Governare gli italiani non è impossibile, è utile
Quando nel 1932 il giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sul nostro Paese e il popolo, andò ad intervistare Mussolini, gli chiese: “Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”, Mussolini rispose: “Difficile?” Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!“ ("Colloqui con Mussolini” di Emilio Ludwig - Milano - A. Mondadori - 1932).
La frase fu attribuita allo statista Giovanni Giolitti forse in virtù del discorso che tenne alla Camera dei Deputati il 4 febbraio 1901:
“La ragione principale per cui si osteggiano le Camere del Lavoro è questa: che l'opera loro tende a far crescere i salari. Il tenere i salari bassi comprendo che sia un interesse degli industriali, ma che vantaggio ha lo Stato? Il governo quando interviene per tener bassi i salari commette un'ingiustizia, un errore economico e un errore politico. Commette un'ingiustizia perché manca al suo dovere di assoluta imparzialità tra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe. Commette un errore economico perché turba il funzionamento economico della legge della domanda e dell'offerta, la quale è la sola legittima regolatrice della misura delle retribuzioni come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un errore politico perché rende nemiche dello stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza del Paese. Il moto ascendente delle classi popolari si accelera ogni giorno di più ed è un moto invincibile perché comune a tutti i Paesi civili e perché poggiato sul principio dell'uguaglianza fra gli uomini”.
Che fa il paio con l'intervento parlamentare di L. Sciascia del 5 agosto 1979:
“In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio l'Italia sia governabile, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell'efficienza; intendo soprattutto nel senso di un'idea del governare, di una vita morale del governare”.
Quindi gli italiani non bisognano di una forma di governo ma di una sorta di classe clientelare politica che distribuisca favori. Ed in effetti è la forma mentis perfetta per creare habitat ideali per fenomeni umani come Berlusconi e la sua congrega o per un'opposizione senza nerbo e senza ideali come quella attuale. Se rivisitiamo i personaggi che si sono succeduti, dal 1992 ad oggi, nei vari Governi, a parte Berlusconi che, come detto, rappresenta un fenomeno a sé, ci ritroviamo a fasi alterne De Mita, Ciampi, Amato, D'Alema, per arrivare a colui che è stato definito “un loden pieno di niente”, mi riferisco, è ovvio, a Mario Monti, che tramite la piagnona Fornero ha varato la più laida delle riforme sulle pensioni oggi dichiarata incostituzionale. E dopo? Il Letta, nipote naturalmente, che tutto quello che riuscì a fare fu quello di dichiarare continuamente di non essere Babbo Natale, neppure di possedere la bacchetta magica e, sorpresa sorpresa, di non aver scritto in fronte “Jo Condor”.
Così siamo approdati alla guida scout Renzi Matteo saltato piè pari dalla bicicletta all'auto blu blindata corredata di scorta, che non ha minimamente toccato gli stipendi dei parlamentari, i più alti e scandalosi del Mondo, che si è circondato di elementi del calibro di un Angelino Alfano e Maurizio Lupi e una pletora di donne che sembrano i cloni delle Gelmini e Santanchè. L'uomo che dagli atteggiamenti paternalistici prima maniera è ultimamente passato ad una condotta supponente e autoritaria nel procedere a varare riforme inutili, se non dannose, a colpi di fiducia che perfino la sua opposizione interna alla fine approva per paura di finire “dietro la lavagna”. Un leader che continua a parlare di ripresa quando dal suo Jobs Act sono emersi 138 mila disoccupati in più.
E come reagiscono gli italiani? Continuano a fare i conti con i sempre più miseri stipendi e le vergognose pensioni che percepiscono tanto, alla sera, dopo i brevi talk show ormai trasformati in conviviali salotti, si consolano con programmi del tipo “Chi l'ha visto”, “Quarto grado”, ecc. seguendo morbosamente i casi Elena Ceste, padre Graziano, Bossetti. Ci avete fatto caso? In giro non si sente parlare d'altro.
Il problema vero, vorrei sbagliarmi, è che sembrerebbe interessare a pochissimi il fatto di essere governati da gente che non ha la minima idea del significato di Stato, politica, democrazia, solidarietà e neppure delle leggi di mercato che regolano i rapporti economici (a parte gli interessi personali e quelli dei loro parenti). Anche in questo caso, mi dispiace per i nostalgici, Mussolini si era sbagliato, per fortuna, altrimenti chissà, potrebbe essere che oggi ci potremmo ritrovare con Alessandra a Palazzo Chigi e noi a scrivere in una stamperia, chiaramente clandestina.
Mauro Giovanelli - Genova
La frase fu attribuita allo statista Giovanni Giolitti forse in virtù del discorso che tenne alla Camera dei Deputati il 4 febbraio 1901:
“La ragione principale per cui si osteggiano le Camere del Lavoro è questa: che l'opera loro tende a far crescere i salari. Il tenere i salari bassi comprendo che sia un interesse degli industriali, ma che vantaggio ha lo Stato? Il governo quando interviene per tener bassi i salari commette un'ingiustizia, un errore economico e un errore politico. Commette un'ingiustizia perché manca al suo dovere di assoluta imparzialità tra i cittadini, prendendo parte alla lotta contro una classe. Commette un errore economico perché turba il funzionamento economico della legge della domanda e dell'offerta, la quale è la sola legittima regolatrice della misura delle retribuzioni come del prezzo di qualsiasi altra merce. Il Governo commette infine un errore politico perché rende nemiche dello stato quelle classi le quali costituiscono in realtà la maggioranza del Paese. Il moto ascendente delle classi popolari si accelera ogni giorno di più ed è un moto invincibile perché comune a tutti i Paesi civili e perché poggiato sul principio dell'uguaglianza fra gli uomini”.
Che fa il paio con l'intervento parlamentare di L. Sciascia del 5 agosto 1979:
“In realtà questo Paese è invece il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio l'Italia sia governabile, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell'efficienza; intendo soprattutto nel senso di un'idea del governare, di una vita morale del governare”.
Quindi gli italiani non bisognano di una forma di governo ma di una sorta di classe clientelare politica che distribuisca favori. Ed in effetti è la forma mentis perfetta per creare habitat ideali per fenomeni umani come Berlusconi e la sua congrega o per un'opposizione senza nerbo e senza ideali come quella attuale. Se rivisitiamo i personaggi che si sono succeduti, dal 1992 ad oggi, nei vari Governi, a parte Berlusconi che, come detto, rappresenta un fenomeno a sé, ci ritroviamo a fasi alterne De Mita, Ciampi, Amato, D'Alema, per arrivare a colui che è stato definito “un loden pieno di niente”, mi riferisco, è ovvio, a Mario Monti, che tramite la piagnona Fornero ha varato la più laida delle riforme sulle pensioni oggi dichiarata incostituzionale. E dopo? Il Letta, nipote naturalmente, che tutto quello che riuscì a fare fu quello di dichiarare continuamente di non essere Babbo Natale, neppure di possedere la bacchetta magica e, sorpresa sorpresa, di non aver scritto in fronte “Jo Condor”.
Così siamo approdati alla guida scout Renzi Matteo saltato piè pari dalla bicicletta all'auto blu blindata corredata di scorta, che non ha minimamente toccato gli stipendi dei parlamentari, i più alti e scandalosi del Mondo, che si è circondato di elementi del calibro di un Angelino Alfano e Maurizio Lupi e una pletora di donne che sembrano i cloni delle Gelmini e Santanchè. L'uomo che dagli atteggiamenti paternalistici prima maniera è ultimamente passato ad una condotta supponente e autoritaria nel procedere a varare riforme inutili, se non dannose, a colpi di fiducia che perfino la sua opposizione interna alla fine approva per paura di finire “dietro la lavagna”. Un leader che continua a parlare di ripresa quando dal suo Jobs Act sono emersi 138 mila disoccupati in più.
E come reagiscono gli italiani? Continuano a fare i conti con i sempre più miseri stipendi e le vergognose pensioni che percepiscono tanto, alla sera, dopo i brevi talk show ormai trasformati in conviviali salotti, si consolano con programmi del tipo “Chi l'ha visto”, “Quarto grado”, ecc. seguendo morbosamente i casi Elena Ceste, padre Graziano, Bossetti. Ci avete fatto caso? In giro non si sente parlare d'altro.
Il problema vero, vorrei sbagliarmi, è che sembrerebbe interessare a pochissimi il fatto di essere governati da gente che non ha la minima idea del significato di Stato, politica, democrazia, solidarietà e neppure delle leggi di mercato che regolano i rapporti economici (a parte gli interessi personali e quelli dei loro parenti). Anche in questo caso, mi dispiace per i nostalgici, Mussolini si era sbagliato, per fortuna, altrimenti chissà, potrebbe essere che oggi ci potremmo ritrovare con Alessandra a Palazzo Chigi e noi a scrivere in una stamperia, chiaramente clandestina.
Mauro Giovanelli - Genova
Nessun commento:
Posta un commento
artecultura@hotmail.it