Questo è Martin Schulz, l’amicone di Renzi
Martin Schulz è il presidente del Parlamento Europeo. Non solo: Martin Schulz è il candidato del Partito del Socialismo Europeo (PES) alla presidenza della prossima Commissione Europea. E Martin Schulz è anche la scommessa di Renzi per cambiare l’Europa. Renzi e il PD vogliono cambiare l’Europa con Martin Schulz: comprensibile che tacciano quindi, e con loro tutti gli organi di informazione italiani, sulle gravissime accuse che il Parlamento Europeo sta muovendo al suo presidente. Martin Schulz è infatti accusato di censura, di estendere indebitamente una longa manus sull’amministrazione del Parlamento Europeo – testualmente di ‘clientelismo politico‘ -, nonché di usare i soldi pubblici destinati al suo Gabinetto e agli uffici esterni del Parlamento per pagarsi la campagna elettorale e farla al Pd. Se Schulz e il Pd non vogliono rispondere alle richieste del Parlamento Europeo, e se i giornali non li costringono, forse vorranno rispondere alle richieste dei cittadini. Ma andiamo con ordine.
Ogni anno il Parlamento Europeo verifica se i soldi sono spesi in maniera corretta e concede il “discarico”, ovvero la dispensa politica dalla responsabilità di gestione del bilancio, rendendolo esecutivo. Il voto è preceduto da una relazione. Quest’anno, l’assemblea plenaria che doveva votare il bilancio si è riunita il 3 aprile, ma poco prima del voto Martin Schulz ha rimosso dalla relazione un passaggio che lo riguardava, redatto dal membro della Commissione Bilancio Ingeborg Grässle. Che cosa vi si diceva? Nel 2012, l’Olaf (il servizio antifrode) aveva accusato il commissario alla Salute John Dalli di frode, atto al quale erano seguite un’inchiesta e le sue dimissioni. Nella relazione (emendamento 47, qui la versione originale poi censurata), la Grässle accusava Schulz di avere ostacolato la condivisione delle informazioni su Dalli, trattenendo documenti riservati e destinati alla commissione COCOBU (la Commissione per il controllo del Bilancio) per oltre due mesi. E Schulz cosa fa? Rimuove il passaggio che lo critica dalla relazione, poco prima del voto in aula, avvalendosi di una sua interpretazione dell’articolo 157 del regolamento, impedendo così il voto degli europarlamentari su se stesso: un atto per il quale è stato accusato di censura e di “minare seriamente i principi democratici dell’istituzione europea” e che ha causato il rinvio da parte della plenaria del voto sul bilancio, in segno di protesta.
SCHULZ E IL CLIENTELISMO POLITICO
Ma non è finita qui. Il 16 aprile la plenaria si riunisce nuovamente e approva una relazione a larga maggioranza, la quale al paragrafo 63 lo accusa esplicitamente di clientelismo politico. Testualmente, vi si legge: “Il Parlamento Europeo constata che per cinque membri del gabinetto del Presidente è prevista la nomina a direttore o direttore generale nell’amministrazione del Parlamento; critica questa longa manus politica su posizioni manageriali che finisce per minare lo Statuto del personale; osserva che l’Unione critica il clientelismo politico in tutto il mondo e chiede formalmente che tale principio sia rispettato anche presso l’amministrazione del Parlamento“. Cosa è successo? E’ successo che Schulz, la scommessa di Renzi per cambiare l’Europa, ha nominato cinque alti funzionari del Parlamento Europeo, e li ha scelti tutti tra gli uomini del suo Gabinetto, ovvero il suo staff personale. Una pratica che noi in Italia conosciamo bene e che deve avere incontato l’approvazione di Renzi, che lo sostiene con aperta convinzione.
SCHULZ E LA CAMPAGNA ELETTORALE PAGATA COI SOLDI PUBBLICI
Ma le accuse più gravi devono ancora venire. La campagna elettorale per le europee è in corso: ragion per cui tutti i sei Commissari che vi partecipano, per una questione di opportunità, hanno chiesto un congedo non retribuito tra il 19 aprile ed il 25 maggio. Solo Karel De Gucht, il Commissario europeo al commercio, non avendo intenzione di fare campagna e avendo già dichiarato che, se eletto, rinuncerà alla nomina ad eurodeputato, è rimasto in carica al suo posto. Bene: Schulz è stato l’unico a non richiedere un aspettativa non retribuita e a continuare a intascare i soldi nonostante faccia campagna elettorale attiva. Non solo: Schulz utilizzerebbe lo staff del suo Gabinetto ai fini della sua campagna elettorale e questo è espressamente vietato dal regolamento del Parlamento europeo, in quanto i membri del Gabinetto e il suo funzionamento vengono pagati con i soldi dei cittadini. Le apparizioni pubbliche di Schulz coincidono con gli impegni della campagna elettorale. Per esempio è stato recentemente a Genova, in veste di presidente del Parlamento europeo, a sostenere il candidato socialista del PD Sergio Cofferati (i viaggi del Presidente del Parlamento Europeo sono pagati dai contribuenti, mentre se si tratta di campagna elettorale dovrebbero essere pagati di tasca sua). Ha trasformato inoltre il suo account Twitter, cresciuto e sponsorizzato grazie alla presidenza del Parlamento Europeo ai danni di quello istituzionale (e in virtù di questo forte di oltre 105mila followers) nel profilo pubblico dedicato alla sua campagna elettorale, relegando il profilo istituzionale a uno scarso o nullo rilievo (è plausibile che un presidente del Parlamento Europeo abbia accumulato meno di 5mila followers in tutto il suo mandato?). Accuse pesanti, messe nero su bianco dal Parlamento Europeo nella relazione del 16 aprile al paragrafo 51: “Il Parlamento Europeo chiede informazioni dettagliate sulle modalità con le quali il Presidente, che ricopre un incarico politicamente neutro, abbia tenuto distinta la sua gestione amministrativa dalla sua campagna di candidato di punta dei Socialisti e Democratici alle elezioni europee, con specifico riguardo al personale del suo Gabinetto e degli uffici esterni del Parlamento e ai costi di viaggio; ritiene che per molte di tali attività non si sia fatta distinzione fra i due ruoli; chiede formalmente una chiara separazione delle funzioni dei titolari di pubblici uffici sul modello della Commissione, per evitare che siano i contribuenti dell’Unione a dover pagare per le campagne elettorali di candidati capolista europei“.
Questa è l’Europa che vuole costruire il Pd. Questa è l’Europa sulla quale sta scommettendo Renzi: un’Europa di burocrati attaccati alla poltrona (“L’Unione Europea non ha bisogno di un Presidente che non sa distinguere tra la sua campagna elettorale e il suo ruolo e che si aggrappa disperatamente alla poltrona” [fonte]), un’Europa di predatori di risorse pubbliche e un’Europa di insabbiatori e censori. Un Europa troppo, troppo simile all’Italia che conosciamo bene, e che noi vogliamo cambiare.
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