venerdì 15 luglio 2011

L’alternativa all’austerity greca: l’Islanda

In questo momento in Islanda stanno avvenendo cambiamenti e decisioni straordinarie e io mi domando come mai non se ne sappia nulla, se non tramite filmati dalla scarsa distribuzione al pubblico o attraverso Internet. Perché i mass media non se ne occupano? E’ scarsa attenzione o censura per l’argomento? Forse non è interessante sapere che dopo il crac finanziario è stato indetto un referendum popolare dove il 93% ha deciso di non pagare i debiti delle banche? A differenza di tutti gli altri Paesi del mondo, l’Islanda ha detto “No!”. E chi paga? La risposta è ovvia: chi ha fatto danni! Così sono stati emessi mandati di cattura internazionali per i banchieri ritenuti responsabili della débâcle economico-finanziaria, secondo giustizia.

Non è finita qui: tenendo conto degli errori compiuti, ma proiettata verso il futuro, l’Islanda dà prova di essere un laboratorio di democrazia e infatti in questi giorni social networks come Facebook o Twitter vengono utilizzati dai cittadini per proporre idee e dare opinioni al progetto di una nuova Costituzione, ottenendo così anche l’effetto “collaterale” di avere degli abitanti partecipi alla vita politica del proprio Paese.

Questo processo, che unisce le potenzialità della Rete con la partecipazione di una cittadinanza attiva prende il nome di crowdsourcing: «Credo che questa sia la prima volta in cui una Costituzione viene abbozzata principalmente su Internet», ha riferito Thorvaldur Gylfason, membro del consiglio per la Costituzionale islandese, l’organo collegiale che ha un sito web aggiornato ogni settimana così che tutti possano vedere i progressi del nuovo documento con un click. Il crowdsourcing va oltre i referendum: dà vita a un percorso che coinvolge tutta la popolazione, fin dal principio, per un progetto di legge che, a tutt’ora, include controlli e responsabilizzazione per il Parlamento e l’introduzione di una più netta separazione dei poteri per prevenire il ripetersi della crisi finanziaria, oltre a cambiamenti significativi riguardanti le elezioni dei parlamentari e le nomine dei giudici.

Gli islandesi hanno dato una lezione di democrazia e di sovranità popolare e monetaria a tutto l’Occidente, opponendosi pacificamente ed esaltando il potere della società civile e del diritto di cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo. Di tutto questo in Italia non se ne parla, ma per una volta mi piacerebbe vedere in tv, sentire alla radio o leggere sui nostri giornali di storie avventurose e coraggiose come quelle dell’Islanda, per apprendere che non di sole storie si tratta, ma di vere e proprie notizie, di fatti quotidiani.

Alessio Fabrizi




















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