COME FUNZIONA L'EURO E PERCHE' CI INDEBITA
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LA SOVRANITA' MONETARIA E LE SUE CONSEGUENZE
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Semplificando un po' per esigenze di sintesi, possiamo affermare che in tutti i Paesi del mondo a moneta sovrana (come ad esempio il Giappone) la piramide dell'emissione monetaria è questa:
1) Lo Stato, al vertice della piramide, che ordina l'emissione monetaria;
2) La Banca Centrale, che esegue gli ordini dello Stato ed è perciò parte di esso;
3) Le banche, che alimentano il circuito monetario con la moneta-credito, ossia emettendo moneta sotto forma di credito;
4) Le imprese, datrici di beni e servizi;
5) I cittadini, alla base della piramide, composti in massima parte da lavoratori salariati e dalle loro famiglie, che spendono il denaro guadagnato.
La cosa interessante da notare è che questo schema è sì piramidale, ma è anche un circuito, nella misura in cui il sistema democratico permette al cittadino il controllo sul vertice, ossia sullo Stato.
Inoltre in uno Stato sovrano il debito pubblico non è un problema, anzi: cerchiamo di capire perché in due parole.
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UNO STATO SOVRANO NON S'INDEBITA MAI
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E' importante sapere che il debito dello Stato a moneta sovrana non è mai il debito dei cittadini: questa è una menzogna tipica dei disinformatori.
La cosa migliore che uno Stato a moneta sovrana può fare per i propri cittadini è di spendere in deficit, perché, come abbiamo chiarito in questa "pillola", la spesa in deficit produce ricchezza fra i privati. Lo Stato sovrano è il monopolista della moneta che emette e non "deve" niente a nessuno. Lo strumento attraverso il quale esso impone il suo monopolio sono le tasse: costringendo la gente a pagare le tasse in quell'unica valuta, lo Stato obbliga i cittadini a lavorare per quella valuta.
Se esso emette titoli di Stato, la gente glieli compra e i suoi soldi gli rientrano nelle casse; se, alla scadenza, li onora, gli stessi soldi rientrano nelle banche (rimangono fuori solo gli interessi) e il gioco ricomincia: per pagare i titoli in scadenza lo Stato ne venderà altri ai risparmiatori e con il ricavato salderà i primi, e così via.
E gli interessi non pesano alle casse dello Stato? No, neppure quelli: lo Stato a moneta sovrana li onora inventando denaro dal nulla. Quando poi i titoli di Stato finiscono alle Banche Centrali, esse sono tenute per legge a restituire un'alta percentuale dei profitti al Tesoro.
In uno Stato sovrano i titoli di Stato (come pure le tasse) non servono certo a finanziare la spesa pubblica: uno Stato con sovranità monetaria si autofinanzia emettendo moneta. Essi costituiscono una sorta di "libretto di risparmio" per coloro che li acquistano, garantendo una rendita assai più alta di un normale conto corrente bancario. Esiste poi un altro scopo più tecnico per l'emissione dei titoli di Stato, ed è quello di sostenere i tassi d'interesse bancari (come ben chiarito da Warren Mosler in diverse occasioni).
Comunque, a tutti gli effetti, i titoli di Stato non sono necessari e possono essere aboliti.
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LA MANCANZA DI SOVRANITA' MONETARIA (EURO) E LE SUE CONSEGUENZE
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Tra tutti gli effetti antidemocratici ed economicamente deleteri dell'euro, spicca in particolar modo lo stravolgimento della normale piramide monetaria. Infatti nell'Eurozona, e solo nell'Eurozona, vige invece una piramide di emissione monetaria ben diversa da quella vigente negli altri paesi del mondo, schematizzabile così:
1) La Banca Centrale Europea (BCE), al vertice della piramide, che emette moneta;
2) Le banche, che sono i percettori della moneta emessa dalla BCE; cioè (attenzione, perché questo è un punto cruciale) l'emissione di moneta da parte della banca centrale non va agli Stati, come avviene nel resto del mondo, bensì viene iniettata direttamente nel sistema bancario commerciale;
3) Gli Stati, che quindi devono prendere a prestito la moneta, ossia l'euro, dalle banche;
4) Le imprese, datrici di beni e servizi;
5) I cittadini, alla base della piramide, composti in massima parte da lavoratori salariati e dalle loro famiglie, che spendono il denaro guadagnato.
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UNO STATO NON SOVRANO S'INDEBITA SEMPRE
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In questo singolare schema si nota anzitutto una cosa: è nei fatti impossibile il controllo democratico.
Mentre cioè nell'usuale schema di emissione monetaria il sistema democratico permette un controllo da parte dei cittadini sullo Stato, ossia da parte della base sul vertice, nell'eurozona i cittadini, ossia la base, non hanno alcuna facoltà di controllo sul vertice della piramide.
In pratica, con l'euro, lo Stato viene sostituito dalle banche, che divengono esse stesse Stato; in altre parole nell'Eurozona lo Stato è, per trattato, controllato dalle banche e non dai cittadini.
Quali sono gli effetti di tutto ciò?
Anche senza tener conto del fenomeno detto "output gap" (1), che comporta una continua fuoriuscita di moneta dal circuito della produzione composto dalle imprese, dai lavoratori salariati e dalle loro famiglie, la conseguenza più devastante per l'economia è il fatto che uno Stato non sovrano si indebita sempre, e questo prepara il terreno per le cosiddette "privatizzazioni" (leggi: svendita del patrimonio nazionale a prezzi di saldo).
Riepiloghiamo i punti essenziali della situazione:
I - All'interno dell'eurosistema uno Stato, per avere denaro, non crea direttamente la propria moneta (e questo a dire il vero avveniva già da prima del sorgere della B.C.E. e dell'avvento dell’euro);
II - Lo Stato allora stipula una sorta di cambiali, i cosiddetti "Titoli di stato", che vengono vendute in determinate date, e in determinati contesti e luoghi, in quelle che vengono definite "Aste dei titoli di Stato". Chi acquista i titoli di stato trasmetterà allo Stato il denaro corrispondente ai titoli di stato acquistati.
Lo Stato si indebita per la somma corrispondente ad essi (ad esempio se sono stati venduti titoli di stato per un ammontare di 50 miliardi di euro, quello Stato si è indebitato di 50 miliardi di euro con chi li ha acquistati). Questo debito è gravato da un interesse, che dipende dal modo in cui l’asta è andata. Più un Paese è in difficoltà finanziarie o è considerato a rischio (magari per via delle valutazioni-truffa delle c.d. agenzie di rating), più è alto l’interesse sui “prestiti” che i Paesi devono promettere se vogliono che i loro titoli di stato siano acquistati. Esempio: se sono un Paese solido potrò vendere titoli di stato per un ammontare di 50 miliardi di euro con un interesse del 2%. Ma se sono un Paese scombussolato da guai economici o speculazioni finanziarie, "i fornitori del denaro" vorranno un interesse maggiorato per il "rischio" che corrono, e quindi quel "prestito" potrà avere un interesse più alto, ad esempio del 7%: di qui il famigerato "spread" con cui i mercati hanno messo sotto scacco la nostra democrazia.
Una volta gli Stati potevano prevedere entro una certa misura che i propri titoli di stato fossero acquistati dalle loro Banche Centrali. Adesso non è più così. Tranne casi peculiari e cosiddette procedure d’urgenza, la prassi è che tutto il denaro possa essere acquistato dai mercati di capitali, da soggetti privati, e che operano in base a esclusive ragioni di profitto.
E’ chiaro il quadro dell’orrore che emerge?
La piramide dell'euro produce quindi questi tre effetti:
1) distrugge l'economia reale;
2) elimina il controllo democratico;
3) trasforma i cittadini in sudditi, schiavi dei "mercati".
Difficile credere che tutto questo sia stato realizzato in buona fede o sia frutto di un madornale "errore".
(Fonti:
http://arjelle.altervista.org/Economiaascuola/piramidemoneta.htmAlfredo Cosco, Anatomia di un massacro)
1) In una società "capitalista", se si produce 100 di reddito, una frazione rilevante, diciamo 10, non viene spesa e rimessa in circolo, ma viene risparmiata tramite investimenti finanziari o acquisto di immobili, per fini di accumulazione di ricchezza fine a se stessa. In teoria il risparmio è una bella cosa, ma solo se viene poi riciclato in qualche modo nell'economia. Di conseguenza, se nessuno facesse niente, l'anno dopo verrebbero a mancare 10 di domanda e la produzione crollerebbe a 90. Questo perché una frazione della popolazione, prevalentemente quella abbiente, avendo molti più soldi di quelli che le occorrono, accumula ricchezza e non la reinveste.
Di solito questo " buco", detto "output gap" o "demand leakage" (perdita di domanda), viene riempito:
a. dalle banche, che prestano soldi a imprese e anche a famiglie le quali poi spendono o investono in modo produttivo e riportano a 100 (o anche a 105) la domanda;
b. dallo Stato, che ha un deficit, di solito del 3 o 4% del PIL, che di fatto significa immettere moneta nel settore privato.
Quindi il "buco" di domanda creato da quelli che mettono via ricchezza viene riempito.
Questo con l'euro non è più possibile: di colpo il credito delle banche non solo non cresce, ma si contrae, e il deficit dello Stato è reso impossibile con manovre come il pareggio di bilancio. Di conseguenza il "buco di domanda" fisiologico di un sistema capitalistico non lo riempie nessuno, e l'economia va in crisi.
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