Abusi, l'Onu interroga il Vaticano: "Più impegno con i preti pedofili"
Sarà processato un prelato polacco. Il Papa: "Vergogna per la Chiesa". I rappresentanti della Santa Sede a Ginevra per fornire spiegazioni sul caso esploso nel 2011
di MARCO ANSALDO
CITTÀ DEL VATICANO - Impegno a eliminare lo scandalo della pedofilia nella Chiesa. E annuncio di un processo in Vaticano per un diplomatico polacco accusato di abusi sessuali sui minori. Con questa doppia promessa formale la Santa Sede ieri ha risposto comparendo per la prima volta davanti a un organismo internazionale, l'Onu a Ginevra, per fornire spiegazioni sull'imbarazzante caso internazionale scoppiato nel 2011.
Accusato per anni di aver coperto lo scandalo per difendere la propria reputazione, e scosso dall'entità del fenomeno, il Vaticano ha poi ordinato a tutti i vescovi di denunciare alla giustizia ordinaria del proprio Paese i membri del clero accusati di pedofilia. E Papa Benedetto XVI prima, e Papa Francesco dopo, hanno promesso una nuova linea. A comparire per rispondere alle domande di un comitato delle Nazioni Unite sull'applicazione della Convenzione per i diritti del fanciullo era una delegazione di 6 persone guidata dall'osservatore permanente della Santa Sede a Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, di cui faceva parte anche l'ex procuratore per i reati sessuali, monsignor Charles Scicluna, autore fino a pochi anni fa di denunce non sempre gradite in ambito ecclesiale, oggi vescovo a Malta.
Nell'interrogatorio Scicluna ha riconosciuto che la Santa Sede è stata lenta ad affrontare la crisi, ma ha aggiunto che è adesso impegnata a farlo e incoraggiato i procuratori a intraprendere azioni contro chiunque ostacoli la giustizia. Duro l'intervento dell'investigatrice del comitato per i diritti umani, Sara Oviedo, la quale ha incalzato la delegazione vaticana chiedendo le ragioni per cui spesso i sacerdoti accusati di abusi siano stati trasferiti invece che consegnati alle forze dell'ordine. Un membro del comitato è anche la psicologa e psicoterapeuta italiana Maria Rita Parsi.
Monsignor Tomasi ha quindi parlato del caso riguardante l'ex nunzio apostolico nella Repubblica domenicana, il polacco Josef Wesolowski, accusato di abusi sessuali su minori. Verrà giudicato - ha detto - con "la severità che merita". Tomasi si è poi diffuso sull'impegno della Chiesa per affrontare questo "crimine orrendo e abnorme" degli abusi, tanto a livello centrale quanto a livello di base. "Il risultato dell'azione combinata adottata - ha detto l'osservatore permanente vaticano - dalle Chiese locali e dalla Santa Sede presenta una cornice che, se correttamente applicata, contribuirà a eliminare gli abusi da parte del clero".
In un intervento alla Radio Vaticana, il portavoce papale, padre Federico Lombardi, ha detto che sul caso la Santa Sede ha dato risposte "ampie e efficaci". E lo stesso Papa, nella sua omelia mattutina a Santa Marta, ha parlato di "corruzione dei sacerdoti" che invece di dare "da mangiare il pane della vita" danno un "pasto avvelenato". "Tanti scandali - ha detto - che io non voglio menzionare singolarmente, ma tutti ne sappiamo... Sappiamo dove sono! La vergogna della Chiesa!".
Sono state alcune organizzazioni e vittime statunitensi, europee e messicane, a far arrivare il dossier degli abusi sul tavolo del comitato Onu. L'organismo non ha poteri giuridici per punire i colpevoli. Ma un'eventuale sanzione sarebbe un brutto colpo per la Chiesa che sta cercando di darsi una nuova immagine.
Accusato per anni di aver coperto lo scandalo per difendere la propria reputazione, e scosso dall'entità del fenomeno, il Vaticano ha poi ordinato a tutti i vescovi di denunciare alla giustizia ordinaria del proprio Paese i membri del clero accusati di pedofilia. E Papa Benedetto XVI prima, e Papa Francesco dopo, hanno promesso una nuova linea. A comparire per rispondere alle domande di un comitato delle Nazioni Unite sull'applicazione della Convenzione per i diritti del fanciullo era una delegazione di 6 persone guidata dall'osservatore permanente della Santa Sede a Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, di cui faceva parte anche l'ex procuratore per i reati sessuali, monsignor Charles Scicluna, autore fino a pochi anni fa di denunce non sempre gradite in ambito ecclesiale, oggi vescovo a Malta.
Nell'interrogatorio Scicluna ha riconosciuto che la Santa Sede è stata lenta ad affrontare la crisi, ma ha aggiunto che è adesso impegnata a farlo e incoraggiato i procuratori a intraprendere azioni contro chiunque ostacoli la giustizia. Duro l'intervento dell'investigatrice del comitato per i diritti umani, Sara Oviedo, la quale ha incalzato la delegazione vaticana chiedendo le ragioni per cui spesso i sacerdoti accusati di abusi siano stati trasferiti invece che consegnati alle forze dell'ordine. Un membro del comitato è anche la psicologa e psicoterapeuta italiana Maria Rita Parsi.
Monsignor Tomasi ha quindi parlato del caso riguardante l'ex nunzio apostolico nella Repubblica domenicana, il polacco Josef Wesolowski, accusato di abusi sessuali su minori. Verrà giudicato - ha detto - con "la severità che merita". Tomasi si è poi diffuso sull'impegno della Chiesa per affrontare questo "crimine orrendo e abnorme" degli abusi, tanto a livello centrale quanto a livello di base. "Il risultato dell'azione combinata adottata - ha detto l'osservatore permanente vaticano - dalle Chiese locali e dalla Santa Sede presenta una cornice che, se correttamente applicata, contribuirà a eliminare gli abusi da parte del clero".
In un intervento alla Radio Vaticana, il portavoce papale, padre Federico Lombardi, ha detto che sul caso la Santa Sede ha dato risposte "ampie e efficaci". E lo stesso Papa, nella sua omelia mattutina a Santa Marta, ha parlato di "corruzione dei sacerdoti" che invece di dare "da mangiare il pane della vita" danno un "pasto avvelenato". "Tanti scandali - ha detto - che io non voglio menzionare singolarmente, ma tutti ne sappiamo... Sappiamo dove sono! La vergogna della Chiesa!".
Sono state alcune organizzazioni e vittime statunitensi, europee e messicane, a far arrivare il dossier degli abusi sul tavolo del comitato Onu. L'organismo non ha poteri giuridici per punire i colpevoli. Ma un'eventuale sanzione sarebbe un brutto colpo per la Chiesa che sta cercando di darsi una nuova immagine.
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