Oltre il 50% degli alunni: figli di immigrati. L’Italianistan è cosa fatta
Dire che la scuola sia diventata multietnica è un eufemismo. Il 50% degli alunni è composto da figli di immigrati. E’ il segnale di una società non solo che cambia ma che è già radicalmente cambiata. Secondo i dati forniti dal Report statistico diffuso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nel precedente anno scolastico 2013-2014, nelle scuole di ogni ordine e grado si erano registrati 802.785 alunni figli di migranti, 16.155 in più rispetto al 2012/2013. Di questi 167.591 hanno frequentato la scuola dell`infanzia, 283.233 la primaria, 169.780 la secondaria di I grado, 182.181 quella di II grado.
Se il 50% degli studenti parla straniero a casa e i numeri in tendenza sono destinati a crescere anno dopo anno, si pone una domanda: ma a questi ragazzi, e alle loro famiglie, che interessa il tema dell’indipendenza, dell’autodeterminazione? Fino ad oggi lo Stato ha erogato servizi che hanno garantito nella fruizione dei servizi le categorie economicamente più svantaggiate, e che hanno premiato il peso demografico familiare. Si vede.
Gli alunni con cittadinanza non italiana sono il 9% del totale. Ma è soprattutto la quota di quelli nati in Italia ad essere in forte crescita. Nel 2013/2014, si legge nel report, gli alunni stranieri nel loro complesso sono cresciuti del 2,1% rispetto all’anno precedente, i nati in Italia hanno avuto un incremento dell`11,8%. Ma il dato di fatto è che gli alunni con cittadinanza non italiana nati nel nostro Paese rappresentano ormai il 51,7% del totale degli alunni figli di migranti. E sono aumentati quest`anno anche gli alunni entrati per la prima volta nel sistema scolastico italiano: sono il 4,9% del totale degli alunni con cittadinanza non italiana rispetto al 3,7% dell`anno precedente e al 4,8% di due anni fa.
Da dove arrivano? Ecco la classifica: ai primi posti, Romania, Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina e Perù.
E dove sono, più di tutti? In Lombardia, con 197.102 presenze; in Emilia Romagna invece gli studenti con cittadinanza non italiana sono il 15,3% del totale. A ruota, ancora, Lombardia e Umbria con il 14%.
E dove sono più concentrati? Hinterland milanese: Pioltello, con oltre il 30%. I comuni di Campi Bisenzio, Cologno Monzese, Arzignano e Prato vanno oltre il 22%. Il 10% degli studenti con cittadinanza non italiana frequenta una scuola non statale contro il 13,3% degli alunni italiani.
Altre cifre inteerssanti dal report del ministero: Alle superiori i percorsi scolastici più opzionati sono quelli professionali e tecnici. Gli alunni figli di migranti che sono nati in Italia scelgono un indirizzo professionale nel 29,2% dei casi, quelli nati all’estero nel 39,5%. La scelta dell’istruzione tecnica riguarda il 41,1% degli alunni figli di migranti nati in Italia e il 38,1% per i nati all’estero. Le ragazze preferiscono gli indirizzi liceali, con in testa l’ex Istituto magistrale. A seguire Liceo Linguistico e Liceo Classico.
Ma, detto questo, la politica si è posta la questione dell’integrazione, dell’impatto sul futuro del Paese? O la scuola, specialmente nell’area del centrodestra, è un capitolo che mai merita attenzione?
Ci si preoccupa di creare percorsi politici verso l’indipendenza delle regioni del Nord, con tempi che non saranno affatto brevi. I futuri stranieri diciottenni, che rappresentano il futuro della prossima classe dirigente, che ne sanno e che ne pensano di uno Stato diverso da quello che li ha accolti?
Non solo siamo un Paese per vecchi, ma siamo soprattutto un Paese che non è più se stesso. L’Italianistan è cosa fatta.
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