venerdì 28 dicembre 2012
giovedì 27 dicembre 2012
mercoledì 26 dicembre 2012
lunedì 17 dicembre 2012
Dove vanno a finire i soldi dell'IMU ?
Dove vanno a finire 5 miliardi della nostra IMU
14 dicembre 2012
La seconda rata dell’IMU ci costerà quasi 5 miliardi in più del previsto a causa degli aumenti delle aliquote decise a livello comunale.
Permettetemi un commento amaro: quasi tutti quei cinque miliardi lo Stato, e cioè noi, li presteremo alla Banca Monte dei Paschi di Siena per salvarla dal fallimento.
Alla stessa banca noi avevamo già prestato 1,9 miliardi nel 2011. Su quel prestito la banca ci doveva pagare nel 2012 interessi per 170 milioni. Nel primo semestre del 2012 ha perso ulteriori 1,6 miliardi e quindi non ha i soldi per pagarci quegli interessi. Invece di darci azioni in cambio (come previsto nei patti) ci ha chiesto e ha ottenuto da noi altri soldi in prestito per pagare gli interessi. Pensate un po’: potevamo portare a casa quasi il 10% della banca in azioni che oggi valgono 0,20 euro mentre un paio di anni fa valevano 5 euro.
Invece no, si cambiano le regole in corsa e noi concediamo un altro prestito per farci pagare gli interessi.
Mi chiedo: ma se andassimo noi al Monte Paschi di Siena chiedendo un ulteriore prestito per pagare gli interessi sul mutuo o sul fido, secondo voi cosa ci risponderebbe la grande banca toscana?
La risposta è facilmente immaginabile.
Chiudo con un’altra domanda semplice: sapete che fine hanno fatto i responsabili di questo disastro gestionale?
State tranquilli: nessuno di loro ne ha pagato conseguenze. Anzi il contrario.
Un esempio per tutti: Giuseppe Mussari, firmatario del bilancio 2011 nel quale è stato di recente scoperto un ulteriore buco di 130 milioni, è passato dritto dritto dal vertice di MPS alla presidenza dell’ABI, la associazione che riunisce tutte le banche italiane.
L’uomo giusto al posto giusto.
Permettetemi un commento amaro: quasi tutti quei cinque miliardi lo Stato, e cioè noi, li presteremo alla Banca Monte dei Paschi di Siena per salvarla dal fallimento.
Alla stessa banca noi avevamo già prestato 1,9 miliardi nel 2011. Su quel prestito la banca ci doveva pagare nel 2012 interessi per 170 milioni. Nel primo semestre del 2012 ha perso ulteriori 1,6 miliardi e quindi non ha i soldi per pagarci quegli interessi. Invece di darci azioni in cambio (come previsto nei patti) ci ha chiesto e ha ottenuto da noi altri soldi in prestito per pagare gli interessi. Pensate un po’: potevamo portare a casa quasi il 10% della banca in azioni che oggi valgono 0,20 euro mentre un paio di anni fa valevano 5 euro.
Invece no, si cambiano le regole in corsa e noi concediamo un altro prestito per farci pagare gli interessi.
Mi chiedo: ma se andassimo noi al Monte Paschi di Siena chiedendo un ulteriore prestito per pagare gli interessi sul mutuo o sul fido, secondo voi cosa ci risponderebbe la grande banca toscana?
La risposta è facilmente immaginabile.
Chiudo con un’altra domanda semplice: sapete che fine hanno fatto i responsabili di questo disastro gestionale?
State tranquilli: nessuno di loro ne ha pagato conseguenze. Anzi il contrario.
Un esempio per tutti: Giuseppe Mussari, firmatario del bilancio 2011 nel quale è stato di recente scoperto un ulteriore buco di 130 milioni, è passato dritto dritto dal vertice di MPS alla presidenza dell’ABI, la associazione che riunisce tutte le banche italiane.
L’uomo giusto al posto giusto.
sabato 15 dicembre 2012
venerdì 14 dicembre 2012
giovedì 13 dicembre 2012
E se il fine fosse l'uranio e non la TAV ?
Mi continuavo a chiedere, come tutti i NO TAV o semplici contrari, per quale diavolo di ragione si insiste nel voler scavare 14 chilometri di montagna sapendo che è amiantifera e contiene uranio.
Mi chiedevo perché si spazza via un paese, San Giuliano di Susa, per costruire al suo posto la stazione di fine corsa con annessa spianata per lo stoccaggio di merci da trasbordare sui tir.
Mi chiedevo perché un impiego massivo delle forze dell’ordine in un fazzoletto di terra ai confini delle montagne e dedito all’alpeggio, all’agricoltura e alla pastorizia.
Insomma, trovavo abnorme la determinazione a fare un buco a ogni costo, con enormi costi e altissimo rischio di inquinamento a uomini e cose.
e una dopo l’altra mi sono levata le fette di salame che mi impedivano di vedere “le ragioni degli altri”, ossia, le ragioni di chi vuole la TAV e per ottenerla militarizza la zona.
Se Rossana ha visto giusto (e credo abbia proprio visto giusto), si spiega perché San Giuliano deve morire, perché al suo posto ci sarà una spianata vasta al punto da far impallidire la spianata delle moschee, si spiega perché da 20 anni piantano reti, effettuano espropri con le buone, in pochi casi, con le cattive tra non molto.
Quanto vale un chilo di uranio sul mercato mondiale?
Pare che in quella montagna e non solo in quella montagna, ve ne sia in quantità enorme…
…i crimini contro la vita li chiamano errori…
E il nostro sarebbe nazionalismo?
Le parole d'ordine sono "no ai populismi", "no ai nuovi nazionalismi". Lo ripetono tutti, a pappagallo, dal presidente del Consiglio uscente al Pd, fino a tutti i Pigi Battista dell'italica carta inchiostrata. Chiamano populismo e nazionalismo tutto ciò che non rientra nei loro piani, nel loro diktat di progressivo impoverimento e di spillaggio della sovranità. L'asse PD-SPD, la nuova "internazionale" del "Ce lo chiede l'Europa", non ha dubbi e agisce come un regime autoritario sulle idee diverse. Cominciamo allora a mettere i puntini sulle "i".
Non è l'Europa che ce lo chiede: ce lo chiedono loro. Il che non suona esattamente allo stesso modo, right? L'Europa non esiste, dunque non ha un pensiero, un volto, e soprattutto non parla. Facendola assurgere a divinità, a oracolo che si esprime attraverso teoremi e parametri (e si è visto come li stabiliscono), si tenta di annichilire ogni obiezione, ogni possibilità di critica, esattamente come nessun fedele contesterebbe un messaggio spirituale ricevuto dalla Madonna in persona e pervenuto attraverso le labbra di una veggente. Invece, chi trasmette i messaggi della dea Europa sono uomini e sono donne in carne e ossa. Sono i medium che comunicano con lo spirito continentale, i gran sacerdoti di una religione rivelata che vuole instaurare un nuovo Ancien Régime in cui i memorandum, redatti da un manipolo di cardinali eletti per volere di Dio, assurgono al ruolo di scritture sacre. Essi esprimono, beninteso e con titolo, le loro opinioni. Ma solo quelle: non sono per forza di cose rappresentativi di alcuna unità pretesa e indimostrata: anzi, per l'esattezza sono rappresentativi di un bel niente, se non di loro stessi e dei loro interessi.
I nazionalisti non siamo noi. Non sono cioè i critici di un modello di economia usato come una frusta sui lavoratori dell'Europa del sud. Nazionalista è infatti, innanzitutto, chi crede che esistano confini netti e precisi che differenziano i popoli tra di loro, tracciando una linea di demarcazione netta. E chi è più nazionalista di quelli che ci hanno dato a intendere per oltre un anno che c'è un popolo di buoni e un popolo di cattivi, che c'è un popolo di di parsimoniosi e un popolo di spendaccioni, un popolo di saggi e un popolo di stolti? Chi ha suddiviso artificiosamente i cittadini europei in classi, nonostante perfino un recente rapporto della Commissione Europea abbia scritto nero su bianco che non c'erano sostanziali differenze tra le economie di Italia e Germania, e che siamo stati penalizzati per il solo fatto di appartenere a un territorio al di qua di un confine? Sono stati loro, quelli del "ce lo chiede l'Europa", quelli che sentono le voci come nuovi pastorelli di Medjugorje e rivolgono il viso al cielo sopra Berlino, in stato di profonda adorazione e prostrazione. Sono stati loro a menarcela per tutto questo tempo con il fatto che "abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità", ignorando forse volutamente i fondamentali dell'economia. Sono loro che ci hanno fatto sentire come un popolo di cicale, a dispetto del fatto evidente che abbiamo sempre fatto fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre al di là del confine ci sarebbe stato un popolo di lungimiranti formichine che non chiedeva nulla per sé, quando in realtà sono state proprio quelle formichine a dare origine alla crisi del nostro debito sovrano e alla corsa alla speculazione, liberandosi di miliardi e miliardi dei nostri titoli, allo scopo documentato di acquistarci a prezzo di saldo, realizzando grandi profitti, estendendo la loro influenza sulle nostre istituzioni e facendo il gioco delle superpotenze esportatrici di democrazia, sempre a caccia di nuove opportunità. Sono stati loro, quelli contro i nazionalismi e i populismi, a insegnarci che esistono popoli di serie A e popoli di serie B - e che noi non eravamo di certo in prima classe - e dunque è a fronte di questa offesa originaria che si sviluppa legittimamente la reazione: non siamo un popolo di serie B, ma non vogliamo neppure essere un popolo di serie A, essendo contrari a qualunque nuova apartheid di stampo europeo. Vogliamo però che la smettano di raccontare frottole per inseguire le loro velleità di chirurgia plastica sovranazionale. Vogliamo rispetto. Vogliamo confronto. Vogliamo ristabilire l'equilibrio perduto tra le dignità di popoli, lingue e culture. Vogliamo che ci venga restituita la rispettabilità che ci hanno tolto, e non i tedeschi, ma gli adepti della setta elitaria europeista ad oltranza, tutta italiana, macchiandoci di un peccato originale che non avevamo commesso e che non è connesso a questa crisi che arriva da lontano, che non ha a che fare con il debito pubblico e di cui non siamo responsabili, se non nella stessa misura in cui lo sono tutti gli altri, nessuno escluso.
Se non vogliono rigurgiti di nazionalismo, la smettano con la litania del rigore, con il mantra secondo il quale noi "non lavoriamo quanto i tedeschi", quando ci sono studi indipendenti di istituti finanziari francesi i quali dimostrano che, al contrario, noi siamo quelli che lavoriamo di più e più a lungo. Se continuano a riferirsi al popolo italiano come a un popolo di irresponsabili fannulloni, di profittatori che viaggiano a sbafo, a rimorchio del locomotore tedesco, siamo costretti a ricordare loro che in Europa siamo quelli che hanno pagato di più e che hanno avuto indietro di meno; che la crisi greca l'abbiamo pagata noi più dei tedeschi, che pure erano quelli più esposti e che hanno avuto indietro i soldi; che grazie al fondo salva-stati di cui nessuno ha avuto mai bisogno abbiamo regalato miliardi su miliardi alle economie dei paesi dell'Europa centrale, Germania in testa; che Berlino trucca i suoi conti per nascondere un debito che altrimenti sarebbe di 7mila miliardi di euro; che aggirano il divieto di vendere i titoli di stato alle banche centrali, facendoli comprare dalla Bundesbank sul mercato secondario qualche giorno dopo l'emissione, e in questo modo "stampando moneta" nei fatti, con buona pace di italiani, greci, spagnoli, irlandesi e portoghesi. E potremmo andare avanti...
Fare queste rilievi sarebbe nazionalismo? A casa mia si chiama mantenere lucidità ed equilibrio rispetto alle pressioni di chi, dopo avere mandato le nuove SS della troika a Montecitorio e a Palazzo Marino, minacciando i parlamentari come era accaduto l'ultima volta solo dopo la marcia su Roma, e dopo avere collaborato alla destituzione di un Governo, con il plauso degli utili idioti, ora vorrebbe perfino mandare un intero popolo alle cabine elettorali sotto dettatura, dando indicazioni di voto come fece in occasione delle ultime elezioni in Grecia, per fare non i nostri interessi, i quali devono essere stabiliti in completa autonomia e senza interferenze esterne, ma quelli di una non meglio precisata classe elitaria di burattinai autoproclamatisi governatori del buon senso e del mondo intero.
Se c'è un nazionalismo, questo non è che la legittima difesa di un popolo che prima hanno identificato, costretto all'angolo e compattato, chiamandolo per nome, denigrandolo, esponendolo alla pubblica gogna dei PIIGS, facendolo diventare nella vulgata uno dei maiali d'Europa, e che adesso non ci sta più, si rialza, si schicchera via la polvere dalla giacca, si presenta alla tavola imbandita degli dei, si prende una sedia e, appoggiato il palmo della mano sul tavolo, con le dita ben aperte, fissa negli occhi uno ad uno i signori che giocano a Risiko sulla nostra pelle e, con le labbra sottili e tese, sibila un perentorio "Game over!".
LA GERMANIA TELEFONO' A NAPOLITANO, E FU SUBITO "GOLPE"....... E ORA? C...
Dopo il documento della Deutsche Bank che faceva il conto dei profitti che si potevano fare in Italia grazie a un programma di privatizzazioni ben fatto, arrivarono subito le pressioni al Quirinale. Roberto Sommella, vicedirettore di Milano Finanza, racconta che il capo dello Stato tedesco, Wulff (poi costretto alle dimissioni per l'accusa di corruzione) telefonò a Giorgio Napolitano per esercitare pressioni al fine di ribaltare il Governo Berlusconi e sostituirlo con un Governo Monti. Subito dopo, prima ancora delle dimissioni del Governo, la Troika fece visita ai parlamentari per costringerli a dare la fiducia ad un esecutivo che non c'era ancora, mentre era viceversa in carica quello vecchio. I padri costituenti si rivoltarono nella tomba.
E mentre Angela Merkel oggi dispensa consigli e indicazioni su come gli italiani dovrebbero affrontare le prossime elezioni politiche, analogamente a quanto fece con i greci, e mentre Mario Monti si appresta a scrivere un memorandum di suo pugno, al quale il nuovo futuro esecutivo dovrà attenersi per continuare nel solco del rigore e dell'austerità, comportandosi esattamente come la Troika della quale è stretta emanazione, è legittimo farsi una domanda dal sapore spettrale: ci lasceranno votare?
E mentre Angela Merkel oggi dispensa consigli e indicazioni su come gli italiani dovrebbero affrontare le prossime elezioni politiche, analogamente a quanto fece con i greci, e mentre Mario Monti si appresta a scrivere un memorandum di suo pugno, al quale il nuovo futuro esecutivo dovrà attenersi per continuare nel solco del rigore e dell'austerità, comportandosi esattamente come la Troika della quale è stretta emanazione, è legittimo farsi una domanda dal sapore spettrale: ci lasceranno votare?
VESPA GELA SORGI CHE OSA DISSENTIRE DA BERLUSCONI
Si tratta di un clip cult, mandato in onda dagli archivi Rai, oppure è un flash arrivato a cavallo di un fascio tachionico dal futuro prossimo che ci attende? Berlusconi urla contro la magistratura, dopo avere tirato fuori il vecchio, caro leit-motiv delle intercettazioni che non possono essere consentite in un paese civile. A quel punto Vespa cerca di cambiare discorso senza commentare. Marcello Sorgi prende la parola e osa esprimere un delicato, timido dissenso. Vespa lo gela: "non siamo qui per fare domande". Berlusconi, grato, gli cinge un braccio con soddisfazione.
Tutto come ai vecchi tempi. Fanno di tutto per far rimpiangere Monti, la Trilaterale e il Bilderberg.
Tutto come ai vecchi tempi. Fanno di tutto per far rimpiangere Monti, la Trilaterale e il Bilderberg.
MONTI E' UNA CREATURA DI BERLUSCONI
Fu proprio Silvio Berlusconi a nominare nel 1994 il commissario allora in erba, Mario Monti, professore della Bocconi, alla Commissione Europea. E per essere sicuro che facesse buona impressione, lo inviò dal Presidente della Commissione Jacques Santer per un colloquio di presentazione. Lo ha ricordato proprio ieri Monti, con uno di quegli aneddoti che la stampa trascura. C'è da immaginare che i due avessero avuto per anni un rapporto strettissimo, in considerazione di tutti i governi Berlusconi che si sono succeduti, che hanno sempre avuto "il nostro" come inamovibile, granitico commissario europeo.
Quello che Monti non ricorda, forse perché irrilevante, è che la Commissione Santer, quella che ebbe inizio proprio con l'aneddoto riportato nel video, fu anche l'unica, in tutta la storia dell'Unione Europea, ad essere costretta a dimettersi in blocco, con la motivazione esplicita che i commissari non potevano non sapere quello che stava succedendo, ovvero atti di nepotismo, familismo, distrazione fondi e mala gestione. In quella commissione c'era anche Emma Bonino, l'attuale vicepresidente del Senato, che ho cercato di raggiungere ripetutamente per avere un commento - visto che tra gli uffici della commissione oggetto dell'indagine c'era proprio il suo - ma che si è sempre defilata.
Quello che Monti non ricorda, forse perché irrilevante, è che la Commissione Santer, quella che ebbe inizio proprio con l'aneddoto riportato nel video, fu anche l'unica, in tutta la storia dell'Unione Europea, ad essere costretta a dimettersi in blocco, con la motivazione esplicita che i commissari non potevano non sapere quello che stava succedendo, ovvero atti di nepotismo, familismo, distrazione fondi e mala gestione. In quella commissione c'era anche Emma Bonino, l'attuale vicepresidente del Senato, che ho cercato di raggiungere ripetutamente per avere un commento - visto che tra gli uffici della commissione oggetto dell'indagine c'era proprio il suo - ma che si è sempre defilata.
NON CERA NESSUN BARATRO! IL "FATE PRESTO" ERA UNA SOLA!
IL GOVERNO MONTI E' RESPONSABILE, MA VOI AVETE SOSTENUTO E VOTATO L'OPERATO DI DI QUESTO GOVERNO CRIMINALE, QUINDI SIETE COMPLICI.
La natura si ribella contro la Monsanto
La natura si ribella contro la Monsanto
26 giugno 2012
Inchieste
La notizia arriva dagli Stati Uniti e riguarda il colosso del biotech, la Monsanto, già in passato nell’occhio del ciclone. Questa volta però la Monsanto non sarebbe stata capace di battere in astuzia la natura, ed esisterebbero insetti capaci di divorare mais geneticamente modificato dalla Monsanto proprio per uccidere i parassiti stessi.
Pensare di superare in astuzia la natura può essere molto rischioso. Ne sa qualcosa la Monsanto, nota multinazionale colosso del biotech, che recentemente ha ideato un nuovo tipo di mais geneticamente modificato che, almeno in teoria, avrebbe dovuto resistere agli assalti dei parassiti. Secondo recenti indagini esisterebbero invece diversi tipi di insetti capaci di resistere a quel tipo di mais, e di divorarlo indisturbati. Lo si è potuto apprendere consultando un interessante documento di ricerca pubblicato sull’ultimo numero del “Journal colture GM&Food”, che ha spiegato come certi tipi di “diabrotica del mais” riescano ad aumentare ogni anno le possibilità di sopravvivere al contatto con il mais geneticamente modificato. Altri studi effettuati in altri Stati americani avrebbero inoltre rivelato senza ombra di dubbio che la popolazione di diabrotica starebbe diventando sempre più resistente al mais geneticamente modificato. Aaron Gassmann, ricercatore dell’Università dell’Iowa, ha recentemente notato come un gran numero di agricoltori abbia riferito che diversi diabrotici del mais sarebbero in grado di sopravvivere dopo aver consumato colture geneticamente modificate. Questi parassiti sono stati subito soprannominati da Gassmann come “superbugs”. Agricoltori e industrie alimentari sono da sempre stati dipendenti dalle colture geneticamente modificate, e molti di loro hanno abbandonato la rotazione delle colture, pratica da sempre utilizzata per evitare o limitare l’arrivo dei parassiti. Alcuni di loro, per la disperazione, erano persino arrivati a ignorare i regolamenti federali, i quali prevedono che le piantagioni di mais GM siano accompagnati da un piccolo “rifugio” di mais non-GM. Queste recenti scoperte avrebbero quindi implicazioni potenzialmente devastanti per agricoltori e consumatori dal momento che le piantagioni di mais geneticamente modificato sarebbero facilmente attaccabili dai parassiti, con conseguente diminuzione del prodotto che gli agricoltori possono tenere per sé. Questo potrebbe comportare un aumento del prezzo del mais, il che significherebbe un peggioramento delle condizioni economiche di una popolazione già colpita da continue difficoltà. La Monsanto ha lanciato nel 2003 il suo mais anti-diabrotici ottenuto inserendo nel codice genetico del mais il Bacillus thuringiensis. In teoria questa proteina avrebbe dovuto essere fatale per tutti i parassiti, ma come si è appena visto così non è stato. La Monsanto è stata più volte duramente attaccata per aver creato colture geneticamente modificate che in teoria non sarebbero sicure per il consumo umano e soprattutto per la salute dei bambini non ancora nati.
Pensare di superare in astuzia la natura può essere molto rischioso. Ne sa qualcosa la Monsanto, nota multinazionale colosso del biotech, che recentemente ha ideato un nuovo tipo di mais geneticamente modificato che, almeno in teoria, avrebbe dovuto resistere agli assalti dei parassiti. Secondo recenti indagini esisterebbero invece diversi tipi di insetti capaci di resistere a quel tipo di mais, e di divorarlo indisturbati. Lo si è potuto apprendere consultando un interessante documento di ricerca pubblicato sull’ultimo numero del “Journal colture GM&Food”, che ha spiegato come certi tipi di “diabrotica del mais” riescano ad aumentare ogni anno le possibilità di sopravvivere al contatto con il mais geneticamente modificato. Altri studi effettuati in altri Stati americani avrebbero inoltre rivelato senza ombra di dubbio che la popolazione di diabrotica starebbe diventando sempre più resistente al mais geneticamente modificato. Aaron Gassmann, ricercatore dell’Università dell’Iowa, ha recentemente notato come un gran numero di agricoltori abbia riferito che diversi diabrotici del mais sarebbero in grado di sopravvivere dopo aver consumato colture geneticamente modificate. Questi parassiti sono stati subito soprannominati da Gassmann come “superbugs”. Agricoltori e industrie alimentari sono da sempre stati dipendenti dalle colture geneticamente modificate, e molti di loro hanno abbandonato la rotazione delle colture, pratica da sempre utilizzata per evitare o limitare l’arrivo dei parassiti. Alcuni di loro, per la disperazione, erano persino arrivati a ignorare i regolamenti federali, i quali prevedono che le piantagioni di mais GM siano accompagnati da un piccolo “rifugio” di mais non-GM. Queste recenti scoperte avrebbero quindi implicazioni potenzialmente devastanti per agricoltori e consumatori dal momento che le piantagioni di mais geneticamente modificato sarebbero facilmente attaccabili dai parassiti, con conseguente diminuzione del prodotto che gli agricoltori possono tenere per sé. Questo potrebbe comportare un aumento del prezzo del mais, il che significherebbe un peggioramento delle condizioni economiche di una popolazione già colpita da continue difficoltà. La Monsanto ha lanciato nel 2003 il suo mais anti-diabrotici ottenuto inserendo nel codice genetico del mais il Bacillus thuringiensis. In teoria questa proteina avrebbe dovuto essere fatale per tutti i parassiti, ma come si è appena visto così non è stato. La Monsanto è stata più volte duramente attaccata per aver creato colture geneticamente modificate che in teoria non sarebbero sicure per il consumo umano e soprattutto per la salute dei bambini non ancora nati.
fonte: tribuno del poplo
ETICA OGM – NEGAZIONE DELLA NATURA
ETICA OGM – NEGAZIONE DELLA NATURA
11ott
i
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GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI SONO UNA REALTA’ QUASI TERRORIZZANTE PER ALCUNI
Dagli ampi orizzonti per altri, e che rischia di diventare uno dei prossimi “temi etici”. Non solo sul campo dell’introduzione di geni alieni su determinati organismi, ma anche per le ripercussioni che questo può avere sull’umanità, proprio come la clonazione.Ad annunciare qualcosa che sembra presentare una situazione eticamente difficile da gestire è la China Agricultural University: sono stati introdotti dei geni umani su alcuni bovini, che potranno produrre così latte dalle stesse caratteristiche di quello delle donne. Mucche transgeniche che producono latte transgenico.Il vantaggio, nelle volontà degli studiosi dei laboratori cinesi, è quello di creare un latte molto più compatibile con l’alimentazione umana, con l’intenzione di portarlo entro dieci anni sui banconi dei supermarket, diventando un’alternativa al latte vaccino e ai vari tipi di latte artificiale.Sorgono due quesiti. Il latte transgenico non potrebbe avere effetti negativi sull’organismo umano? Quali risvolti etici ha l’introduzione di geni umani sopra organismi animali o vegetali?
RISPETTO AL PRIMO
i ricercatori cinesi sono pronti a giurare che il latte è perfettamente sano e sicuro. Dalla Gran Bretagna, però, si fa notare che non c’è certezza che sia così, dato che non sono mai stati effettuati test su larga scala per verificarne gli eventuali effetti tossici.Sul secondo il dibattito si fa più acceso ma non distaccato dal precedente quesito. Le implicazioni etiche nell’OGM ci sono. I danni che potrebbe portare agli organismi ospiti ed ai consumatori sono soltanto le cartine di tornasole della pericolosità di mutazioni transgeniche. Non si parla di operazioni chirurgiche come nell’aborto, né di volontà consenziente e meccanico\medicinale come nell’eutanasia. No, qui si parla di modifiche introdotte arbitrariamente su un organismo: qui si gioca a fare Dio, a lavorare facendo saltare migliaia di anni d’evoluzione, nonché le funzioni che un organismo ha per Natura.L’OGM è quindi una negazione della Natura. Ma, come ci insegna Giambattista Vico: “Le cose fuori del loro stato naturale né vi si adagiano né vi durano.”. E’ lì che la natura si ribella, evitiamo di farla incazzare.
di – Giuseppe Guarino
fonte : http://peppeguarino.wordpress.com
Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org
Dal Britannia alla Goldman Sachs: Draghi svelato in Germania
Dal Britannia alla Goldman Sachs: Draghi svelato in Germania
Pubblicato da ImolaOggiEUROPA UE, NEWSdic 13, 2012
13 dic – Il secondo canale della televisione pubblica tedesca, ZDF, ha trasmesso un servizio che svela il vero Mario Draghi al pubblico tedesco, finora imbonito dai vari tabloid che attizzavano odio verso l’artefice della politica inflazionistica dell’Euro, vestendolo però nei panni dell’Arlecchino che è arrivato per “lirizzare” o “italianizzare” la moneta unica.
Draghi è un esponente dei circoli finanziari internazionali, ha spiegato la ZDF nel suo servizio, mandato in onda il 6 dicembre nel corso del seguito programma di approfondimento politico Heute Journal, come commento alla riunione del Consiglio e della conferenza stampa della BCE di quel giorno.
Alla conferenza stampa, Draghi ha dovuto rispondere ad un numero insolitamente alto di domande scomode provenienti non solo dal reporter della ZDF, ma anche da altri giornalisti tedeschi, francesi e inglesi che gli hanno chiesto conto dell‘intenzione della BCE di assumere poteri assoluti e antidemocratici sul sistema bancario europeo, della disoccupazione record in Europa e della “medicina-killer” applicata in Grecia (cfr. Sotto).
Nel suo solito stile sofistico, Draghi ha giustificato ogni devastazione economica e sociale causata dalle ricette della BCE, addossandone la responsabilità ai governi che non avrebbero seguito la disciplina di bilancio prima della crisi, ignorando il fatto che i bilanci pubblici sono saltati a causa dei salvataggi bancari – la cui indisciplina di bilancio era non solo nota, ma favorita dalla BCE!
Il servizio della ZDF è indice che sta cambiando l’aria e il tiro viene aggiustato, precondizione per una via d’uscita costruttiva. “Draghi godeva di relazioni eccellenti nel mondo della finanza quando non era ancora presidente della BCE”, esordisce il servizio. “Da tempo egli è membro di un club esclusivo e discreto, il Gruppo dei 30: un gruppo di decisori super-influenti sul denaro e sul potere. Accanto a Mario Draghi si trova un numero sorprendentemente alto di funzionari o ex funzionari della finanziaria americana Goldman Sachs“.
Vengono quindi ricostruite le tappe principali della carriera di “Supermario”, a partire dalla riunione sul Britannia del 2 giugno 1992 in cui si discusse la strategia delle privatizzazioni con il gotha della finanza londinese. “Sullo yacht della Regina vengono avviati affari miliardari, dai quali anche Goldman guadagna parecchio”. Viene intervistato Benito Livigni, ex dirigente ENI, che racconta come successivamente le proprietà immobiliari dell’azienda petrolifera vennero svendute, quasi regalate, alla Goldman Sachs. Draghi “deve la sua carriera alle grandi banche d’affari, alla Goldman Sachs”, dice Livigni.
Li Vigni: Le privatizzazioni furono un crimine, Draghi diede 1000 mld di patrimonio pubblico a Goldman Sach’s
Nel 2002 Draghi passa alla Goldman Sachs a Londra. “Era di nuovo sulla nave a procacciare affari?”, si chiedono i reporter della ZDF. Successivamente, quando fu nominato governatore della BCE nel 2011, Draghi dovette difendersi di fronte ad una commissione del Parlamento Europeo dalle accuse di essere stato a conoscenza dei trucchi contabili escogitati da Goldman per permettere l’ingresso della Grecia nell’Euro. Draghi ha sostenuto di essere stato responsabile del settore privato e non di quello pubblico.
Ma l’esperto di Le Monde Marc Roche è scettico. “Goldman Sachs non è il buon samaritano. Non assume Draghi come vicepresidente senza dargli la responsabilità anche del settore pubblico. Draghi non ha mentito ma non ha neanche detto la verità”.
Alla conferenza stampa del 6 dicembre, il reporter della ZDF ha chiesto a Draghi se la sua partecipazione al G-30 non comporti un conflitto d’interessi, non solo per la prossimità con i banchieri privati, ma anche perché il G-30 sarebbe co-finanziato da Goldman Sachs.
Draghi ha letto una dichiarazione preparata in anticipo dove si afferma che “la BCE” (e cioè Draghi) “non ritiene che la partecipazione del Presidente nel Gruppo dei Trenta comporti un conflitto d’interessi”. Draghi ha aggiunto di non sapere “che il G-30 sia finanziato da Goldman Sachs. Mi è veramente nuovo”.
Fonte Movisol - Imola oggi
Draghi è un esponente dei circoli finanziari internazionali, ha spiegato la ZDF nel suo servizio, mandato in onda il 6 dicembre nel corso del seguito programma di approfondimento politico Heute Journal, come commento alla riunione del Consiglio e della conferenza stampa della BCE di quel giorno.
Alla conferenza stampa, Draghi ha dovuto rispondere ad un numero insolitamente alto di domande scomode provenienti non solo dal reporter della ZDF, ma anche da altri giornalisti tedeschi, francesi e inglesi che gli hanno chiesto conto dell‘intenzione della BCE di assumere poteri assoluti e antidemocratici sul sistema bancario europeo, della disoccupazione record in Europa e della “medicina-killer” applicata in Grecia (cfr. Sotto).
Nel suo solito stile sofistico, Draghi ha giustificato ogni devastazione economica e sociale causata dalle ricette della BCE, addossandone la responsabilità ai governi che non avrebbero seguito la disciplina di bilancio prima della crisi, ignorando il fatto che i bilanci pubblici sono saltati a causa dei salvataggi bancari – la cui indisciplina di bilancio era non solo nota, ma favorita dalla BCE!
Il servizio della ZDF è indice che sta cambiando l’aria e il tiro viene aggiustato, precondizione per una via d’uscita costruttiva. “Draghi godeva di relazioni eccellenti nel mondo della finanza quando non era ancora presidente della BCE”, esordisce il servizio. “Da tempo egli è membro di un club esclusivo e discreto, il Gruppo dei 30: un gruppo di decisori super-influenti sul denaro e sul potere. Accanto a Mario Draghi si trova un numero sorprendentemente alto di funzionari o ex funzionari della finanziaria americana Goldman Sachs“.
Vengono quindi ricostruite le tappe principali della carriera di “Supermario”, a partire dalla riunione sul Britannia del 2 giugno 1992 in cui si discusse la strategia delle privatizzazioni con il gotha della finanza londinese. “Sullo yacht della Regina vengono avviati affari miliardari, dai quali anche Goldman guadagna parecchio”. Viene intervistato Benito Livigni, ex dirigente ENI, che racconta come successivamente le proprietà immobiliari dell’azienda petrolifera vennero svendute, quasi regalate, alla Goldman Sachs. Draghi “deve la sua carriera alle grandi banche d’affari, alla Goldman Sachs”, dice Livigni.
Li Vigni: Le privatizzazioni furono un crimine, Draghi diede 1000 mld di patrimonio pubblico a Goldman Sach’s
Nel 2002 Draghi passa alla Goldman Sachs a Londra. “Era di nuovo sulla nave a procacciare affari?”, si chiedono i reporter della ZDF. Successivamente, quando fu nominato governatore della BCE nel 2011, Draghi dovette difendersi di fronte ad una commissione del Parlamento Europeo dalle accuse di essere stato a conoscenza dei trucchi contabili escogitati da Goldman per permettere l’ingresso della Grecia nell’Euro. Draghi ha sostenuto di essere stato responsabile del settore privato e non di quello pubblico.
Ma l’esperto di Le Monde Marc Roche è scettico. “Goldman Sachs non è il buon samaritano. Non assume Draghi come vicepresidente senza dargli la responsabilità anche del settore pubblico. Draghi non ha mentito ma non ha neanche detto la verità”.
Alla conferenza stampa del 6 dicembre, il reporter della ZDF ha chiesto a Draghi se la sua partecipazione al G-30 non comporti un conflitto d’interessi, non solo per la prossimità con i banchieri privati, ma anche perché il G-30 sarebbe co-finanziato da Goldman Sachs.
Draghi ha letto una dichiarazione preparata in anticipo dove si afferma che “la BCE” (e cioè Draghi) “non ritiene che la partecipazione del Presidente nel Gruppo dei Trenta comporti un conflitto d’interessi”. Draghi ha aggiunto di non sapere “che il G-30 sia finanziato da Goldman Sachs. Mi è veramente nuovo”.
Fonte Movisol - Imola oggi
mercoledì 12 dicembre 2012
“La religione è un disturbo mentale”
“La religione è un disturbo mentale”
06/12/2012 - Il leader dei Pirati svizzeri scatena una grossa polemica nel suo paese definendo la fede una psicosi di massa e i credenti come schizofrenici
La religione è un disturbo mentale, e chi crede è spesso uno schizofrenico che minaccia le libertà altrui. Il presidente dei Pirati svizzeri ha usato il bazooka contro la religione, scatenando un’enorme polemica nel suo paese.
RELIGIONE, UNA PSICOSI - Per Thomas Bruderer, trentenne leader dei Pirati svizzeri, la religione è un disturbo mentale, una psicosi di massa in analogia alla definizione di Sigmund Freud. In una discussione in un Forum online dei Pirati, il presidente degli attivisti per la libertà di internet ha ribadito come il paritto debba rifiutare la religione. Quasi tutte sono pericolose, anche nei paesi occidentali dove sono state indebolite dall’Illuminismo. “Dio è un tiranno disgustoso, megalomane, sadomasochista e lunatico” secondo Bruderer, che ha citato la definizione dell’ateista Richard Dawkins. Anche i credenti sono stati condannati dal capo dei Pirati. “Chi difende la Bibbia, non ha alcuna etica, e non conta se la interpreta in senso letterale o no”, ha rimarcato Bruderer in questo dibattito. Thomas Bruderer ha confermato le sue dichiarazioni a 20 Minuten dopo che sono apparse su internet, in siti diversi rispetto a quelli gestiti dai Pirati.
RELIGIOSI SCHIZOFRENICI - Secondo Bruderer ci sarebbe una forte correlazione tra il tasso di religiosità e la schizofrenia. ” Chi sente le voci nella sua testa è di solito una persona con una forte fede”. Inoltre, il fanatismo che regna nel mondo è spesso causato dalle religioni, uno dei motivi che spiegano i toni aspri del presidente dei Pirati. “Rispetto chi pratica la fede in privato, ma ci dobbiamo difendere da chi ci vuole imporre le sue dottrine. Ecco perché uso parole così nette”. Le dichiarazioni del presidente del movimento politico che si batte per la libertà di internet hanno scatenato un grosso dibattito in Svizzera, nonostante il basso consenso di questo partito, che tra l’altro sta collassando anche in Germania nei gusti dell’opinione pubblica.
REAZIONE FURIOSA - Gli esponenti di spicco dei Pirati hanno difeso Bruderer, ribandendo come ci sia unità nella difesa del laicismo. L’Alleanza evangelica svizzera ha invece reagito in modo furibondo, rimarcando come il presidente dei Pirati abbia offeso le persone che la pensano diversamente da lui. I Pirati hanno confermato di aver ricevuto un vero e proprio “shitstorm” nelle loro caselle di posta elettronica, piene di mail di insulti contro Bruderer. 20 Minuten, il più visitato portale di informazione elvetico, ha realizzato un sondaggio, non scientifico, tra i suoi lettori. Il 39% ha detto che queste affermazioni sono sbagliate, il 37% ha invece dato ragione nella sostanza a Bruderer ma torto nella forma, il 24% invece si è dichiarato completamente d’accorso sulla definizione di religione come disturbo mentale. A questa timida pluralità dedichiamo Lithium dei Nirvana, canzone che paragonava la fede ad un disturbo mentale basato su un forte disagio personale, definendo la stessa religione “l’ansiolitico, lo psicofarmaco” dei popoli, in analogia alla definizione marxiana.
RELIGIONE, UNA PSICOSI - Per Thomas Bruderer, trentenne leader dei Pirati svizzeri, la religione è un disturbo mentale, una psicosi di massa in analogia alla definizione di Sigmund Freud. In una discussione in un Forum online dei Pirati, il presidente degli attivisti per la libertà di internet ha ribadito come il paritto debba rifiutare la religione. Quasi tutte sono pericolose, anche nei paesi occidentali dove sono state indebolite dall’Illuminismo. “Dio è un tiranno disgustoso, megalomane, sadomasochista e lunatico” secondo Bruderer, che ha citato la definizione dell’ateista Richard Dawkins. Anche i credenti sono stati condannati dal capo dei Pirati. “Chi difende la Bibbia, non ha alcuna etica, e non conta se la interpreta in senso letterale o no”, ha rimarcato Bruderer in questo dibattito. Thomas Bruderer ha confermato le sue dichiarazioni a 20 Minuten dopo che sono apparse su internet, in siti diversi rispetto a quelli gestiti dai Pirati.
RELIGIOSI SCHIZOFRENICI - Secondo Bruderer ci sarebbe una forte correlazione tra il tasso di religiosità e la schizofrenia. ” Chi sente le voci nella sua testa è di solito una persona con una forte fede”. Inoltre, il fanatismo che regna nel mondo è spesso causato dalle religioni, uno dei motivi che spiegano i toni aspri del presidente dei Pirati. “Rispetto chi pratica la fede in privato, ma ci dobbiamo difendere da chi ci vuole imporre le sue dottrine. Ecco perché uso parole così nette”. Le dichiarazioni del presidente del movimento politico che si batte per la libertà di internet hanno scatenato un grosso dibattito in Svizzera, nonostante il basso consenso di questo partito, che tra l’altro sta collassando anche in Germania nei gusti dell’opinione pubblica.
REAZIONE FURIOSA - Gli esponenti di spicco dei Pirati hanno difeso Bruderer, ribandendo come ci sia unità nella difesa del laicismo. L’Alleanza evangelica svizzera ha invece reagito in modo furibondo, rimarcando come il presidente dei Pirati abbia offeso le persone che la pensano diversamente da lui. I Pirati hanno confermato di aver ricevuto un vero e proprio “shitstorm” nelle loro caselle di posta elettronica, piene di mail di insulti contro Bruderer. 20 Minuten, il più visitato portale di informazione elvetico, ha realizzato un sondaggio, non scientifico, tra i suoi lettori. Il 39% ha detto che queste affermazioni sono sbagliate, il 37% ha invece dato ragione nella sostanza a Bruderer ma torto nella forma, il 24% invece si è dichiarato completamente d’accorso sulla definizione di religione come disturbo mentale. A questa timida pluralità dedichiamo Lithium dei Nirvana, canzone che paragonava la fede ad un disturbo mentale basato su un forte disagio personale, definendo la stessa religione “l’ansiolitico, lo psicofarmaco” dei popoli, in analogia alla definizione marxiana.
martedì 11 dicembre 2012
lunedì 10 dicembre 2012
sabato 8 dicembre 2012
La Nostra Voce: O via le caste o si muore
La Nostra Voce: O via le caste o si muore: L'autore di questo articolo è Luigi Zingales , economista e docente alla University of Chicago. Tutti ce l'hanno con i partiti, che in ...
Recuperata sfinge Egiziana ?
Una straordinaria sfinge egizia in granito africano, proveniente da un sito sepolcrale della Tuscia, e’ stata recuperata dai finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, impedendo che la scultura, insieme ad altre opere, finisse nel circuito del mercato illegale internazionale. L’opera, probabile decoro di un ambiente funerario gentilizio etrusco o di una villa suburbana d’ozio, trafugata da uno scavo clandestino, stava per essere “esportata” e quindi dispersa nei canali del collezionismo d’elite all’estero. Le indagini del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno preso le mosse dal controllo casuale di un automezzo dove e’ stato trovato un corredo ceramico proveniente da scavo e documentazione fotografica della scultura egizia. Grazie alla perquisizione domiciliare subito scattata nei confronti del conducente, sono stati acquisiti altri elementi legati alla sfinge, provenienti da scavi clandestini eseguiti a Monterosi, in provincia di Viterbo. Le ricerche avviate nell’area della necropoli di Montem Rossulum hanno permesso di rinvenire la preziosissima opera che era gia’ stata imballata in una cassa nascosta all’interno di una serra. Sarebbe episodica, secondo i funzionari della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, la presenza di opere della specie nella facies viterbese, che comunque attestano l’esistenza di scambi culturali con altri paesi del Mare Mediterraneo.
L’importazione in Italia di materiali egiziani, iniziata nel I sec. A.C. con la conquista romana dell’Egitto, ando’ intensificandosi in eta’ imperiale, specie tra la fine del I e l’inizio del II sec. d.C., a seguito della crescente diffusione e popolarita’ dei culti isiaci in occidente e a Roma in particolare. La sfinge, che misura cm 120 x 60, si presenta coperta da concrezioni calcaree, segno inequivocabile della provenienza da un contesto ipogeo. (AGI) .
L’importazione in Italia di materiali egiziani, iniziata nel I sec. A.C. con la conquista romana dell’Egitto, ando’ intensificandosi in eta’ imperiale, specie tra la fine del I e l’inizio del II sec. d.C., a seguito della crescente diffusione e popolarita’ dei culti isiaci in occidente e a Roma in particolare. La sfinge, che misura cm 120 x 60, si presenta coperta da concrezioni calcaree, segno inequivocabile della provenienza da un contesto ipogeo. (AGI) .
fonte: Harmakis
venerdì 7 dicembre 2012
Le patatine surgelate possono causare il cancro
Le patatine surgelate possono causare il cancro
La sostanza nel mirino è l'acrilamide, che rimane nelle patatine dopo la cottura
La notizia è stata diffusa da molti autorevoli quotidiani. Ce ne parlano il Daily Mail e il Telegraph. Le patatine congelate potrebbero causare il cancro. Gli scienziati hanno scoperto che soprattutto le patatine precotte, vendute surgelate, contengono livelli elevati di sostanze chimiche cancerogene.
La sostanza nel mirino è l'acrilamide, che rimane nelle patatine dopo la cottura. Si tratta di un composto naturale che si trova in molti tipi di alimenti, comprese le patate. Il processo utilizzato per preparare le patatine surgelate non ne riduce i livelli. Il chimico Donald Mottram, autore della ricerca, afferma: "Il processo include la selezione delle patate, il taglio, l'aggiunta di zucchero, l'essiccazione, la frittura e il congelamento. Tutto questo, combinato la cottura finale, dona il colore, la consistenza e il sapore che i consumatori si aspettano dalle patatine fritte."
Ha poi aggiunto: "L'acrilamide si forma naturalmente durante la cottura di molti prodotti alimentari. La formazione di acrilammide nelle patate fritte è inevitabile." Nel caso delle patate pre-cotte, il rischio è maggiore vista la doppia cottura alle quali vengono sottoposte.
L'acrilamide è una sostanza molto tossica che si forma durante il processo di cottura, a temperature elevate, degli alimenti ricchi di carboidrati. La produzione di acrilamide è facilitata dall'assenza di acqua e dalla presenza di asparagina (un amminoacido) e di uno zucchero ridotto (come il glucosio od il fruttosio contenuti soprattutto nelle patate, ma anche nei cibi caramellati).
Molti alimenti in commercio hanno valori di acrilamide, che variano da 5 microgrammi/kg a 3.500 microgrammi/kg. Le patatine fritte hanno valori molti più elevati: da 3.500 a 12.000 microgrammi/kg. Vale comunque il solito discorso: ciò che conta è la quantità, ma è giusto che i consumatori sappiano.
La sostanza nel mirino è l'acrilamide, che rimane nelle patatine dopo la cottura. Si tratta di un composto naturale che si trova in molti tipi di alimenti, comprese le patate. Il processo utilizzato per preparare le patatine surgelate non ne riduce i livelli. Il chimico Donald Mottram, autore della ricerca, afferma: "Il processo include la selezione delle patate, il taglio, l'aggiunta di zucchero, l'essiccazione, la frittura e il congelamento. Tutto questo, combinato la cottura finale, dona il colore, la consistenza e il sapore che i consumatori si aspettano dalle patatine fritte."
Ha poi aggiunto: "L'acrilamide si forma naturalmente durante la cottura di molti prodotti alimentari. La formazione di acrilammide nelle patate fritte è inevitabile." Nel caso delle patate pre-cotte, il rischio è maggiore vista la doppia cottura alle quali vengono sottoposte.
L'acrilamide è una sostanza molto tossica che si forma durante il processo di cottura, a temperature elevate, degli alimenti ricchi di carboidrati. La produzione di acrilamide è facilitata dall'assenza di acqua e dalla presenza di asparagina (un amminoacido) e di uno zucchero ridotto (come il glucosio od il fruttosio contenuti soprattutto nelle patate, ma anche nei cibi caramellati).
Molti alimenti in commercio hanno valori di acrilamide, che variano da 5 microgrammi/kg a 3.500 microgrammi/kg. Le patatine fritte hanno valori molti più elevati: da 3.500 a 12.000 microgrammi/kg. Vale comunque il solito discorso: ciò che conta è la quantità, ma è giusto che i consumatori sappiano.
fonte: cadoimpiedi
giovedì 6 dicembre 2012
Umberto Rey -Il futuro dell'Europa- euro crisi disoccupazione Bilderberg...
PUNTUALIZZAZIONE: LA CINA NON E' COMUNISTA E' UN REGIME NAZIONALISTA A CAPITALISMO DI STATO.
mercoledì 5 dicembre 2012
martedì 4 dicembre 2012
lunedì 3 dicembre 2012
OSSERVATORIO sulla REPRESSIONE: No Tav.: espulsioni dalla Francia.
OSSERVATORIO sulla REPRESSIONE: No Tav.: espulsioni dalla Francia.: Dopo il vergognoso sequestro di sabato e l'impedimento ad altri attivisti di raggiungere la Francia nella giornata di domenica, più deter... (Queste sono manovre politiche non di ordine pubblico)
Verrano a pren derci con la forza.
di Valerio Valentini
Mercoledì la Commissione Europea ha pubblicato un lungo rapporto in cui ha dichiarato il totale fallimento delle politiche economiche comunitarie: l’Europa non è stata in grado di reagire con coerenza alla crisi, ha lasciato che banche e finanza facessero i loro comodi ed ha permesso che alcuni Paesi guadagnassero sulla pelle di altri Paesi.
Perché mai la Commissione Europea si è lanciata in quest’accorata ammissione di colpa? La motivazione appare subito chiara, sfogliando il rapporto: l’incapacità di reagire alla crisi viene imputata alla “mancanza di organismi direttivi al livello europeo” che possano agire indipendentemente dalle “decisioni prese a livello nazionale” e “sulla base di interessi esclusivamente nazionali”. Se siamo alla canna del gas, insomma, è perché l’Europa è ancora eccessivamente debole rispetto ai vari governi nazionali, che costituiscono un ostacolo all’attuazione delle politiche di Bruxelles. L’unica soluzione, dunque, è che a prendere le decisioni in tema di economia e bilanci non siano più i parlamenti, ma direttamente loro. Quelli che hanno appena ammesso di avere fallito.
Nel documento di 51 pagine, poi, si legge: “la mancanza di forti istituzioni a livello europeo ha innescato un contraccolpo sui processi di integrazione e ha causato danni per imprese e famiglie semplicemente sulla base della loro appartenenza ad una o all’altra area dell’eurozona”. E così, mercati nazionali “con condizioni quasi identiche” si sono ritrovati su due emisferi economici opposti: quelli che si trovavano “anche solo per pochi Km” dalla parte sbagliata del confine “non sono più stati in grado di finanziare investimenti” alle stesse condizioni di altri mercati nazionali che erano invece sulla sponda giusta dell’Europa. “Da una parte del confine gli investimenti non potevano che paralizzarsi e la disoccupazione cresceva […]; dall’altra parte, gli investimenti erano vantaggiosi a la disoccupazione poteva così scendere”. Dunque questa è l’ammissione definitiva: non c’è mai stata nessuna crisi. Non nei termini in cui siamo perlomeno abituati a pensarla. Avevamo economie “quasi identiche”, ma qualcuno ha deciso che dovevamo essere fottuti.
Sfogliando il resto del lungo rapporto, si scopre però che tutta questa lunga premessa è funzionale a ribadire la necessità di rafforzare il centralismo di Bruxelles. La Commissione Europea intende infatti creare una cassa comune, un unico “tesoro europeo”, costituendo un primo piccolo budget per tutta l’eurozona. E intende farlo entro i prossimi 18 mesi. Tuttavia, per accedere a quei fondi – come è prevedibile – gli Stati in difficoltà devono sottoscrivere un contratto con gli altri Stati membri che li obblighi a rispettare alcuni parametri.
Ma ora arriva la vera fregatura: a quanto pare di capire, la richiesta di questi aiuti non sarebbe facoltativa, come avviene per l’attuale fondo salva Stati (e infatti la Spagna sta cercando in ogni modo di evitare di ricorrervi, per non vedersi commissariata dalla Troika). D’ora in poi tutti gli Stati che violano gli standard economici arbitrariamente fissati dall’Unione Europea saranno costretti a chiedere gli aiuti, indipendentemente dal loro effettivo rischio di fallimento. Così Bruxelles potrebbe vedere istituzionalizzata una sua prerogativa che, di fatto, già esercita in maniera indiretta: intervenire nell’elaborazione delle manovre finanziarie dei singoli Stati, correggerle o addirittura bocciarle.
Ci hanno raccontato che il problema era il debito pubblico, ma eravamo solo dalla parte sbagliata del confine. E ora, nonostante l’abbiano riconosciuto, vogliono comprarci a prezzo di saldo. In svendita.
Ma la stagione dei saldi non è ancora iniziata...
Mercoledì la Commissione Europea ha pubblicato un lungo rapporto in cui ha dichiarato il totale fallimento delle politiche economiche comunitarie: l’Europa non è stata in grado di reagire con coerenza alla crisi, ha lasciato che banche e finanza facessero i loro comodi ed ha permesso che alcuni Paesi guadagnassero sulla pelle di altri Paesi.
Perché mai la Commissione Europea si è lanciata in quest’accorata ammissione di colpa? La motivazione appare subito chiara, sfogliando il rapporto: l’incapacità di reagire alla crisi viene imputata alla “mancanza di organismi direttivi al livello europeo” che possano agire indipendentemente dalle “decisioni prese a livello nazionale” e “sulla base di interessi esclusivamente nazionali”. Se siamo alla canna del gas, insomma, è perché l’Europa è ancora eccessivamente debole rispetto ai vari governi nazionali, che costituiscono un ostacolo all’attuazione delle politiche di Bruxelles. L’unica soluzione, dunque, è che a prendere le decisioni in tema di economia e bilanci non siano più i parlamenti, ma direttamente loro. Quelli che hanno appena ammesso di avere fallito.
Nel documento di 51 pagine, poi, si legge: “la mancanza di forti istituzioni a livello europeo ha innescato un contraccolpo sui processi di integrazione e ha causato danni per imprese e famiglie semplicemente sulla base della loro appartenenza ad una o all’altra area dell’eurozona”. E così, mercati nazionali “con condizioni quasi identiche” si sono ritrovati su due emisferi economici opposti: quelli che si trovavano “anche solo per pochi Km” dalla parte sbagliata del confine “non sono più stati in grado di finanziare investimenti” alle stesse condizioni di altri mercati nazionali che erano invece sulla sponda giusta dell’Europa. “Da una parte del confine gli investimenti non potevano che paralizzarsi e la disoccupazione cresceva […]; dall’altra parte, gli investimenti erano vantaggiosi a la disoccupazione poteva così scendere”. Dunque questa è l’ammissione definitiva: non c’è mai stata nessuna crisi. Non nei termini in cui siamo perlomeno abituati a pensarla. Avevamo economie “quasi identiche”, ma qualcuno ha deciso che dovevamo essere fottuti.
Sfogliando il resto del lungo rapporto, si scopre però che tutta questa lunga premessa è funzionale a ribadire la necessità di rafforzare il centralismo di Bruxelles. La Commissione Europea intende infatti creare una cassa comune, un unico “tesoro europeo”, costituendo un primo piccolo budget per tutta l’eurozona. E intende farlo entro i prossimi 18 mesi. Tuttavia, per accedere a quei fondi – come è prevedibile – gli Stati in difficoltà devono sottoscrivere un contratto con gli altri Stati membri che li obblighi a rispettare alcuni parametri.
Ma ora arriva la vera fregatura: a quanto pare di capire, la richiesta di questi aiuti non sarebbe facoltativa, come avviene per l’attuale fondo salva Stati (e infatti la Spagna sta cercando in ogni modo di evitare di ricorrervi, per non vedersi commissariata dalla Troika). D’ora in poi tutti gli Stati che violano gli standard economici arbitrariamente fissati dall’Unione Europea saranno costretti a chiedere gli aiuti, indipendentemente dal loro effettivo rischio di fallimento. Così Bruxelles potrebbe vedere istituzionalizzata una sua prerogativa che, di fatto, già esercita in maniera indiretta: intervenire nell’elaborazione delle manovre finanziarie dei singoli Stati, correggerle o addirittura bocciarle.
Ci hanno raccontato che il problema era il debito pubblico, ma eravamo solo dalla parte sbagliata del confine. E ora, nonostante l’abbiano riconosciuto, vogliono comprarci a prezzo di saldo. In svendita.
Ma la stagione dei saldi non è ancora iniziata...
domenica 2 dicembre 2012
I sudditi non contano un cazzo !
di Paolo Becchi
Re Giorgio, nelle sue recenti dichiarazioni in merito alle prossime elezioni politiche, ci ha avvertito: la Seconda Repubblica è finita, per sempre. Nessun “premierato”, nessuna investitura diretta del Capo del Governo: «dopo le elezioni il mio successore alla Presidenza della Repubblica terrà le consultazioni e in quella sede ogni partito potrà esporre le sue preferenze e le sue proposte sulla personalità a cui conferire l’incarico». Consultazioni, mandato esplorativo, incarico... La Terza Repubblica, nata con il 18 Brumaio di Napolitano I, appare infestata dai fantasmi della Prima. Sono il Capo dello Stato e sono i partiti a legittimare il Governo, e non il voto dei cittadini. Ed è per questo che Monti non dovrà candidarsi, perché la sua legittimazione, se ci sarà, continuerà a passare per gli accordi interni al Palazzo: «è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento perché è già parlamentare»; potrà, tuttavia, essere «coinvolto» e «continuare a fare il presidente del Consiglio, dopo il voto, in un governo politico e non più tecnico». Sarà dunque possibile, secondo Re Giorgio, che il prossimo premier non passi attraverso la legittimazione delle elezioni, come avrebbe voluto lo sviluppo naturale della Seconda Repubblica, di cui la legge elettorale è espressione.
Forse è bene, anzitutto, fare due osservazioni sulla “non candidabilità” di Monti in quanto senatore a vita. In primo luogo, ai sensi dell’attuale legge elettorale il candidato premier non deve necessariamente presentarsi anche come candidato alla Camera o al Senato. L’art. 14 bis introdotto dalla legge n. 270 del 2005, il cosiddetto Porcellum, infatti, dispone che «i partiti o i gruppi politici organizzati che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica». Dal momento che nulla impone, nella nostra Costituzione, che il Presidente del Consiglio sia anche un parlamentare – deputato o senatore –, Monti potrebbe benissimo venire candidato premier senza partecipare, nel contempo, alle elezioni alla carica di deputato o senatore (quale è già). Né, del resto, l’attuale legge elettorale impone che il “capo della forza politica” indicato nel programma elettorale sia necessariamente anche il candidato a Presidente del Consiglio. Con “capo della forza politica”, infatti, il Porcellum ha inteso far ricorso ad un’espressione generica, perfino “rozza”, se si vuole [cfr F. Lanchester, La Costituzione tra elasticità e rottura, 2011, p. 64]. Del resto, come la legge stessa precisa, questa indicazione continua a non implicare, almeno formalmente, un rapporto diretto tra voto ed elezione del Presidente del Consiglio [cfr. anche Corte Cost., sentenza 23/2011: «la disciplina elettorale, in base alla quale i cittadini indicano il “capo della forza politica” o il “capo della coalizione”, non modifica l’attribuzione al Presidente della Repubblica del potere di nomina del Presidente del Consiglio dei ministri, operata dall’art. 92, secondo comma, Cost., né la posizione costituzionale di quest’ultimo»].
È sorprendente che queste banalità né Montezemolo né Casini l’abbiano capita. Fatti loro. Apro parentesi: l’ha invece capita – e sembra l’unico – il Movimento Cinque Stelle, il quale, nel suo programma politico e nelle recenti regole interne per le candidature, ha precisato che, in forza dell’art. 14 del Porcellum, il Movimento si definisce come «il gruppo politico organizzato che, riconoscendo come capo politico e suo rappresentante Beppe Grillo» e che, pertanto «depositerà il contrassegno quale segno distintivo delle liste dei candidati e del programma formati secondo le procedure in Rete del Movimento 5 Stelle». Grillo sarà dunque il “capo politico” del Movimento Cinque Stelle, sebbene egli – qualsiasi cosa accada – non sarà mai né parlamentare né Presidente del Consiglio, in quanto il programma del Movimento prevede la «non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati» (e Grillo, come noto, è stato condannato, con sentenza passato in giudicato nel 1988, per omicidio colposo).
Chiusa la parentesi, ritorno a Monti. Solo per notare come, nonostante le dichiarazioni di Napolitano, resterebbe comunque sempre aperta la facoltà per Monti di rassegnare le proprie dimissioni dalla carica di senatore a vita, soggette allo stesso regime delle dimissioni dei senatori elettivi. Un senatore “non eletto”, del resto, potrebbe sempre pretendere di aspirare «con la propria candidatura in una competizione elettorale, all’ufficio di senatore eletto», in tal modo modificando la propria legittimazione [L. Arcidiacono, La previsione dei senatori a vita e di diritto ed i suoi possibili effetti sul funzionamento della forma di governo, in «Studi per Giovanni Nicosia», 2007, p. 256].
Non vi è alcun ostacolo, pertanto, alla esplicita candidatura di Monti a «capo di una forza politica o di una coalizione» – come si esprime l’attuale legge elettorale –. Si tratta, piuttosto, di ragioni d’opportunità politica o, per esprimersi più chiaramente, della volontà di Re Giorgio di evitare ogni legittimazione elettorale diretta, da parte dei cittadini, del Capo del Governo, in modo da sancire definitivamente il tramonto del “berlusconismo” e della Seconda Repubblica. Il Presidente della Repubblica aveva più volte richiesto la riforma della legge elettorale. Ora fa capire che, se anche formalmente essa non verrà modificata, egli imporrà comunque, de facto, una sorta di interpretazione abrogativa, attraverso una “prassi costituzionale” che impedisca ai cittadini di eleggere direttamente il Presidente del Consiglio.
In questi giorni i partiti hanno ripreso a discutere le possibili modifiche. Il “lodo Calderoli” ha tentato una nuova mediazione tra le forze politiche, proponendo un premio alla prima coalizione sopra il 35% e alla prima lista tra il 25 e il 35% con diversi scaglioni. Di fatto, soltanto la coalizione che superi il 38% potrà raggiungere il 50,5% dei seggi alla Camera. Minima osservazione: dietro tutte queste cifre si cela un solo obiettivo, che è quello di impedire ad un partito che si presenti fuori da una coalizione di poter conseguire, ottenendo la maggioranza relativa, il premio previsto dall’attuale legge elettorale. Quante sono, oggi, le forze politiche che correranno alle prossime elezioni da sole – senza alleanze e coalizioni – e che, secondo le proiezioni attuali, avrebbero la possibilità di ottenere la maggioranza relativa? Una sola: il Movimento Cinque Stelle. Lo ripeto, pertanto, ancora una volta: la legge elettorale verrà usata – sia che venga effettivamente modificata sia che ci si limiti ad interpretarla secondo il dettato di Re Giorgio – in funzione puramente negativa, ad personam, per impedire che il Movimento Cinque Stelle possa, come rischia di fare, ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Ai nostri “partiti”, tutto ciò non può che far comodo, in fondo. Il Centrodestra ha ben compreso come il prossimo voto popolare si appresti ad essere semplicemente un’ «arma ormai genuinamente ludica», come ha scritto di recente Giuliano Ferrara, in un intervento su «Il Giornale» [Basta, mi arrendo: starò con Silvio, 25 Novembre 2012]. Sa bene che l’unica possibilità che ha è evitare che il prossimo governo si formi direttamente alle urne: meglio nei corridoi ed in quel che resta delle segreterie di partito, nella speranza – o nell’illusione – che un risultato intorno al 10% alle elezioni possa consentire di giocare qualche ruolo al tavolo delle trattative. Dico “illusione” perché la Destra è ormai finita nel nulla e chi come Ferrara fiuta l’odore del sangue, sa che la battaglia è persa comunque, ma vuole almeno morire con dignità sul campo. Berlusconi, del resto, annunciando che forse “tornerà in campo”, sembra ormai aver indossato, per un’ultima replica a teatro, la parrucca del Filippo II di Schiller: «Sono ancora vivo! Ti ringrazio, Natura! Sento nei miei muscoli una forza giovanile. […] Vediamo come si può sopravvivere senza di me! Per una sera il mondo è ancora mio. Voglio trarre profitto da questa sera, perché per dieci generazioni dopo di me nessuno riesca a mietere un raccolto da questo terreno dove ha imperversato un simile incendio!» [Don Carlos]. Vale a dire: perderemo, ma sono ancora in grado, con un ultimo gesto, di rovinare la Destra per le prossime generazioni.
Da Sinistra, arriverà, con il ballottaggio e dopo la farsa dell’election day, l’affermazione di Bersani alla guida del Pd. La sua leadership ne uscirà comunque rafforzata, ma non abbastanza per correre alle elezioni da solo: sarà costretta a formare una nuova armata Brancaleone non dissimile, almeno per certi versi, a quella del “prode” Prodi. Il destino sembra ormai segnato: è probabile che, se ne avrà i numeri, Bersani si trovi lui ad indossare i panni del “Monti-dopo-Monti” e di traghettare la Terza Repubblica alla sua meta, con Monti for President. Avremo all’opera la coppia più bella del mondo, per completare l’operazione iniziata di salvataggio dell’Euro costi quello che costi, quando invece il compito sarebbe stato quello di salvare i cittadini italiani dalla moneta unica. Se l’impresa non dovesse riuscire, il “tecnico” potrà sempre diventare un “politico” nel governo di un Paese che dovrà completare l’opera di Rigor Mortis: sì, proprio mortis, perché del popolo italiano dissanguato non resterà che il cadavere.
In questo gioco al massacro, resta soltanto una sola incognita, un solo possibile imprevisto: il Movimento 5 Stelle. Un movimento fuori dallo Stato, ma radicato nella società italiana, capillarmente, come ha mostrato il recente successo in Sicilia. E quando un movimento si radica nel tessuto sociale prima o poi non può che arrivare anche allo Stato. E’ evidente che il Movimento Cinque Stelle abbia molti nemici, ed incontri oggi sempre più ostacoli e tentativi di frenarne l’avanzata: la discussione sulla modifica della legge elettorale, le primarie di Centrosinistra e forse, di Centrodestra, la volontà di evitare che il prossimo Capo del Governo possa essere eletto direttamente dai cittadini, stanno cercando di annientare ogni possibilità, per il popolo, di esprimere alle urne la propria volontà. L’unica speranza è che il Movimento Cinque Stelle riesca davvero a “sfondare” il muro della politica della Terza Repubblica, a fare tabula rasa, per salvare il Paese.
“Ci vediamo in Parlamento”, come ripete Grillo: ma bisognerà arrivarci con numeri alti ed è possibile farcela solo con un movimento unito, senza se e senza ma, intorno al suo capo.
Re Giorgio, nelle sue recenti dichiarazioni in merito alle prossime elezioni politiche, ci ha avvertito: la Seconda Repubblica è finita, per sempre. Nessun “premierato”, nessuna investitura diretta del Capo del Governo: «dopo le elezioni il mio successore alla Presidenza della Repubblica terrà le consultazioni e in quella sede ogni partito potrà esporre le sue preferenze e le sue proposte sulla personalità a cui conferire l’incarico». Consultazioni, mandato esplorativo, incarico... La Terza Repubblica, nata con il 18 Brumaio di Napolitano I, appare infestata dai fantasmi della Prima. Sono il Capo dello Stato e sono i partiti a legittimare il Governo, e non il voto dei cittadini. Ed è per questo che Monti non dovrà candidarsi, perché la sua legittimazione, se ci sarà, continuerà a passare per gli accordi interni al Palazzo: «è senatore a vita: non si può candidare al Parlamento perché è già parlamentare»; potrà, tuttavia, essere «coinvolto» e «continuare a fare il presidente del Consiglio, dopo il voto, in un governo politico e non più tecnico». Sarà dunque possibile, secondo Re Giorgio, che il prossimo premier non passi attraverso la legittimazione delle elezioni, come avrebbe voluto lo sviluppo naturale della Seconda Repubblica, di cui la legge elettorale è espressione.
È sorprendente che queste banalità né Montezemolo né Casini l’abbiano capita. Fatti loro. Apro parentesi: l’ha invece capita – e sembra l’unico – il Movimento Cinque Stelle, il quale, nel suo programma politico e nelle recenti regole interne per le candidature, ha precisato che, in forza dell’art. 14 del Porcellum, il Movimento si definisce come «il gruppo politico organizzato che, riconoscendo come capo politico e suo rappresentante Beppe Grillo» e che, pertanto «depositerà il contrassegno quale segno distintivo delle liste dei candidati e del programma formati secondo le procedure in Rete del Movimento 5 Stelle». Grillo sarà dunque il “capo politico” del Movimento Cinque Stelle, sebbene egli – qualsiasi cosa accada – non sarà mai né parlamentare né Presidente del Consiglio, in quanto il programma del Movimento prevede la «non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati» (e Grillo, come noto, è stato condannato, con sentenza passato in giudicato nel 1988, per omicidio colposo).
Chiusa la parentesi, ritorno a Monti. Solo per notare come, nonostante le dichiarazioni di Napolitano, resterebbe comunque sempre aperta la facoltà per Monti di rassegnare le proprie dimissioni dalla carica di senatore a vita, soggette allo stesso regime delle dimissioni dei senatori elettivi. Un senatore “non eletto”, del resto, potrebbe sempre pretendere di aspirare «con la propria candidatura in una competizione elettorale, all’ufficio di senatore eletto», in tal modo modificando la propria legittimazione [L. Arcidiacono, La previsione dei senatori a vita e di diritto ed i suoi possibili effetti sul funzionamento della forma di governo, in «Studi per Giovanni Nicosia», 2007, p. 256].
Non vi è alcun ostacolo, pertanto, alla esplicita candidatura di Monti a «capo di una forza politica o di una coalizione» – come si esprime l’attuale legge elettorale –. Si tratta, piuttosto, di ragioni d’opportunità politica o, per esprimersi più chiaramente, della volontà di Re Giorgio di evitare ogni legittimazione elettorale diretta, da parte dei cittadini, del Capo del Governo, in modo da sancire definitivamente il tramonto del “berlusconismo” e della Seconda Repubblica. Il Presidente della Repubblica aveva più volte richiesto la riforma della legge elettorale. Ora fa capire che, se anche formalmente essa non verrà modificata, egli imporrà comunque, de facto, una sorta di interpretazione abrogativa, attraverso una “prassi costituzionale” che impedisca ai cittadini di eleggere direttamente il Presidente del Consiglio.
In questi giorni i partiti hanno ripreso a discutere le possibili modifiche. Il “lodo Calderoli” ha tentato una nuova mediazione tra le forze politiche, proponendo un premio alla prima coalizione sopra il 35% e alla prima lista tra il 25 e il 35% con diversi scaglioni. Di fatto, soltanto la coalizione che superi il 38% potrà raggiungere il 50,5% dei seggi alla Camera. Minima osservazione: dietro tutte queste cifre si cela un solo obiettivo, che è quello di impedire ad un partito che si presenti fuori da una coalizione di poter conseguire, ottenendo la maggioranza relativa, il premio previsto dall’attuale legge elettorale. Quante sono, oggi, le forze politiche che correranno alle prossime elezioni da sole – senza alleanze e coalizioni – e che, secondo le proiezioni attuali, avrebbero la possibilità di ottenere la maggioranza relativa? Una sola: il Movimento Cinque Stelle. Lo ripeto, pertanto, ancora una volta: la legge elettorale verrà usata – sia che venga effettivamente modificata sia che ci si limiti ad interpretarla secondo il dettato di Re Giorgio – in funzione puramente negativa, ad personam, per impedire che il Movimento Cinque Stelle possa, come rischia di fare, ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento.
Ai nostri “partiti”, tutto ciò non può che far comodo, in fondo. Il Centrodestra ha ben compreso come il prossimo voto popolare si appresti ad essere semplicemente un’ «arma ormai genuinamente ludica», come ha scritto di recente Giuliano Ferrara, in un intervento su «Il Giornale» [Basta, mi arrendo: starò con Silvio, 25 Novembre 2012]. Sa bene che l’unica possibilità che ha è evitare che il prossimo governo si formi direttamente alle urne: meglio nei corridoi ed in quel che resta delle segreterie di partito, nella speranza – o nell’illusione – che un risultato intorno al 10% alle elezioni possa consentire di giocare qualche ruolo al tavolo delle trattative. Dico “illusione” perché la Destra è ormai finita nel nulla e chi come Ferrara fiuta l’odore del sangue, sa che la battaglia è persa comunque, ma vuole almeno morire con dignità sul campo. Berlusconi, del resto, annunciando che forse “tornerà in campo”, sembra ormai aver indossato, per un’ultima replica a teatro, la parrucca del Filippo II di Schiller: «Sono ancora vivo! Ti ringrazio, Natura! Sento nei miei muscoli una forza giovanile. […] Vediamo come si può sopravvivere senza di me! Per una sera il mondo è ancora mio. Voglio trarre profitto da questa sera, perché per dieci generazioni dopo di me nessuno riesca a mietere un raccolto da questo terreno dove ha imperversato un simile incendio!» [Don Carlos]. Vale a dire: perderemo, ma sono ancora in grado, con un ultimo gesto, di rovinare la Destra per le prossime generazioni.
Da Sinistra, arriverà, con il ballottaggio e dopo la farsa dell’election day, l’affermazione di Bersani alla guida del Pd. La sua leadership ne uscirà comunque rafforzata, ma non abbastanza per correre alle elezioni da solo: sarà costretta a formare una nuova armata Brancaleone non dissimile, almeno per certi versi, a quella del “prode” Prodi. Il destino sembra ormai segnato: è probabile che, se ne avrà i numeri, Bersani si trovi lui ad indossare i panni del “Monti-dopo-Monti” e di traghettare la Terza Repubblica alla sua meta, con Monti for President. Avremo all’opera la coppia più bella del mondo, per completare l’operazione iniziata di salvataggio dell’Euro costi quello che costi, quando invece il compito sarebbe stato quello di salvare i cittadini italiani dalla moneta unica. Se l’impresa non dovesse riuscire, il “tecnico” potrà sempre diventare un “politico” nel governo di un Paese che dovrà completare l’opera di Rigor Mortis: sì, proprio mortis, perché del popolo italiano dissanguato non resterà che il cadavere.
In questo gioco al massacro, resta soltanto una sola incognita, un solo possibile imprevisto: il Movimento 5 Stelle. Un movimento fuori dallo Stato, ma radicato nella società italiana, capillarmente, come ha mostrato il recente successo in Sicilia. E quando un movimento si radica nel tessuto sociale prima o poi non può che arrivare anche allo Stato. E’ evidente che il Movimento Cinque Stelle abbia molti nemici, ed incontri oggi sempre più ostacoli e tentativi di frenarne l’avanzata: la discussione sulla modifica della legge elettorale, le primarie di Centrosinistra e forse, di Centrodestra, la volontà di evitare che il prossimo Capo del Governo possa essere eletto direttamente dai cittadini, stanno cercando di annientare ogni possibilità, per il popolo, di esprimere alle urne la propria volontà. L’unica speranza è che il Movimento Cinque Stelle riesca davvero a “sfondare” il muro della politica della Terza Repubblica, a fare tabula rasa, per salvare il Paese.
“Ci vediamo in Parlamento”, come ripete Grillo: ma bisognerà arrivarci con numeri alti ed è possibile farcela solo con un movimento unito, senza se e senza ma, intorno al suo capo.
Claudio Messora: c'è solo un movimento che è "nuovo".
Ma non dovevamo fare tutti quanti i sacrifici ?
Alberto Perino: "Val di Susa: le ragioni del dissenso"
A BUON INTENDITOR POCHE PAROLELA LEGGE NON E’ UGUALE PER TUTTI Con questa mail vorremmo comunicare a coloro che ci leggono alcuni concetti semplici che riguardano la vicenda della Torino Lyon e vorremmo farlo con poche parole. La prima questione riguarda l'inizio dei lavori nell'area “strategica” di Maddalena. Non c'è alcun inizio del tunnel, tanto meno di quello geognostico, che dovrebbe servire per verificare la fattibilità di quest'opera. Non sanno ancora se l'opera sia fattibile ed i lavori di sbancamento realizzati nel fortino difeso dall'esercito da ben 17 mesi sono solo uno specchietto per le allodole. Anzi uno specchietto per la UE, per cercare di ottenere qualche spicciolo, visto che i soldi son finiti da tempo e che ben 2 ditte coinvolte son già fallite. Il secondo punto che osserviamo è la denigrazione del movimento NO TAV. Non basta agire scientificamente da anni, per denigrare singole persone, un movimento civile o una popolazione intera. La storia è vecchia, se non riesci a vincerli definiscili Autonomi, Anarchici, pericolosi Comunisti mangia bambini. BALLE! La gente No TAV non è così facilmente classificabile e ne abbiamo numerose prove, ma la migliore prova risiede nella ASSOLUTA MORALITA' di un signore che a nome di tutti noi, si sta spendendo da anni, in prima persona, insieme a tanti giovani, anziani, artigiani, operai impiegati, donne e uomini seri, che non parlano mai a vanvera. Questo signore si chiama ALBERTO PERINO, è un ex vice direttore di banca in pensione, uno che di conti ne capisce, padre di famiglia, marito premuroso, appassionato di archeologia e di storia, profondo conoscitore della valle in cui vive. Tutti quelli che lo conoscono sanno che potrebbero affidargli i loro portafogli, i loro figli, le loro case, così come si può fare solo con le persone per bene. Persone oneste, che non parlano a vanvera! Diciamo che Alberto è un modello per tutti noi del movimento, uno che ha subito perfino l'umiliazione di un’ingiusta perquisizione di casa a causa delle sue trasparenti e circostanziate posizioni NO TAV. Diciamo anche che di modelli come Alberto ne abbiamo a centinaia, migliaia in valle di Susa! Ecco probabilmente sono queste persone per bene che fanno paura a chi vuole rubare agli italiani il futuro, i risparmi, il rispetto delle istituzioni. Di quei poveri uomini che usano lo Stato per i loro sporchi interessi e per soddisfare la loro sete di potere non vogliamo neppure parlare, sono penosi, ma diventano ancora più repellenti, viscidi se messi a confronto con persone pulite ed idealmente integre come Alberto. Una differenza abissale, che la gente ha compreso, che si capisce subito, al primo contatto, la prima volta che li senti parlare. La qualità migliore di Alberto? La sintesi. Queste sono le sue parole, pronunciate oggi in conferenza stampa per spiegare l'attuale situazione in valle di Susa, che è il terzo elemento che vogliamo condividere con Voi, sperando che possiate fare il passa parola via internet ed in ogni modo possibile presso i Vostri amici. Giudicate Voi! Scarica l’audio della conferenza (http://radioblackout.org/wp-content/uploads/2012/11/confstampa.mp3) "137 prescrizioni al progetto definitivo sul cantiere TAV.... Il progetto esecutivo NON E' MAI STATO PRESENTATO..... Si sta operando in assoluta illegalità edilizia..... La legge non è uguale per tutti... Siamo in un'europa di Polizia ... dove i politici si prostrano, si inginocchiano e scodinzolano... gli arresti di questa mattina sono bombe ad orologeria che sono fatte scoppiare dalla procura di Torino... Segnalazioni ai servizi sociali contro i minori che distribuiscono volantini e convocazione delle loro famiglie...... chi pensa con la sua testa è condannato.... cosa gravissima . Io credo che questi arresti, queste bombe ad orologeria, in vista di quanto previsto per la prossima settimana, quando ci recheremo a Lyon, sfilando con i NO TAV francesi, sia il sintomo della repressione. Una volta erano i politici a opporsi ... oggi invece sono complici . Noi crediamo che sia una deriva autoritaria per consegnare il paese ai poteri forti. Noi in Valsusa, non ci fermeremo". Le ragioni dei No Tav (video con Alberto Perino) |
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sabato 1 dicembre 2012
Aids, lo scandalo del vaccino italiano - Vittorio Agnoletto
"Nel 1998 a San Marino, durante un convegno internazionale su Aids e tumori la dottoressa Barbara Ensoli annuncia al mondo che è partito un progetto per la ricerca del vaccino contro l’Aids , un progetto tutto italiano, con grande possibilità di successo, anche in tempi brevi. I giornali dedicano titoli enormi, i media, le televisioni ne parlano, celebrano questo come la scoperta del secolo, addirittura del millennio, c’è addirittura chi arriva a parlare di conferire alla Ensoli il premio Nobel. Sono passati 14 anni, di questo vaccino non c’è traccia!Doveva essere un vaccino vero e proprio, quindi un vaccino significa un vaccino preventivo, per evitare l’infezione, basato su una proteina del virus, la proteina Tat. C’è stata la fase di ricerca sugli animali e sono andate avanti le prime fasi di ricerca cliniche, bene, nel 2011 dopo 13 anni di ricerca, tutto riparte da capo, riparte con la nuova fase uno, riparte non solo con la proteina Tat, ma anche con un’altra proteina del virus, quindi con un disegno clinico completamente diverso. Quando si riparte vuol dire che la ricerca condotta non aveva dato i risultati attesi, che era fallita, eppure nessuno dice nulla, silenzio totale, la ricerca riparte da zero, ma continua a essere finanziata." Vittorio Agnoletto
Intervento di Vittorio Agnoletto, ricercatore e fondatore della Lega italiana per la lotta contro l'Aids
Un progetto tutto italiano (espandi | comprimi)
"Buongiorno a tutti, innanzitutto voglio ringraziare tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, e voglio ringraziare anche il blog stesso che per l’ennesima volta mi ospita a parlare di un libro denuncia, inchiesta, che ho appena pubblicato e che è destinato a sollevare molte polemiche e purtroppo anche a essere molto censurato.
Sono Vittorio Agnoletto, sono un medico, nel 1987 ho fondato e poi sono state Presidente della lega italiana per la lotta contro l’Aids , quindi sono un ricercatore, ho diretto diversi progetti di ricerca in Italia e all’estero, sempre nel campo dell’Aids. Nel 2001 sono stato il portavoce del Genova social forum a Genova, ho fatto poi il parlamentare europeo come indipendente nel gruppo della sinistra, e oggi sono qui a parlare di Aids, il primo dicembre è la giornata mondiale di lotta all’Aids. Il motivo per cui Carlo Gnetti e il sottoscritto abbiamo deciso di scrivere questo libro è un senso di dovere morale, non potevamo stare zitti! In base alle informazioni che avevamo, che mettevano profondamente in discussione il modo con cui si è svolto il progetto di ricerca sul vaccino italiano per l'Aids noi sentivamo il dovere di dovere suonare un campanello di allarme, attenzione, perché questo progetto si sta sperimentando in Italia e in Sud Africa.
Qualora le critiche che sono state sollevate, i dubbi che noi stessi solleviamo dovessero dimostrarsi anche solo parzialmente confermati, non c’è dubbio che potrebbero sorgere dei rischi per le tante persone coinvolte nel progetto di ricerca. Da qui l’urgenza e la necessità di chiedere che sia fatta chiarezza. Nello scrivere quello che doveva essere comunque un libro su un progetto clinico, medico, di ricerca, ci siamo trovati di fronte a qualcosa che somiglia molto di più a un giallo, a silenzi, omertà, intrighi, certe volte anche intrighi internazionali, in un caso specifico. Coinvolgimenti familistici, un giro spropositato di denaro, che ha trasformato un testo che poteva inizialmente essere destinato unicamente a chi lavora in questo campo, nel mondo scientifico, in un giallo che sarebbe bene diventasse patrimonio di tante persone, perché, attraverso l’esempio del cosiddetto vaccino sull’Aids, si può capire come funziona in grande parte la ricerca scientifica italiana, di come funzionano i finanziamenti e di quali intrecci, palesi e occulti, ci stanno dietro.
Nel 1998 a San Marino, durante un convegno internazionale su Aids e tumori la dottoressa Barbara Ensoli annuncia al mondo che è partito un progetto per la ricerca del vaccino contro l’Aids , un progetto tutto italiano, con grande possibilità di successo, anche in tempi brevi.
I giornali dedicano titoli enormi, i media, le televisioni ne parlano, celebrano questo come la scoperta del secolo, addirittura del millennio, c’è addirittura chi arriva a parlare di conferire alla Ensoli il premio Nobel. Sono passati 14 anni, di questo vaccino non c’è traccia!
Doveva essere un vaccino vero e proprio, quindi un vaccino significa un vaccino preventivo, per evitare l’infezione, basato su una proteina del virus, la proteina Tat. C’è stata la fase di ricerca sugli animali e sono andate avanti le prime fasi di ricerca cliniche, bene, nel 2011 dopo 13 anni di ricerca, tutto riparte da capo, riparte con la nuova fase uno, riparte non solo con la proteina Tat, ma anche con un’altra proteina del virus, quindi con un disegno clinico completamente diverso. Quando si riparte vuol dire che la ricerca condotta non aveva dato i risultati attesi, che era fallita, eppure nessuno dice nulla, silenzio totale, la ricerca riparte da zero, ma continua a essere finanziata.
Parliamo di decine di milioni di Euro dati dal ministero della Sanità e anche da quello degli Esteri, oltre venti milioni di finanziamenti arrivano dal mistero degli Esteri attraverso fondi della cooperazione, che non dovrebbero essere destinati alla ricerca scientifica, anche perché i finanziamenti alla ricerca scientifica passano attraverso un meccanismo di valutazione tecnica fatta da altri scienziati che si chiama peer review, in questo caso nulla di tutto ciò.
Chi conduce la ricerca rilascia interviste dicendo stiamo andando vanti, siamo arrivati alla fase due. La fase due di cui parlano è tutto un altro discorso! È per produrre un eventuale farmaco sempre sulla base della proteina Tat, che si aggiunge a altri trenta farmaci disponibili per le persone già sieropositive. Qui si parla di vaccini, non si può giocare sulle parole! D’altra parte fin dall’inizio il mondo scientifico internazionale aveva detto che da questa strada non si va da nessuna parte.
Domande che restano sospese (espandi | comprimi)
Ho scritto un libro: "Aids, lo scandalo del vaccino italiano", con la prefazione di Robert Gallo, uno dei più importanti scienziati a livello mondiale nel campo dell’ Aids e nella prefazione lui è chiarissimo, dice "Non credevo allora, nel '95, come non credo ora, che esista un grammo di logica né di dati che indichi nella Tat un possibile efficace vaccino". Eppure si è andati avanti. In questo libro inchiesta io ho provato a intervistare il direttore dell’Istituto superiore di Sanità, la dottoressa Ensoli, responsabile del progetto, i primari di quegli ospedali dove il progetto è stato e è condotto, pensavo di trovare persone disponibilissime a parlare, in fondo sono degli scienziati che stanno lavorando su quella che potrebbe essere la scoperta del millennio, del secolo: nessuno ha voluto rilasciare alcuna intervista. Anzi la maggioranza di loro hanno detto "Non ne sappiamo nulla, non siamo stati coinvolti, non ce ne occupiamo!". Stiamo scherzando?! Noi abbiamo le pubblicazione scientifiche che queste persone hanno firmato! Come mai non ne vogliono parlare? Allora forse i sospetti che da tante parti ci sono sul fatto che questa ricerca non sia stata condotta nel modo migliore sono qualche cosa di più di sospetti! Anche perché mentre facevamo l’inchiesta siamo stati contattati da alcuni colleghi, da altri medici, che prima mi hanno fatto promettere in modo assoluto che non avrei mai rilevato il loro nome, e poi hanno iniziato a mandarmi dei documenti, su delle ipotetiche irregolarità di questo progetto di ricerca. E allora siamo tornati alla carica, a chiedere a chi dirige il progetto di ricerca di rilasciarci una intervista, avremmo voluto chiedere "Nella prima fase del progetto, quello sulle scimmie, ma le scimmie che non dovevano infettarsi perché hanno ricevuto il vaccine si sono veramente non infettate tutte o alcune si sono infettate? È vero che invece non si è infettata qualche scimmia che avrebbe dovuto farlo?" Perché, se così fosse, è evidente che c’è qualche cosa che non torna, i risultati non confermerebbero le attese. Avremmo voluto approfondire perché nella prima fase della ricerca sull’uomo è intervenuta la agenzia italiana del farmaco, la Aifa, e ha dichiarato che c’erano diverse deviazioni dei protocolli di ricerca ufficiali, cioè delle irregolarità, su alcune ci sono state date delle spiegazioni, nei documenti, su altre le domande restano assolutamente sospese! Allora che cosa è questo rifiuto di parlare? Questa omertà di fronte a una ricerca importantissima? E perché il mondo scientifico e internazionale disdegna questa ricerca? Nei grandi convegni mondiali che parlano di Aids quando si parla di vaccino, in genere del vaccino cosiddetto italiano, si fatica a trovare traccia? Anzi alcune riviste scientifiche internazionali lo criticano fortemente. D’altra parte in Italia quelle poche voci, citiamone una per tutti, il professore Aiuti, lontano da me tantissimo per questioni culturali, politiche, nel passato abbiamo avuto anche scontri molto duri, ma in questo caso la battaglia per la verità ci ha fatto trovare uno di fianco all’altro, il professore Aiuti coinvolto nella ricerca solleva dei dubbi sui criteri utilizzati, sulla metodologia clinica. Si chiede come mai la prima fase è stata interrotta anticipatamente, coinvolgendo un numero molto ridotto delle persone e in risposta riceve una denuncia, parte una causa civile, con richiesta di danni per costringerlo al silenzio, causa che è andata avanti per diversi anni e che il professore Aiuti ha vinto solo qualche mese fa. A un certo punto questo progetto oltre che in Italia si è spostato in Africa. Abbiamo cercato di contattare la responsabile del progetto sviluppato in Africa e anche lì stessa storia, lei aveva scritto in Italia chiedendo di avere spiegazioni su dei dubbi su questo progetto e la risposta è stata attenzione, perché rischi la denuncia. E allora si è tirata indietro. Poi abbiamo scoperto che i ricercatori italiani volevano addirittura svolgere questo progetto nello Swaziland! Ma come? Nello Swaziland esistono i comitati etici in grado di controllare un progetto di questo tipo?! Avrebbero potuto essere rispettati i criteri internazionali nella ricerca scientifica? No di certo! E allora adesso si svolge in Sudafrica.
Dopo 13 anni la ricerca sul vaccino riparte da zero (espandi | comprimi)
Di fronte a questo scenario sono cresciute in noi angosce, paure, e allora abbiamo chiesto un nostro editore, a Feltrinelli, di anticipare l’uscita del libro, nella speranza che questo libro da un lato spinga tutti coloro che sanno e che stanno zitti a parlare, a raccontare, noi abbiamo nel libro alcune testimonianze, per esempio dei veterinari, che mettono assolutamente in discussione la fase preclinica, quella sulle scimmie, e poi la seconda speranza è che qualche magistrato decida di interessarsi di questa materia, vorremmo essere sicuri che si può andare avanti con il progetto di ricerca in Italia e Sudafrica, vorremmo essere certi che non si stiano esponendo delle persone in Italia e Sudafrica a rischi dovuti a una sperimentazione che forse non è stata condotta nel modo migliore.
Mentre lavoravamo a questa inchiesta ci siamo imbattuti in altri fatti che ci preoccupano molto. Che non fanno parte della vita normale di una ricerca scientifica. Per esempio il direttore del laboratorio che deve controllare i risultati del progetto di ricerca, quindi fare i prelievi ai pazienti, vedere come rispondono alla somministrazione dell’ipotetico vaccino, bene... il direttore di questo laboratorio, che ha una funzione fondamentale di controllo, a un certo punto viene sostituito e viene nominato direttore di quel laboratorio il fratello della responsabile della ricerca, cioè della Ensoli. In diverse pubblicazione appare il nome di diversi famigliari della Ensoli, il fratello, l’ex marito, l’ex cognata, sono pratiche che a livello internazionale nella ricerca scientifica in genere si tende assolutamente a non utilizzare.
Alla notizia dell’uscita del nostro libro la dottoressa Ensoli ha cercato di replicare, ha mandato in giro una nota esplicativa. Bene! Questa nota conferma in tutto quanto scriviamo nel libro! E infatti in quella nota si evita di dire a che punto è la ricerca del vaccino preventivo, si parla solo della ricerca del farmaco per le persone direttamente sieropositive, non dice che la ricerca sul vaccino è ripartita da zero, che 13 anni di ricerca sono stati praticamente cancellati, eppure i finanziamenti continuano a arrivare.
E qui la.domanda che sorge spontanea è "Come mai?"- E abbiamo scoperto che c’è un interesse anche di personaggi importanti della politica in questo progetto, un interesse e una protezione di questo progetto. Per esempio ci domandiamo come mai a sostegno del progetto e dei finanziamenti per questo progetto continua a intervenire più volte l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. Non mi risulta che abbia un ruolo specifico, o che lo abbia mai avuto, istituzionale in campo sanitario, non mi risulta un esperto neanche di Aids, eppure è un grande sostenitore di questo progetto contro diverse evidenze scientifiche. È incredibile che continuino a arrivare dei finanziamenti così ingenti a un progetto di ricerca così discusso e con così tanti punti di domanda anche oggi in una situazione socialmente drammatica e quando il governo annuncia futuri tagli alla sanità pubblica! Io credo che sia assolutamente necessario analizzare attentamente ogni Euro che proviene da fondi pubblici, dove va, a cosa è destinato e che senso abbia oggi continuare a finanziare un progetto di ricerca se non ci sono dati scientifici assolutamente incontrovertibili!
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