giovedì 28 novembre 2019
mercoledì 27 novembre 2019
Trump ha firmato la legge che rende la crudeltà verso gli animali un crimine federale - GreenMe.it
Trump ha firmato la legge che rende la crudeltà verso gli animali un crimine federale - GreenMe.it: Il presidente Trump ha firmato il disegno di legge noto come Pact Act, rendendo di fatto la crudeltà verso gli animali un crimine federale. La Preventioning Animal Cruelty and Torture Act, o Pact Act, vieta comportamenti crudeli e abusi sugli animali di ogni genere, indipendentemente dalla specie a cui questi appartengono. Il disegno di legge...
venerdì 22 novembre 2019
giovedì 21 novembre 2019
domenica 17 novembre 2019
venerdì 8 novembre 2019
E’ vietato nutrire i gatti randagi ?
E’ vietato nutrire i gatti randagi ?
Posted on by Micio
E’ LECITO NUTRIRE I GATTI IN LIBERTA’ (RANDAGI) IN LUOGHI PUBBLICI ?
E’ LECITO NUTRIRE I GATTI IN LIBERTA’ (RANDAGI) IN LUOGHI PRIVATI ?
SONO VALIDE LE ORDINANZE COMUNALI CHE VIETANO DI NUTRIRE I RANDAGI ?
E’ LECITO NUTRIRE I GATTI IN LIBERTA’ (RANDAGI) IN LUOGHI PRIVATI ?
SONO VALIDE LE ORDINANZE COMUNALI CHE VIETANO DI NUTRIRE I RANDAGI ?
1) Gatti randagi: prendersene cura in condominio è possibile
I gatti fanno tenerezza anche ai cuori più duri. E lo fanno ancor di più quando non hanno la fortuna di avere un tetto sulla testa, ma sono esposti al freddo e alle intemperie. I gatti randagi attirano le attenzioni di molte persone, sia padroni di altri gatti che non, tanto che a molti viene naturale tentare di accudirli. Portarli in casa è quasi impossibile, un gatto nato libero non si adatterà mai in casa, ma c’è la possibilità di prendersene cura in altri modi. Per esempio mettendogli a disposizione del cibo o fornendo delle coperte per tenerli al caldo. Se vivete in una casa indipendente non ci sono problemi. Ma può capitare che qualche inquilino in un condominio si opponga a questa scelta. Cosa dice la legge al riguardo?
La legge sui gatti randagi
La legge italiana è piuttosto complessa al riguardo. Se sugli animali domestici non c’è modo di opporsi (nessun inquilino può opporsi all’adozione di cani e gatti), è diverso per quanto riguarda i gatti randagi. In questo caso infatti la legge permette l’opposizione quando ne risente il decoro dello stabile. Piatti sporchi sul marciapiede, colonie feline rumorose, gatti malati e altri disagi potrebbero far insorgere gli inquilini.
La legge italiana è piuttosto complessa al riguardo. Se sugli animali domestici non c’è modo di opporsi (nessun inquilino può opporsi all’adozione di cani e gatti), è diverso per quanto riguarda i gatti randagi. In questo caso infatti la legge permette l’opposizione quando ne risente il decoro dello stabile. Piatti sporchi sul marciapiede, colonie feline rumorose, gatti malati e altri disagi potrebbero far insorgere gli inquilini.
La legge infatti consente agli inquilini di un condominio di vietare di accudire dei gatti randagi adducendo a motivi igienici e/o estetici. Per essere precisi non c’è una legge che vieta ai condomini di accudire i gatti randagi. Però nel caso in cui questa pratica impedisse agli altri inquilini di utilizzare gli spazi comuni, a causa della sporcizia e dell’incuria, la pratica deve cessare. Inoltre la legge prevede che gli spazi comuni non possano cambiare destinazione d’uso. Dunque se prima c’era un giardino condominiale e ora è “occupato” da una colonia felina, tanto da non poter più essere utilizzato dai condomini, questa situazione deve cessare.
Dunque cosa fare con la colonia felina?
Secondo la legge quadro 281/91 la colonia felina si forma quando almeno 2 gatti stabiliscono un habitat nello stesso luogo, pur vivendo in libertà. Le colonie feline sono “indisponibili”, cioè non possono essere spostate né i gatti randagi possono essere cacciati da quel luogo, anche se arrecano i disagi sopra esposti. Pertanto anche se per legge un inquilino dovesse lamentarsi con l’amministratore della pratica di accudire i gatti randagi, l’amministratore di condominio non può fare altro che vietare alle persone che lo fanno di prendersi cura della colonia, ma non potrà rimuovere i gatti. L’unica cosa che si può fare è tenere sotto controllo la colonia per evitare che proliferi eccessivamente. In questo caso possono intervenire le associazioni animaliste sterilizzando i componenti.
Secondo la legge quadro 281/91 la colonia felina si forma quando almeno 2 gatti stabiliscono un habitat nello stesso luogo, pur vivendo in libertà. Le colonie feline sono “indisponibili”, cioè non possono essere spostate né i gatti randagi possono essere cacciati da quel luogo, anche se arrecano i disagi sopra esposti. Pertanto anche se per legge un inquilino dovesse lamentarsi con l’amministratore della pratica di accudire i gatti randagi, l’amministratore di condominio non può fare altro che vietare alle persone che lo fanno di prendersi cura della colonia, ma non potrà rimuovere i gatti. L’unica cosa che si può fare è tenere sotto controllo la colonia per evitare che proliferi eccessivamente. In questo caso possono intervenire le associazioni animaliste sterilizzando i componenti.
L’unico caso in cui una colonia felina può essere allontanata è per comprovato motivo di sicurezza pubblica. In questo caso l’assemblea condominiale dovrà approvare la richiesta e la ASL dovrà accertarsi che vi sia davvero una compromissione della sicurezza pubblica. Solo in quel caso le associazioni animaliste potranno occuparsi di allontanare i gatti randagi.
È previsto infine un ultimo cavillo che permetterebbe all’inquilino “gattaro” di continuare a prendersi cura della colonia. Solitamente, una volta che viene riconosciuta una colonia felina, deve essere tenuta sotto controllo (non solo dal punto di vista del numero, ma anche della salute della colonia stessa) dalle associazioni animaliste. Alcuni Comuni permettono di derogare questo compito ad una singola persona. Pertanto l’inquilino che si vuole prendere cura dei gatti randagi può farlo chiedendo l’autorizzazione al proprio Comune. Se la domanda venisse accettata, riceverebbe un tesserino di riconoscimento con il quale si attesta che è autorizzato a prendersi cura dei gatti randagi (alcuni Comuni richiedono un corso di formazione). Da quel momento sarà responsabile della colonia, potrà dar da mangiare ai gatti e dovrà tenere puliti gli spazi comuni. Nessun inquilino potrebbe più opporsi.
2) Gatti randagi in condominio: il giudice dice sì
Gatti sì, gatti no.
Spesso nei condomini ci sono lamentele da parte di alcuni residenti, soprattutto di quelli che abitano ai piani più bassi circa la presenza dei mici in parti comuni come giardini e cortili. I gatti però essendo animali sociali quasi sempre vivono in colonie e scelgono come punto di appoggio quei luoghi in cui qualcuno lascia loro da mangiare e da bere.
Che fare allora? Il tribunale di Milano con la sentenza n. 23693 del 30/09/2009 ha dato ragione ad una gattara. “I gatti sono animali sociali e quindi il loro aggirarsi liberamente per gli stabili condominiali non è contrario alle regole, anzi, è in qualche modo un loro diritto”, questo il dispositivo.
La donna si era vista citare in causa da una coppia che viveva nel suo stesso palazzo e che chiedeva la rimozione delle ciotole di cibo, l’allontanamento degli animali e il risarcimento danni per i cattivi odori .
Il giudice civile, invece ha richiamato per la prima volta le normative della Legge 281, riconoscendo che i gatti sono animali sociali che si muovono liberamente e che quindi “i gatti che stazionano e vengono alimentati nelle zone condominiali non possono essere allontanati o catturati per nessun motivo”.
3) Questioni feline: gatti, condominio e colonie feline
Come convivere, pacificamente, con i vicini e tutelare i felini “urbani”
Avv. Claudia Taccani – Talvolta i nostri animali sono fonte di liti e dissidi con il vicinato che si trasformano in vere e proprie guerre quando il pomo della discordia è una colonia felina. Ma la legge cosa prevede al riguardo? Vediamo insieme.
Cosa si intende per colonia felina?
Un gruppo di gatti che si sono spontaneamente stanziati in un determinato luogo.
In Italia vi sono diverse disposizioni normative sulla tutela dei gatti che vivono in libertà: in primis la legge nazionale n.28191 (legge prevenzione randagismo e tutela degli animali d’affezione), che prevede “Il divieto, per chiunque, di maltrattare i gatti che vivono in libertà, che questi siano sterilizzati dall’autorità sanitaria competente e riammessi nel loro gruppo. I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili. Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le autorità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza”.
Sulla base di questa legge quadro, quindi, viene riconosciuta la tutela dei gatti liberi nonché la relativa sterilizzazione, affinché si possa tenere sotto controllo il fenomeno del randagismo. La legge nazionale viene a sua volta applicata da ogni singola Regione mediante proprie disposizioni che disciplinano il fenomeno del randagismo e la relativa gestione delle colonie: per esempio in Toscana la legge regionale n. 59 del 2009 sulla tutela degli animali, prevede, oltre a quanto citato sopra che “le colonie feline possono essere spostate dalla zona abitualmente frequentata ad altra zona preventivamente individuata solo per gravi necessità delle colonie stesse. Lo spostamento è autorizzato dal sindaco, previo parere dell’azienda USLL competente e sentita l’associazione incaricata alla tutela e alla cura della colonia.”
Anche molti Regolamenti Comunali per il benessere degli animali disciplinano espressamente regole per la tutela della colonia felina prevedendo sanzioni pecuniarie in caso di violazione: la città di Roma, per esempio, dove sono presenti i famosi gatti romani, vero e proprio orgoglio per la Capitale, prevede “il riconoscimento dell’attività benemerita dei cittadini che come gattari/e si adoperano per la cura e il sostentamento dei gatti liberi e promuove periodici corsi di informazione in collaborazione con il servizio veterinario USL competente per territorio e le associazioni di volontariato animalista.”
Anche molti Regolamenti Comunali per il benessere degli animali disciplinano espressamente regole per la tutela della colonia felina prevedendo sanzioni pecuniarie in caso di violazione: la città di Roma, per esempio, dove sono presenti i famosi gatti romani, vero e proprio orgoglio per la Capitale, prevede “il riconoscimento dell’attività benemerita dei cittadini che come gattari/e si adoperano per la cura e il sostentamento dei gatti liberi e promuove periodici corsi di informazione in collaborazione con il servizio veterinario USL competente per territorio e le associazioni di volontariato animalista.”
Come far riconoscere una colonia felina?
Per registrare una colonia e provvedere alla sterilizzazione, oltre alle cure necessarie dei gatti, ci si può rivolgere, con specifica domanda, al Sindaco e al dipartimento veterinario pubblico.
Casi di convivenza che finiscono in Tribunale
Anche la giurisprudenza si è espressa sul tema: un giudice milanese ha riconosciuto il diritto di stabilimento di una colonia felina anche all’interno di un condominio ritenendo che i gatti sono animali sociali che si muovono liberamente su un determinato territorio e, pur vivendo in libertà, sono stanziali e frequentano abitualmente lo stesso luogo pubblico o privato. La sentenza conferma, pertanto, che non vi è distinzione di zona, sia essa pubblica o privata, per lo stanziamento di una colonia, sempre garantendo anche gli interessi degli abitanti.
Su quest’ultimo punto si è espressa nel 2013 la Corte di Appello di Roma, sezione civile, per una questione sorta all’interno di un edificio della capitale, dovuta al posizionamento, all’interno di garage, di alcune ciotole per somministrare cibo ai randagi, ritenendo che attirare gatti randagi con ciotole di cibo può costituire molestia se i gatti, vagando per il condominio, si introducono negli appartamenti e relative pertinenze degli altri condomini limitandone il possesso.
I giudici hanno riconosciuto l’attività lecita ed etica nel dare da mangiare ai randagi, ma, contestualmente, anche il dovere di non violare il possesso altrui, prevedendo soluzioni alternative come, per esempio, il posizionamento di ciotole con il cibo lontano dalle case.
E i gatti di proprietà?
Il Codice Civile prevede espressamente il divieto per un regolamento condominiale di escludere il possesso o la detenzione animali domestici.
È bene però prestare attenzione alle parti comuni: non lasciare il gatto incustodito per evitare che possa cagionare qualche danno in proprietà altrui.
Su questo punto si è risolta positivamente una lite condominiale nella provincia di Brescia, dove un condomino ha chiesto all’amministratore di sanzionare il vicino colpevole, a suo dire, di lasciar vagare, e defecare, il proprio gatto nel giardino condominiale. La questione è stata discussa in assemblea con vittoria del proprietario del felino per assenza totale di prove che confermassero che le feci appartenevano al suo gatto di proprietà, anzichè a un randagio – visto che nella zona vi erano diversi selvatici – e per l’assenza di uno specifico divieto, nel regolamento condominiale, di tenere animali nelle parti comuni, se non un generico riferimento alla disposizione di transitare con il cane tenuto al guinzaglio.
E’ obbligatorio il microchip per un gatto di proprietà?
Il gatto di proprietà, attualmente, non è soggetto a identificazione obbligatoria tramite microchip, salvo se si voglia partire per un viaggio all’estero.
E’ comunque consigliabile l’utilizzo dell’anagrafe felina per identificare il nostro animale, soprattutto, in caso di perdita o di contesa sulla relativa proprietà.
https://www.studiocataldi.it/articoli/30254-questioni-feline-gatti-condominio-e-colonie-feline.asp
Cosa dice la legge italiana sulle colonie di gatti e sulle gattare
La legge italiana tutela le colonie feline intese come insieme di due o più gatti che vivono in una zona pubblica. Rispettare i gatti non è un gesto soltanto d’amore, ma un obbligo in quanto cittadini italiani. Alcuni articoli del codice penale integrati dalla legge n. 281 del 1991 e del 2004 prescrivono specifici comportamenti in tutela degli animali “randagi”.
Cosa dice la legge
Il gatto è considerato parte integrante della società pertanto va rispettato e tutelato secondo norme di legge. La legge 281 del 1991 contro il maltrattamento dei gatti, tutela anche quelli che vivono in piena libertà e tutte le colonie feline.
Nessun cittadino italiano può spostare i gatti dal luogo prescelto per vivere. Gli animali hanno anche il diritto di ricevere cure e cibo proprio in quello stesso luogo, sempre nel rispetto delle norme igieniche e del comune senso del rispetto altrui.
Oltre alla legge sopra citata ci sono alcune normative sancite dalle varie regioni che devono essere altrettanto rispettate e conosciute.
Nessun cittadino italiano può spostare i gatti dal luogo prescelto per vivere. Gli animali hanno anche il diritto di ricevere cure e cibo proprio in quello stesso luogo, sempre nel rispetto delle norme igieniche e del comune senso del rispetto altrui.
Oltre alla legge sopra citata ci sono alcune normative sancite dalle varie regioni che devono essere altrettanto rispettate e conosciute.
È indiscutibile il rispetto che lo stato Italiano riserva ai gatti tanto che le colonie feline:
- non possono essere spostate in altro habitat
- hanno il diritto ad essere curati e nutriti proprio in quel luogo
- le ASL si devono fare carico di provvedere gratuitamente alla sterilizzazione dei componenti di una colonia censita
- hanno gli stessi diritti delle colonie feline che si trovano nei pressi di un condominio
- In questo caso la legislazione regionale ha introdotto delle precisazioni anche se la sostanza della legge non cambia. Anche senza un consenso unanime del condominio a mantenere i gatti in quel luogo la colonia non può essere comunque spostata perché la presenza dei gatti è considerata come quella degli uccelli o di altri animali liberi.
Qualora fosse necessario ogni singolo Comune, in accordo con il servizio veterinario della ASL, deve effettuare dei controlli sulla colonia felina e le spese sono a carico dello stesso Comune così come monitorare la quantità dii gatti e prevenirne l’eccessivo proliferare.
L’importanza delle colonie feline nelle città
Considerando che nelle grandi città il numero della popolazione è in costante aumento, la quantità di topi presenti si moltiplica, secondo una stima di 10 a 1.
La presenza di colonie feline risulta quindi essere importante anche per contenere il proliferarsi di topi e limitare le derattizzazioni, attività dispendiose, malsane e spesso inefficaci. Si può quindi mettere in atto una sorta di derattizzazione naturale utilizzando animali predatori come i gatti per limitare questo problema.
Ogni singolo Comune deve quindi per legge tutelare e supportare la colonia felina insieme alle ASL locali che provvedono alla cura e alla salute dei gatti delle colonie.
Attenzione però a chi chiede soldi per la sterilizzazione di una colonia felina perché le ASL provvedono gratuitamente alla sterilizzazione così come alla cura antibiotica successiva.
La presenza di colonie feline risulta quindi essere importante anche per contenere il proliferarsi di topi e limitare le derattizzazioni, attività dispendiose, malsane e spesso inefficaci. Si può quindi mettere in atto una sorta di derattizzazione naturale utilizzando animali predatori come i gatti per limitare questo problema.
Ogni singolo Comune deve quindi per legge tutelare e supportare la colonia felina insieme alle ASL locali che provvedono alla cura e alla salute dei gatti delle colonie.
Attenzione però a chi chiede soldi per la sterilizzazione di una colonia felina perché le ASL provvedono gratuitamente alla sterilizzazione così come alla cura antibiotica successiva.
Le gattare
In genere è uso comune pensare alla figura della “gattara” come la persona che si prende cura delle colonie feline. Non sempre le gattare però sono ben considerate nei vari quartieri. Il loro ruolo è però fondamentale.
La gattara si occupa del controllo sanitario della colonia felina, del nutrimento dei gatti, spesso a spese proprie, dello stato igienico della zona. A volte può essere supportata da veterinari o associazioni. È sempre meglio che chi gestisce una colonia felina si possa avvalere dell’aiuto di esperti e associazioni protezionistiche legalmente riconosciute.
La gattara si occupa del controllo sanitario della colonia felina, del nutrimento dei gatti, spesso a spese proprie, dello stato igienico della zona. A volte può essere supportata da veterinari o associazioni. È sempre meglio che chi gestisce una colonia felina si possa avvalere dell’aiuto di esperti e associazioni protezionistiche legalmente riconosciute.
Registrare una colonia felina
Una colonia felina deve essere innanzitutto censita rivolgendosi presso alcuni sportelli riservati ai diritti degli animali presso le ASL o i Comuni.
Solo quando si è provveduto alla registrazione della colonia felina, le Asl possono procedere regolarmente con i controlli sanitari.
Chiunque si renda conto della presenza di due o più gatti in una specifica zona può denunciarne la presenza alle autorità per il riconoscimento della colonia, in genere utilizzando un modulo fornito dal Comune o dalle Asl.
In questo modulo si devono indicare i dati anagrafici della persona che fa la denuncia e che in quello stesso momento si assume la responsabilità della cura dei gatti a proprio nome.
Il Comune provvede poi ai controlli e se ci sono le condizioni di idoneità viene riconosciuta la colonia felina. Da questo momento in poi è il referente della colonia felina, la comune “gattara” a essere il tramite con le autorità, a prendere appuntamenti per le sterilizzazioni e le cure. Avere una colonia felina registrata a proprio nome non è per sempre, quindi in qualsiasi caso ci fosse la necessità, anche temporanea, può essere un atto civile diventarne i referenti.
Solo quando si è provveduto alla registrazione della colonia felina, le Asl possono procedere regolarmente con i controlli sanitari.
Chiunque si renda conto della presenza di due o più gatti in una specifica zona può denunciarne la presenza alle autorità per il riconoscimento della colonia, in genere utilizzando un modulo fornito dal Comune o dalle Asl.
In questo modulo si devono indicare i dati anagrafici della persona che fa la denuncia e che in quello stesso momento si assume la responsabilità della cura dei gatti a proprio nome.
Il Comune provvede poi ai controlli e se ci sono le condizioni di idoneità viene riconosciuta la colonia felina. Da questo momento in poi è il referente della colonia felina, la comune “gattara” a essere il tramite con le autorità, a prendere appuntamenti per le sterilizzazioni e le cure. Avere una colonia felina registrata a proprio nome non è per sempre, quindi in qualsiasi caso ci fosse la necessità, anche temporanea, può essere un atto civile diventarne i referenti.
GLI ERRORI PIU' COMUNI CHE SI COMMETTONO CON I GATTI
GLI ERRORI PIU' COMUNI
CHE SI COMMETTONO CON I GATTI
Non c'è da stupirsi che i gatti siano i pet più diffusi in Italia e nel mondo: sono adorabili, misteriosi e affascinanti. Potremmo stare a guardarli per ore mentre si muovono con grazia e agilità, e amiamo coccolarli e viziarli con bocconcini e carezze. Ma siamo sicuri di conoscere davvero il nostro micio?
Chiunque viva con un gatto lo ama, spesso alla follia, e lo riempie di attenzioni. A volte però, può capitare che queste attenzioni siano eccessive o sbagliate, e finiscano per dargli fastidio. Siamo sicuri di sapere quali sono le cose che lui probabilmente odia? Ecco un elenco:
1) Coccole e carezze (se in eccesso)
1) Coccole e carezze (se in eccesso)
La differenza principale tra un cane e un gatto? Sta in un vecchio detto: "Se un cane ti salta in braccio, è perché ti ama; se lo fa un gatto, è perché il tuo grembo è più caldo". I cani, infatti, amano quasi sempre le coccole; i gatti quando... ne hanno voglia. Per molti gatti, essere afferrati, accarezzati o seguiti da vicino è fonte di stress. Sono loro a dirci quando hanno voglia di attenzioni, miagolando o strusciandoci sulle nostre gambe. Per regolarci, prestiamo attenzione al loro linguaggio corporeo: basta un po' di attenzione per capire se i nostri gesti di affetto li mettono a disagio.
2) Mancanza di attenzioni
Ci sono gatti timidi e gatti che amano stare al centro dell'attenzione, ma tutti hanno una cosa in comune: non vogliono sentirsi abbandonati. Anche se i nostri impegni ci costringono per molte ore fuori casa, lasciare il nostro micio solo a lungo può essere un problema: l'ansia da abbandono può portarlo a crisi di aggressività, con danneggiamento di oggetti (dai divani graffiati agli "incidenti" fuori dalla lettiera). Quando torniamo a casa dal lavoro, perciò, non dimentichiamo di dedicare 10 minuti al nostro gatto: renderà felice e rilassato lui, ma anche noi.
3) "Invasori" nel suo territorio
I gatti sono animali territoriali e ogni nuova presenza nel loro spazio può essere fonte di stress; vale per i bambini (che amano molto i gatti ma spesso non sono riamati) ma anche per i cani o gli altri gatti. Se ne portate uno nuovo in casa, anche se cucciolo, fate attenzione a come i due interagiscono: l'istinto ad affermarsi come esemplare "alfa" può causare lotte e zuffe anche feroci.
4) Rumori molesti
Clacson, tuoni, fuochi d'artificio, urla o musica alta, ma anche uno starnuto brusco, possono allarmare un gatto e far scattare la sua aggressività: è la risposta alla paura e alla sensazione di pericolo. Se non possiamo evitare i rumori esterni, cerchiamo almeno di non sbattere le porte o urlare tra le pareti di casa.
5) Il taglio degli artigli
Questa pratica, che a noi può sembrare normale, è un trauma per il gatto, che può sentire un forte dolore e diventare stressato e vulnerabile. Il taglio è sconsigliato in particolare per i gatti che sono abituati a uscire all'esterno, perché li priva delle loro difese naturali.
6) Viaggi
Ai gatti viaggiare non piace affatto: da creature abitudinarie, amano la loro routine e il loro territorio. In più, un veicolo in movimento può creare loro stress e disagio anche fisico, con episodi di vomito. Se proprio dobbiamo spostarci con il nostro gatto, il trasportino è indispensabile: un animale agitato in braccio può scappare e saltare nell'abitacolo della macchina come una scheggia impazzita, con gravi rischi per noi e per lui!
7) Odori molesti
I gatti non hanno l'olfatto sviluppato come i cani, ma anche per loro questo è un senso importante. E se il loro profumo preferito è probabilmente il vostro odore, ce ne sono altri che non amano: meglio evitare di usarli in casa. Gli odori più "odiati" dai felini? Agrumi, banana, aceto, lettiera sporca (be', non sorprende), pesce non fresco, e, last but not least, altri gatti. I gatti detestano anche l'odore di alcune piante che possono essere dannose per loro, come l'eucaliptus. La natura è saggia!
8) Carezze sulla pancia
Come noi, anche i gatti hanno dei punti deboli: se vogliamo accarezzarli, c'è un punto del corpo assolutamente da evitare: la pancia. Il loro istinto li fa sentire in pericolo quando vengono toccati in quell'area, che è la sede di tutti gli organi vitali. Per le nostre carezze, scegliamo la base del mento, delle orecchie, della coda, e il muso, appena dietro i baffi. Le fusa non mancheranno!
9) L'acqua, naturalmente
Il luogo comune è proprio vero: i gatti odiano l'acqua. Con qualche eccezione: il gatto Turco Van, razza di colore bianco-rosso che nuota tranquillamente nel lago della Turchia da cui prende il nome. Se il vostro gatto non appartiene a questa razza, meglio evitare di fargli il bagno: a pulirsi se la cava benissimo da solo.
10) Non avere uno spazio tutto per sé
Per un gatto, avere una "confort zone" è fondamentale. Per questo dobbiamo creare per lui un angolino - una cuccia, uno stanzino, ma anche una scatola di cartone foderata - dove possa stare tranquillo quando ne ha voglia. I gatti non amano i contatti forzati con gli esseri umani, e dar loro uno spazio per stare in solitudine è un gesto d'amore e rispetto.
Questo elenco, probabilmente, non è completo: perché ogni gatto ha la sua personalità e, come sa ogni proprietario, ci sorprende tutti i giorni con nuove passioni, nuovi gesti e nuovi gusti. Conoscerli e osservarli è una sfida, ma anche uno spettacolo affascinante, che ce li rende ancora più cari!
A cura di Giunti Editore
I gatti randagi se la passano male, peggio dei cani, in Italia. I numeri delle colonie feline
Colonie feline e gattili in Italia
Sterilizzazioni di gatti nel 2017
In Italia la presenza di strutture di accoglienza per i gatti randagi è assai più esigua di quella dei canili sanitari o dei rifugi per cani. Nel 2017, secondo l’ultimo rapporto nazionale della LAV, risultano 61.878 colonie feline e 101 gattili. Nel meridione vi è al momento una scarsa attenzione generale al tema del randagismo felino: sono solo 7.934 le colonie registrate contro le 53.944 del centro-nord (29.655 colonie al nord e 24.289 nel centro), per un totale di poco meno di 15.000 gatti sterilizzati all’anno, contro i poco più di 54.000 del Centro-Nord. I gattili poi sono rarissimi: solo 7 in tutte le regioni del sud, contro i 54 del Nord e i 40 delle regioni del Centro.
Il primato è detenuto dalla Lombardia, con 14.083 colonie. Seguono il Lazio (11.683), il Veneto (6.777), la Toscana (6.412) e l’Emilia-Romagna (6.320). La Lombardia è anche la regione dove si sterilizza il maggior numero di gatti (13.159), al secondo posto troviamo il Veneto (9.538), il Lazio (8.833) e la Campania (5.258). In ogni caso il numero complessivo di sterilizzazioni rimane esiguo: si contano solo 69.094 sterilizzazioni regolari in tutta Italia nel 2017.
Qual è la differenza fra gattili e colonie? I gattili sono strutture chiuse – per esempio edifici con cortili – all’interno delle quali i mici vivono accuditi da personale volontario e da cui non possono uscire. Sono realtà simili ai canili rifugio, che prevedono la presenza di un veterinario, di aree separate per i gatti malati e in cura, di zone dove preparare i pasti, di magazzini, e via dicendo. Altra cosa sono le colonie feline, aree non chiuse ma con strutture coperte a cui un gruppo di gatti formato spontaneamente fa riferimento per trovare rifugio e cibo, solitamente offerto da personale volontario. Sebbene esista una legge, la legge 281 del 91 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, essa non prevede l’obbligo di un certo numero di gattili per regione.
Si tratta in ogni caso di numeri provvisori. I dati che sono stati forniti alla LAV dalle regioni sulle colonie feline sono scarsi e incompleti. “Alcune Regioni non ne conoscono il numero – si legge nel rapporto – poiché non vi è un censimento o non è aggiornato al 2017, o ancora il censimento e la gestione delle colonie feline sono effettuati dai Comuni e non sussiste l’obbligo di rendicontazione alla Regione. Nello specifico Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Puglia e Sardegna non hanno fornito alcun dato relativo alle colonie feline presenti sul loro territorio. Il Piemonte ha fornito dati non utilizzabili.”
C’è poi l’esercito di randagi, di cui non si è in grado di fare una stima. Ma come si può mettere in campo un’azione di contenimento del fenomeno senza sapere la consistenza del fenomeno stesso?
Per i gatti il problema del microchip assume dimensioni molto maggiori che per i cani. Per i felini identificazione e iscrizione all’anagrafe degli animali d’affezione non sono obbligatorie, se non per i gatti che si recano all’estero e prima della cessione a qualsiasi titolo, quindi anche nel caso di adozione e per quelli appartenenti alle colonie feline. In altri paesi europei le cose vanno diversamente: in Francia dal 2012 tutti i gatti dai 7 mesi devono possedere il microchip (quelli in vendita vanno registrati prima dei 7 mesi), in Slovacchia e in diverse regioni della Spagna è previsto l’obbligo di microchip. “Se i gatti fossero identificati con microchip e iscritti in anagrafe degli animali d’affezione – si legge ancora nel rapporto – ne sarebbe garantita la tracciabilità e in caso di smarrimento sarebbe più facile ricondurli alla loro famiglia. Anche le amministrazioni comunali ne trarrebbero vantaggio in quanto in caso di soccorso, una volta individuato il detentore, le spese sarebbero a suo carico e non si porrebbe il problema della futura destinazione dell’animale.”
Il primato è detenuto dalla Lombardia, con 14.083 colonie. Seguono il Lazio (11.683), il Veneto (6.777), la Toscana (6.412) e l’Emilia-Romagna (6.320). La Lombardia è anche la regione dove si sterilizza il maggior numero di gatti (13.159), al secondo posto troviamo il Veneto (9.538), il Lazio (8.833) e la Campania (5.258). In ogni caso il numero complessivo di sterilizzazioni rimane esiguo: si contano solo 69.094 sterilizzazioni regolari in tutta Italia nel 2017.
Qual è la differenza fra gattili e colonie? I gattili sono strutture chiuse – per esempio edifici con cortili – all’interno delle quali i mici vivono accuditi da personale volontario e da cui non possono uscire. Sono realtà simili ai canili rifugio, che prevedono la presenza di un veterinario, di aree separate per i gatti malati e in cura, di zone dove preparare i pasti, di magazzini, e via dicendo. Altra cosa sono le colonie feline, aree non chiuse ma con strutture coperte a cui un gruppo di gatti formato spontaneamente fa riferimento per trovare rifugio e cibo, solitamente offerto da personale volontario. Sebbene esista una legge, la legge 281 del 91 in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, essa non prevede l’obbligo di un certo numero di gattili per regione.
Si tratta in ogni caso di numeri provvisori. I dati che sono stati forniti alla LAV dalle regioni sulle colonie feline sono scarsi e incompleti. “Alcune Regioni non ne conoscono il numero – si legge nel rapporto – poiché non vi è un censimento o non è aggiornato al 2017, o ancora il censimento e la gestione delle colonie feline sono effettuati dai Comuni e non sussiste l’obbligo di rendicontazione alla Regione. Nello specifico Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Puglia e Sardegna non hanno fornito alcun dato relativo alle colonie feline presenti sul loro territorio. Il Piemonte ha fornito dati non utilizzabili.”
C’è poi l’esercito di randagi, di cui non si è in grado di fare una stima. Ma come si può mettere in campo un’azione di contenimento del fenomeno senza sapere la consistenza del fenomeno stesso?
Per i gatti il problema del microchip assume dimensioni molto maggiori che per i cani. Per i felini identificazione e iscrizione all’anagrafe degli animali d’affezione non sono obbligatorie, se non per i gatti che si recano all’estero e prima della cessione a qualsiasi titolo, quindi anche nel caso di adozione e per quelli appartenenti alle colonie feline. In altri paesi europei le cose vanno diversamente: in Francia dal 2012 tutti i gatti dai 7 mesi devono possedere il microchip (quelli in vendita vanno registrati prima dei 7 mesi), in Slovacchia e in diverse regioni della Spagna è previsto l’obbligo di microchip. “Se i gatti fossero identificati con microchip e iscritti in anagrafe degli animali d’affezione – si legge ancora nel rapporto – ne sarebbe garantita la tracciabilità e in caso di smarrimento sarebbe più facile ricondurli alla loro famiglia. Anche le amministrazioni comunali ne trarrebbero vantaggio in quanto in caso di soccorso, una volta individuato il detentore, le spese sarebbero a suo carico e non si porrebbe il problema della futura destinazione dell’animale.”
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