domenica 29 maggio 2011

28.MAGGIO.2011 - FUKUSHIMA - GIAPPONE

E’ ufficiale: Fukushima potrà essere peggio di Chernobyl.

E ora arriva il tifoneSulla centrale nucleare di Fukushima e sui suoi tre reattori in meltdown totale è in arrivo il tifone Songda.

Fukushima è bucata come un colabrodo: e ora dovrà affrontare vento forte e piogge torrenziali. Il risultato più ovvio: la radioattività presente all’interno della centrale – così alta che nessuno può lavorarci, nonostante la tuta protettiva, per più di pochi minuti – verrà diffusa nelle aree circostanti, già pesantemente contaminate.

Su 600 chilometri quadrati di terreno la radioattività è comparabile con quella della “zona di esclusione” attorno a Chernobyl. Sui fondali dell’oceano Pacifico, per una striscia di 300 chilometri prossima alla costa, la concentrazione di cesio e iodio radioattivo arriva a “centinaia di volte” quella normale: niente dati per le altre sostanze.

La Tepco, la società che gestisce la centrale nucleare e che ha sempre centellinato le amare verità col contagocce, ammette che alla fine la radioattività rilasciata da Fukushima potrà superare quella di Chernobyl. Ammette anche che Fukushima “non è del tutto pronta” ad affrontare il tifone.

Fukushima è un colabrodo, dicevo. Semplificando, possiamo immaginare gli edifici della centrale nucleare come gli strati di una cipolla: il centro è costituito dai tre reattori in acciaio, in ciascuno dei quali è ufficialmente ammesso il meltdown. E’ ammesso anche che tutti e tre sono bucati.

Dai buchi dei reattori esce radioattività. Sono bucati anche i bunker di cemento in cui sono alloggiati i reattori, il secondo strato di questa “cipolla” nucleare. Lo strato più esterno – gli edifici con dentro bunker e reattori – è devastato dalle esplosioni che hanno segnato i primi giorni della catastrofe.

Ma ci sono anche altri buchi. Fukushima è piena d’acqua: è stata versata sui e nei reattori per tentare disperatamente di raffreddarli ed è diventata radioattiva. Si calcola che 100.000 tonnellate di acqua radioattiva si siano accumulati negli edifici delle turbine, usati come luogo di stoccaggio.

C’è il timore (fondato, ma non provato) che acqua radioattiva filtri nel terreno. E’ certo che da vari buchi negli edifici di stoccaggio si sono già riversate nell’oceano Pacifico (è letteralmente a due passi) 750 tonnellate di acqua radioattiva proveniente dai reattori 2 e 3. Si sospetta un buco e una perdita anche per l’acqua usata sul reattore 1.

Adesso su tutto questo bagnato sta per piovere: e un tifone non è esattamente come uno dei nostri acquazzoni primaverili. Non dovrebbe “centrare” in pieno Fukushima, ma da domani sono previsti vento e forti piogge.

E a Fukushima sono bucati anche i tetti. Non sono ancora stati stesi i teloni protettivi.

Sull’edizione inglese del Mainichi il tifone in arrivo su Fukushima

su Bloomberg la situazione e la contaminazione radioattiva a Fukushima

Sull’edizione inglese del Mainichi contaminazione del terreno ai livelli di Chernobyl

Su Japan Today l’acqua radioattiva già sfuggita in mare

Su Japan Today la contaminazione del fondale oceanico

Foto jordi olaria janè-Flickr

LA PRESA DI VENAUS - 2005

TAV - TERRORISTI ?

IL LIMITE VIOLATO - AVIGLIANA

NO TAV - NOTIZIE VAL DI SUSA

mercoledì 25 maggio 2011

Lo sterminio di uccelli crudele e legalizzato della polizia provincial...

Un bel bagno di gruppo per cardellini

roccolo

A Caccia di Pettirossi !!!

CACCIA IL CACCIATORE - SOS ANIMALI !

la barbarie del bracconaggio...

Antibracconaggio a Brescia.wmv

CACCIA: STRAGE E MALTRATTAMENTI - VIGILANZA VENATORIA CON ANDREA ZANONI

Migrazione Uccelli, Saline Joniche (Reggio Calabria) 25 ottobre 2010

Bracconaggio a Malta.mp4

mercoledì 11 maggio 2011

martedì 10 maggio 2011

SETTIMO TORINESE UN TEMPO - PIERA LANZETTA

EPOCHE SETTIMESI - VICTOR MAROTTA

UN'ICONA PER SETTIMO T.

Petrus Marotta: IL DECLINO DELL'ITALIA

Petrus Marotta: IL DECLINO DELL'ITALIA: "Signor direttore, le ultime rivelazioni contenute nei documenti diffusi su internet da Wikileaks, mostrano un’Italia lesa nella sua reputazi..."

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Nucleare, Berlusconi non vuole il referendum. Ma l'atomo non è il futuro

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Petrus Marotta: BASTA CON I BASTA.: "BASTA CON I BASTA: CI VUOLE LA RIVOLUZIONE Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico ma nazione vivente, ma nazione europe..."

Petrus Marotta: DA UAAR

Petrus Marotta: DA UAAR

sabato 7 maggio 2011

L'Italia tradisce sempre - Marco Travaglio

IL PIANTO DEGLI AGNELLI E IL DOLORE DEL MONDO

La Pasqua si avvicina. Gli scaffali dei supermercati sono un trionfo di uova di cioccolata di ogni dimensione, di colombe con tutte le possibili varianti — con uvetta, senza uvetta, ricoperte di cioccolata, con lo zabaione — per accontentare i gusti più stravaganti. Da qualche anno poi, alle più tradizionali colombe, si sono affiancati dolci a forma di campane e di agnelli, anche questi in svariate versioni. Per chi vive in campagna, e ha lo sguardo abituato ad osservare ciò che succede nella realtà circostante, la Pasqua è quel momento in cui le gemme sui rami iniziano a ingrossarsi e i peschi e gli albicocchi, spesso temerariamente, schiudono i loro fiori. Le prime lucertole si svegliano e il loro fruscio si sente in prossimità dei muretti mentre le uova dei rospi, avvolte a migliaia da una lunga collana gelatinosa, ondeggiano tra le piante dei laghetti. Nel sottobosco spuntano le primule, le violette, i crochi, le pervinche e il mesto pigolio invernale degli uccelli si trasforma nella grande sinfonia che prelude al corteggiamento.
Il periodo che precede la Pasqua è il periodo in cui la vita si muove nuovamente verso la sua pienezza e, con questa sua forza oggi così poco compresa, spinge anche noi a rinnovarci, ad abbracciare con una nuova visione lo scorrere incerto della vita. Anche molti animali partecipano a questo rinnovamento. La maggior parte dei capretti e degli agnelli nascono con la luna piena di febbraio e, dopo i primi giorni di timidezza trascorsi zampettando dietro l'ombra rassicurante della madre, si lanciano in corse scatenate con i coetanei del gregge. Chi non ha mai visto gli agnellini giocare, non avrà mai un'immagine chiara della gioia che può pervadere la vita. Si inseguono in gruppi, sterzano, cambiano direzione, saltellano sulle zampe anteriori e posteriori, se c'è un punto più alto nel pascolo, una roccia, un tronco abbattuto, un fontanile, fanno a gara a saltarvi sopra e questo per loro è il massimo divertimento, e poi di nuovo riprendono a rincorrersi, ogni tanto si affrontano e si caricano a testate, simulando l'età adulta. Poi le madri li richiamano, e allora è tutto un correre, un raggiungere con misteriosa abilità, tra la folla del gregge, la propria genitrice, uno spingere con testa, un vibrare di codine soddisfatte. Sul pascolo scende allora il tenero silenzio della poppata. Ma poi un giorno, poco prima della Pasqua, mentre gli agnellini pan di spagna sorridono invitanti sui banchi dei supermercati, nelle campagne arrivano i furgoni e caricano i piccoli delle pecore e delle capre. La gioia se ne va dai pascoli e subentrano gli strazianti belati delle madri che per tre giorni corrono incredule da un lato all'altro chiamando a gran voce le loro creature con le mammelle gonfie di latte. Poi, dopo tanta agitazione, sulle campagne scende il silenzio e i pascoli tornano ad essere delle distese brulle in cui i corvi zampettano tra le madri svuotate dal dolore. Intanto gli agnellini, avvolti nel cellophan, sono arrivati nei banconi dei supermercati: interi, a pezzi, o solo la testa, che pare sia una prelibatezza. Non posso non sussultare quando vedo, schiacciati dalla pellicola, quegli occhi opachi e quei dentini che già strappavano la prima erba.
L'altro giorno mi ha chiamato un'amica che lavora vicino al mattatoio. «Mi sono messa i tappi, ma non serve a niente. Vengono scaricati ogni giorno, a centinaia, e urlano con voci da bambini, disperate, rauche, in preda al terrore, ma, a parte me, nessuno sembra farci caso. In fondo ogni anno è così. È la vita, è la tradizione, è Pasqua e questo è il rumore della Pasqua». Già, perché la Pasqua è soprattutto un pranzo tradizionale, una mangiata di quelle che si fanno di rado, con l'abbacchio trionfante in mezzo alla tavola, un abbacchio ridotto a prelibatezza culinaria, a segno di una cultura gastronomica mai tradita, spogliato da ogni valenza che superi il tratto gastrointestinale. Ma in quei belati, in quelle urla, in quella vita che è pura innocenza, non è forse celata la domanda più profonda sul senso dell'esistere? Perché la morte irrompe e devasta, senza guardare in faccia nessuno. Nella nostra società così asettica e così impregnata di onnipotenza, lo dimentichiamo un po' troppo spesso, ma dimenticare l'ingombrante presenza della morte vuol dire abdicare, fin da principio, al senso della vita. Quando la morte scende su uno dei miei animali, gli altri fanno dei lunghi giri per non avvicinarsi al corpo, per non guardarlo e, per qualche giorno, il loro comportamento cambia, diventa stranamente assente, come se qualcosa, al loro interno, all'improvviso avesse cominciato a vibrare in modo diverso. La contemplazione della morte non può non provocare un profondo senso di timore, timore per quell'occhio brillante che improvvisamente diventa opaco, per quel vivo tepore che si trasforma in fredda rigidità. È per questa ragione che tutte le culture dell'uomo hanno sviluppato dei rituali di macellazione per rendere questo passaggio meno temibile — temibile per l'animale, ma temibile soprattutto per noi, temibile per la potenza evocativa racchiusa nel sangue che scorre.
Ma in una società come la nostra, totalmente profana, in cui nulla è più sacro e gli unici timori concessi sono legati alla materia, la catena di morte del macello non è che una realtà tra le altre. Le urla degli agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni. E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo. È anche il non saper ascoltare il nostro lamento, di persone sazie, annoiate, risentite, incapaci di vedere altro orizzonte oltre quello del nostro minuscolo ego, incapaci di interrogarci, di affrontare le grandi domande e di accettare il timore che, da esse, inevitabilmente deriva. Sdraiati sul comodo divano della teodicea, continuiamo a ripetere che Dio non può esistere perché permette il male degli innocenti e questo assunto ci placa, ci quieta, ci mette dalla parte della ragione, proteggendoci dall'insonnia delle notti e dall'angoscia straziante del dolore del mondo. Quanti orrori — e quanti errori — derivano da quest'immagine di Dio onnipotente, da quest'idea di un Dio con la barba, seduto su una nuvola, parente stretto di Zeus, con i fulmini in mano, pronto a scagliarli sugli empi della terra. L'onnipotenza di questa società ipertecnologica, non deriva forse proprio da questo? Dio non è onnipotente, come ci aveva promesso, e dunque diventa nostro compito assumerci l'onnipotenza, raddrizzare le cose storte in cose dritte, creare il paradiso in terra, un paradiso in cui la giustizia finalmente trionfa, grazie alle nostre leggi. Il paradiso in terra però, come già abbondantemente ci hanno mostrato le tragedie del Novecento, ben presto si trasforma nel suo opposto perché, quando l'uomo crede di agire unicamente secondo i principi assoluti della ragione, sta già srotolando un reticolato e prepara potenti luci al neon per illuminare ogni angolo della prigione.
Forse il pianto delle migliaia di agnelli immolati per routine consumistica in questi giorni non è che il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male. E quel pianto che si alza verso il cielo senza ottenere risposta, ci suggerisce forse che il passaggio, la vera liberazione — la vera Pasqua — è proprio questa. Sapere che Dio non è onnipotente, ma, come Agnello, condivide la stessa nostra disperata fragilità. E solo su quest'idea — sull'idea che condividiamo la fragilità, che le tue lacrime sono le mie e le Sue sono le nostre — si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell'onnipotenza ma che si incammini nella costruzione di una vera umanità.


LA SCENEGGIATA CONTINUA

Bin Laden morto? La sceneggiata continua!
Marcello Pamio - 4 maggio 2011

Il mondo civile esulta. Nelle principali città statunitensi, le persone invadono le strade per festeggiare, ma attenzione perché non è il capodanno ebraico (appena passato), ma si brinda alla morte del capo di al Qaeda: il pericolosissimo Osama bin Laden.
Siamo finalmente giunti al capolinea: bin Laden è stato ucciso in un raid degli Usa in Pakistan.
Ufficialmente la fine drammatica dopo una lunghissima caccia al regista principale degli attentati dell'11 settembre 2011 negli Stati Uniti.
I leader di tutto il mondo hanno salutato con favore la sua morte, ma l'euforia è compensata dal timore di ritorsioni e dall'ammonimento di una rinnovata vigilanza contro eventuali attacchi.

Addirittura il democratico presidente Usa, Barak Obama, oggi ha detto che "questo è un buon giorno per l'America". "Il nostro paese ha mantenuto il suo impegno affinché fosse fatta giustizia. Il mondo è più al sicuro, è un posto migliore dopo la morte di Osama bin Laden".

Stranamente, in un periodo delicatissimo con una guerra illegittima e criminale in Libia, con un disastro nucleare senza precedenti nella storia, come quello a Fukushima, spunta fuori magicamente dal cilindro, Osama bin Laden e la sua morte!

Viene da chiedersi, dove il criminale patentato, l’uomo più ricercato nel pianeta, ha passato gli ultimi anni della sua vita. Forse in qualche caverna segreta del Pakistan? Oppure in qualche grotta dell’Afghanistan? Macché, i funzionari Usa hanno detto che bin Laden è stato trovato in una villa da un milione di dollari a circa 60 chilometri a nord di Islamabad. Un posto dove nessuno al mondo poteva pensare di trovare il vecchio miliardario saudita.

Sempre fonti ufficiali dicono che dopo 40 minuti di combattimenti, bin Laden è stato ucciso assieme ad altre persone.
Un commando di incursori della Marina, i mitici Navy Seals, si sono calati dagli elicotteri direttamente sopra il tetto della casa di bin Laden nella capitale del Pakistan.
Un alto funzionario alla sicurezza americano ha specificato alla Reuters, che è stata "un'operazione per uccidere", sottolineando però che "se avesse sventolato la bandiera bianca della resa sarebbe rimasto vivo".
E' alquanto difficile immaginare bin Laden mentre sventola una bandiera bianca!

L’attuale direttore della C.I.A., Leon Panetta ha detto che sicuramente al Qaeda cercherà di vendicare l'uccisione di bin Laden. Non si capisce bene se la sua è una profezia oppure una minaccia!
"I terroristi - continua Leon Panetta - quasi certamente cercheranno di vendicarlo, e noi dobbiamo, e lo faremo, restare vigili e risoluti".
Quindi non c’è nulla da festeggiare, anzi. La morte del leader storico e indiscusso di al-Qaeda, è l’inizio della vera guerra.

La cosa che però fa veramente sorridere è stata la sepoltura di bin Laden secondo il rito islamico.
Bin Laden infatti sarebbe stato sepolto in mare dal ponte di una portaerei americana nel nord del mar Arabico dopo essere stato lavato secondo i costumi islamici ed aver ricevuto un funerale religioso.
Il suo corpo prima è stato lavato e avvolto in un lenzuolo bianco e poi un ufficiale ha letto un testo religioso tradotto in arabo da un interprete. Dopo la lettura, il corpo è stato posto su una tavola piatta, ribaltato, e calato in mare, ha detto un funzionario americano.

Possiamo immaginare un comportamento più bello e democratico di questo?
Lo stavano cercando (vivo o morto) da numerosi anni e una volta ucciso il suo funerale sembra quello di un capo di Stato?
Il governo degli Stati Uniti, invece di sbrodolarsi e gongolarsi davanti al mondo intero, facendo semplicemente vedere il corpo privo di vita, preferiscono, in nome della religione farlo sparire nel mare? Ma possiamo veramente credere ad una simile idiozia?

Siamo così inebetiti che possono raccontarci simili favole? Forse qualcuno ai piani alti, pensa proprio di sì!
Ma anche loro per ebetaggine non scherzano, perché stando all’imam di Napoli, Yasin Gentile: “seppellire un corpo in alto mare, come è accaduto, non è una procedura rispettosa dei precetti dell'Islam che prevede una ritualità precisa”. “La decisione degli americani contrasta con i principi della sharia”, ha detto il membro del Comitato dei ricercatori dell'istituto del Cairo!
Quindi la scusante religiosa è assurda due volte.

E’ bene specificare che Bin Laden non era ricercato per gli attentati dell’11 settembre 2001, dove sono morte oltre tremila persone, come invece viene affermato dal governo centrale.
Questo è il motivo per cui nel sito ufficiale del F.B.I. c’era una taglia di 25 milioni di dollari sulla sua testa, ma dell’attacco alle Torri Gemelle di New York nessun accenno.
Come mai l’Ufficio Federale non associa bin Laden al World Trade Center?
Forse perché non hanno le prove che l’attentato è stato organizzato dal gruppo fantomatico chiamato al-Qaeda?

Se non è stato il terrorismo islamico internazionale chi ha potuto eludere con aerei di linea, la difesa più potente e gli spazi aerei più impenetrabili del mondo? Demolendo tre torri e bucando il Pentagono?
Ricordiamo infatti che bin Laden, è stato un uomo della C.I.A.: creato, istruito e finanziato dai servizi segreti statunitensi per scopi geostrategici e geopolitici.
Fu "messo al lavoro" in Pakistan, Afghanistan, Bosnia, e nel Vicino Oriente dagli stessi statunitensi, come da strategie del consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente Carter, il potente massone Zbignew Brzeinski (vedi immagine a sinistra assieme ad un giovane bin Laden).
La stessa cosa è avvenuta con moltissimi dittatori criminali sparsi nel mondo, uno per tutti, Saddam Hussein: prima pagato e armato per combattere la guerra fratricida contro l’Iran dal 1980 al 1988, poi diventato nemico da impiccare.

Come molti analisti hanno denunciato da anni, bin Laden molto probabilmente sarebbe morto anni fa, e mantenuto in vita tramite messaggi audio, video totalmente falsificati, per dare il messaggio al mondo che il pericolo è sempre in agguato, che il terrorista è sempre pronto ad attaccare.
Ufficialmente dicono di avere il suo dna che confermerebbe essere appunto bin Laden. A parte il fatto che dopo un giorno avere già un esame completo del dna è alquanto miracoloso, ma si sa che i laboratori militari sono abituati ai miracoli. Il punto è un altro, perché pochi ricordano che il miliardario saudita è stato curato diverse volte da medici americani, come per esempio nell’ospedale militare americano a Dubai, nel luglio 2001? Ecco il dna!

L’ultima falsificazione in ordine cronologico, direi vergognosa ed eclatante, è proprio l’uccisione mediatica di bin Laden.
La foto del corpo esanime di bin Laden, circolata subito dopo, è stata smentita, per ovvie ragioni e non serve essere un esperto di grafica computerizzata per smascherare l’evidente fotomontaggio. Si tratta dell’ennesimo falso clamoroso, una foto ritoccata dagli analisti del settore con montaggi, prendendo pezzi da altre foto, parti di testa di altre persone e in cui si vedono zone sgranate e sfocate come occhi e orecchio sinistro. Per non parlare del corpo che si vede sotto la barba, che sembra essere aggiunto a posteriori.
Altre foto stanno spuntando in rete, tutte ovviamente rigorosamente false.

La Casa Bianca sta attendendo – non si sa bene cosa - di pubblicare le vere foto del blitz, quelle che testimonierebbero il trasferimento del cadavere e addirittura il funerale!
Con le foto agghiaccianti che circolano nel web sulle varie guerre criminali, sulle violenze dei soldati statunitensi in Iraq, Afghanistan e Guantamamo, queste immagini sono così tremende che non sanno se darle oppure no in pasto ai giornalisti? Giornalisti-squalo che stanno pubblicando in questi giorni articoli a dir poco vergognosi.
Ma state tranquilli perché "alla fine - dice il capo della Cia, Panetta - una foto verrà diffusa". Stanno forse aspettando che arrivi un esperto serio in fotoritocco computerizzato?

L’unica cosa certa è che ufficialmente e mediaticamente, Osama bin Laden non serviva più da “vivo”, anche se probabilmente era morto da tempo.
Può trattarsi della classica arma di "distrazione di massa", per deviare l'attenzione dell'opinione pubblica, oppure, e questo potrebbe preoccupare un po', se la sua ibernazione mediatica è finita, ci potranno essere altre cose in serbo per noi tutti che prenderanno il suo posto...


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GUERRA CRIMINALE

La guerra criminale contro la Libia
A cura del biosociologo Carmelo Viola

RICUSO CHI MI GOVERNA

Non occorre rifarsi a troppi fatti né a troppa erudizione per comprendere che la guerra contro la Libia rientra fra le più orrende criminalità del nostro tempo. Non ho tempo di fare ulteriori ricerche. Scrivo di getto secondo la voce della mia coscienza e la reazione emotiva, che si prova quando si vede torturare un bambino. Anzitutto va chiarito che la decisione dell'ONU - già responsabile, per fare un esempio, dell'aggressione e del massacro dell'Iraq - non è bocca di verità. Anzi, è forse l'esatto contrario se solo, nata per mantenere la pace, da tempo delibera solo azioni di guerra e nel senso che fa più comodo alla criminocrazia USA (un'immensa fogna a cielo aperto), come la legittimazione della depredazione del territorio palestinese da parte di una cricca di terroristi sionisti, poi travestitisi della pelle di agnello.

1) Né ONU né NATO sono preposte a fare da giudici e giustizieri di eventuali capi di Stato indegni, altrimenti sarebbero già dovuti intervenire in Italia per liberarci da quella masnada di avventurieri che conosciamo. Tuttavia, risulta non provata la carneficina che Gheddafi avrebbe prodotta sparando contro il proprio stesso popolo. Probabilmente è la solita balla da sfruttare per demonizzare la vittima di turno da fare scomparire e possibilmente uccidere, esattamente come è avvenuto con Saddam, accusato di detenere armi di distruzioni di massa, come se, tutto sommato, non ne avrebbe avuto il diritto anche lui, se si pensa che le più potenti armi di distruzione di massa sono in possesso proprio degli USA (e probabilmente di altri potenze come la Francia, la Gran Bretagna, la Cina e la Russia). Saddam era certamente molto meno criminale dei supercriminali a piede libero Bush, padre e figlio, emblemi della fogna suddetta e il suo regime rispettava i diritti naturali più di quanto non facciano gli USA, al cui interno esiste perfino un pezzo di Terzo Mondo e non occorre aggiungere altro. Balla è la missione umanitaria in difesa dei civili e credo che i nipotini di Gheddafi non indossassero la divisa militare!

2) Gheddafi ha fatto da un'accozzaglia di tribù un popolo per la prima volta. Ha costruito enormi infrastrutture come autostrade e perfino un acquedotto sotto la sabbia del deserto per portare l'acqua alle tribù più lontane. Ha incrementato l'industria del petrolio e lo scambio commerciale con l'estero. Ha quasi raggiunto il 100% dell'alfabetizzazione, ha costruito numerose università, ha dotato il suo popolo di un tenore di vita probabilmente superiore a quello nostro. Della piccola Tripoli (che io conosco bene) si dice che abbia fatto una metropoli. Ha portato l'aspettativa di vita da una media di circa 40 anni ad oltre settant'anni. E così via...

3) Con Gheddafi esisteva un patto di pace fra il suo paese e il nostro a cui riservava un trattamento di maggiore riguardo.

4) Gheddafi non ha aggredito il nostro paese, quindi nessun diritto di autodifesa può essere accampato.

5) Gheddafi ha diritto di difendersi - come ogni Stato - da insurrezioni armate Si tratta probabilmente di un gruppo di sobillati, prezzolati ed illusi da chi ha interesse di mirare ai pozzi di petrolio e al tesoro aureo di Gheddafi, esattamente come l'avrebbe il nostro Stato se i sicilianisti (ed io potrei essere uno di questi), con maggiori motivazioni, si ergessero contro il potere centrale, il cui esercito verrebbe scagliato - legittimamente - contro gli stessi. Non si può escludere che tra gli insorti una buona parte della responsabilità spetti al nipote di re Idris il primo, speranzoso di rimettere in sesto la distrutta dinastia dei Senussiti di Bengasi, parassiti come tutti o quasi i monarchi. Non vedo proprio perché la stessa logica di potere non debba valere anche per gli altri Stati.

6) Gheddafi si è detto disposto a trattare pure essendo dalla parte della ragione e ciononostante l'aggressione non ha fine, come se già in partenza non fosse contraria a tutte le convenzioni internazionali oltreché all'imperativo categorico della coscienza. Per di più, per l'Italia l'aggressione, per giunta senza la normale dichiarazione di guerra, dopo esperiti tutti i tentativi di componimento pacifico di eventuali controversie, è totalmente contraria all'art. 11 della Costituzione, che per i responsabili semplicemente è come se non esistesse (del resto, come anche la Costituzione nel suo insieme).

7) Così stando le cose, ritengo i responsabili dell'aggressione allo Stato autonomo ed amico della Libia - da Washington a Bruxelles a Roma - dei criminali della peggiore specie.

8) Con l'uccisione di un figlio di Gheddafi e dei suoi tre bambini, i raid italiani, targati NATO (altro che mafia!), persistenti, avrebbero dovuto cessare ma i responsabili preferiscono confermare le azioni criminali fra le più repellenti.

(9 Sono padre e vecchio, ho perso recentemente una figlia. So che significa per un genitore essere privato di un figlio e di tre nipotini, pluriomicidio che certamente viene recepito come una vittoria da parte di novelli barbari alla Gengis Khan. Solidarizzo con Gheddafi, che può avere torti personali ma estranei a questo conflitto, ed esprimo tutto il mio senso di schifo a coloro che indegnamente mi rappresentano in un'operazione così al di sotto di ogni livello subumano.

Con osservanza di ogni maledizione, il cittadino 82enne Carmelo R. Viola




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COSA C'E' DIETRO LA PRIVATIZZAZIONE DEL'ACQUA


Cosa c’è dietro lo stop al nucleare.
Acqua pubblica ai francesi e legittimo impedimento
Giovanni Mistero http://www.agoravox.it/Cosa-c-e-dietro-lo-stop-al.html

La notizia è giunta in redazione ieri: il Governo aveva deciso di dismettere il programma nucleare. Fonti interne ci hanno chiarito lo scenario e le ragioni di questa scelta che vedono un accordo Parigi Roma che da una parte toglie la costruzione delle centrali ad AREVA e dall'altra affida la gestione dell'acqua pubblica a VEOLIA.

Nucleare in Italia: il Governo decide di soprassedere sul programma nucleare, lo fa inserendo una moratoria nel decreto legge omnibus, all'esame dell'aula del Senato, che prevede l'abrogazione di tutto l'impianto normativo che attiene la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.
L'emendamento recita: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare".

Ad abbracciare la linea Berlusconi in persona, da sempre scettico nei confronti del programma atomicoma schiacciato dalla lobby nucleare. Sebbene alcune voci leghino questa scelta ad un sondaggio realizzato la scorsa settimana che avrebbe dato al 54% la percentuale di italiani intenzionati a recarsi alle urne il 12 e 13 giugno (quindi oltre il quorum) le ragioni sono più ampie.
Prima di prendere questa decisione il Governo ha intavolato accordi con la Francia per dare una "contropartita" alla perdita economica che ne sarebbe derivata. Raggiunta l'intesa, stamane, AREVA- il colosso mondiale francese del nucleare che si sarebbe dovuto occupare della costruzione delle nostri centrali - ha iniziato la dismissione dei suoi uffici romani.
Il Governo era ben cosciente che il raggiungimento del quorum avrebbe comportato la bocciatura non solo della legge sul Nucleare ma anche quelle sul Legittimo Impedimento e sulla Privatizzazione dell'acqua.

E' stato proprio su quest'ultimo punto che è nata la contropartita da offrire oltralpe, attraverso un patto che sposta gli interessi economici dal nucleare all'acqua e dovrebbe garantire a VEOLIA una consistente presenza nel suo processo di privatizzazione (l'azienda francese è uno dei leader mondiali nel settore della gestione urbana degli acquedotti, dei rifiuti e dei trasporti). I mediatori italiani hanno dovuto fare una vera e propria corsa contro il tempo per cercare di giungere ad un accordo che soddisfacesse Parigi e che potesse essere ratificato già il 23 Aprile, giorno dell'incontro tra Berlusconi e Sarkozy.

Il Governo ha, così, trovato il modo di liberarsi di un referendum chiave che rappresentava, dopo Fukushima, il vero motore della votazione e l'elemento che avrebbe portato i cittadini alle urne.
In un colpo solo si è disinnescata una possibile bomba elettorale in mano alle opposizioni (il pericolo nucleare), si è portato a casa il Legittimo impedimento e si è continuato il processo di privatizzazione dell'acqua pubblica.
La controversia, poi, lascia ancora margini di manovra a futuri colpi di mano "nucleari" poiché l'emendamento di oggi in Senato elimina l'obbligo della stesura dei decreti legislativi di applicazione sul nucleare. Ma i decreti approvati finora non decadono, così come la legge numero 133/08 che dà il via alle centrali. E' uno stop, non una abrogazione mentre il referendum avrebbe abrogato la legge


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