vedermi associato, un quarto di millennio dopo, a una «potente dinastia di narcotrafficanti». E non si parla di un pazzo isolato: sono decine i siti che riportano queste piacevolezze, associandomi volta a volta a Bilderberg, Massoneria, Mossad, Illuminati, Lobby delle multinazionali, circoli esoterici e altre amenità di questo tipo da far impallidire Dan Brown o l'Umberto Eco del «Cimitero di Praga».
La cosa è seria e va avanti da anni senza che alcuno di questi luoghi di indecenza ne sia mai stato chiamato a rispondere, sotto il profilo della controinformazione e della legge. La questione che va qui sollevata, al di là di quella strettamente personale, è quella della Rete. Luogo democratico per eccellenza, al quale chiunque può accedere per dare voce alle proprie opinioni, può diventare arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica.
Il primo punto è dunque come fare in modo che si salvaguardi la libertà di opinione ed espressione con la necessaria tutela di chi, per un motivo o per l'altro, venga preso di mira con intenti diffamatori e, nel caso in specie, anche razzisti. Ma i fatti non si fermano qui, perché la teoria del complotto dei poteri forti, che va avanti in Rete da almeno quattro anni, da un paio d'anni a questa parte è stata acriticamente assunta anche dai media «ufficiali», ossia radio, televisione e carta stampata. Avevo erroneamente giudicato tutto sommato sgradevoli ma innocui quei siti e blog, prevedendone un progressivo declino in funzione della palese idiozia dei riferimenti e argomentazioni.
Mi sono dovuto ricredere quando due anni fa, nel numero 5/2010 di «MicroMega» è stato pubblicato un articolo di una ventina di pagine che riprendeva le elucubrazioni reperibili in Rete, rielaborandole in modo apparentemente neutrale e dando loro un crisma di credibilità. Da lì a filtrare nella stampa «ufficiale» il passo è stato breve. Il teorema dei poteri forti è stato da allora ossessivamente riproposto, sempre in totale assenza di verifica alla fonte, spesso senza nemmeno modificare espressioni e terminologia di altri articoli e servizi, in un trionfo di «copia e incolla». Di recente, ad esempio, ho avuto il dubbio privilegio di sentirmi associato su La7 dal direttore di Rai4 Carlo Freccero ai poteri forti e al Bilderberg, per la felicità degli ospiti presenti. Altri, come l'ex politico Gianni De Michelis, hanno dichiarato a Radio24 che certamente dietro al successo di Grillo si ritrova la «destra americana». Decine di articoli e servizi televisivi hanno sostenuto e sostengono ogni giorno il teorema dei poteri forti dediti a infiltrare il Movimento, non si sa bene se per legittimarlo o delegittimarlo. Un'informazione distorta e malata, che impone una seria riflessione." Enrico Sassoon
(*) lettera pubblicata dal Corriere della Sera il 23/9/2012
"Ho letto molti dei commenti e sono rimasto gradevolmente sorpreso per la profonda comprensione e condivisione del problema che esprimono. Il tema di una corretta informazione ci riguarda tutti, così come il problema di contrastare una troppo facile diffamazione a mezzo rete, tv o stampa. Ringrazio chi ha espresso solidarietà. Mi rammarico per chi ha reiterato i sospetti: spero che prima o poi si ricredano." Enrico Sasson
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Tags: beppegrillo-passaparola, Euro, Giuseppe Ciulla, Grecia, passaparola, Syriza, unione europea
La macchina trasversale (e impunita) del fango
In Italia la libertà di informazione si è trasformata in libertà di diffamazione.
Lettera di Enrico Sassoon (*)
"Caro direttore,
le vicende riguardanti Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle e Gianroberto Casaleggio sono state ampiamente riportate dai media nei mesi passati, con una forte accelerazione nelle scorse settimane fino a oggi. Questa attenzione, di norma scarsamente informata, quasi sempre maliziosa e ostile, mi ha toccato marginalmente, ma non lievemente, in quanto socio della Casaleggio Associati. Poiché da oggi lascio la società, ritengo utile chiarirne i motivi, per evitare ulteriori distorsioni dei fatti.
I motivi sono due. Il primo riguarda la mia presenza, come socio di minoranza, nella Casaleggio Associati. I media hanno speculato in merito interpretando il mio ruolo come rappresentante di più o meno precisati «poteri forti» intenzionati a infiltrare, tramite la Casaleggio Associati, il blog di Beppe Grillo e, tramite Gianroberto Casaleggio, il movimento politico. In breve, non rappresento alcun potere forte, né in generale né nello specifico, né ritengo che alcun potere forte si senta rappresentato da me. La prova del contrario la lascio ai maliziosi interpreti che si sono finora beati nel richiamare fantasiose teorie complottistiche degne di romanzi d'appendice più che di una stampa seria e informata.Non conosco Beppe Grillo, non ci siamo mai incontrati né scambiati telefonate, mail o sms. Non ho partecipato alla gestione del suo blog in seno alla Casaleggio Associati, dove non ho mai ricoperto cariche operative; non ho mai avuto a che fare con il Movimento 5 Stelle, con il quale intrattiene relazioni il solo Casaleggio nelle forme e nei modi da lui stesso ripetutamente chiariti anche su questo giornale. Lascio la società perché i miei interessi personali e professionali sono altrove, ma anche per spezzare il filo delle speculazioni interessate. Mi auguro che serva.
Il secondo motivo è ben più grave e si sostanzia in una valanga apparentemente inarrestabile di diffamazioni e calunnie di violenta intensità, basate su ancor più farneticanti teorie del complotto, che sono apparse e continuano ad apparire in blog e siti di diversa connotazione: da quelli di ispirazione esplicitamente nazi-fascista a quelli di tendenza diametralmente opposta (come i Meet Up di supporto a Grillo) passando per una varietà di blog e siti di varia natura che vanno dai circoli vegetariani a club politici o territoriali delle più diverse tendenze. In questi luoghi la teoria assume i toni foschi del complotto pluto-giudaico-massonico di memoria zarista e hitleriana. L'attribuzione di rappresentante dei poteri forti origina da qui, per assumere contorni decisamente deliranti e razzisti.
Dal mio cognome ebraico si è risaliti a una famiglia con lo stesso nome che operava 250 anni fa nella Compagnia delle Indie che commerciava in droghe e spezie con Cina e India: tanto basta per vedermi associato, un quarto di millennio dopo, a una «potente dinastia di narcotrafficanti». E non si parla di un pazzo isolato: sono decine i siti che riportano queste piacevolezze, associandomi volta a volta a Bilderberg, Massoneria, Mossad, Illuminati, Lobby delle multinazionali, circoli esoterici e altre amenità di questo tipo da far impallidire Dan Brown o l'Umberto Eco del «Cimitero di Praga».
La cosa è seria e va avanti da anni senza che alcuno di questi luoghi di indecenza ne sia mai stato chiamato a rispondere, sotto il profilo della controinformazione e della legge. La questione che va qui sollevata, al di là di quella strettamente personale, è quella della Rete. Luogo democratico per eccellenza, al quale chiunque può accedere per dare voce alle proprie opinioni, può diventare arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica.
Il primo punto è dunque come fare in modo che si salvaguardi la libertà di opinione ed espressione con la necessaria tutela di chi, per un motivo o per l'altro, venga preso di mira con intenti diffamatori e, nel caso in specie, anche razzisti. Ma i fatti non si fermano qui, perché la teoria del complotto dei poteri forti, che va avanti in Rete da almeno quattro anni, da un paio d'anni a questa parte è stata acriticamente assunta anche dai media «ufficiali», ossia radio, televisione e carta stampata. Avevo erroneamente giudicato tutto sommato sgradevoli ma innocui quei siti e blog, prevedendone un progressivo declino in funzione della palese idiozia dei riferimenti e argomentazioni.
Mi sono dovuto ricredere quando due anni fa, nel numero 5/2010 di «MicroMega» è stato pubblicato un articolo di una ventina di pagine che riprendeva le elucubrazioni reperibili in Rete, rielaborandole in modo apparentemente neutrale e dando loro un crisma di credibilità. Da lì a filtrare nella stampa «ufficiale» il passo è stato breve. Il teorema dei poteri forti è stato da allora ossessivamente riproposto, sempre in totale assenza di verifica alla fonte, spesso senza nemmeno modificare espressioni e terminologia di altri articoli e servizi, in un trionfo di «copia e incolla». Di recente, ad esempio, ho avuto il dubbio privilegio di sentirmi associato su La7 dal direttore di Rai4 Carlo Freccero ai poteri forti e al Bilderberg, per la felicità degli ospiti presenti. Altri, come l'ex politico Gianni De Michelis, hanno dichiarato a Radio24 che certamente dietro al successo di Grillo si ritrova la «destra americana». Decine di articoli e servizi televisivi hanno sostenuto e sostengono ogni giorno il teorema dei poteri forti dediti a infiltrare il Movimento, non si sa bene se per legittimarlo o delegittimarlo. Un'informazione distorta e malata, che impone una seria riflessione." Enrico Sassoon
(*) lettera pubblicata dal Corriere della Sera il 23/9/2012
"Ho letto molti dei commenti e sono rimasto gradevolmente sorpreso per la profonda comprensione e condivisione del problema che esprimono. Il tema di una corretta informazione ci riguarda tutti, così come il problema di contrastare una troppo facile diffamazione a mezzo rete, tv o stampa. Ringrazio chi ha espresso solidarietà. Mi rammarico per chi ha reiterato i sospetti: spero che prima o poi si ricredano." Enrico Sasson
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