Le mani di Goldman Sachs sulla crisi europea
Secondo la stampa francesce, la triade Draghi-Monti-Papademos sono l'esempio di come la rete della banca Goldman Sachs abbia una enorme influenza sall'economia mondiale
dal nostro corrispondente GIAMPIERO MARTINOTTIRoche non è un adepto delle teorie del complotto e mette in guardia dalle semplificazioni : "Le reti non possono far tutto, l'efficienza della rete Goldman Sachs è oggi minore. Monti e Draghi sono sorvegliati dalla stampa, i deputati, le Ong". In un articolo per il suo quotidiano, Roche sostiene che "le antiche complicità mantenute dagli ex banchieri centrali sono meno utili di fronte a politici sensibili all'impopolarità dei professionisti della finanza, considerati i responsabili della crisi". Inoltre, la nuova generazione di industriali rispetta meno il vecchio establishement e chiede trasparenza. Ma proprio questa manca a Goldman Sachs, scrive ancora Roche : "La banca ama piazzare i suoi uomini senza lasciar mai cadere la maschera. Per questo i suoi uomini ligi nascondono questa filiazione quando danno un'intervista o conducono una missione ufficiale (come fu il caso di Monti, che si è visto affidare nel 2010 uno studio sul mercato unico europeo dal presidente della Commissione)".
Se Draghi è stato un banchiere di Goldman Sachs, Monti ne è stato solo un consigliere internazionale. E molti altri europei hanno lavorato per gli americani : l'ex commissario irlandese Peter Sutherland; l'ex dirigente della Bundesbank e della Bce Otmar Issing; Lord Griffiths, che fu consigliere di Margaret Thatcher; Petros Christodoulou, ex della banca è oggi responsabile dei mercati alla National Bank of Greece, il più grande gruppo bancario greco. Non c'è niente di illegittimo, ma Roche, interrogato dal sito Rue89, sottolinea l'imbarazzo dei protagonisti : "Monti e Draghi dissimulano che hanno lavorato alla Goldman Sachs o recalcitrano a parlarne. Perché? Senza dubbio perché si vergognano, la banca è oggi molto contestata, è un'istituzione sulla difensiva".
Sul web i commenti, più o meno virulenti, impazzano : l'estrema sinistra e si cosidetti 'sovranistì (cioè i difensori della sovranità nazionale) si sono appropriati l'argomento. E anche Libération, sia pur senza far riferimento alla banca americana, si chiede se i mercati non stiano scavando la fossa alla democrazia. Ma la risposta del quotidiano è rassicurante : "Se il potere politico non è più in posizione di monopolio, non è però scomparso. Meglio ancora : la storia della filosofia politica ci ricorda che la crisi e la guerra sono, par excellence, il momento del potere politico".
(15 novembre 2011)
Nessun commento:
Posta un commento
artecultura@hotmail.it