lunedì 30 maggio 2016
Diretta Informazioni: CLAMOROSO! La soffiata: Mattarella ha già deciso. ...
Diretta Informazioni: CLAMOROSO! La soffiata: Mattarella ha già deciso. ...: La fine del suo governo potrebbe averla scritta lo stesso Matteo Renzi , con grande anticipo. Il premier, infatti, non ha mai nascosto ch...
domenica 29 maggio 2016
venerdì 27 maggio 2016
IL PIÙ GRANDE MASSACRO DI FAUNA SELVATICA SOTTO I NOSTRI OCCHI
BALLARÒ: IL PIÙ GRANDE MASSACRO DI FAUNA SELVATICA SOTTO I NOSTRI OCCHI
IL NUOVO E-BOOK DI GEAPRESS
C'è un posto in Italia dove la fauna selvatica protetta dalla legge, viene venduta in pubblica via in un clima di sostanziale tolleranza. E' il mercato degli uccellatori che ogni domenica mattina si svolge nel quartiere Ballarò di Palermo.C'è un posto in Italia dove la fauna selvatica protetta dalla legge, viene venduta in pubblica via in un clima di sostanziale tolleranza. E' il mercato degli uccellatori che ogni domenica mattina si svolge nel quartiere Ballarò di Palermo.
Per sconfiggere quello che è un affronto alle leggi, tutto giocato sulle pelle di migliaia di piccoli uccelli alati, ti invitiamo a fornire un piccolo aiuto alla causa ordinando il Dossier che GeaPress ha realizzato per l'apposita campagna contro il mercato degli uccellatori.
Con un contributo minimo di appena 7 euro potrai ricevere via email l'ìe-book che comprende, dopo una prima analisi della questione uccellagione in Italia, un lavoro mai compiuto sugli uccellatori palermitani. Un tuffo nel ventre illegale di Palermo che si muove fuori dai comuni canali di comunicazione ed in buona parte ignorato dalla stessa città. Di certo da quella che fa opinione, e per questo ti chiediamo di aiutarci a ribaltare questo stato di cose.
Tecniche di cattura, interventi delle Forze dell'Ordine, le precauzioni prese dagli uccellatori ivi comprese vicende vissute in prima persona dai nostri inviati in quello che è il più grande incubo italiano, per quanto riguarda la vendita in strada, del traffico di fauna protetta. Chi sono gli uccellatori, come operano, i successi delle Forze dell'Ordine, specie Carabinieri e Corpo Forestale, ed i trucchi utilizzati per prevenire le mosse della controparte in quella che è un'eterna guerra tra guardie e ladri. Finché la politica non lo vorrà, tutto rimarrà immutato. Noi non vogliamo che le cose continuino così.
Ti invitiamo, pertanto, a seguirci e a contribuire così all'abolizione del mercato degli uccellatori di Ballarò.
Grazie per l'adesione
GeaPress
GeaPress
Per sconfiggere quello che è un affronto alle leggi, tutto giocato sulle pelle di migliaia di piccoli uccelli alati, ti invitiamo a fornire un piccolo aiuto alla causa ordinando il Dossier che GeaPress ha realizzato per l'apposita campagna contro il mercato degli uccellatori.
Con un contributo minimo di appena 7 euro potrai ricevere via email l'ìe-book che comprende, dopo una prima analisi della questione uccellagione in Italia, un lavoro mai compiuto sugli uccellatori palermitani. Un tuffo nel ventre illegale di Palermo che si muove fuori dai comuni canali di comunicazione ed in buona parte ignorato dalla stessa città. Di certo da quella che fa opinione, e per questo ti chiediamo di aiutarci a ribaltare questo stato di cose.
Tecniche di cattura, interventi delle Forze dell'Ordine, le precauzioni prese dagli uccellatori ivi comprese vicende vissute in prima persona dai nostri inviati in quello che è il più grande incubo italiano, per quanto riguarda la vendita in strada, del traffico di fauna protetta. Chi sono gli uccellatori, come operano, i successi delle Forze dell'Ordine, specie Carabinieri e Corpo Forestale, ed i trucchi utilizzati per prevenire le mosse della controparte in quella che è un'eterna guerra tra guardie e ladri. Finché la politica non lo vorrà, tutto rimarrà immutato. Noi non vogliamo che le cose continuino così.
Ti invitiamo, pertanto, a seguirci e a contribuire così all'abolizione del mercato degli uccellatori di Ballarò.
Grazie per l'adesione
GeaPress
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Bagnasco, la pensione-scandalo pagata con i nostri soldi: cifra folle per 3 anni di lavoro - Italia - Libero Quotidiano
Bagnasco, la pensione-scandalo pagata con i nostri soldi: cifra folle per 3 anni di lavoro - Italia - Libero Quotidiano: Angelo Baganasco, il 'cardinale generale'. Una presa per i fondelli? Tutt'altro. Infatti il presidente della Conferenza episcopale italiana, la Cei, percepisce una pensione di quasi 4mila euro lordi per i tre anni, dal 2003 al 2006, in cui ...
Vaticano : con una mano investono in armi
I vizi privati del Vaticano : con una mano investono in armi e profilattici, con l’altra ci indicano la retta via…
Mentre in Italia divampa la polemica sulla RU486, la pillola abortiva finalmente approvata anche nel nostro paese, una banca cattolica tedesca è stata trovata con le mani nella marmellata, costretta ad esprimere pubbliche scuse ai propri clienti dopo che è stato scoperto che aveva partecipazioni azionarie in società produttrici di anticoncezionali, tabacco e armi.
I dirigenti dell’istituto di credito che predicava investimenti etici ligi al cattolicesimo si sono scusati pubblicamente il che ha aumentato il mio disagio per la notizia.
La Chiesa cattolica assume da sempre di battersi strenuamente contro la guerra, sebbene io non gli abbia mai visto scomunicare un guerrafondaio di alcuna latitudine : ma c’é tempo, cosa sono 2.000 anni di fronte all’eternità?
Sicuramente si batte contro l’uso della pillola anticoncezionale, molto meno per la salute dei cittadini ( basti pensare all’AIDS ed al profilattico).
In questo contesto va letta la notizia del giornale Der Spiegel che ha scoperto che la banca tedesca Pax ha investito migliaia di euro in società che vanno contro la sua stessa etica.
In particolare, 580mila euro in azioni della “Bae Systems”, società inglese produttrice di armi, 160mila euro nellapillola contraccettiva Wyeth e 870mila euro in partecipazioni in società di tabacco.
La banca si è scusata per il comportamento “non conforme a standard etici”: difatti la Pax promuoveva gli investimenti in fondi etici, specialmente dichiarando l’esatto contrario ossia di evitare investimenti in società produttrici di armi e tabacco perchè non consoni a una organizzazione la cui azione è ispirata alla fede cattolica.
La Chiesa, peraltro, condanna la contraccezione dal 1968 e l’uso della pillola contraccettiva è considerata un “grave peccato“.
Un rappresentante della Pax Bank ha dichiarato che i loro errori verranno corretti immediatamente “senza alcuna conseguenza pregiudizievole per i nostri clienti, in quanto sfortunatamente tali investimenti sono sfuggiti ai controlli interni” e ha ringraziato il giornalista tedesco di Der Spiegel per aver sollevato la questione.
Questa del ringraziamento è stupefacente, della serie : grazie per averci aiutato a non peccare oltre, senza Der Spiegel chissà quanto avremmo peccato ancora, non riuscivamo a resistere, meno male che ci siete voi giornalisti.
Ma che faccie di tolla, dite voi su al nord…
Da una parte si condannano le donne che usano la contraccezione, dall’altra si guadagna quando le donne la usano.
Chissà che ne pensano i poveri frati comboniani (Zanotelli in testa) che da anni hanno in piedi una grossa campagna contro le banche finanziatrici del traffico d’armi…
Del resto la storia cinica della chiesa è lunga secoli e passa di recente attraverso le figure di Marcinkus e lo Ior.
Dando una occhiata al sito, risulta esserci anche una filiale a Roma dal 2001. E c’e’ anche “Pax Portfolio”, gestione patrimoniale per le istituzioni della Chiesa” a “condizioni favorevoli””
“La Pax-Bank offre ad associazioni, fondazioni e investitori istituzionali una gestione patrimoniale a prezzi vantaggiosi. Possiamo costituire per Voi un deposito con delega già a partire da 250.000 Euro. Le linee guida della politica di investimento, preventivamente stabilite in un colloquio introduttivo con il Cliente, costituiranno i criteri fondamentali in base ai quali i nostri esperti prenderanno tutte le decisioni strategiche riguardanti gli investimenti.”
Molto istruttive le parole spese nella parte concernente “Perche’ Pax-Bank”?
3. Valori cattolici:
Per l’impiego del suo patrimonio la Chiesa ha bisogno di risultati eccellenti che, tuttavia, non devono intaccare i suoi alti principi etici. Dal 1917 la Pax-Bank realizza l’equilibrio tra rendita e ideali cristiani attraverso la sua cultura particolare: limitando la propria clientela alle istituzioni cattoliche e indirizzando coerentemente gli obiettivi dell’attività e i prodotti ai principi cristiani. Il patrimonio affidatoci viene pertanto impiegato esclusivamente come da intendimenti della Chiesa cattolica – in piena responsabilità e trasparenza. E’ escluso l’impiego di capitale che leda i principi cristiani. Lo garantiamo con il nostro nome.
6. Sicurezza e discrezione:
La Pax-Bank offre la sicurezza di una banca che sottostà alla vigilanza della autorità. In ottemperanza al segreto bancario vigente in Germania, la Pax-Bank offre, inoltre, discrezione assoluta nei rapporti con la Clientela.
8. Benefici fiscali in Germania:
Le istituzioni estere che depositino il proprio denaro presso la Pax-Bank attraverso un soggetto di diritto ecclesiastico tedesco godono dei singolari privilegi fiscali tedeschi: interessi e dividendi vengono accreditati senza essere soggetti a detrazioni fiscali.
9. Indipendenza:
La Pax-Bank è parte della rete cattolica. Fondata da sacerdoti cattolici, la Pax-Bank è oggi proprietà di numerose istituzioni ecclesiastiche, per esempio vescovadi, parrocchie e congreghe. In questo modo i suoi clienti approfittano dei vantaggi di una banca specializzata per quanto riguarda la chiesa, ma che tuttavia agisce indipendentemente dagli interessi dei singoli. A proposito: a seconda del volume conseguito, ogni istituzione cattolica può diventare comproprietaria (socio in cooperativa) della Pax-Bank.
12. Tutte le strade portano a Roma:
Attraverso l’Ufficio di Roma dalla Pax-Bank è possibile un incontro personale e diretto anche con i clienti che vivono fuori della Germania – in fondo, Roma è il cuore della chiesa cattolica!
Cavallo matto , che scrive poco ultimamente con la scusa del lavoro ( tutti lavoriamo!!! Qui dentro non ci sono bamboccioni…) ha voluto infilarsi nel mio post di prepotenza ed ha aggiunto due righe, queste, di cui l’operatore di giustizia si prende ogni responsabilità…scherzo!
Del resto perchè stupirsi il libero mercato dei delinquenti è in grado di intersecare affari, mine antiuomo e beneficienza senza vergogna.
Pertanto tra un po si scoprirà che l’azienda di armi è una grande benefattrice, in quanto elargisce parte dei suoi profitti ai mutilati dalle armi distruzione. Ergo, l’investimento è benedetto. Altro che storie.
Un pò come il capo della magliana seppellito nella chiesa di Sant’APollinare. In fondo era un bandito ma sempre un grande benefattore.. Ergo: i soldi (di qualsiasi provenienza) sono sempre benedetti..benedetti XVI volte
Uno che crede in manitù farebbe bene a scherzare in modo meno blasfemo…
Adelante.
Rosellina970
la Chiesa Cattolica Romana guadagna con il porno
Germania: la Chiesa Cattolica Romana guadagna con il porno
Una notizia proveniente dalla Germania che conferma quello che è realmente la Chiesa Cattolica Romana. D’altronde si sa, anche per la Chiesa Cattolica Romana ‘gli affari sono affari’. Giudicate voi da persone intelligenti.
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La Chiesa cattolica fa soldi con il porno?
La Chiesa cattolica fa soldi con il porno?
di Dario Ferri – 27/10/2011 – In Germania una casa editrice in mano al clero vende migliaia di prodotti a luci rosse Una casa editrice posseduta al 100% dalla Chiesa cattolica tedesca fa lucrosi affari con l’erotismo e la pornografia. Weltbild, un’importante catena di librerie attiva
In Germania una casa editrice in mano al clero vende migliaia di prodotti a luci rosse
Una casa editrice posseduta al 100% dalla Chiesa cattolica tedesca fa lucrosi affari con l’erotismo e la pornografia. Weltbild, un’importante catena di librerie attiva anche sul mercato online, ha in catalogo migliaia di titoli inequivocabili, tra i libri che vende, e in più controlla per un terzo un portale dove vengono venduti Dvd pornografici. La notizia non è in realtà una novità, ma ha creato un piccolo grande scandalo al quale i vescovi tedeschi hanno risposto con un’indignazione più che sospetta.
AFFARI COL PORNO – Weltbild è un’importante catena di negozi dove vengono venduti libri, dischi, film, ed è posseduta completamente dalla Chiesa cattolica tedesca. Le quote della società sono suddivise tra numerose diocesi tedesche, che si dividono i discreti guadagni che Weltbild realizza. L’anno scorso l’azienda ha avuto un fatturato di un miliardo e seicento milioni di euro, una cifra importante che supporta i bisogni finanziari del cattolicesimo tedesco. Un investimento nell’editoria non è in sé strano per il clero, però ha creato scandalo la pubblicazione di quanti titoli a carattere erotico Weltbild avesse in catalogo. La notizia è stata fornita da una rivista cattolica, Pur, che ha evidenziato come più di 2500 titoli tra i libri venduti da Weltbild avessero contenuti erotici. Ma gli affari a luci rosse non finiscono qui: Weltbild controlla per un terzo un portale che vende materiale pornografico, e ha il 50% di una società che produce anche film per adulti. Un business del porno che rende più ricca la Chiesa cattolica, che già beneficia di un munifico finanziamento statale, ma che indigna i fedeli più conservatori.
REAZIONE IPOCRITA – L’inchiesta sugli affari a luci rosse del clero tedesco ha scosso molti cattolici, e ha provocato l’immediata risposta di alcuni vescovi. “Ci devono essere filtri, che impediscano la pubblicazione di materiali simili. La nostra casa editrice non può pubblicare contenuti pornografici o che incitino la violenza, e dobbiamo affrontare il caso perché non si ripeta più”, ha esclamato il cardinale di Monaco, Reinhard Marx. Anche il vicario generale della Arcidiocesi di Colonia ha rimarcato il desiderio delle sua diocesi di separarsi da Weltbild, o trasferire quantomeno le loro quote, vista la tipologia di contenuti promossi dalla casa editrice. La risposta del clero però appare molto ipocrita, visto che da tempo si sa cosa offra il catalogo di Weltbild, e quali siano le sue partecipazioni azionarie. La società è famosa, ma non appare per nulla collegata al clero, come invece subito si capisce quando si entra im un negozio delle Edizioni Paoline, per esempio. Il carattere religioso è praticamente assente, o molto emarginato, in Weltbild, e già da molti anni i circoli più conservatori del cattolicesimo tedesco tuonano contro la sua attività. Nel 2008 c’erano già stati simili polemiche, e nulla era cambiato, anzi il business a luci rosse è pure aumentato. Titoli come “Prendimi ora, prendimi qui”, “Chiamami zoccola” oppure “Il collegio delle sgualdrine” sono poco compatibili col messaggio del Vaticano sul sesso, ma fanno vendere, e pure parecchio.
In Germania una casa editrice in mano al clero vende migliaia di prodotti a luci rosse
Una casa editrice posseduta al 100% dalla Chiesa cattolica tedesca fa lucrosi affari con l’erotismo e la pornografia. Weltbild, un’importante catena di librerie attiva anche sul mercato online, ha in catalogo migliaia di titoli inequivocabili, tra i libri che vende, e in più controlla per un terzo un portale dove vengono venduti Dvd pornografici. La notizia non è in realtà una novità, ma ha creato un piccolo grande scandalo al quale i vescovi tedeschi hanno risposto con un’indignazione più che sospetta.
AFFARI COL PORNO – Weltbild è un’importante catena di negozi dove vengono venduti libri, dischi, film, ed è posseduta completamente dalla Chiesa cattolica tedesca. Le quote della società sono suddivise tra numerose diocesi tedesche, che si dividono i discreti guadagni che Weltbild realizza. L’anno scorso l’azienda ha avuto un fatturato di un miliardo e seicento milioni di euro, una cifra importante che supporta i bisogni finanziari del cattolicesimo tedesco. Un investimento nell’editoria non è in sé strano per il clero, però ha creato scandalo la pubblicazione di quanti titoli a carattere erotico Weltbild avesse in catalogo. La notizia è stata fornita da una rivista cattolica, Pur, che ha evidenziato come più di 2500 titoli tra i libri venduti da Weltbild avessero contenuti erotici. Ma gli affari a luci rosse non finiscono qui: Weltbild controlla per un terzo un portale che vende materiale pornografico, e ha il 50% di una società che produce anche film per adulti. Un business del porno che rende più ricca la Chiesa cattolica, che già beneficia di un munifico finanziamento statale, ma che indigna i fedeli più conservatori.
REAZIONE IPOCRITA – L’inchiesta sugli affari a luci rosse del clero tedesco ha scosso molti cattolici, e ha provocato l’immediata risposta di alcuni vescovi. “Ci devono essere filtri, che impediscano la pubblicazione di materiali simili. La nostra casa editrice non può pubblicare contenuti pornografici o che incitino la violenza, e dobbiamo affrontare il caso perché non si ripeta più”, ha esclamato il cardinale di Monaco, Reinhard Marx. Anche il vicario generale della Arcidiocesi di Colonia ha rimarcato il desiderio delle sua diocesi di separarsi da Weltbild, o trasferire quantomeno le loro quote, vista la tipologia di contenuti promossi dalla casa editrice. La risposta del clero però appare molto ipocrita, visto che da tempo si sa cosa offra il catalogo di Weltbild, e quali siano le sue partecipazioni azionarie. La società è famosa, ma non appare per nulla collegata al clero, come invece subito si capisce quando si entra im un negozio delle Edizioni Paoline, per esempio. Il carattere religioso è praticamente assente, o molto emarginato, in Weltbild, e già da molti anni i circoli più conservatori del cattolicesimo tedesco tuonano contro la sua attività. Nel 2008 c’erano già stati simili polemiche, e nulla era cambiato, anzi il business a luci rosse è pure aumentato. Titoli come “Prendimi ora, prendimi qui”, “Chiamami zoccola” oppure “Il collegio delle sgualdrine” sono poco compatibili col messaggio del Vaticano sul sesso, ma fanno vendere, e pure parecchio.
Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/162137/la-chiesa-cattolica-fa-soldi-con-il-porno/
La Chiesa cattolica non rinuncia al porno
di Dario Ferri – 28/06/2012 – Non venderà più la la casa editrice Weltbild
La Chiesa non esce dal tunnel del porno. Smentendo gli annunci dello scorso inverno, la casa editrice Weltbild, posseduta al 100% dalla chiesa cattolica tedesca, non sarà messa in vendita, nonostante la pubblicazione di numerosi romanzi erotici. Passato lo scandalo mediatico, la Chiesa si è rimangiata la parola, non esattamente una novità come nota Der Spiegel.
LA CHIESA HARD – I titoli a luci rosse venduti da una delle più grandi casi editrici tedesche, Weltbild, avevano creato un grosso scandalo in Germania l’anno scorso. Il motivo era la proprietà azionaria di Weltbild, società interamente in mano alla Chiesa cattolica, con tanto di vescovi o loro incaricati in consiglio di amministrazione o di sorveglianza. La commercializzazione di materiale in netto contrasto con la morale cattolica aveva sollevato un pandemonio mediatico, tra l’altro iniziato da alcuni gruppi cristiani di orientamento conservatore, che ritenevano intollerabile che un’impresa clericale proponesse l’erotismo per le masse. Una tesi accolta, con qualche ritrosia e titubanza, anche dalla gerarchia. La Conferenza episcopale tedesca aveva infatti deciso di vendere Weltbild, per liberarsi dalle sue “scandalose” attività”.
PAROLA RIMANGIATA – Dopo alcuni mesi però tutto è cambiato. Il caso Weltbild non occupa più le prime pagine dei giornali tedeschi, e l’associazione tra Chiesa ed hard letterario è ormai finita nel dimenticatoio. Forse a causa della crisi, o forse per altri motivi, la Chiesa ha deciso di trasferire le partecipazioni azionarie di Weltbild delle varie diocesi in una fondazione. Il gruppo rimarrà così sotto il controllo della Curia teutonica, e secondo il presidente del consiglio di sorveglianza Peter Beer, vicario generale della diocesi di Monaco, la fondazione perseguirà obiettivi benefici ispirati dalla morale cristiana. I soci di Weltbild rinunciano così ai profitti ricavati dalla vendita di un gruppo editoriale da quasi 2 miliardi di fatturato annuo, e la fondazione sarà la sola responsabile della casa editrice. Chissà se anche i cataloghi saranno aggiornati alla linea suggerita dal vicario generale della diocesi di Monaco di Baviera, oppure se i titoli hard saranno tenuti visti i gusti del pubblico.
LA CHIESA HARD – I titoli a luci rosse venduti da una delle più grandi casi editrici tedesche, Weltbild, avevano creato un grosso scandalo in Germania l’anno scorso. Il motivo era la proprietà azionaria di Weltbild, società interamente in mano alla Chiesa cattolica, con tanto di vescovi o loro incaricati in consiglio di amministrazione o di sorveglianza. La commercializzazione di materiale in netto contrasto con la morale cattolica aveva sollevato un pandemonio mediatico, tra l’altro iniziato da alcuni gruppi cristiani di orientamento conservatore, che ritenevano intollerabile che un’impresa clericale proponesse l’erotismo per le masse. Una tesi accolta, con qualche ritrosia e titubanza, anche dalla gerarchia. La Conferenza episcopale tedesca aveva infatti deciso di vendere Weltbild, per liberarsi dalle sue “scandalose” attività”.
PAROLA RIMANGIATA – Dopo alcuni mesi però tutto è cambiato. Il caso Weltbild non occupa più le prime pagine dei giornali tedeschi, e l’associazione tra Chiesa ed hard letterario è ormai finita nel dimenticatoio. Forse a causa della crisi, o forse per altri motivi, la Chiesa ha deciso di trasferire le partecipazioni azionarie di Weltbild delle varie diocesi in una fondazione. Il gruppo rimarrà così sotto il controllo della Curia teutonica, e secondo il presidente del consiglio di sorveglianza Peter Beer, vicario generale della diocesi di Monaco, la fondazione perseguirà obiettivi benefici ispirati dalla morale cristiana. I soci di Weltbild rinunciano così ai profitti ricavati dalla vendita di un gruppo editoriale da quasi 2 miliardi di fatturato annuo, e la fondazione sarà la sola responsabile della casa editrice. Chissà se anche i cataloghi saranno aggiornati alla linea suggerita dal vicario generale della diocesi di Monaco di Baviera, oppure se i titoli hard saranno tenuti visti i gusti del pubblico.
Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/388133/la-chiesa-cattolica-non-rinuncia-al-porno/
Il tormento dei pornolibri della Chiesa tedesca
di Dario Ferri – 26/09/2013 – Lo stop all’eros ha aggravato la crisi di Weltbild
di Dario Ferri – 26/09/2013 – Lo stop all’eros ha aggravato la crisi di Weltbild
La Chiesa cattolica tedesca è in crisi per problemi mondani. I vescovi teutonici sono imprenditori nel mondo editoriale con il colosso Weltbild, che però è in difficoltà. Le polemiche sui libri erotici commercializzati dalla casa editrice della Chiesa hanno spinto a togliere certi titoli spinti dai cataloghi, ma le vendite sono calate. Ora il futuro di Weltbild è sempre più incerto.
FRANCESCO IN SECONDO PIANO – In Germania la Chiesa cattolica è una della maggiori realtà editoriali grazie a Weltbild. Questo gruppo è una delle case editrici più importanti del paese, con quasi 7 mila dipendenti ed un fatturato non lontano dai due miliardi di euro. I numeri delle attività economiche palesano però una situazione di difficoltà che in questo momento è piuttosto diffusa nel mondo editoriale, anche nel nostro paese, basti pensare ai casi di Mondadori o Rcs. Weltbild ha però la particolarità di avere come unico azionista il porporato tedesco, e di conseguenza le necessarie decisioni imprenditoriali tendono, talvolta, a contrastare con la dottrina del Vangelo che i vertici della Chiesa devono diffondere nel mondo. Questo problema è molto sentito nell’imminente conferenza episcopale tedesca, dove secondo Süddeutsche Zeitung la rivoluzione di Papa Francesco sarà discussa con minore attenzione rispetto a Weltbild.
PROBLEMA PORNO – Il caso Weltdbild era diventato oggetto di un forte dibattito mediatico in Germania due anni fa. Vari gruppi di fedeli conservatori, legati ad ambienti di alcune diocesi scettiche sull’attività imprenditoriale della Chiesa tedesca, avevano tuonato contro i numerosi titoli erotici in catalogo. I cattolici più severi, tra i quali c’era kreuz.net, sito di fondamentalisti cristiani poi chiuso per le polemiche suscitate dalle sue tirate omofobe e razziste, contestavano che una casa editrice di proprietà dei vescovi tedeschi potesse commercializzare libri che erano in aperto contrasto con la dottrina morale della Chiesa. Le polemiche avevano determinato una spinta verso il cambiamento della struttura azionaria di Weltbild, una trasformazione che però è rimasta solo sulla carta. Al posto dell’attuale organizzazione sarebbe dovuta nascere una fondazione, dove tutte le diocesi azioniste avrebbero riversato le attuali quote.
SENZA EROS BUSINESS DIFFICILE – La Chiesa voleva così impedire che le si potessero associare attività commerciali basate, anche, sulla vendita di materiale erotico. In un sito online detenuto da Weltbild fino a pochi anni fa c’erano persino Dvd pornografici. Il processo di trasformazione della casa editoriale è però stato frenato dalle resistenze interne. I cataloghi sono stati ripuliti dai titoli più controversi, ma ancora oggi ci sono libri che poco o nulla c’entrano con la dottrina cattolica. Oltre a questo problema, i vescovi non vogliono accollarsi le perdite di una società che fino a poco tempo garantiva lauti introiti, ma che poi è andata in crisi come molte altre realtà editoriali. All’interno dell’episcopato tedesco si sono formati due partiti: il primo, guidato dalla diocesi di Colonia, spinge ancora per la vendita, mentre il secondo, trainato dal maggior azionista, la diocesi di Monaco di Baviera, non vuole rinunciare a Weltbild.
PREOCCUPAZIONE LAVORATORI – La cessione del gruppo editoriale viene osteggiata soprattutto perché si tema uno spacchettamento di Weltbild. La parte di vendita online è molto profittevole, mentre le librerie tradizionali soffrono. Di conseguenza, il timore diffuso sarebbe una pesante ricaduta occupazionale causata dall’addio della Chiesa a Weltbild. Senza contare che, come rimarca SZ, privarsi di un gruppo così importante penalizzerebbe le chance di influenza mediatica della stessa Chiesa. Il dibattito all’interno del porporato tedesco prosegue ormai senza soluzione da quasi due anni, e una via d’uscita non è stata ancora trovata. Solo il porno per il momento è stato bloccato, ma certo ciò evidenzia le contraddizioni della Chiesa imprenditrice editoriale. L’eros aumenta le vendite, anche se ai vescovi piace(va) solo per i libri contabili di Weltbild
FRANCESCO IN SECONDO PIANO – In Germania la Chiesa cattolica è una della maggiori realtà editoriali grazie a Weltbild. Questo gruppo è una delle case editrici più importanti del paese, con quasi 7 mila dipendenti ed un fatturato non lontano dai due miliardi di euro. I numeri delle attività economiche palesano però una situazione di difficoltà che in questo momento è piuttosto diffusa nel mondo editoriale, anche nel nostro paese, basti pensare ai casi di Mondadori o Rcs. Weltbild ha però la particolarità di avere come unico azionista il porporato tedesco, e di conseguenza le necessarie decisioni imprenditoriali tendono, talvolta, a contrastare con la dottrina del Vangelo che i vertici della Chiesa devono diffondere nel mondo. Questo problema è molto sentito nell’imminente conferenza episcopale tedesca, dove secondo Süddeutsche Zeitung la rivoluzione di Papa Francesco sarà discussa con minore attenzione rispetto a Weltbild.
PROBLEMA PORNO – Il caso Weltdbild era diventato oggetto di un forte dibattito mediatico in Germania due anni fa. Vari gruppi di fedeli conservatori, legati ad ambienti di alcune diocesi scettiche sull’attività imprenditoriale della Chiesa tedesca, avevano tuonato contro i numerosi titoli erotici in catalogo. I cattolici più severi, tra i quali c’era kreuz.net, sito di fondamentalisti cristiani poi chiuso per le polemiche suscitate dalle sue tirate omofobe e razziste, contestavano che una casa editrice di proprietà dei vescovi tedeschi potesse commercializzare libri che erano in aperto contrasto con la dottrina morale della Chiesa. Le polemiche avevano determinato una spinta verso il cambiamento della struttura azionaria di Weltbild, una trasformazione che però è rimasta solo sulla carta. Al posto dell’attuale organizzazione sarebbe dovuta nascere una fondazione, dove tutte le diocesi azioniste avrebbero riversato le attuali quote.
SENZA EROS BUSINESS DIFFICILE – La Chiesa voleva così impedire che le si potessero associare attività commerciali basate, anche, sulla vendita di materiale erotico. In un sito online detenuto da Weltbild fino a pochi anni fa c’erano persino Dvd pornografici. Il processo di trasformazione della casa editoriale è però stato frenato dalle resistenze interne. I cataloghi sono stati ripuliti dai titoli più controversi, ma ancora oggi ci sono libri che poco o nulla c’entrano con la dottrina cattolica. Oltre a questo problema, i vescovi non vogliono accollarsi le perdite di una società che fino a poco tempo garantiva lauti introiti, ma che poi è andata in crisi come molte altre realtà editoriali. All’interno dell’episcopato tedesco si sono formati due partiti: il primo, guidato dalla diocesi di Colonia, spinge ancora per la vendita, mentre il secondo, trainato dal maggior azionista, la diocesi di Monaco di Baviera, non vuole rinunciare a Weltbild.
PREOCCUPAZIONE LAVORATORI – La cessione del gruppo editoriale viene osteggiata soprattutto perché si tema uno spacchettamento di Weltbild. La parte di vendita online è molto profittevole, mentre le librerie tradizionali soffrono. Di conseguenza, il timore diffuso sarebbe una pesante ricaduta occupazionale causata dall’addio della Chiesa a Weltbild. Senza contare che, come rimarca SZ, privarsi di un gruppo così importante penalizzerebbe le chance di influenza mediatica della stessa Chiesa. Il dibattito all’interno del porporato tedesco prosegue ormai senza soluzione da quasi due anni, e una via d’uscita non è stata ancora trovata. Solo il porno per il momento è stato bloccato, ma certo ciò evidenzia le contraddizioni della Chiesa imprenditrice editoriale. L’eros aumenta le vendite, anche se ai vescovi piace(va) solo per i libri contabili di Weltbild
Fonte: http://www.giornalettismo.com/archives/1127799/il-tormento-dei-pornolibri-della-chiesa-tedesca/
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mercoledì 25 maggio 2016
L'Africa e L'Asia non stanno dentro l'Italia
I Greci come gli europei di oggi, quando videro il cavallo (di troia) credevano si trattasse di un dono del loro Dio; oggi gli europei, gli Italioti, i cattolici vedendo l'Islam (cavallo di Troia) credono sia un dono del loro Dio. ma noi sappiamo che l'Italia sta dentro l'Africa e l'Asia centinaia di volte, questi due continenti non stanno in italia neanche una volta.
Il sogno più grande dell'Islam, conquistare l'Europa e poi il mondo intero, questo da sempre.
Marx sosteneva che i contadini non avevano una "cultura rivoluzionaria" perchè non avevano la concezione del proletariato; solo con il passaggio storico a proletari potevano acquisire la concezione di "proletario Rivoluzionario".
La storia insegna che i grandi imperi caddero per la pressione dei barbari esterni (vedi Islam) e dal fatto che i romani erano diventati smidollati, ladri e corrotti e venduti..
Oggi i "nuovo barbari Islamici" stanno facendo pressione alle nostre porte per entrare (cavallo di troia); costoro non sono portatori di progresso e civiltà, essi ci porteranno rovina, lacrime di sangue, morte e oscurantismo.
L'occidente è arrivato dov'è oggi effettuando dei passaggi storici e culturali: dal medio evo alla borghesia capitalista, rivoluzione industriale, romanticismo, illuminismo, rivolte contadine e rivoluzioni operaie, poi il liberismo fino mal socialismo e infine l'abbattimento delle monarchie e le repubbliche democratiche.
Il nostro paese è stata la culla di arte e scienze, grandi inventori e grandi filosofi europei, combattendo contro la religione e facendo prevalere il laicismo,
durante il periodo del potere temporale della chiesa, coloro che erano studiosi, letterati, scienziati facevano la fine di Galileo e Giordano Bruno.
Con l'Islam si farebbe un salto indietro, dalla caccia alle streghe, e il rogo chi dice cose diverse della psicosi oscurantista religiosa dell'Islam, (Non tutti lo sanno ma loro credono ancora al concetto Tolemaico).
Quale progresso hanno portato questi Islamici nel loro paese ? Lapidazione e uccisione delle donne che si vogliono emancipare.
Costoro sono solo dei selvaggi, non hanno effettuato i vari passaggi culturali e storici tengono una mentalità pre medio evo, non sono compatibili con noi.
Tutti questi immigrati sono il cavallo di Troia, una mattina ci sveglieremmo per trovare il nemico in casa. Non si tratta di una emergenza, ma di una pianificata invasione Islamica, organizzata da poteri occulti (alta finanza massonica, caritas, gesuiti massonici, illuminati, bilderberg, vaticano) per distruggere l'Italia e schiavizzare il popolo (noi), con la compiacenza dell'ONU, caritas, organizzazioni internazionali.
Gli immigrati sono solo delle pedine inconsapevoli allo scopo dei potenti, ma pericolosi per noi. Il tutto con la complicità e il tradimento di questi governi, lecchini prezzolati al soldo del nemico, che ci vogliono, anzi ci hanno imposto una Europa delle banche e un ordine mondiale comandato da finanza e banche. Bisogna reagire ora, poi sarà impossibile. W l'Europa Nazione dei popoli europei
Il sogno più grande dell'Islam, conquistare l'Europa e poi il mondo intero, questo da sempre.
Marx sosteneva che i contadini non avevano una "cultura rivoluzionaria" perchè non avevano la concezione del proletariato; solo con il passaggio storico a proletari potevano acquisire la concezione di "proletario Rivoluzionario".
La storia insegna che i grandi imperi caddero per la pressione dei barbari esterni (vedi Islam) e dal fatto che i romani erano diventati smidollati, ladri e corrotti e venduti..
Oggi i "nuovo barbari Islamici" stanno facendo pressione alle nostre porte per entrare (cavallo di troia); costoro non sono portatori di progresso e civiltà, essi ci porteranno rovina, lacrime di sangue, morte e oscurantismo.
L'occidente è arrivato dov'è oggi effettuando dei passaggi storici e culturali: dal medio evo alla borghesia capitalista, rivoluzione industriale, romanticismo, illuminismo, rivolte contadine e rivoluzioni operaie, poi il liberismo fino mal socialismo e infine l'abbattimento delle monarchie e le repubbliche democratiche.
Il nostro paese è stata la culla di arte e scienze, grandi inventori e grandi filosofi europei, combattendo contro la religione e facendo prevalere il laicismo,
durante il periodo del potere temporale della chiesa, coloro che erano studiosi, letterati, scienziati facevano la fine di Galileo e Giordano Bruno.
Con l'Islam si farebbe un salto indietro, dalla caccia alle streghe, e il rogo chi dice cose diverse della psicosi oscurantista religiosa dell'Islam, (Non tutti lo sanno ma loro credono ancora al concetto Tolemaico).
Quale progresso hanno portato questi Islamici nel loro paese ? Lapidazione e uccisione delle donne che si vogliono emancipare.
Costoro sono solo dei selvaggi, non hanno effettuato i vari passaggi culturali e storici tengono una mentalità pre medio evo, non sono compatibili con noi.
Tutti questi immigrati sono il cavallo di Troia, una mattina ci sveglieremmo per trovare il nemico in casa. Non si tratta di una emergenza, ma di una pianificata invasione Islamica, organizzata da poteri occulti (alta finanza massonica, caritas, gesuiti massonici, illuminati, bilderberg, vaticano) per distruggere l'Italia e schiavizzare il popolo (noi), con la compiacenza dell'ONU, caritas, organizzazioni internazionali.
Gli immigrati sono solo delle pedine inconsapevoli allo scopo dei potenti, ma pericolosi per noi. Il tutto con la complicità e il tradimento di questi governi, lecchini prezzolati al soldo del nemico, che ci vogliono, anzi ci hanno imposto una Europa delle banche e un ordine mondiale comandato da finanza e banche. Bisogna reagire ora, poi sarà impossibile. W l'Europa Nazione dei popoli europei
venerdì 20 maggio 2016
Diretta Informazioni: CLAMOROSO! Referendum, se vincesse il NO, Renzi ca...
Diretta Informazioni: CLAMOROSO! Referendum, se vincesse il NO, Renzi ca...: Referendum, se vincessero i no? Enrico Letta al posto di Renzi Che cosa succederebbe se al referendum istituzionale di ottobre vinc...
giovedì 19 maggio 2016
martedì 17 maggio 2016
domenica 15 maggio 2016
TTIP - Gli USA non sono una Nazione ma un Consorzio di criminali
La domanda che mi pongo, perchè noi dobbiamo adeguarci a loro e non loro a noi ?
Comunicato di adesione del Coordinamento nazionale No Triv alla manifestazione del 7 Maggio 2016 a Roma per fermare il TTIP Quanto valgono la Salute, la Natura, la Democrazia? Le conseguenze del meccani/cinismo ideologico neoliberista dominante, dopo l’imposizione generalizzata della valutazione di performance funzionale del “capitale umano” conia ex novo la valutazione monetaria attribuibile per anno all’ambiente naturale. Ad Edimburgo, durante il forum mondiale sul “capitale naturale” tenutosi a Novembre 2013, il governo scozzese lancia l’esperimento, volto a calcolare i vantaggi economici che la Scozia potrebbe ricavare dalle decisioni sulla pianificazione del proprio territorio. Una vera opera di apertura alla totale privatizzazione della natura, concepita all’interno della categoria di “externalities”, intesa come valutazione di contesto da tempo utilizzata dagli economisti liberisti per monetizzare i fattori ambientali sempre più determinanti nella definizione dei valori di mercato. Il governo scozzese sostiene che, poiché la maggior parte delle decisioni di “sviluppo” si basano su considerazioni strettamente economiche tra costi diretti e benefici, un’attribuzione di significato finanziario alle risorse naturali ne determinerebbe una valorizzazione, a garanzia del fatto che la loro importanza non venga trascurata. Grande minaccia per i bilanci delle economie nazionali è rappresentata dalla clausola ISDS, che consente alle potentissime multinazionali straniere di chiamare in giudizio in tribunali internazionali “privati” e a porte chiuse gli enti pubblici che attuino provvedimenti da esse ritenuti lesivi dei loro investimenti. Col rischio che in caso di vittoria “legale” debbano essere le casse pubbliche a compensare le corporations. Questa clausola esiste nel Trattato di libero scambio NAFTA (North American Free Trade Agreement, ovvero Accordo nordamericano per il libero scambio) approvato nel 1994 tra Stati Uniti, Canada e Messico. In molti trattati di libero scambio che sta firmando l'Unione Europea si prevede l’istituzione di questo tipo di tribunali, ma il rischio è che ci si possa trovare di fronte a situazioni paradossali come quella della Germania, dove una grande impresa di produzione energetica come la Vattenfall ha citato in giudizio il governo Merkel per aver deciso la chiusura graduale delle centrali nucleari. Dal luglio 2013 a Washington si sono ufficialmente aperte le trattative (ora in dirittura di arrivo) sulla TransatlanticTrade and Investiment Partnership(TTIP), ipotesi di accordo economico globale tra Usa e UE, che potrebbe stabilire i principi della riorganizzazione economica dell'Occidente nel pieno di una crisi che sempre più dimostra di essere strutturale e non congiunturale ("A transatlantic corporate bill of rights", Corporate Europe Observatory and TransnationalInstitute, 19 luglio 2013.http://www.opendemocracy.net/ournhs/corporate-europe-observatorytransnational-institute/transatlantic-corporate-bill-of-rights). Se nella piccola Basilicata, e nelle Regioni soggette al diktat della folle e contraddittoria Strategia Enegetica Nazionale assistiamo da tempo a rapidi processi di riduzione ed espropriazione dei poteri costituzionali concorrenti in materia ambientale ed energetica, che le trasformano di fatto in clusters ed hub energetici, a livello planetario le multinazionali, che spesso fanno profitti più elevati dei PIL di interi Paesi sommati tra loro, pretendono di avere carta bianca per sé. In tale contesto assistiamo sgomenti al prevalere (per via “legale” o vieppiù truffaldina) alla diffusione degli Ogm in spregio anche alla volontà degli stessi governi, oltre che degli stessi contadini. In generale l’industria chimica ed energetica hanno fatto ulteriori passi da gigante nell’imposizione di pratiche inquinanti legate al controllo monopolistico delle sementi ed al consumo di territorio (insieme alle pratiche di cementificazione, tra i principali fattori la coltivazione di specie vegetali finalizzate alla produzione dei cosiddetti biocarburanti), a detrimento della biodiversità e della destinazione ad uso alimentare. La resistenza da anni in atto sui territori e sulle sponde dei nostri mari cui contribuisce il Coordinamento No Triv ha prodotto significativi risultati, in particolare grazie alla recente campagna referendaria contro le più odiose norme del famigerato “Sblocca Italia”, costola diretta del TTIP. La resistenza che lega i territori è diventata man mano la piattaforma condivisa per il lancio di una campagna di conquista di favorevoli rapporti di forza per disegnare il necessario passaggio all’utilizzo di fonti rinnovabili pulite. Lunga e difficile si presenta questa battaglia, ma la pratica dell’unità nel perseguire l’obiettivo ci consegnerà quanto prima il territorio della polarizzazione del perseguimento del valore d’uso, del decentramento solidale, di una nuova forma di democrazia dal basso, quale viatico per la vittoria dei beni comuni. E’ per questo che la tappa della manifestazione del 7 Maggio a Roma e la campagna contro gli accordi TTIP sono parti integranti della nostra lotta comune che, ne siamo convinti, proseguirà in forme diverse, ma sempre più convergenti. 3 Maggio 2016
Comunicato di adesione del Coordinamento nazionale No Triv alla manifestazione del 7 Maggio 2016 a Roma per fermare il TTIP Quanto valgono la Salute, la Natura, la Democrazia? Le conseguenze del meccani/cinismo ideologico neoliberista dominante, dopo l’imposizione generalizzata della valutazione di performance funzionale del “capitale umano” conia ex novo la valutazione monetaria attribuibile per anno all’ambiente naturale. Ad Edimburgo, durante il forum mondiale sul “capitale naturale” tenutosi a Novembre 2013, il governo scozzese lancia l’esperimento, volto a calcolare i vantaggi economici che la Scozia potrebbe ricavare dalle decisioni sulla pianificazione del proprio territorio. Una vera opera di apertura alla totale privatizzazione della natura, concepita all’interno della categoria di “externalities”, intesa come valutazione di contesto da tempo utilizzata dagli economisti liberisti per monetizzare i fattori ambientali sempre più determinanti nella definizione dei valori di mercato. Il governo scozzese sostiene che, poiché la maggior parte delle decisioni di “sviluppo” si basano su considerazioni strettamente economiche tra costi diretti e benefici, un’attribuzione di significato finanziario alle risorse naturali ne determinerebbe una valorizzazione, a garanzia del fatto che la loro importanza non venga trascurata. Grande minaccia per i bilanci delle economie nazionali è rappresentata dalla clausola ISDS, che consente alle potentissime multinazionali straniere di chiamare in giudizio in tribunali internazionali “privati” e a porte chiuse gli enti pubblici che attuino provvedimenti da esse ritenuti lesivi dei loro investimenti. Col rischio che in caso di vittoria “legale” debbano essere le casse pubbliche a compensare le corporations. Questa clausola esiste nel Trattato di libero scambio NAFTA (North American Free Trade Agreement, ovvero Accordo nordamericano per il libero scambio) approvato nel 1994 tra Stati Uniti, Canada e Messico. In molti trattati di libero scambio che sta firmando l'Unione Europea si prevede l’istituzione di questo tipo di tribunali, ma il rischio è che ci si possa trovare di fronte a situazioni paradossali come quella della Germania, dove una grande impresa di produzione energetica come la Vattenfall ha citato in giudizio il governo Merkel per aver deciso la chiusura graduale delle centrali nucleari. Dal luglio 2013 a Washington si sono ufficialmente aperte le trattative (ora in dirittura di arrivo) sulla TransatlanticTrade and Investiment Partnership(TTIP), ipotesi di accordo economico globale tra Usa e UE, che potrebbe stabilire i principi della riorganizzazione economica dell'Occidente nel pieno di una crisi che sempre più dimostra di essere strutturale e non congiunturale ("A transatlantic corporate bill of rights", Corporate Europe Observatory and TransnationalInstitute, 19 luglio 2013.http://www.opendemocracy.net/ournhs/corporate-europe-observatorytransnational-institute/transatlantic-corporate-bill-of-rights). Se nella piccola Basilicata, e nelle Regioni soggette al diktat della folle e contraddittoria Strategia Enegetica Nazionale assistiamo da tempo a rapidi processi di riduzione ed espropriazione dei poteri costituzionali concorrenti in materia ambientale ed energetica, che le trasformano di fatto in clusters ed hub energetici, a livello planetario le multinazionali, che spesso fanno profitti più elevati dei PIL di interi Paesi sommati tra loro, pretendono di avere carta bianca per sé. In tale contesto assistiamo sgomenti al prevalere (per via “legale” o vieppiù truffaldina) alla diffusione degli Ogm in spregio anche alla volontà degli stessi governi, oltre che degli stessi contadini. In generale l’industria chimica ed energetica hanno fatto ulteriori passi da gigante nell’imposizione di pratiche inquinanti legate al controllo monopolistico delle sementi ed al consumo di territorio (insieme alle pratiche di cementificazione, tra i principali fattori la coltivazione di specie vegetali finalizzate alla produzione dei cosiddetti biocarburanti), a detrimento della biodiversità e della destinazione ad uso alimentare. La resistenza da anni in atto sui territori e sulle sponde dei nostri mari cui contribuisce il Coordinamento No Triv ha prodotto significativi risultati, in particolare grazie alla recente campagna referendaria contro le più odiose norme del famigerato “Sblocca Italia”, costola diretta del TTIP. La resistenza che lega i territori è diventata man mano la piattaforma condivisa per il lancio di una campagna di conquista di favorevoli rapporti di forza per disegnare il necessario passaggio all’utilizzo di fonti rinnovabili pulite. Lunga e difficile si presenta questa battaglia, ma la pratica dell’unità nel perseguire l’obiettivo ci consegnerà quanto prima il territorio della polarizzazione del perseguimento del valore d’uso, del decentramento solidale, di una nuova forma di democrazia dal basso, quale viatico per la vittoria dei beni comuni. E’ per questo che la tappa della manifestazione del 7 Maggio a Roma e la campagna contro gli accordi TTIP sono parti integranti della nostra lotta comune che, ne siamo convinti, proseguirà in forme diverse, ma sempre più convergenti. 3 Maggio 2016
L'allarme del politologo Colin Crouch autore del libro "Postdemocrazia" in cui teorizza il futuro delle democrazie avanzate: governi svuotati di potere e significato. Per evitare che la globalizzazione sia guidata da un'oligarchia delle multinazionali "serve più Europa e meno nazionalismo"
di GIULIANO BALESTRERI
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MILANO - Governi svuotati di potere e significato. La democrazia che cede il passo all'oligarchia delle multinazionali. Addio alle politiche social-democratiche che hanno fatto la storia dell'Europa per lasciar spazio al neo liberismo. E' l'epilogo temuto da Colin Crouch sociologo e politologo britannico celebre per aver coniato il termine "postdemocrazia" nell'omonimo libro in cui teorizza il futuro delle democrazie avanzate. In Italia per partecipare al Festival "Fare la pace" di Bergamo fino a 15 maggio, Crouch punta il dito con il Ttip, il trattato transatlantico di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, che "servirebbe ad aumentare le tutele di consumatori, ma invece viene usato solo per ridurle". E critica l'Unione europea perché "ha dimenticato l'eredità delle Commissioni Delors e Prodi fondate sul compromesso tra liberismo e socialdemocrazia per interessarsi solo al liberismo. Siamo caduti in una trappola da cui non riusciamo a uscire".
Più che vittima di una trappola, il Vecchio continente sembra stretto tra due idee antitetiche di Europa. Non crede?
No, siamo davvero in trappola. Da un lato siamo consapevoli dei cambiamenti che porta la globalizzazione e delle necessità di avere un'Unione europea capace di affermarsi ai massimi livelli dove vengono prese le principali decisioni economiche; dall'altro abbiamo bisogno di una politica più vicina alla vita quotidiana. Bruxelles dovrebbe convivere con istituzioni vicine alle persone: le decisioni devono essere prese a livelli diversi a seconda degli argomenti. Il rischio che corriamo è quello di pensare che il nazionalismo rafforzi la democrazia.
Il referendum su Brexit, il prossimo 23 giugno, metterà alla prova le due idee di Europa.
L'appartenenza alla nazione rimane tra le poche identità, che legano la gente al mondo politico. E in un mondo pieno di rischi internazionali - dalla globalizzazione economica, che sembra minacciare il lavoro, all'immigrazione fino al terrorismo islamico - c'è la forte tentazione di vedere la nazione come una fortezza. Il referendum britannico darà ai cittadini la possibilità di concentrare tutte queste ansie su un bersaglio singolo: l'Unione europea. Una tentazione che si scontra con la paura di un futuro totalmente incerto, dicendo addio a tutti i nostri rapporti economici degli ultimi 40 anni. Sarà una battaglia tra due paure: quella di un mondo incontrollabile contro quella di un isolamento totale.
Come si sconfigge la paura?
Con un'Europa più intensa. Delors e Prodi lo avevano capito: bisogna legare in maniera indissolubile i livelli più alti a quelli più bassi. Bisogna riscoprire le politiche regionali, aumentando il loro peso. La Scozia è un caso emblematico: vogliono più autonomia a livello locale, ma sono molto legati all'Unione europea per mantenere un ruolo di peso a livello globale. L'Europa non è una tecnocrazia apolitica, ma rischia di diventarlo se ripensiamo rapidamente il ruolo delle istituzioni.
Gli anni dell'austerity hanno contribuito ad allontanare Bruxelles dai cittadini.
Sì, perché sono stati anni persi a consumare tutta l'energia nel tagliare la spesa e a fare attenzione ai bilanci. Invece, sarebbero serviti a fare altre cose.
Per esempio il Ttip?
Anche. Il Trattato transatlantico di libero scambio serve davvero, ma solo se ci permette di aumentare gli standard di sicurezza. Per il momento, invece, le discussioni vertono solo sul come ridurre gli standard: anche perché un mondo con standard di sicurezza più alti ad ogni livello sarebbe un mondo più caro. E gli americani non possono accettarlo. Però gli europei sbagliano a pensare di essere gli unici a garantire la piena tutela dei consumatori e dei cittadini. In alcuni campi è certamente vero, ma sul fronte bancario la realtà è diametralmente opposta: siamo noi che dovremmo imitare i loro standard. E comunque anche negli Stati Uniti crescono le resistenze con la diffidenza ad aprire il loro mercato agli europei.
A preoccupare i cittadini sono soprattutto le clausole Isds che permettono alle aziende di citare per danni gli Stati che con le loro norme mettano a repentaglio i loro profitti.
E' vero, sono la cosa più pericolosa del trattato. La clausola più antidemocratica. Certo oggi già esistono, ma gli Stati sono liberi di scegliere se riconoscere il diritto alle aziende o meno, con il Ttip diventerebbe invece una regola vincolante per tutti. Il meccanismo di citare in giudizio gli Stati che promulgassero leggi contrarie agli interessi delle aziende era nato per attirare risorse finanziarie nei paesi in via di sviluppo: le multinazionali chiedevano garanzie prima di investire negli Stati a rischio temendo che un cambio di repentino di governo le avrebbe danneggiate. Insomma, il principio era in qualche modo positivo, era un incentivo alla stabilità, ma lentamente il sistema di è esteso fino all'Europa. Basti pensare alla svedese Vattenfall che ha chiesto miliardi di danni alla Germania dopo la decisione - in seguito alla tragedia di Fukushima - chi chiudere le centrali nucleari. Il Ttip in questo senso sarebbe un disastro, il mercato entrerebbe direttamente nelle politiche sociali dei governi che non potrebbe più tornare indietro.
In questo modo il potere sarebbe trasferito alla multinazionali?
Sì, sarebbe il punto finale della post democrazia. Un mondo nel quale le istituzioni tradizionali continuano a esistere, ma si svuotano di significato e la politica non è più in grado di incidere. Per fortuna non siamo ancora a questo punto, ma la strada che abbiamo imboccato è proprio quella. E il Ttip darebbe un'accelerata in questa direzione.
Anche per questo le trattative per il Ttip stanno sollevando proteste in tutta Europa.
E' vero, le resistenze sono molte: i cittadini stanno prendendo coscienza di questa rischio, ma l'atteggiamento dei manifestanti è ambiguo, si uniscono le proteste di sinistre a quelle della destra nazionalista. Bisogna fare attenzione, perché la difesa delle democrazione non passa per più sovranità. I movimenti nazionalisti cavalcano solo i diasgi della popolazione, dalla paura dell'immigrazione alle paure per l'occupazione.
Come si fa?
I governi devono uscire dalla trappola dei debiti, insomma credo che serva una certa austerità, ma diversa da quella applicata in Europa. Serve un cambiamento di direzione delle politiche sociali che oggi hanno strutture non sono adatte: le pensioni sono troppo generose, mentre mancano le risorse per la formazione e l'istruzione. Abbiamo bisogno di un grande compromesso a livello europeo per incentivare i paesi a usare i soldi in modo migliore. Il caso della Grecia è emblematico: riceve critiche per come usa le sue finanze, ma non è chiaro quali siano le cose giuste da fare. Un tempo l'Europa mediava tra liberismo e democrazia sociale, ora la palla è in mano solo ai primi, senza alcun compromesso.
Renzi si scontra spesso con le politiche europee. Come lo giudica?
Ho casa in Umbria, ma non conosco abbastanza bene la sua politica, di certo vuole essere
il Tony Blair d'Italia solo che il suo governo arriva in un momento in cui non c'è molto spazio di manovra proprio per colpa dell'austerity. Per fare riforme profonde bisogna sempre poter offrire qualcosa di nuovo e allettante, non vedo cosa si possa fare in questo momento.
Più che vittima di una trappola, il Vecchio continente sembra stretto tra due idee antitetiche di Europa. Non crede?
No, siamo davvero in trappola. Da un lato siamo consapevoli dei cambiamenti che porta la globalizzazione e delle necessità di avere un'Unione europea capace di affermarsi ai massimi livelli dove vengono prese le principali decisioni economiche; dall'altro abbiamo bisogno di una politica più vicina alla vita quotidiana. Bruxelles dovrebbe convivere con istituzioni vicine alle persone: le decisioni devono essere prese a livelli diversi a seconda degli argomenti. Il rischio che corriamo è quello di pensare che il nazionalismo rafforzi la democrazia.
Il referendum su Brexit, il prossimo 23 giugno, metterà alla prova le due idee di Europa.
L'appartenenza alla nazione rimane tra le poche identità, che legano la gente al mondo politico. E in un mondo pieno di rischi internazionali - dalla globalizzazione economica, che sembra minacciare il lavoro, all'immigrazione fino al terrorismo islamico - c'è la forte tentazione di vedere la nazione come una fortezza. Il referendum britannico darà ai cittadini la possibilità di concentrare tutte queste ansie su un bersaglio singolo: l'Unione europea. Una tentazione che si scontra con la paura di un futuro totalmente incerto, dicendo addio a tutti i nostri rapporti economici degli ultimi 40 anni. Sarà una battaglia tra due paure: quella di un mondo incontrollabile contro quella di un isolamento totale.
Come si sconfigge la paura?
Con un'Europa più intensa. Delors e Prodi lo avevano capito: bisogna legare in maniera indissolubile i livelli più alti a quelli più bassi. Bisogna riscoprire le politiche regionali, aumentando il loro peso. La Scozia è un caso emblematico: vogliono più autonomia a livello locale, ma sono molto legati all'Unione europea per mantenere un ruolo di peso a livello globale. L'Europa non è una tecnocrazia apolitica, ma rischia di diventarlo se ripensiamo rapidamente il ruolo delle istituzioni.
Gli anni dell'austerity hanno contribuito ad allontanare Bruxelles dai cittadini.
Sì, perché sono stati anni persi a consumare tutta l'energia nel tagliare la spesa e a fare attenzione ai bilanci. Invece, sarebbero serviti a fare altre cose.
Per esempio il Ttip?
Anche. Il Trattato transatlantico di libero scambio serve davvero, ma solo se ci permette di aumentare gli standard di sicurezza. Per il momento, invece, le discussioni vertono solo sul come ridurre gli standard: anche perché un mondo con standard di sicurezza più alti ad ogni livello sarebbe un mondo più caro. E gli americani non possono accettarlo. Però gli europei sbagliano a pensare di essere gli unici a garantire la piena tutela dei consumatori e dei cittadini. In alcuni campi è certamente vero, ma sul fronte bancario la realtà è diametralmente opposta: siamo noi che dovremmo imitare i loro standard. E comunque anche negli Stati Uniti crescono le resistenze con la diffidenza ad aprire il loro mercato agli europei.
A preoccupare i cittadini sono soprattutto le clausole Isds che permettono alle aziende di citare per danni gli Stati che con le loro norme mettano a repentaglio i loro profitti.
E' vero, sono la cosa più pericolosa del trattato. La clausola più antidemocratica. Certo oggi già esistono, ma gli Stati sono liberi di scegliere se riconoscere il diritto alle aziende o meno, con il Ttip diventerebbe invece una regola vincolante per tutti. Il meccanismo di citare in giudizio gli Stati che promulgassero leggi contrarie agli interessi delle aziende era nato per attirare risorse finanziarie nei paesi in via di sviluppo: le multinazionali chiedevano garanzie prima di investire negli Stati a rischio temendo che un cambio di repentino di governo le avrebbe danneggiate. Insomma, il principio era in qualche modo positivo, era un incentivo alla stabilità, ma lentamente il sistema di è esteso fino all'Europa. Basti pensare alla svedese Vattenfall che ha chiesto miliardi di danni alla Germania dopo la decisione - in seguito alla tragedia di Fukushima - chi chiudere le centrali nucleari. Il Ttip in questo senso sarebbe un disastro, il mercato entrerebbe direttamente nelle politiche sociali dei governi che non potrebbe più tornare indietro.
In questo modo il potere sarebbe trasferito alla multinazionali?
Sì, sarebbe il punto finale della post democrazia. Un mondo nel quale le istituzioni tradizionali continuano a esistere, ma si svuotano di significato e la politica non è più in grado di incidere. Per fortuna non siamo ancora a questo punto, ma la strada che abbiamo imboccato è proprio quella. E il Ttip darebbe un'accelerata in questa direzione.
Anche per questo le trattative per il Ttip stanno sollevando proteste in tutta Europa.
E' vero, le resistenze sono molte: i cittadini stanno prendendo coscienza di questa rischio, ma l'atteggiamento dei manifestanti è ambiguo, si uniscono le proteste di sinistre a quelle della destra nazionalista. Bisogna fare attenzione, perché la difesa delle democrazione non passa per più sovranità. I movimenti nazionalisti cavalcano solo i diasgi della popolazione, dalla paura dell'immigrazione alle paure per l'occupazione.
Come si fa?
I governi devono uscire dalla trappola dei debiti, insomma credo che serva una certa austerità, ma diversa da quella applicata in Europa. Serve un cambiamento di direzione delle politiche sociali che oggi hanno strutture non sono adatte: le pensioni sono troppo generose, mentre mancano le risorse per la formazione e l'istruzione. Abbiamo bisogno di un grande compromesso a livello europeo per incentivare i paesi a usare i soldi in modo migliore. Il caso della Grecia è emblematico: riceve critiche per come usa le sue finanze, ma non è chiaro quali siano le cose giuste da fare. Un tempo l'Europa mediava tra liberismo e democrazia sociale, ora la palla è in mano solo ai primi, senza alcun compromesso.
Renzi si scontra spesso con le politiche europee. Come lo giudica?
Ho casa in Umbria, ma non conosco abbastanza bene la sua politica, di certo vuole essere
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