martedì 31 dicembre 2019
PIERGIORGIO ODIFREDDI: QUANTO CI COSTA IL VATICANO
Però c'è chi vuole abolire il reddito di cittadinanza.
venerdì 27 dicembre 2019
venerdì 20 dicembre 2019
mercoledì 18 dicembre 2019
lunedì 16 dicembre 2019
Il 52% dell’oro italiano è all’estero
Il 52% dell’oro italiano è all’estero.
Sarebbe normale che il nostro oro fosse depositato in una banca pubblica Italiana, come ci si può fidare a lasciare la nostra ricchezza in giro x il mondo ?
Sarebbe normale che il nostro oro fosse depositato in una banca pubblica Italiana, come ci si può fidare a lasciare la nostra ricchezza in giro x il mondo ?
sabato 14 dicembre 2019
venerdì 13 dicembre 2019
martedì 10 dicembre 2019
venerdì 6 dicembre 2019
quotidiani pubblicati in Italia.
Di seguito vengono elencati i quotidiani pubblicati in Italia. I dati relativi alla diffusione dei quotidiani in Italia sono rilevati da Accertamenti diffusione stampa (Ads).
Indice
Diffusione[modifica | modifica wikitesto]
Diffusione nazionale[modifica | modifica wikitesto]
Principali quotidiani nazionali con diffusione cartacea superiore alle 50 000 copie (dicembre 2017)[1] di Accertamenti Diffusione Stampa:
Testata | Tiratura | Diffusione cartacea | Diffusione digitale | Totale diffusione |
---|---|---|---|---|
Corriere della Sera | 322 826 | 226 453 | 70 794 | 297 247 |
la Repubblica | 292 365 | 190 260 | 30 160 | 220 420 |
Il Sole 24 ORE | 130 903 | 87 632 | 87 615 | 175 247 |
Quotidiano Nazionale | 309 212 | 218 413 | 3 183 | 221 596 |
La Gazzetta dello Sport | 252 250 | 166 998 | 10 659 | 177 657 |
La Stampa | 214 691 | 145 734 | 25 046 | 170 780 |
Il Messaggero | 144 337 | 100 569 | 8 477 | 109 046 |
QN - il Resto del Carlino | 133 113 | 98 813 | 1 754 | 100 567 |
Corriere dello Sport-Stadio | 197 623 | 89 287 | 1 224 | 90 511 |
il Giornale | 120 738 | 59 698 | 1 412 | 61 110 |
Avvenire | 134 916 | 102 007 | 8 848 | 110 855 |
Tuttosport | 134 884 | 55 550 | 1 191 | 56 741 |
Libero | 79 550 | 26 167 | 869 | 27 036 |
Italia Oggi | 63 101 | 26 499 | 1 467 | 72 323 |
il Fatto Quotidiano | 85 441 | 35 105 | 10 662 | 45 767 |
La Verità | 66 631 | 21 500 | 595 | 22 095 |
Il Mattino | 54 526 | 36 717 | 2 896 | 39 613 |
Secondo il rapporto FIEG 2013 sulla Stampa in Italia, ogni giorno, si vendono quasi 4 milioni di copie di quotidiani, letti da una media di circa 22,5 milioni di italiani (circa 6 lettori per copia).[2]
Un rapporto presentato nel 2016 dall'Associazione stampatori italiani giornali (ASIG) mostra che la diffusione dei quotidiani italiani, che era di 3,4 milioni di copie giornaliere nel 2014, è scesa nel 2015 a 2,8 milioni (- 17%)[3]. Dal 2011 al 2016 i ricavi dei quotidiani sono calati del 30% mentre per i periodici i ricavi si sono ridotti del 20%[4].
Nel 2017 si è registrato un ulteriore calo di 400.000 copie cartacee al giorno; il totale è sceso da 2,6 a 2,2 milioni. Considerate le 335 mila copie digitali, la diffusione totale si è attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie[5].
Il 2018 è stato un anno molto difficile sul fronte degli introiti pubblicitari. Il fatturato del comparto quotidiani ha registrato un calo del -6,3% nel periodo gennaio-dicembre 2018 raffrontato con il corrispettivo 2017[6].
Nel 2017 si è registrato un ulteriore calo di 400.000 copie cartacee al giorno; il totale è sceso da 2,6 a 2,2 milioni. Considerate le 335 mila copie digitali, la diffusione totale si è attestata poco sopra i 2,5 milioni di copie[5].
Il 2018 è stato un anno molto difficile sul fronte degli introiti pubblicitari. Il fatturato del comparto quotidiani ha registrato un calo del -6,3% nel periodo gennaio-dicembre 2018 raffrontato con il corrispettivo 2017[6].
Diffusione locale[modifica | modifica wikitesto]
I principali quotidiani italiani a diffusione regionale, interregionale e provinciale sono[1]:
Testata | Regione | Diffusione media |
---|---|---|
Dolomiten | Alto Adige | 42 937 |
Alto Adige ‒ Trentino | Trentino-Alto Adige | 16 290 |
L'Adige | Trentino-Alto Adige | 21 850 |
Il Giorno | Lombardia | 45 655 |
La Provincia (Como) | Lombardia | 23 826 |
La Provincia (Cremona) | Lombardia | 14 954 |
La Provincia Pavese | Lombardia | 12 417 |
La Gazzetta di Mantova | Lombardia | 20 664 |
L'Eco di Bergamo | Lombardia | 36 863 |
Giornale di Brescia | Lombardia | 29 434 |
Corriere delle Alpi | Veneto, Belluno | 5 217 |
L'Arena (Verona) | Veneto | 33 351 |
Il Giornale di Vicenza | Veneto | 30 345 |
Il Gazzettino (Venezia) | Veneto, Friuli-Venezia Giulia | 59 366 |
La Nuova di Venezia e Mestre | Veneto | 8 708 |
Il Mattino di Padova | Veneto | 19 469 |
La Tribuna di Treviso | Veneto | 11 688 |
Messaggero Veneto | Friuli-Venezia Giulia | 40 713 |
Il Piccolo (Trieste) | Friuli-Venezia Giulia | 24 083 |
Libertà (Piacenza) | Emilia-Romagna | 20 910 |
La Gazzetta di Parma | Emilia-Romagna | 29 633 |
Gazzetta di Reggio | Emilia-Romagna | 9 149 |
Gazzetta di Modena Nuova | Emilia-Romagna | 8 176 |
La Nuova Ferrara | Emilia-Romagna | 6 846 |
Il Secolo XIX | Liguria | 44 161 |
La Nazione | Toscana, Umbria, La Spezia | 73 917 |
Il Telegrafo | Toscana | 1 457 |
Il Tirreno | Toscana | 41 202 |
Corriere dell'Umbria | Umbria, Toscana, Lazio | 10 810 |
Corriere Adriatico | Marche | 14 940 |
Il Centro | Abruzzo | 13 084 |
Il Tempo | Lazio, Abruzzo, Molise | 17 299 |
La Gazzetta del Mezzogiorno | Basilicata, Puglia | 21 738 |
Il Quotidiano del Sud | Basilicata, Calabria, Campania | 6 303 |
Nuovo Quotidiano di Puglia | Puglia | 11 433 |
Gazzetta del Sud | Sicilia, Calabria | 22 844 |
La Sicilia | Sicilia | 19 879 |
Giornale di Sicilia | Sicilia | 16 284 |
Quotidiano di Sicilia | Sicilia | 19 686 |
L'Unione Sarda | Sardegna | 45 257 |
La Nuova Sardegna | Sardegna | 34 478 |
Quotidiani di partito[modifica | modifica wikitesto]
Sono i quotidiani di partiti e movimenti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle camere o rappresentanze nel Parlamento europeo, o che siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano, ovvero che, essendo state in possesso di tali requisiti, abbiano percepito i contributi alla data del 31 dicembre 2005:[7]
- Avanti!, organo del Partito Socialista Italiano (online dal 2012)
- La Discussione, organo della Democrazia Cristiana per le Autonomie
- Secolo d'Italia, fino al 2009 organo di AN (online dal 2012)
- l'Occidentale, organo di Identità e Azione (online)
- Rivoluzione liberale, organo del Partito Liberale Italiano (online)
Fonti: FNSI; Marco Marsili, La rivoluzione dell'informazione digitale in rete, Bologna, 2009, pagg. 91 e segg.
Quotidiani editi da una cooperativa[modifica | modifica wikitesto]
Sono i quotidiani o periodici di organi di movimenti politici editi da imprese trasformatesi in cooperativa entro il 1º dicembre 2012:[8]
- Area;
- Avvenire;
- Il Denaro;
- Il Foglio;
- Il Dubbio;
- il manifesto;
- L'Opinione delle libertà, vicino al Partito Liberale Italiano;
- Roma;
- La Voce di Mantova.
Finanziamenti pubblici all'editoria[modifica | modifica wikitesto]
Lo Stato italiano stanzia ogni anno dei contributi alle imprese editrici di quotidiani e periodici, nell'ottica del raggiungimento di un effettivo pluralismo dell'informazione. La normativa si è modificata nel tempo come segue:
- La legge 5 agosto 1981 n. 416 (Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria) stabilisce la corresponsione alle testate quotidiane di un contributo fisso per ogni copia stampata [9] (art. 22), aumentata del 15% se la testata è edita da una cooperativa giornalistica. Per i periodici, la legge autorizza la corresponsione di contributi in relazione ai quantitativi di carta utilizzati per la stampa (art. 24);
- La legge n. 67 del 1987 contiene la prima indicazione dei giornali di partito come categoria a sé stante. Essa prevede lo stanziamento di contributi finanziari pubblici alle «imprese editrici di quotidiani o periodici che, attraverso esplicita menzione riportata in testata, risultino essere organi di partiti politici rappresentati in almeno un ramo del Parlamento» (art. 9, c. 6). Infine, il comma 14 impone che i contributi siano corrisposti alternativamente per un quotidiano o un periodico. La legge in oggetto considera “organi di partito”, oltre a quotidiani e periodici, anche le emittenti radiofoniche;
- La legge 7 agosto 1990, n. 250 (Provvidenze per l'editoria, ecc.) allarga l'applicabilità del finanziamento pubblico all'organo ufficiale di un partito italiano presente al Parlamento europeo. In questo caso è sufficiente che il partito abbia eletto a Strasburgo anche un solo parlamentare[10]; la norma estende i contributi di legge alle «imprese editrici di giornali quotidiani la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali non aventi scopo di lucro». Inoltre stabilisce che il contributo sia pari a 0,2 euro per copia stampata fino a 30 000 copie di tiratura media;
- La legge 28 dicembre 1995, n. 549, allarga la base delle imprese aventi diritto ai contributi, includendo anche «le agenzie di stampa quotidiane costituite in forma di cooperative di giornalisti» a prescindere dalle modalità di trasmissione;
- La legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria per il 2001) fornisce una nuova definizione dei soggetti aventi diritto ai contributi (art. 153): «imprese editrici di quotidiani e periodici, anche telematici che, [...] risultino essere organi o giornali di forze politiche che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o rappresentanze nel Parlamento europeo o siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano nell'anno di riferimento dei contributi». Inoltre configura un nuovo soggetto: la cooperativa il cui «oggetto sociale sia costituito esclusivamente dall'edizione di quotidiani o periodici organi di movimenti politici». Tale tipologia di cooperativa va a formare un elenco a sé stante di destinatari di provvidenze per l'editoria. L'entità dei contributi pubblici indirizzati a tali società è calcolata in base ai costi sostenuti dall'impresa nell'ultimo anno di esercizio (mentre per le cooperative di giornalisti preesistenti i contributi sono basati sulla tiratura media giornaliera). Il decreto di attuazione (d.P.R. 7 novembre 2001, n. 460) ha favorito la trasformazione in cooperative per tutte le imprese che intendono chiedere finanziamenti pubblici[10];
- La legge finanziaria per il 2007 ha equiparato le emittenti radiofoniche ai giornali di partito. Le leggi successive hanno progressivamente ridotto l'entità delle sovvenzioni pubbliche ai giornali;
- Il decreto legge n. 112/2008 ha abolito il criterio della tiratura: ogni anno lo Stato deciderà la somma da stanziare per il sostegno all'editoria. Il sistema di contribuzione diretta ha cessato di esistere il 31 dicembre 2014 (d. l. 6 dicembre 2011, n. 201).
Quotidiani a distribuzione gratuita (Free press)[modifica | modifica wikitesto]
Quotidiani online[modifica | modifica wikitesto]
Il primo giornale online sul web è stato L'Unione Sarda[11], nato in concomitanza col quotidiano Punto Informatico (pubblicato inizialmente tramite il sistema bbs), che sin dal luglio 1994 ha pubblicato regolarmente contenuti su Internet.
Da un'indagine ISTAT sui quotidiani online, in Italia nel 2003 erano disponibili 145 testate online, di cui 91 corrispondevano a quotidiani con versione a stampa e 54 erano quotidiani esclusivamente online. Di queste 145 testate, 122 (84,1%) erano a carattere generalista, mentre 22 (15,2%) erano quotidiani specialistici (economia, sport, scienze, e altro).
Il primo rapporto Agcom sui siti d'informazione italiani è stato pubblicato nel 2018. L'Autorità garante della concorrenza ha rilevato come il mercato sia polverizzato tra numerose piccole testate e che l'ammontare dei ricavi non sia ancora sufficiente per creare economie di scala[12].
La società Audiweb si occupa della rilevazione della fruizione dei siti web nazionali. Il parametro adottato per la misurazione è la total digital audience[13]. Secondo le rilevazioni Audiweb, i primi dieci siti italiani di notizie più visitati nel settembre 2018 sono stati[14]:
La società Audiweb si occupa della rilevazione della fruizione dei siti web nazionali. Il parametro adottato per la misurazione è la total digital audience[13]. Secondo le rilevazioni Audiweb, i primi dieci siti italiani di notizie più visitati nel settembre 2018 sono stati[14]:
- Corriere della Sera
- Il Messaggero
- la Repubblica
- Citynews (piattaforma web d'informazione)
- TGCOM24
- FanPage.it
- Il Fatto Quotidiano
- Donna Moderna
- La Stampa
- La Gazzetta dello Sport
Anche la società ComScore rileva ogni mese il dato di fruizione dei siti d'informazione italiani. A differenza di Audiweb, che monitora solo i siti iscritti al servizio, ComScore svolge una rilevazione completa dei siti d'informazione. Nel mese di settembre 2018 la rilevazione evidenzia una classifica con importanti differenze rispetto ad Audiweb.[15]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Salta a:a b Ultimi Dati Certificati (2017) (XLS), Accertamenti diffusione stampa, 10 gennaio 2019. URL consultato il 24 febbraio 2019.
- ^ Rapporto FIEG 2013 (PDF), su fieg.it.
- ^ La diffusione dei quotidiani è calata del 17% nel 2015, passando da 3,4 a 2,8 milioni di copie giornaliere, su primaonline.it. URL consultato il 27 giugno 2016.
- ^ Dal 2011 ricavi in calo del 30% per quotidiani e periodici e del 20% per le tlc. I dati Agcom | Prima Comunicazione, su primaonline.it. URL consultato il 16 gennaio 2017.
- ^ In 5 anni l’editoria ha perso ricavi per 1,2 miliardi e il 40% delle copie cartacee. Tra i big solo Cairo in attivo, su primaonline.it. URL consultato il 19 dicembre 2018.
- ^ Si chiude un anno nero per la pubblicità sulla stampa, su primaonline.it. URL consultato il 6 febbraio 2019.
- ^ Presidenza del Consiglio dei ministri, Contributi per testate organi di partiti e movimenti politici che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle camere o rappresentanze nel Parlamento europeo, o che siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano, ovvero che, essendo state in possesso di tali requisiti, abbiano percepito i contributi alla data del 31.12.2005 (PDF), su governo.it, 7 maggio 2010. URL consultato il 19 settembre 2012.
- ^ Presidenza del Consiglio dei ministri, Contributi per imprese editrici di quotidiani o periodici organi di movimenti politici, trasformatesi in cooperativa entro il 1º dicembre 2001 (PDF), su governo.it, 7 maggio 2010. URL consultato il 19 settembre 2012.
- ^ Da un minimo di 24 lire a copia per le testate con alta tiratura (oltre 200 000) ad un massimo di 48 lire a copia per le testate con bassa tiratura (meno di 50 000).
- ^ Salta a:a b Maria Romana Allegri, Il finanziamento pubblico all'editoria e particolarmente ai giornali di partito prima e dopo la riforma del 2012, in «Rivista dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti», n. 3, 2012.
- ^ Andrea Bettini, Giornali.it: la storia dei siti internet dei principali quotidiani italiani, ed.it, 2006, pag. 11
- ^ Editoria online: niente pay, bassa reputazione, fatturati scarsi. Agcom: prevale carattere amatoriale, su primaonline.it. URL consultato il 28 marzo 2019.
- ^ Definizione, su audiweb.it.
- ^ Classifica delle testate online italiane, su primaonline.it.
- ^ Classifica dell'informazione online (comScore): A settembre Citynews sorpassa Repubblica e balza al primo posto
giovedì 5 dicembre 2019
IL M.E.S. (MECCANISMO DI STABILITA' ECONOMICA)
IL M.E.S.
(MECCANISMO DI STABILITA' ECONOMICA)
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Il nome, Meccanismo di Stabilità Economica (M.E.S. o all'inglese E.S.M.), è il primo inganno: non si tratta affatto di un mezzo per ottenere una qualsivoglia "stabilità" economica, ma di uno strumento in più, forse il più potente, nelle mani dell'oligarchia finanziaria.
Pur nell'estrema complicazione del testo che istituisce il M.E.S., i suoi punti fondamentali possono essere così sintetizzati:
I numeri della vergogna con cui la nostra Camera ha approvato il M.E.S.
Gli altri Paesi ad avere ratificato il M.E.S. sono stati Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Olanda, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia: ovvero tutti i 17 Paesi dell’eurozona che erano tenuti all’adesione.
A questo punto ci può stare una citazione semplificativa di Marco Pizzuti, che parlando del funzionamento del M.E.S. riassume così la situazione in cui ci troviamo:
Voi mi affidate i vostri soldi e io li gestisco alle seguenti condizioni:
1- non avete diritto di chiedermi delucidazioni su come li spendo e non potete effettuare nessun tipo di controllo sulla mia gestione. Decido io quali informazioni darvi e con quali modalità;
2- oltre all’importo iniziale, siete obbligati a versarmi anche tutte le successive somme aggiuntive che vi richiederò;
3- se avrete bisogno di un prestito, deciderò io se concedervelo e a quali condizioni;
4- nel caso emergano degli illeciti finanziari, delle irregolarità o anche dei crimini gravissimi, non potrete denunciarmi, a meno che non sia io stesso ad autorizzarvi.
Accettate?
E tutti i Paesi dell’eurozona hanno risposto “SI'”.
Come ha ben detto Paolo Barnard, il M.E.S. non va visto da solo, come se si trattasse di un mostro uscito fuori dal nulla. Esso è solo una delle ultime creazioni del sistema europeo.
Considerando complessivamente le sue modalità di funzionamento e vedendolo in connessione anche col Fiscal Compact e il sistema dell’euro, siamo in grado di potercela fare noi una domanda: se questo ulteriore meccanismo serva davvero a garantire la “stabilità” dei Paesi dell’euro, a evitare tracolli finanziari, a salvaguardare i cittadini e tutte le altre cose che vengono ripetute incessantemente, o se lo scopo non sia esattamente l’opposto: ovvero DESTABILIZZARE IN MANIERA CRESCENTE LA CAPACITA’ ECONOMICA E IL TESSUTO SOCIALE DEGLI STATI EUROPEI, IMMETTERLI IN UNA SPIRALE CRESCENTE DI DEBITI PER AFFRONTARE I QUALI SARANNO COSTRETTI A STIPULARE ALTRI DEBITI E A CEDERE FINO ALL’ULTIMO GRAMMO DI SOVRANITA’.
Dobbiamo chiederci allora se tutto quello cui stiamo assistendo, se questo labirinto di normative, regolamenti, trattati, diktat, istituti e organismi via via più complessi, non abbiamo come fine la cancellazione di ogni dimensione nazionale e di ogni potere democratico, al fine di arrivare ad una oligarchia europea fondata sul potere del denaro: proprio lo scenario insistentemente descritto da Alain Parguez.
Questa domanda abbiamo il dovere di porcela. Un dovere che è anche una responsabilità verso tutti i cittadini del nostro Paese e tutti i popoli d’Europa.
Tratto da:
Link di approfondimento:
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