I Gripen restano a terra: è "no"
Con il 53,43% respinto il fondo d'acquisto del caccia da combattimento svedese - LE FOTO
BERNA - Non voleranno i Gripen nei cieli della Confederazione: il popolo svizzero ha respinto questo fine settimana, nella misura del 53,4%, la legge federale relativa al fondo per l'acquisto del velivolo di combattimento svedese. Una opposizione assai variegata - che criticava a seconda del caso le qualità del velivolo, la spesa ritenuta eccessiva o la necessità di per sé dell'acquisto - ha avuto la meglio su Consiglio federale, parlamento, esercito e principali partiti borghesi.
Complessivamente hanno approvato l'oggetto 1.344.876 persone, mentre i contrari sono stati 1.542.958. Gli argomenti dei referendisti hanno peraltro prevalso in una maggioranza di 14 cantoni: il maggior sostegno è giunto da Nidvaldo (68,16% di sì), dove ha sede l'importante costruttore aeronautico Pilatus, seguito da Obvaldo, Uri, Svitto, Appenzello Interno, Glarona, Zugo, Turgovia, Lucerna, San Gallo, Argovia, Appenzello Esterno, nonché - di stretta misura - Grigioni (50,72%) e Soletta.
Sul fronte dei contrari si è schierata compatta la Svizzera romanda, a cominciare da Giura (25,67% di sì) e Neuchâtel (30,91%), passando per Ginevra (32,25%) e Vaud (34,93%). Pollice verso è venuto però anche dal Ticino (45,28%) e da numerose regioni svizzero tedesche come Basilea Città (32,31%), Basilea Campagna (42,53%), Zurigo (48,62%), Berna (49,10%) e Sciaffusa (49,38%). La partecipazione si è attestata al 55,5%.
Per una volta il risultato finale ricalca con una certa precisione le previsioni dei sondaggi, che davano il no al 51-52%. Segno che le opinioni, in materia, si erano cristallizzate già da tempo: nemmeno l'impegno comune dei presidenti di UDC, PLR, PPD e PBD, nel finale di campagna, è riuscito ad evitare il naufragio. Forse anche perché il fronte borghese, nei mesi precedenti, era apparso tutt'altro che monolitico.
Si trattava in buona sostanza di sostituire 54 F-5 Tiger, considerati ormai obsoleti, con 22 Saab Gripen E, moderni apparecchi di fabbricazione svedese. Per farlo il parlamento aveva previsto di distribuire l'onere finanziario di 3,1 miliardi sull'arco di undici anni, attraverso una legge che è stata fatta oggetto, appunto, di un referendum.
In gioco, secondo i promotori dell'acquisto del jet, vi era la sicurezza del paese, il futuro dell'aeronautica militare elvetica e in ultima analisi della capacità delle forze armate di fungere da deterrente e di far fronte a eventuali minacce.
Contro il Gripen si era però formato un vasto fronte, che partiva anche da una fronda interna all'esercito: c'era chi - portando avanti l'argomento della qualità - propendeva per i più cari Dassault Rafale o EADS Eurofighter. Tanto più che - è stato fatto notate - la variante E del jet esiste solo sulla carta. Altri, anche nel campo borghese, hanno fatto presente argomenti finanziari, sostenendo fra l'altro che non vi è urgenza di acquistare aerei, visto che sono ancora disponibili gli F/A-18. Il fronte pacifista da parte sua ha tagliato corto, affermando che il velivolo è inutile: la Svizzera è circondata da paesi amici e la sicurezza va garantita sul piano sociale, non militare.
Il risultato giunge al termine di una campagna di votazione che si è mostrata tendenzialmente tranquilla: i contrari si sono visti poco, ha spiegato a Newsnet il politologo Maximilian Schubiger. E forse paradossalmente questa è stata la loro forza.
I fautori dell'acquisto del jet si sono per contro mostrati molto presenti, con largo ricorso a manifesti e inserzioni, ma non sono mancati anche i passi falsi: a questo proposito si può per esempio citare la ventilata esistenza di un piano B per aggirare un eventuale voto negativo, le esternazioni di Ueli Maurer sulle donne o le indiscrezioni sull'impegno dell'ambasciata svedese.
Più di un politologo ha sottolineato inoltre l'importanza della posizione defilata assunta dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), contrariamente a quanto accaduto nell'ambito dell'acquisto degli F-A/18. Allora in soli 32 giorni erano stati raccolte 500'000 firme per un'iniziativa popolare che però poi alle urne, il 6 giugno 1993, raccolse solo il 43% di sì. Oggi il GSsE è rimasto in seconda fila, cosa che ha permesso a una parte dei votanti di respingere l'aereo in sé, senza che il loro voto potesse essere interpretato come contrario all'esistenza delle forze armate.
fonte: Corriere del Ticinese
Complessivamente hanno approvato l'oggetto 1.344.876 persone, mentre i contrari sono stati 1.542.958. Gli argomenti dei referendisti hanno peraltro prevalso in una maggioranza di 14 cantoni: il maggior sostegno è giunto da Nidvaldo (68,16% di sì), dove ha sede l'importante costruttore aeronautico Pilatus, seguito da Obvaldo, Uri, Svitto, Appenzello Interno, Glarona, Zugo, Turgovia, Lucerna, San Gallo, Argovia, Appenzello Esterno, nonché - di stretta misura - Grigioni (50,72%) e Soletta.
Sul fronte dei contrari si è schierata compatta la Svizzera romanda, a cominciare da Giura (25,67% di sì) e Neuchâtel (30,91%), passando per Ginevra (32,25%) e Vaud (34,93%). Pollice verso è venuto però anche dal Ticino (45,28%) e da numerose regioni svizzero tedesche come Basilea Città (32,31%), Basilea Campagna (42,53%), Zurigo (48,62%), Berna (49,10%) e Sciaffusa (49,38%). La partecipazione si è attestata al 55,5%.
Per una volta il risultato finale ricalca con una certa precisione le previsioni dei sondaggi, che davano il no al 51-52%. Segno che le opinioni, in materia, si erano cristallizzate già da tempo: nemmeno l'impegno comune dei presidenti di UDC, PLR, PPD e PBD, nel finale di campagna, è riuscito ad evitare il naufragio. Forse anche perché il fronte borghese, nei mesi precedenti, era apparso tutt'altro che monolitico.
Si trattava in buona sostanza di sostituire 54 F-5 Tiger, considerati ormai obsoleti, con 22 Saab Gripen E, moderni apparecchi di fabbricazione svedese. Per farlo il parlamento aveva previsto di distribuire l'onere finanziario di 3,1 miliardi sull'arco di undici anni, attraverso una legge che è stata fatta oggetto, appunto, di un referendum.
In gioco, secondo i promotori dell'acquisto del jet, vi era la sicurezza del paese, il futuro dell'aeronautica militare elvetica e in ultima analisi della capacità delle forze armate di fungere da deterrente e di far fronte a eventuali minacce.
Contro il Gripen si era però formato un vasto fronte, che partiva anche da una fronda interna all'esercito: c'era chi - portando avanti l'argomento della qualità - propendeva per i più cari Dassault Rafale o EADS Eurofighter. Tanto più che - è stato fatto notate - la variante E del jet esiste solo sulla carta. Altri, anche nel campo borghese, hanno fatto presente argomenti finanziari, sostenendo fra l'altro che non vi è urgenza di acquistare aerei, visto che sono ancora disponibili gli F/A-18. Il fronte pacifista da parte sua ha tagliato corto, affermando che il velivolo è inutile: la Svizzera è circondata da paesi amici e la sicurezza va garantita sul piano sociale, non militare.
Il risultato giunge al termine di una campagna di votazione che si è mostrata tendenzialmente tranquilla: i contrari si sono visti poco, ha spiegato a Newsnet il politologo Maximilian Schubiger. E forse paradossalmente questa è stata la loro forza.
I fautori dell'acquisto del jet si sono per contro mostrati molto presenti, con largo ricorso a manifesti e inserzioni, ma non sono mancati anche i passi falsi: a questo proposito si può per esempio citare la ventilata esistenza di un piano B per aggirare un eventuale voto negativo, le esternazioni di Ueli Maurer sulle donne o le indiscrezioni sull'impegno dell'ambasciata svedese.
Più di un politologo ha sottolineato inoltre l'importanza della posizione defilata assunta dal Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), contrariamente a quanto accaduto nell'ambito dell'acquisto degli F-A/18. Allora in soli 32 giorni erano stati raccolte 500'000 firme per un'iniziativa popolare che però poi alle urne, il 6 giugno 1993, raccolse solo il 43% di sì. Oggi il GSsE è rimasto in seconda fila, cosa che ha permesso a una parte dei votanti di respingere l'aereo in sé, senza che il loro voto potesse essere interpretato come contrario all'esistenza delle forze armate.
fonte: Corriere del Ticinese
18.05.2014 - 16:36
ats | Aggiornamento: 18 mag 2014 18:16
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